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Autore: SgF    09/07/2012    2 recensioni
Intreccio di storie di personaggi conosciuti e non poco prima del disastro di villa Spencer.
Genere: Azione, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una donna dall’aria stanca camminava avanti e indietro nella sala monitoraggio. Osservava passivamente i movimenti dei dipendenti che in quel momento mangiavano, scherzavano e ridevano gustandosi la loro pausa pranzo. Tutti eccetto un uomo sulla quarantina che era intento a studiare un rapporto al computer nel laboratorio di sintesi. Quell’uomo era suo marito ed era uno dei migliori scienziati attualmente al lavoro nell’ambito farmacologico. Le sperimentazioni che duravano ormai da anni stavano finalmente giungendo al termine. Decise di portargli qualcosa da mangiare per farlo riposare dal suo duro e continuo lavoro. Prese in mano un sacchetto e uscì dalla stanza. In quel momento fu assalita da una paura immensa: se solo qualcuno avesse cercato di impossessarsi delle ricerche del marito una volta terminate, sarebbe crollata una vita dedicata allo studio sulla rigenerazione dei tessuti. Sarebbe stato un grande passo avanti per la ricerca. Un grande passo avanti lo avrebbe fatto anche la Umbrella Corportation, nonché la finanziatrice degli studi operati dal marito. La Umbrella, da quando era stata creata, si era sempre dedicata alla produzione farmaceutica e, nascosti da sguardi indiscreti, alle armi biologiche.
Entrò nel laboratorio e cominciò a bussare al vetro anti-contaminazione.
«William! Ti ho portato qualcosa da mangiare» chiamò lei cercando di attirare l’attenzione del marito che subito alzò lo sguardo dal computer.
L’uomo si alzò dalla sedia e si diresse verso l’accesso del laboratorio sorridendo alla moglie.
«Ciao, cara! Non dovevi assolutamente disturbarti. Sarei venuto io fra poco. Dovevo solo finire di riguardare alcuni documenti di cui mi ero completamente scordato» disse cingendo la moglie fra le braccia.
«Oh, William. Sono solo preoccupata che tutto questo lavoro ti stia sfinendo. Hai quasi terminato il lavoro, potresti prenderti una pausa» sussurrò Annette abbassando lo sguardo come se fosse imbarazzata dalla richiesta.
«Quando avrò finito questo lavoro, ci prenderemo molto tempo libero. Andremo in vacanza lontano da qui, io, te e Sherry».
«Va bene. Ti ho portato un panino» sorrise e gli porse il sacchetto.
«Sei un angelo! Tu e Sherry siete la mia vita. Non sarei mai arrivato fin qui se non ci foste voi due a darmi la forza per andare avanti».
Annette arrossì leggermente e si affrettò a dare un bacio al marito prima che questo rientrasse in laboratorio. William varcò la porta automatica quando si ricordò di chiedere un favore alla moglie: «Ah,Annette! Avrei un favore da chiederti».
«Dimmi pure».
«Avrei bisogno che contattassi da parte mia il signor Spencer chiedendogli di richiamarmi al più presto».
Annette fece un cenno di approvazione e uscì dal laboratorio diretta alla sala registrazioni impronte. Entrò e si sedette alla scrivania in fondo alla stanza. Preso il telefono, digitò un numero ormai fin troppo conosciuto. Dall’altra parte il telefono prese a squillare.
«Pronto? Qui è la sede Umbrella delle Arklay. Cosa posso fare per lei?» rispose una donna dalla voce sgradevole.
«Chiamo da parte del dottor William Birkin e avrei bisogno di parlare direttamente con il signor Ozwell Spencer».
«Il signor Spencer in questo momento è in riunione. Riferirò, quando si libera, di chiamare il signor Birkin. Arrivederci». La chiamata si interruppe.
Annette si alzò e uscendo sbuffò pensando a quanto siano odiose le segretarie.
 
William Birkin, assorto nei suoi pensieri, si ciondolava sulla sedia con lo sguardo fisso sul reagentario. Soluzioni tampone, arricchimenti di colture, substrati utili per la crescita virale e microbica stazionavano lì dentro in attesa di essere utilizzati per una nuova sperimentazione. Il suo grande intelletto lo aveva portato a coltivare il virus che avrebbe potuto rigenerare un tessuto avitale in pochi minuti. Le ultime ricerche stavano cercando di mettere a punto un parametro che non era di marginale importanza: la stabilità del virus negli organismi viventi. La modificazione virale comportava spesso delle grosse limitazioni poiché i virus non potevano definirsi organismi viventi, tantomeno non-vivente. La loro grande capacità ci invadere i tessuti si era rivelata il punto di partenza degli studi. Le modificazioni del virus per indurre la replicazione delle cellule ospiti aveva richiesto parecchi anni. E ora era arrivato al punto cruciale, il momento in cui il suo virus sarebbe diventato famoso. Negli ultimi mesi di lavoro era riuscito a somministrare il virus a una crisalide che acquisì delle connotazioni particolari. Oltre ad aver aumentato il ricambio tissutale, era riuscito a renderla straordinariamente grossa e resistente agli insulti meccanici. Aveva creato un virus in grado di potenziare le replicazioni e le differenziazioni di un semplice tessuto. Aveva chiamato il suo lavoro virus G.
Il telefono di Birkin prese a suonare.
«Mi cercavi, William?» domandò una voce roca.
«So che non è da me farlo, ma ho bisogno di un parere»
«Un parere? Da me?»
«Non esattamente. Ho bisogno di parlare con due scienziati che lavorano nella sede delle Arklay».
«Ma William, hai una troupe di ricercatori al tuo fianco e non hai mai avuto realmente bisogno di nessuno per sviluppare le tue ricerche»
«È di vitale importanza che queste due persone entrino a far parte del progetto G»
«Sei sicuro che queste persone con cui vuoi confrontarti siano in grado di capire le straordinarie potenzialità del virus G?»
«Le conosceranno già, non ti preoccupare».
«Ripongo in te la mia fiducia, William. Chi sono queste due persone?»
«I coniugi Vickers».
  
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