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Autore: CatchingLightning    10/07/2012    4 recensioni
Al Campo Mezzosangue i bugiardi non sono affatto visti di buon occhio, specialmente se sono quel genere di bugiardi che vanno a zonzo predicando l'amore incondizionato e convincendo tutti che gli opposti si attraggano. Anche perché, diciamocelo francamente, è la panzana più grossa che abbia mai sentito.
Insomma, il fuoco non attrae l'acqua, no? Prendete anche Zeus ed Era: lei è tutta santarellina, devota al matrimonio, pura, casta e chi più ne ha più ne metta; lui è sempre a zonzo tra i mortali tra un'amante e l'altra. Ora, vi chiedo: avete mai fatto il conto di tutte le volte che litigano, quei due?
L'unico fatto che, forse, potrebbe essere a sostegno della teoria è la relazione tra Ares ed Afrodite, ma Afrodite può manipolare tutti come accidenti le pare.
E, sapete come si dice... tale madre, tale figlia, no?

{Rating giallo a causa della preseza di Angst}
Fanfiction partecipante al contest "Choose Your Character" indetto da Finarfin
Genere: Angst, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bianco e Nero



Al Campo Mezzosangue i bugiardi non sono affatto visti di buon occhio, specialmente se sono quel genere di bugiardi che vanno a zonzo predicando l'amore incondizionato e convincendo tutti che gli opposti si attraggano. Anche perché, diciamocelo francamente, è la panzana più grossa che abbia mai sentito.
Insomma, il fuoco non attrae l'acqua, no? Prendete anche Zeus ed Era: lei è tutta santarellina, devota al matrimonio, pura, casta e chi più ne ha più ne metta; lui è sempre a zonzo tra i mortali tra un'amante e l'altra. Ora, vi chiedo: avete mai fatto il conto di tutte le volte che litigano, quei due?
L'unico fatto che, forse, potrebbe essere a sostegno della teoria è la relazione tra Ares ed Afrodite, ma Afrodite può manipolare tutti come accidenti le pare.
E, sapete come si dice... tale madre, tale figlia, no?

***

Ero da poco al Campo Mezzosangue, ma avevo già capito che erano tutti matti da legare. E con tutti intendo letteralmente tutti.
I figli di Apollo? Sempre alle prese con le loro poesie, una più orripilante dell'altra. Inoltre, passavano le loro giornate ad interpretare qualunque cosa girasse loro intorno come un segno degli dèi. Gli uccellini cinguettavano? Era un segno di Apollo. C'era il Sole? Era un segno di Apollo. C'era stufato per cena? Era un segno di Apollo. Spariva una merendina? Era un segno di Apollo.
I figli di Efesto? Di loro non so proprio che dirvi. Ne avevo visto solo uno fino ad allora, il fidanzato di Silena Beauregard, Charles Beckendorf. Sembrava uno di quei giocatori di football, con delle manone piene di ustioni, tagli e cerotti. Non che ne fossi sorpresa: avevo provato ad avvicinarmi alla Cabina di Efesto, una volta, e mi sembrava di starmi avvicinando al Sole.
I figli di Ares? Perennemente a litigare con tutti, sebbene avessero una particolare predilezione per i figli di Apollo. Una ragazza, simpatica come un mastino inferocito, il giorno del mio primo arrivo al Campo aveva provato a mettermi la testa dentro i gabinetti. Le dissi che le avrei fatto causa e, per tutta la risposta, si mise a ridere... quella ragazza deve essere diventata così rozza per via della vicinanza ai suoi fratelli.
I figli di Atena? Spocchiosi, arroganti e incredibilmente so-tutto-io. Mamma mia, quanto li detestavo! Sempre con un libro alla mano, pronti a sfoderare una citazione di Aristotele per farti tacere, dal momento che nessuno conosce a memoria gli scritti di Aristotele eccetto loro. Avevo deciso di star loro alla larga, non voglio essere infettata dalla "secchionaggine acuta".
Poi c'erano i figli di Afrodite. In tutta franchezza, erano schizzati come non mai. Fate conto che la punizione più grave che possa essere loro inflitta era dover portare un paio di scarpe da medico, perché non si abbinava a niente. Tuttavia, tra questi strampalati, c'era anche la mia migliore amica, Drew, il secondo membro più anziano dopo Silena.
Io, invece, me ne stavo tranquilla tranquilla nella Cabina 11, tentando di evitare che i figli di Ermes con cui vivevo mi sgraffignassero qualcosa dal portafogli. La vita di un'Indeterminata è dura, sapete? Inoltre, ha anche un che di frustrante: siate sinceri, non sapere in che momento possiate essere riconosciuti non vi metterebbe in ansia? Immaginate che il vostro divino parente decida di riconoscervi mentre vi state facendo la doccia... sarebbe una situazione un po' scomoda, non trovate? Inoltre, personalmente non sapevo nemmeno se io fossi figlia di una dea o di un dio, non avendo né padre né madre. Diciamo che quei simpaticoni cleptomani erano la mia famiglia, per questo non avevo nessuna intenzione di essere riconosciuta dagli dèi: avrei dovuto spostarmi in un'altra cabina, e la cosa non mi sarebbe andata a genio per niente.
Drew mi diceva spesso che non dovevo preoccuparmi, che anche se fossi stata riconosciuta saremmo potute essere amiche lo stesso. E continuava a ripetermelo ogni giorno, poiché era un argomento ricorrente nelle nostre conversazioni. Come quel giorno, un caldissimo venti giugno.
Sarebbe stata una giornata normale, se vista con gli occhi di un mortale: caldo, sole, brezza estiva, cinguettio dei passeri e i piedi immersi nell'acqua del lago. Tuttavia, agli occhi di un Mezzosangue, significava che un mostro sarebbe potuto spuntare fuori da un momento all'altro per testare la nostra "capacità di sopravvivenza" agli imprevisti, come la chiamava Chirone.
Drew ammirava il riflesso del suo volto sulla superficie dell'acqua, ritoccandosi l'eyeliner rosa acceso. Alcune naiadi ci salutavano dal fondo del lago, altre non ci badavano minimamente e continuavano ad intrecciare dei canestri con estrema minuzia.
    -Sul serio, io sono preoccupata...
Drew sbuffò. - Per tutte le pochettes, Missie! Te l'ho ripetuto centinaia di volte di non preoccuparti.
    -Lo so, ma...- iniziai, ma Drew m'interruppe.
    -Ascoltami, tesoro.- disse lei, continuando a specchiarsi sull'acqua. -Anche se non sei carina quanto me, c'è ancora la possibilità che tu sia una figlia di Afrodite. Sei carina, educata, simpatica... potresti benissimo essere una di noi, sai, dolcezza?
Storsi il naso. -E se fossi una figlia di Atena?
L'applicatore dell'eyeliner di Drew cadde in acqua con un sonoro plop, e la superficie, cristallina fino ad un secondo prima, si tinse di rosa shocking. Vidi le Naiadi storcere il naso ed inveire contro di lei.
Drew mi guardò con aria scettica. -Tu una di quei saputelli? Ma per favore. Non hai nemmeno gli occhi grigi!
    -Nemmeno tu somigli a Silena.- replicai.
Non l'avessi mai detto.
Drew scagliò lontano il contenitore dell'eyeliner con rabbia e mi lanciò uno sguardo sprezzante. -Lo so benissimo, ma io sono meglio di quella là!
    -Sì, Drew.- risposi, ma Drew era indignata.
    -Ma ti rendi conto che non ha nemmeno intenzione di lasciare quel tizio?- strillò Drew, inacidita. -Sta infrangendo una tradizione, quella!
    -Però è un po' crudele come cosa...- dissi.
Drew fece spallucce. -Bah, che vuoi che sia? Spezza il cuore di qualcuno e sei una figlia di Afrodite con i fiocchi!- spiegò con noncuranza. -È pure divertente!
    -Sarà, ma io non lo farei mai.
Drew scoppiò in una risata piena di sarcasmo. -Ah no? Scusami, tesorino, ma non eri tu quella che diceva che tutti i maschi sono rozzi? Tu, la grandissima Missie Willow, che prende le difese dei ragazzi?
Le rivolsi un sorriso tirato: sarò anche stata un po' pregiudicata nei confronti dei ragazzi, ma quella era una vera e propria ingiustizia e cattiveria. Ho già detto come la penso in merito? Beh... vi basta sapere che non sopporto nessuna delle due cose.
Tutto sommato, quella volta aveva ragione Silena, ma non l'avrei mai detto a Drew, altrimenti l'Asiatica mi avrebbe spazzato via.
    -Già... hai ragione, Drew.
Lei gonfiò il petto, orgogliosa. -Ma certo che ho ragione, dolcezza.
    -Come sempre...- borbottai.
Drew tornò a specchiarsi sulla superficie dell'acqua, maledicendosi per aver scagliato lontano l'eyeliner.
    -Ah, tesoruccio, comunque tu non sei una figlia di Atena.
    -Speriamo di no, non voglio finire tra quegli spocchiosi!- esclamai.
    -Io sono convinta che tu sia una figlia di Afrodite!- disse e, presa da un'idea improvvisa, balzò in piedi.-Anzi, sai che facciamo? Giochiamo d'anticipo e scegliamo qualcuno a cui spezzare il cuore, che ne dici?
Io storsi il naso, poco entusiasta. Dal canto mio, ero certa che non sarebbe stata una buona idea, mentre a Drew sembrava di aver avuto l'idea del secolo.
    -Non lo so, Drew, non mi va molto...
Al che, Drew fece quel suo "qualcosa" che riusciva sempre a convincermi. Sbatté le lunghe ciglia e parlò con una voce estremamente mielosa.
    -Dai, è un'idea fantastica, Missie.- disse lentamente, fissandomi negli occhi. -Tu vuoi venire con me a spezzare il cuore di qualcuno.
Quindi io, come una perfetta babbea ipnotizzata, le risposi: -Sì, è un'ottima idea.-, malgrado pensassi tutto il contrario.
Ancora oggi non capisco come ci riuscisse. Era in grado di convincere tutti, a manipolare le loro menti pur di ottenere quello che desiderava - in questo caso, solo un po' di divertimento in una giornata che sembrava avvolta dalla noia più totale - e non c'era mai stata una volta in cui avesse fallito.
    -Per forza, è una mia idea!- squittì Drew, guardandosi attorno alla ricerca di qualcosa o qualcuno.
Seguii il suo sguardo e lo vidi soffermarsi su un un ragazzo da capelli scuri seduto sotto un albero a leggere un libro.
Pregai che non stesse pensando a lui.
    -Ehi, che ne dici di quel bel tipo laggiù?- propose, facendo un cenno con il capo verso il ragazzo e un occhiolino verso di me.
La mia espressione non fu delle più entusiaste. -Non lo so Drew... non sono nemmeno sicura che questa sia una buona idea.
Drew s'accigliò. -Sì che ne sei sicura. E quel tipo andrà benissimo, sembra abbastanza facile da conquistare.
Considerando la mia risposta, credo di essere bipolare. -Sì, è un'idea fantastica!- esclamai, convinta come non mai.
    -Bene, allora è deciso, spezzerai il cuore di quel bel ragazzo là.- concluse Drew, tornando a sedere accanto a me ed estraendo un eyeliner identico al precedente dalla pochette. -Anche se è un peccato, avrei voluto tenere il divertimento per me...
    -Te lo lascio, se vuoi...
Lei scosse la testa con forza. -Non se ne parla! Sei la mia migliore amica, non ti toglierei mai la possibilità di entrare nella famiglia delle figlie di Afrodite senza aver già spezzato il cuore di qualcuno come da tradizione!
    -Non sono nemmeno sicura di essere figlia di Afrodite, sai?
    -Sciocchezze!- trillò Drew. -Sei carina, puoi benissimo essere una di noi. E poi, se ti tiri indietro, non potremo più essere amiche.
Inarcai un sopracciglio, stupita. -Un momento, e questo da dove l'hai tirato fuori?
Drew fece spallucce. -Sai, dolcezza, non posso essere amica di persone che si tirano indietro alla prima difficoltà.
    -Io non mi sono mai tirata indietro di fronte a nulla in vita mia!- protestai, lanciandole un'occhiata carica di acidità.
    -Stavolta lo stai facendo, tesorino.
    -Oh-oh, ti sbagli di grosso!
    -Perciò ci stai?
    -Ci sto!
Drew sorrise soddisfatta, al che realizzai di essere caduta dritta nella sua trappola. Dannazione, la odiavo quando faceva così.
    -Ti dirò, amore mio, mi è venuto in mente un modo per farvi incontrare.
Iniziai a spaventarmi, perché le sue idee in merito erano, la maggior parte delle volte, in contrasto con tutti i consigli di ogni tiraossi dello Stato di New York.
    -Uhm, il semplice "ciao, come va?" è passato di moda?- le chiesi, ridendo.
A giudicare dall'occhiata scandalizzata che mi rivolse, sì. -Per gli dèi, Missie, non hai ancora capito che tipo è quello?
La guardai con aria confusa. -Uno che ama... uhm, leggere?
    -Appunto!- esclamò, puntandomi contro la boccetta - chiaramente aperta - di eyeliner, il quale colò ad una distanza pericolosamente ridotta dalle mie scarpe nuove. -Quel tizio sarà abituato a leggere favole in cui la bellissima ed impacciata principessa cade nelle forti  braccia del principe.
    -Uhm, Drew?
    -Sì, tesoruccio?- rispose lei con voce angelica.
    -Sai, uhm, come dire...- dissi. -Non credo che quel tomo di circa tremila pagine che sta leggendo parli di Biancaneve o di Cenerentola, in realtà...
Drew fece spallucce. -Non ha importanza, si capisce che è il tipo di persona che legge anche altro.
Lasciai cadere la fronte sulla mano, esasperata. "Drew è fuori come un balcone..."
E, mentre io sospiravo in preda ad un orribile senso di demoralizzazione per essermi fatta coinvolgere in una delle sue pessime idee, lei continuava ad espormi come, secondo lei, si sarebbe dovuto svolgere il nostro incontro. Probabilmente era la parte che ritenevo peggiore di tutto il piano, il che è tutto dire.
C'è da dire che rimasi alquanto basita quando Drew se ne uscì con un "facciamo così: tu prendi un pegaso e vai a smaltarti contro l'albero sotto il quale sta leggendo, poi cadrai nelle sue braccia e da là inizierai a provarci con lui. Ci stai?".
Ho già detto che Drew riusciva a condizionare le idee della gente? Perché, sul serio, va davvero ricordata questa sua abilità straordinaria - terribile, ma straordinaria - qualora doveste trovarvi la figlia di Afrodite davanti. Lei diceva di riuscire ad ammaliare la gente, ma per me era più di così... era una sorta di maleficio, altroché!, una sorta di incantesimo che lanciava e al quale non ci si poteva sottrarre. Spaventoso, eh?
Oh, e ho già detto che accettai le sue condizioni e giocai a modo suo? Ebbene sì, e fu la più grande stupidaggine della mia vita.

***

Nel giro di un quarto d'ora mi trovai a cavallo di un pegaso dal manto bianchissimo quasi senza sapere come mai lo stessi cavalcando senza sella.
    -Non mi pare una cosa molto leale, però.- dissi a Drew. -Rischio di fargli male!
Drew alzò le sopracciglia. -Da quando ti preoccupi di far male ad un essere così... così... Missie, dolcezza, com'era quel termine?
    -Rozzo?
    -Oh, sì!- esclamò Drew, contenta. -Ad un essere "rozzo" come un maschio? Non eri tu quella che li definiva così?
Credo di aver assunto un'espressione alquanto indignata a quel punto. -Beh, ma cosa c'entra? Un conto è avere una scarsissima considerazione del genere maschile in generale, un altro è andarcisi a smaltare contro con un pegaso solo per ingannare il tempo! E poi non è che li disprezzi, è solo che non li considero al livello delle ragazze!
Drew si strinse nelle spalle. -Sono dettagli, dolcezza.
    -Oh, sì, piccoli dettagli che nell'insieme possono portarti ad un'allegra sfracellatura di tutti i denti.- borbottai, mentre Drew accarezzava la criniera del pegaso.
    -Pegasuccio mio bello, puoi andarti a smaltare contro quel fustacchione laggiù?- gli chiese Drew, facendogli gli occhi dolci. -Fallo per me, ti va?
Non capivo come Drew potesse pensare che il cavallo la capisse, dal momento che l'unico che, a quanto ne sapevo, era in grado di parlare con i pegasi era Percy Jackson, un figlio di Poseidone. Stranamente, riuscì a convincere l'animale, con mio sommo stupore. Sapevo che possedeva doti incredibili quando si trattava di fare il lavaggio del cervello alla gente, ma non credevo fino a questo punto.
Il pegaso spiegò le ali e spiccò il volo, mentre io dovetti fare uso di tutta la mia abilità - già poca di suo - per non finire disarcionata e fracassarmi le costole. Probabilmente sempre su consiglio di Drew, il cavallo si divertì a mettermi alla prova con un paio di giri della morte e qualche loop di troppo. Sembrò soddisfatto quando iniziai a strillare come un'ossessa, maledicendo Drew e quello stupidissimo rito d'iniziazione delle figlie di Afrodite.
Dopo avermi quasi fatto prendere un infarto, il pegaso si guardò intorno, evidentemente disorientato, alla ricerca dell'albero sotto al quale era seduto quel tipo.
    "Ma chi me l'ha fatto fare..." mi dissi, frustrata.
Era una brutta, bruttissima, pessima idea e ne ero completamente consapevole. L'unica cosa che non avevo capito era come mai mi fossi lasciata coinvolgere. Ero stata ammaliata da Drew? Sì, sì e ancora sì, per l'ennesima volta. La cosa che più odiavo era che riusciva a manipolarmi del tutto la mente, facendomi credere che il giusto sia sbagliato e che lo sbagliato sia giusto, sconvolgendomi le idee e le opinioni secondo il suo giudizio... e non lo tolleravo.
Il pegaso, finalmente, avvistò l'albero e giurai di averlo sentito sghignazzare prima che si lanciasse in picchiata contro il suo obiettivo.
    -Vi prego, fate che io non muoia!- esclamai, guardando il cielo con aria speranzosa. Il terreno si avvicinava a velocità pericolosamente ridotta e mi ritrovai ad urlare dal terrore, tenendo gli occhi chiusi nella speranza che ciò m'impedisse di farmi male. Strana speranza, in effetti, considerando che mi sentii un dolore allucinante non appena il corpo del pegaso e la terra tornarono bruscamente a contatto.
Credo di aver anche battuto la testa contro il tronco dell'albero, però non lo ricordo con esattezza. Invece, potevo distinguere distintamente una risata proveniente da qualcuno accanto a me. Feci leva con le braccia per alzarmi da terra e aprii gli occhi per controllare di essere ancora viva, ma la prima cosa che notai era il ragazzo - sì, quel ragazzo - in piedi davanti a me, con il libro in mano, che, malgrado gli sforzi, non riusciva a trattenere una risata.
Mi venne voglia di prenderlo a pugni.
    -Che accidenti c'è da ridere?- sbottai. -Potresti anche aiutarmi, sai?
    -Oh, certo, scusa se non mi sono lasciato uccidere dalla tua spettacolare planata!- rispose lui con sarcasmo, squadrandomi dalla testa ai piedi.
E pensare che mi trovavo in quella situazione solo per colpa di Drew e della sua noia...
    -Strano vedere una figlia di Afrodite che non ha nessun feeling con i cavalli...- aggiunse lui, pensieroso.
    -Sarà che non sono una figlia di Afrodite, magari, genio?
Inarcò un sopracciglio, scettico. -Non sei sua sorella e stai tutto il tempo appiccicata a quell'arpia di Drew?
    -È un po' complicato da spiegare... comunque, piacere.- dissi con un tono di voce che traboccava sarcasmo da tutte le parti. -Missie Willow, Cabina 11, Indeterminata.
    -Oh, sì, ti aiuto ad alzarti.- disse il ragazzo, dopo aver riflettuto per un paio di secondi.
Alzai gli occhi al cielo. "Questo tizio è sveglio quanto una ciotola di cibo per cani...". Ad ogni modo, afferrai la sua mano e mi rialzai, appurando di avere ancora - sorprendentemente - tutte le costole integre e al loro posto.
    -Grazie.- dissi, sfoggiando un magnifico sorriso tirato all'inverosimile. -E tu sei...?
    -Albert Dover, Cabina 6...
    "Oh, no, fa' che non sia vero..."
    -... figlio di Atena.- concluse, sorridendo appena.
Avete presente quei momenti durante i quali l'unica cosa che vorreste fare è prendere a testate un muro per la disperazione? Ecco, questa era, più o meno, la cosa che più desideravo fare in quel momento.
Un figlio di Atena.
Spostai velocemente lo sguardo da lui a dove si trovava Drew, la quale osservava gli sviluppi degli eventi grazie ad un binocolo, alzando il pollice in segno di approvazione ed incitamento. Lei sapeva.
Sapeva che Albert era un figlio di Atena, non ne avevo dubbi, ma, nonostante fosse perfettamente a conoscenza di quello che pensavo di quelli della Cabina 6, aveva fatto in modo che finissi in quella situazione.
Certo, Drew non era famosa per la sua correttezza in materia di amore-e-affini, ma quello era stato un colpo veramente basso e non lo trovavo giusto.
Sorrisi, decisa a non dar soddisfazione a Drew. Non mi piaceva l'idea di usare una persona, ma avrei dovuto farle capire che le ingiustizie e le cattiverie tornano sempre indietro.
    -E così tu sei figlio della dea della sapienza, eh?- dissi. -Avrei dovuto immaginarlo, considerando che hai un libro in mano.
Albert spostò lo sguardo sul libro per poi tornare a posarlo su di me. -Beh, ecco... non è che io passi tutta la vita a leggere.
    -No, immagino.- risposi, sorridendo. -Che libro è?
Mi resi conto solo dopo qualche secondo di aver fatto una domanda altamente stupida, considerando che il titolo era scritto a caratteri cubitali sulla copertina: "Vite Parallele", di Plutarco... aveva tutta l'aria di essere uno di quei tomi con i quali si potrebbero costruire le case.
Albert, tuttavia, iniziò a parlare del libro con aria assorta, simile a quella che assume Drew quando parla di moda o io quando esprimo le mie idee. Vi dirò, teneva quel libro come se fosse una reliquia d'inestimabile importanza per la storia dell'umanità. Sembrava felice a parlare di quel libro e, nonostante non capissi come, il sorriso che abbozzò quando terminò di parlare aveva un che di contagioso.
    -Interessante.- conclusi. -Scusa, posso farti una domanda?
Albert annuì con un cenno del capo, mentre una curiosità prorompente si faceva largo nel suo sguardo.
    -Hai la ragazza, per caso?
Prima che mi assaliate, lasciatemi dire che non sono il tipo di persona che fa queste domande per imbarazzare la gente o metterla in difficoltà. Mi sembrava una cosa piuttosto ovvia da chiedere, visto che era davvero un bel tipo: era alto, con i capelli tendenti al castano e gli occhi grigi. Di certo non mi sarei sorpresa se mi avesse risposto di sì e avrei avuto anche una buona ragione per strangolate Drew.
Sembrava anche un tipo spigliato, perciò supponevo che avrei avuto una risposta secca, senza troppi giri di parole. Invece, lui arrossì e cominciò a fissare le piume sulle ali del pegaso, ancora svenuto per l'impatto.
    -Sì, ehm... forse è meglio che io vada.- constatò, raccogliendo uno zaino posato sulle radici dell'albero e dandomi le spalle. -Buona giornata, Missie Willow.
Detto questo, s'incamminò verso il bosco, in direzione del Pugno di Zeus.

***

Chiunque mi conosca sa che non sono una persona che molla tanto facilmente, così seguii Albert attraverso il bosco, in silenzio. Mettevo i piedi nello stesso punto dove li metteva lui, lasciando le impronte sul terreno.
Ad un certo punto, Albert sbuffò e si fermò. -Non sei tenuta a seguirmi, sai?
    -Lo so.- risposi. -E comunque, non ti sto seguendo.
Il figlio di Atena si voltò verso di me, lasciandosi prendere da una risatina isterica. -Ah, no? E allora mi spieghi come mai stai seguendo le mie impronte come se fossi un segugio?
    -È per non sprecare altra terra!- esclamai, sparando la prima panzana che mi venisse in mente.
Albert emise uno sbuffo di risata, dopodiché riprese a camminare ed io feci lo stesso.
    -È inquietante avere qualcuno alle calcagna, lo sai?
    -Posso immaginarlo, ma non ti sono alle calcagna.- replicai. -Sto solo andando in un certo posto verso il quale sembri stare andando anche tu. È una coincidenza.
    -Hm.- fece lui. -Mi spieghi perché stai facendo tutto questo?
Io feci spallucce, nonostante fossi consapevole che lui non potesse vedermi. -Probabilmente perché credo che le domande necessitino sempre di una risposta.
Albert non aggiunse nulla, ma si limitò ad allungare il passo.
Io sbuffai. -E dai, non mi pare di averti chiesto nulla di strano. Sei un bel tipo, che male c'è?
Egli si fermo e mi fece cenno di tacere.
    -Certo che potresti anche degnarti di darmi una risposta!- continuai, imperterrita. -Se non per correttezza, almeno per educazione!
    -Sta' zitta un secondo, Missie.- disse lui, tendendo l'orecchio.
Io alzai gli occhi al cielo. -Oh, sì, il celebre trucco "ho-sentito-qualcosa" per far cadere la conversazione. Originale, non c'è che dire...
    -Vuoi fare silenzio per un secondo?!- sbottò lui. -Sto cercando di capire che accidenti era quel rumore e se non la pianti io...
    -Tu cosa?- lo interruppi. -Troverai un'altra scusa per non rispondere alle mie domande?
    -Ma lo vuoi capire che...
Si bloccò, avendo sentito un rumore tra i cespugli. Quella volta l'avevo sentito anch'io e capii che non mi stava prendendo in giro.
C'era davvero qualcosa che si stava avvicinando.
Qualcosa di grosso.
Avevo una fifa blu.
    "Avanti, vieni fuori, se hai coraggio..." pensai, sfidando mentalmente qualunque cosa si nascondesse tra le fronde degli alberi.
Non l'avessi mai pensato...
Sentii un urlo alle mie spalle e vidi una massa nera sparire con Albert in mezzo agli alberi. Ovviamente, mi gettai all'inseguimento del mostro, perché dubitavo che Albert sarebbe riuscito a liberarsi a suon di colpi di libro in testa.
Ero da poco al Campo, ma la prima cosa che avevo fatto era stata imparare ad orientarmi nel bosco. La probabilità che mi fossi trovata ad affrontare un mostro in quel luogo era alta, perciò avevo pensato che fosse necessario prendere le dovute precauzioni. Tuttavia, non mi aspettavo certo che sarebbe dovuto accadere così presto.
Ancora una volta, mi trovavo in una pessima situazione per colpa di Drew e toccava a me rimediare a tutto ciò a cui portassero le mie azioni, seppure stessi seguendo un suo suggerimento.
Una volta capito che il mostro si stava dirigendo al Pugno di Zeus, decisi di prendere una scorciatoia, in modo da precederlo e batterlo sul tempo. Tagliai il percorso facendo una sorta di skateboard - zainoboard, in realtà - su una delle collinette che costeggiavano il Pugno di Zeus, poi spiccai un salto per evitare la crepa nel terreno, altrimenti sarebbe stato bye-bye Missie.
Caddi rovinosamente a terra, ma mi rialzai e sfoderai una spada che mi avevano dato all'Armeria qualche giorno dopo il mio arrivo. Feci appena in tempo, perché subito dopo mi trovai davanti il mostro. Era una sorta di carlino gigante con le zampe da cavallo e con la una coda lunghissima dalla quale fuoriuscivano degli aculei che avevano tutta l'aria di essere in grado di avvelenare qualunque cosa pungessero.
    "Sono spacciata..." pensai, terrorizzata.
Il cane aveva afferrato Albert per una gamba e, considerando che quel mostro aveva i denti simili a quelli di una tigre zannuta, capii che il figlio di Atena non sarebbe riuscito a muoversi né ad aiutarmi.
    -Missie, scappa!- urlò Albert, divincolandosi e tentando di allentare la presa del mostro.
Personalmente, pensai che stesse dando i numeri: credeva davvero di poter liberarsi di quel mostro da solo? Certo, sapevo che i figli di Atena erano dei megalomani con un ego smisurato che li portava a sopravvalutarsi, ma non credevo fossero anche matti da legare.
    -Ma nemmeno per sogno!- ribattei. -Ti ho messo io in questa situazione e non sarebbe giusto se non ti ci tirassi fuori!
    -Non ce la farai mai!- protestò Albert. -Hai mai combattuto contro un mostro prima d'ora?
    -No, ma posso provare.- risposi. -E nemmeno tu ce la faresti senza di me!
Il carlino gigante parve capire le mie intenzioni, perché scagliò Albert a terra senza troppe premure e spostò su di me i suoi piccoli occhietti assetati di sangue.
Dire che stavo morendo dalla paura è un eufemismo.
    -Ehi, Cervellone!- urlai. -Che razza di mostro è questo?
    -Non lo so, non l'ho mai visto prima!- rispose Albert. Dal tono di voce che aveva, dedussi che la gamba gli doveva fare parecchio male.
    -Grandioso, adesso sì che ho qualche idea su cosa fare...- borbottai.
Tentai di pensare ad un piano, ma l'unica cosa che mi venne in mente fu il carlino della signora che abitava vicino all'orfanotrofio ed il suo irritante abbaiare che mi teneva sveglia ogni notte. Mi trovai a credere che, se avessi accarezzato quel cane zannuto, sarei riuscita ad evitare di venire sbranata.
    -Sul serio, Missie, scappa!- gridò Albert, ancora una volta.
    -Ti ho già detto che non sarebbe giusto!- dissi, piantando bene i piedi a terra per darmi lo slancio. -E io odio le ingiustizie.
Iniziai a correre verso il mostro, che sembrava non aspettare altro da cent'anni: evidentemente, sbranare un'Indeterminata doveva sembrargli alquanto divertente. Convinto di aver pronta la cena, il carlino avanzò a gran velocità verso di me. Attesi il giusto momento e, quando mi si presentò l'occasione adatta, mi gettai a terra e scivolai sul fango, per poi rialzarmi una volta oltre la sua coda.
Non era un granché come strategia, ma mi sembrava l'unico modo esistente per saltargli in groppa, non avendo il tempo di arrampicarmi su un albero. Sfortunatamente, mi ero scordata della presenza di quei simpatici aculei retrattili, perciò mi ero messa con le spalle al muro con le mie stesse mani.
Poi mi venne un'idea. Afferrai la spada con entrambe le mani e recisi gli aculei alla base, aprendomi un varco sulla coda e riuscendo così a salirgli sul dorso. Tutto sommato, però, mi dispiaceva per quel povero mostro: dopotutto, era un essere vivente anche lui e sentirlo guaire mi faceva credere di non stare facendo la cosa giusta. Questo fino a quando non cercò di scaraventarmi a terra, ossia più o meno quando gli conficcai la spada nella coda. Al che, il carlino XXL si dissolse in un mucchio di polvere.
Caddi in ginocchio, sfinita e con il fiatone, mollando la presa sulla spada. Voltai un poco il capo, per controllare come stava Albert, e la prima cosa che vidi fu l'espressione di assoluto stupore che gli illuminava il volto.

***

Il percorso di ritorno al Campo fu decisamente più complicato di quello di andata, specialmente per due ragioni.
Primo, dovevo sorreggere Albert, perché non riusciva a camminare, e secondo, stavo crollando dalla stanchezza ed ero senza fiato.
In un primo momento, camminare in quel modo sembrava ad entrambi parecchio imbarazzante: Albert diventò completamente rosso il volto e mantenne quel colorito per dieci minuti buoni, più o meno fino a quando non  aprì bocca per fare conversazione.
    -Complimenti.- mormorò il figlio di Atena.
    -Che?
    -Era il tuo primo combattimento contro un mostro, vero?- disse. -È stato incredibile.
Abbozzai un sorriso. -Beh, grazie.
    -Mi spiace di non essere stato d'aiuto.- continuò. -L'unica descrizione di un mostro del genere me l'ha fornita Annabeth Chase, il capo della mia Cabina, dopo la sua ultima impresa con Percy Jackson. In teoria, quello era un Segugio Infernale sul quale sono stati condotti degli esperimenti. Probabilmente, apparteneva all'armata del signore dei Titani.
    -Crono?- chiesi.
Un tuono improvviso coprì quasi del tutto le mie parole.
    -I nomi sono potenti, evita di pronunciarli con tanta spensieratezza.
Annuii. -Mh.
    -Comunque, grazie.
    -Figurati.- risposi. -Te lo dovevo.
Albert ridacchiò. -Sai, non pensavo che ti saresti spinta così in là per salvare un ragazzo.
Inarcai un sopracciglio. -Che intendi?
    -Non eri tu la novellina che considerava rozzo il genere maschile al gran completo?- domandò egli.
Io assunsi un'espressione indignata. -Lo considero ancora tale, ma non per questo non farei qualunque cosa per aiutare qualcuno in difficoltà, indipendentemente dal fatto che sia un ragazzo o una ragazza.
    -Perciò arriveresti anche a rischiare la vita per qualcuno?
Sorrisi appena. -Beh, mi pare di avertene appena dato la dimostrazione.
    -Mh... e dire che credevo fossi stupida.
    -Come, prego?- chiesi, stupita.
Egli parve accorgersi solo allora di quello che aveva detto e si affrettò a rimediare, imbarazzatissimo. -Beh, no, non intendevo offenderti, ma sei sempre in compagnia di quella gallina di Drew e così... cioè, no, nemmeno così è mano offensivo, ma il fatto è che...
    -Drew non è così male.- lo bloccai, prima che potesse terminare. -Basterebbe solo conoscerla meglio per apprezzarla un po'.
Albert sbuffò con scetticismo. -Oh, no, è solo una versione estremamente carina di Echidna, ma niente di che.
Risi di gusto a quella battuta. -Effettivamente, le sue idee sono pessime. È stata lei a consigliarmi di presentarmi a te tramite il pegaso.
    -Ma è pazza?!- esclamò Albert, visibilmente shockato.
    -Ahahah, probabilmente sì.- dissi, ridendo. -A proposito, scusa.
Egli fece spallucce. -Ah, non fa niente. Anche se non capisco come mai tu abbia cercato di uccidermi prima di presentarti.
    -Beh, diciamo solo che Drew sa essere estremamente convincente.- risposi, arrossendo. -Dopotutto...
Avrei dovuto mentire. Non ne ero mai stata capace, ma forse non era del tutto una bugia.
    -Dopotutto?
    -Dopotutto, la mente di una ragazza innamorata è più facile da manipolare.- conclusi, rossa in volto.
    -Oh.- fece Albert, sorpreso. -Immagino di sì.
No, decisamente non era una bugia. C'era qualcosa di speciale in quel figlio di Atena, qualcosa che lo rendeva diverso da tutti gli altri. Dopotutto, non mi era nemmeno toccato mentire.
    -Dovrò pensare ad un modo per ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me oggi, suppongo.
    -Ci pensiamo domani, okay?- proposi con un sorriso.
    -Domani?
Annuii. -Sì, beh... è un modo come un altro per chiederti di uscire. Con dell'ambrosia e del nettare, entro domani dovresti stare a meraviglia.
Albert rise. -Beh, non mi dispiacerebbe affatto.
Credo di non aver mai sorriso tanto come quando vidi la il profilo della Casa Grande stagliarsi tra i colori del tramonto.

***

    -Eeeeeeh?! Uscite insieme?- mi chiese Drew, che mi aveva aspettato fuori dalla Cabina 11 fino al mio ritorno, ansiosa di sentire tutti i dettagli.
Arrossii. -Beh, sì.
Drew inarcò un sopracciglio. -Perché sei arrossita, Missie? Non ti sarai mica innamorata di quel tipo, vero?
    -No!- mi affrettai a rispondere. -No, figuriamoci! Sto solo cercando di passare questo rito di iniziazione al meglio.
Drew sorrise, soddisfatta. -Bene, sono proprio contenta. Senti, tesoro, io devo proprio andare, ma ci vediamo domani, okay?
    -Domani no, esco con Albert.- le ricordai.
    -Oh, già, che sbadata!- esclamò Drew, battendosi una mano in fronte. -Allora, buona fortuna, dolcezza.
Sorrisi. -Grazie.
Tutto sommato, non aveva avuto un'idea così brutta. Anzi, credo che l'idea peggiore di tutte le venne in quel preciso momento, mentre si voltava con un sorriso cinico per tornare nella cabina di Afrodite.

***

The story starts when it was hot and it was summer
And I had it all, I had him right there where I wanted him

Il mio primo appuntamento con Albert andò alla grande, così come tutti quelli che seguirono. Diciamo che, in generale, quella fu la più bella estate della mia vita.
Mi ero anche resa conto che quello che provavo per Albert era reale e arrivai quasi a dimenticarmi che avrei dovuto spezzargli il cuore perché Drew fosse contenta.
Ma era davvero giusto? Ero felice in sua compagnia e tutte le figlie di Afrodite, Silena compresa, mi chiedevano in continuazione dettagli sulla "romantica storia d'amore estiva", come la chiamavano loro. L'unica che sembrava annoiata era Drew, ma mi ci volle un po' per capire che quella che all'apparenza sembrava noia era, in realtà, gelosia nei miei confronti perché ricevevo più attenzione di quanta ne ricevesse lei.
Malgrado avessimo due caratteri completamente opposti, tutti dicevano che era giusto che noi stessimo insieme. Beh, tutti meno Drew.

She's not a saint
And she's not what you think,
She's an actress.

Fu allora che Drew decise di mettere in atto il suo piano. Ora che ci penso, probabilmente era ciò che aveva voluto fare sin dall'inizio.
Ora, chiariamo una cosa: Drew aveva sempre avuto uno straordinario bisogno d'attenzione e aveva sempre necessitato di essere sulla bocca di tutti. E indovinate cosa faceva a chi riceveva più attenzione di lei?
Esatto, lo annientava. Gli distruggeva l'esistenza, gli toglieva qualunque cosa possedesse fino a quando non fosse caduto sulle sue ginocchia a piangere e ad implorare perdono alla figlia di Afrodite.
Perciò non crediate che con me abbia fatto qualche eccezione.
Era uno degli ultimi giorni di Agosto quando Drew scelse di farmela pagare per essermi innamorata. Senza che io lo sapessi, aveva chiesto ad Albert di accompagnarla a fare una passeggiata pomeridiana lungo la riva dell'oceano, dicendogli che doveva assolutamente sapere qualcosa su di me. Albert ed io non avevamo avuto modo di vederci quel giorno, perciò ero all'oscuro di tutto.
Ecco, in quel momento avrei tanto voluto essere una figlia di Apollo, così da avere il potere della preveggenza ed anticipare le mosse di Drew.
Per quanto io voglia dimenticare quel giorno, ricordo tutto quello che accadde alla perfezione.
Faceva molto caldo ed Albert era giunto sulla spiaggia in perfetto orario, tuttavia dovette aspettare un quarto d'ora prima che Drew si facesse viva.
    -Ehi, Albert!- lo chiamò, rivolgendogli un sorriso malizioso. -Scusa il ritardo, ho avuto un po' da fare.
    -Non fa niente.- rispose il figlio di Atena. -Allora, cosa volevi dirmi?
Drew gli sorrise affabilmente. -Beh, prima camminiamo un po', ti va?
    -A dire il vero non troppo.
    -E dai!- protestò Drew, facendogli gli occhi dolci. -Fallo per me.
Nemmeno Albert, nonostante fosse un ragazzo molto intelligente, riusciva a resistere a quel qualcosa di Drew che riesce a fare il lavaggio del cervello alla gente.
Passeggiarono per qualche minuto, Albert serio e silenzioso e Drew sorridente ed appiccicata al suo braccio.
    -Senti, io non vorrei dirti questa cosa...
    -Se davvero non lo volessi, non mi avresti chiesto di venire qui.- rispose Albert, piatto.
Drew mise il broncio. -Potresti mostrarti più entusiasta: dopotutto, stai camminando a braccetto con la ragazza più bella di tutto il Campo.
    -Io trovo che Missie sia più carina e meno falsa.- replicò Albert, fermandosi. -Ora mi dici cosa c'è?
    -Niente, dal momento che secondo te Missie è una persona sincera.- rispose Drew. -Se la vedi così, non crederesti mai che lei stia con te solo per una scommessa che abbiamo fatto a giugno.
Albert sbarrò gli occhi. -Cosa?
    -Io credevo che lei fosse una figlia di Afrodite e così le ho proposto di giocare in anticipo e di compiere il rito d'iniziazione ancora prima di essere riconosciuta da mia madre.- gli spiegò Drew, mielosa.
    -Non può essere!- esclamò Albert, facendo un passo indietro. -Stai mentendo!
Drew si strinse nelle spalle. -Sei libero di non credermi, ma non piangere quando ti si spezzerà il cuore.
    -La Missie che conosco io non farebbe mai una cosa simile ad una persona!
    -Perché no?- ribatté Drew. -Non è forse lei che considera tutti i maschi degli esseri rozzi? Credi davvero che ti avrebbe salvato la vita se non fosse stato per un secondo fine? Se non fosse stato per quella scommessa, voi due non vi sareste mai messi insieme... guardatevi, siete come il fuoco e l'acqua, la terra e il cielo, il bianco e il nero: non sarebbe mai potuta funzionare! E dire che pensavo che i figli di Atena fossero intelligenti.
Albert serrò le mani a pugno talmente forte che le sue nocche divennero completamente bianche. -È stata furba...
Drew gli posò una mano sulla spalla. -Mi dispiace che tu abbia dovuto scoprirlo così...
    -Ancora non ci credo...
    -Ma tu mi credi, vero?- gli chiese Drew, ammaliandolo a suon di battiti di ciglia. -Quando mai ho mentito a qualcuno?
    -Mai, Drew. Tu sei onesta.- rispose Albert, come ipnotizzato.
Drew annuì. -Proprio così. Ora sbrigati a mollarla.
    -Sì, Drew.- disse Albert. -Come vuoi.
Drew prese il volto di Albert tra le mani e depose un leggero bacio sulle sue labbra, tuttavia il ragazzo nemmeno lo sentì, preso com'era dalla disperazione che quella rivelazione aveva portato in lui.
    -Mi dispiace, dolcezza.
Ma in realtà non le dispiaceva per niente.

Sophistication isn't what you wear or who you know
Or pushing people down to get you where you wanna go
Oh, they didn't teach you that in prep school, so it's up to me
But no amount of vintage dresses gives you dignity.

Rimasi certamente sorpresa quando, una volta finita la mia lezione di tiro con l'arco con Chirone, andai da Albert e la prima cosa che mi disse fu: -Ti devo parlare.
Come facevo a sapere che aveva parlato con Drew?
    -Uhm, sì, dimmi pure.- gli risposi, sorridente.
    -Non qui, però.- aggiunse. -C'è troppa gente.
Inarcai le sopracciglia, sorpresa. -È davvero così importante?
Albert sembrò volermi fulminare con gli occhi. -Direi di sì, poi giudica tu.
Mi condusse in un posto sul retro della Casa Grande, l'unico punto di tutto il Campo Mezzosangue che non poteva essere spiato perché coperto da qualsiasi angolazione lo si guardasse. Mi aveva già portato lì una volta: era stato il 4 luglio, per vedere i fuochi d'artificio. Aveva scoperto quel luogo consultando per caso una delle piantine del Campo Mezzosangue che Annabeth aveva lasciato in giro per la Cabina 6.
    -Beh?- gli chiesi, dopo qualche istante. -Di cosa volevi parlarmi?
    -Oh, non lo so.- disse lui, sarcastico. -C'è forse qualcosa che hai... come dire, dimenticato di dirmi?
Credo di aver assunto un'espressione alquanto confusa. -Dipende da cosa.
    -La prima cosa che ti viene in mente se ti dico che c'entriamo io, tu, Drew e una certa scommessa.
Sbiancai, senza mezzi termini.
    -Cosa ti ha detto Drew?- gli domandai, con la voce più piatta che avevo. Non è estremamente facile sembrare calmi quando si vorrebbe prendere a pugni una figlia di Afrodite.
    -Fondamentalmente nulla, solo che mi hai usato per uno stupidissimo rito d'iniziazione delle figlie di Afrodite.
Sbarrai gli occhi. -E tu che ne pensi?
    -Che ne penso?- sbottò Albert. -Io le credo. Quando mai ha detto una bugia?
Capii immediatamente che Drew gli aveva fatto il lavaggio del cervello. -Ehi, quella là ha manipolato la tua mente!- esclamai, scuotendolo per le spalle.
Albert fece un passo indietro, allontanandomi da lui. -Senti, stammi distante.
    -No, tu adesso mi ascolti!- esclamai, infuriata. -Ti sono bastate due parole di quell'arpia per cambiare del tutto ciò che provi per me?
    -Mi pare molto, considerando che tu non hai mai provato nulla per me.- replicò Albert, secco.
    -Ah, no?- scoppiai. -Certo, perché io ti salvo la vita e ti chiedo di uscire con me perché non provo nulla nei tuoi confronti, mi pare ovvio!
Albert sbuffò, irritato. -Sei intelligente, è stata davvero una bella trovata.
    -Ma ti senti quando parli?- gli urlai contro, sulla soglia delle lacrime. Non era giusto che mi trattasse così. -Stai sparando una stupidaggine dopo l'altra.
    -Avrei dovuto immaginarlo che non ci sarebbe mai potuto essere nulla tra noi.- sbottò Albert. -Siamo come il bianco e il nero, costituzionalmente incompatibili.
    -Albert, io...
    -Risparmia il fiato. -m'interruppe. -Non potrà più esserci nulla tra noi, e questo tu lo sai meglio di me. Voglio solo sapere fino a che punto mi hai mentito.
Capii che era la fine e che non mi avrebbe creduto nemmeno se gli avessi detto la verità. Così, scelsi la menzogna. -Okay, Drew ha ragione, io non provo nulla per te né l'ho mai provato. È stato tutto per il rito d'iniziazione e credo di averlo superato. Questo è quanto e credo che non abbiamo più nulla da dirci.
Detto questo, gli voltai le spalle, in modo che non potesse vedere la lacrima che era testardamente riuscita a rigarmi la guancia nel pronunciare quelle parole.
Gli opposto dovevano restare opposti e, secondo la scienza, questo è corretto.
Però nulla di ciò che avevo fatto era giusto.

I underestimated just who I was dealing with
She had to know the pain was beating on me like a drum
She underestimated just who she was stealing from

***

    -Tu sei una rovina vite!- le urlai contro con una voce carica d'odio. -Cosa c'è di sbagliato nell'amare una persona? Me lo spieghi?!
Drew era caduta a terra e si teneva la guancia sulla quale le avevo lasciato l'impronta del mio schiaffo.
    -Dimmi perché accidenti hai dovuto portarmi via tutto quello che avevo!- gridai. -Dimmelo, strega che non sei altro!
    -Ti sei ridotta ad essere un disastro.- ribatté Drew, acida. -Stai addirittura piangendo per un ragazzo.
    -Sì, e sai che ti dico? Ne vale la pena.- esclamai. -Io posso piangere, perché io, a differenza tua, ho un cuore.
Nel pronunciare quelle parole, il fato volle che Silena Beauregard udisse la nostra lite e accorresse nella nostra direzione.
    -Drew, Missie!- esclamò Silena, nel vederci ridotte in quello stato. -Ma che sta succedendo?
Né io né Drew le rispondemmo, ma le bastò guardarmi in faccia per capire cosa fosse accaduto. Silena mi abbracciò e lanciò uno sguardo pieno di disprezzo in direzione di Drew.
    -Coraggio, Missie, tutto si sistemerà.- mi disse Silena, accarezzandomi le spalle per confortarmi.
    -Però non è giusto...- singhiozzai.
Drew si rialzò in piedi e mi rivolse un sorriso beffardo e cinico. -Perché, ti pare giusto quello che hai fatto al povero Albert Dover?
A quel punto mi andò il sangue al cervello e persi completamente il lume della ragione. Sfoderai la spada e la puntai dritta alla gola di Drew, mentre Silena si portava le mani alla bocca per lo spavento.
    -Non azzardarti mai più a dire una cosa simile.- le ringhiai contro con fare minaccioso. -Altrimenti per te sarà la fine.
    -Missie.- intervenne Silena. -Riponi la tua spada.
Obbedii e abbassai la lama, senza però rimetterla nel fodero. -Drew, ringrazia gli dèi che Silena sia qui, perché non ne saresti uscita viva.
    -Non mi avresti mai ucciso!- replicò Drew. -Non hai mai avuto abbastanza fegato per fare del male a qualcuno.
    -Probabilmente no, perché uccidere qualcuno non renderà mai giustizia.- risposi, secca. -Ma ti dico solo questo: la pagherai cara per quello che mi hai fatto e ti farò rimpiangere di essere nata. Allora sì che sarà giustizia.

Soon she's gonna find stealing other people's toys
On the playground won't make you many friends
She should keep in mind, she should keep in mind
There is nothing I do better than revenge

Bianco e Nero


My little corner:
Beh, salve! :D
Stavolta sono qui con qualcosa di insolito, visto e considerato che non scrivo quasi mai su degli OC.
Questa fanfiction è stata scritta per il contest indetto da Finarfin e devo dire che mi sono divertita davvero tanto a scriverla... anche se, ovviamente, sono andata a finire sull'Angst per l'ennesima volta ^^"
Oh, e mi scuso con Finarfin per il ritardo nel pubblicare, ma ho avuto non pochi problemi con la connessione ad Internet in questi giorni :)
Beh, grazie a tutti per essere passati, qualche parere mi farebbe piacere :D
Alla prossima,
Aly a.k.a. xWaterbender

PS: Ho cambiato nickname... si vede che ho rivisto Avatar - The Last Airbender dopo tanto tempo? :D

Credits:
Characters © Rick Riordan
Missie Willow, Albert Dover © xWaterbender
Song & Lyrics "Better Than Revenge", Taylor Swift
Title Font = Action Of The Time UPPER CASE
    Àstrid Bergès-Frisbey as Missie Willow;
    Francisco Lachowsky as Albert Dover.
Text Font = Tahoma

Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Fanfiction partecipante al contest "Choose Your Character" indetto da Finarfin su Facebook.
   
 
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