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Autore: virgily    10/07/2012    6 recensioni
Una bambina salvata dalla benevolenza di Odino. Una figlia e una nuova speranza di unificare Asgard con Midgard...
"-Perché odi cosí tanto Thor?- gli domandó timidamente, guardandolo di sottecchi
-Io non provo alcun odio nei suoi confronti mia cara- rispose beffardo
-Stai mentendo-
-Perché mi dici questo mia dolce sorellina?- Loki portó le mani al viso pallido della giovane, carezzandogli le guance con tenerezza. Solo sfiorandole la pelle, ardenti brividi tentarono l'animo del dio. Lei lo guardava con quei pudici occhi profondi come due buchi neri, troppo sinceri e docili per sostenere lo sguardo con il dio dell'inganno
-Perché é piú forte di te Loki. Tu menti. Sempre-"
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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How do you feel? I don't believe it's real



Quando il sole s’innalzó su Asgard, l’intero palazzo sembrava essere entrato in un subbuglio generale che aveva coinvolto le intere schiere di servitori e ancelle. Per i ricchi saloni c’era un fittissimo via vai di persone: chi portava vasi ricolmi di fiori appena colti, altri che s’impegnavano a far risplendere i pavimenti e perfino chi si occupava di lucidare il mastodontico trono dorato. E racchiusa nelle sue stanze, Klithilde ascoltava tutto quel caotico trambusto. Rannicchiata in posizione fetale celava il suo corpo slanciato e asciutto sotto le pesanti coperte. Con gli occhi socchiusi osservava quel misero spiraglio di luce che era riuscito ad aprirsi una breccia tra le tende. I folti boccoli scuri si riversavano fluidamente lungo le sue spalle e il cuscino, solleticandole le guance. Sentiva il suo cuore battere forte nel petto; sapeva a cosa erano dovuti tutti quei preparativi e per l’agitazione e l’euforia non era riuscita a chiudere occhio. Il compleanno della principessa era un evento molto atteso in tutto il reame; era il giorno in cui Odino apriva le porte del suo palazzo per festeggiare la fioritura della sua unica figlia. Tuttavia non c’era uomo, donna o bambino in tutta Asgard che non sapesse che quel compleanno in particolare era diverso dagli altri precedenti. Quell’anno infatti, Klithilde sarebbe stata presentata non piú come una bambina, ma come una donna a tutti gli effetti, e la consapevolezza che la sua maturitá era finalmente giunta non aveva fatto altro che aumentare i brividi caldi sulla pelle della fanciulla. Sollevandosi dal suo giaciglio, camminó in punta di piedi per spalancare quelle tende che le impedivano di vedere il panorama: il cielo limpido, la sua gente che addobbava perfino le strade in suo onore. Poi vedeva la quercia, il suo piccolo rifugio, la culla di tutti i suoi pensieri. E appena nascosto dalla sua folta chioma verdeggiante, i suoi occhi riuscivano a vedere il Bifrost. Un sorriso amaro e malinconico si dipinse sulle sue labbra pallide: quante volte aveva cavalcato su quel ponte in quei giorni?
 Thor e Loki erano in missione assieme ai tre guerrieri e lady Sif, e dal giorno della loro partenza Klithilde non aveva fatto altro che assillare Heimdall, chiedendogli dei suoi amati fratelli
“Torneremo per il tuo compleanno mia adorata. É una promessa” cosí l’aveva salutata Thor con un baciamano, e ancora riusciva a sentire le sue labbra vellutate sul dorso della sua mano destra. Si morse appena il labbro inferiore, stringendosi le mani al petto; e se invece non avessero mantenuto la promessa? Se non sarebbero tornati in tempo? Le parve di rivedere nella sua mente gli occhi di Loki, belli e ammalianti proprio come quel mattino, quando salutandola con un riverente inchino era sparito al di lá del Bifrost assieme a suo fratello. E in quel momento, quando la sua testa vagava alla ricerca di ricordi, Klithilde aveva paura. Non voleva diventare adulta senza la loro presenza a sostenerla in un traguardo cosí importante. Trattenendo appena il fiato si catapultó nel suo guardaroba, afferrando una morbida veste ampia, e dopo essersi infilata dei sandali di cuoio, sgattaglioló fuori dalla sua camera. La sua lunghissima chioma si tuffava lungo le sue spalle piccole, ondulando appena per il suo passo frenetico. Destreggiandosi con graziosi inchini, la fanciulla si addentrava nella sua dimora cercando di raggiungere le stalle senza destare troppi sospetti. Sapeva bene che avrebbe dovuto dedicare l’intera giornata alla cura del corpo in vista della festa, ma in quel preciso istante lady Klithilde aveva ben altro a cui pensare piuttosto che alla toletta. Sollevando un lembo della gonna violacea, la giovane scese frettolosamente le scale, ascoltando il nitrito del suo cavallo, il quale sembrava aver immediatamente riconosciuto i suoi passi. Guardandosi attorno la giovane fece uscire il suo destriero dal manto candido, e dopo esservi montata in groppa con agilitá, immeditamente si lanció in una corsa sfrenata lungo tutto il ponte dell’arcobaleno. Il vento batteva forte sulla sua pelle, sollevandole le vesti sino alle cosce mostrandone il candore della carne. I suoi riccioli color ebano fluttuavano nell’aria come i merletti della sua gonna, e alla vista del possente guardiano la sua bocca cominció a stirarsi in un ampio sorriso. Quasi balzando smontó da cavallo, avvicinandosi a grandi falcate innanzi l’uomo dalla prestante forma fisica messa in risalto dalla preziosa corazza d’oro
-Mio signore...- cominció inchinandosi a lui con eleganza. Gli occhi ambrati del guardiano scrutarono quella esile fanciulla, e sebbene il suo ovale non trapelasse neanche la minima espressione, dentro di se l’uomo era colpito da quell’ardore che riusciva a vedere nel suo piccolo petto. Sebbene non fosse una guerriera come Sif, la figlia di Odino mostrava una forza d’animo pari allo stesso Padre degli dei. Ma pur volendo, Heimdall era consapevole di non poterla aiutare
-Perdonatemi vostra altezza. Ma i vostri fratelli ancora non hanno richiesto il mio intervento. Non posso assicurarvi il loro ritorno per questa sera...- serio e inespressivo, come suo solito. E una fitta al petto fece trasalire la povera donna, che abbassando lo sguardo annuí tristemente
-La regina vi sta cercando. Dovreste raggiungerla...- aggiunse l’uomo osservandola un’ultima volta: volto pallido, sguardo schivo e puntato verso il basso, il segno invisibile e indelebile di una lacrima lasciva
-Grazie lo stesso. Mio signore- aveva sussurrato con la voce strozzata da un pesante nodo alla gola che impediva ai singhiozzi di fuoruscire dalle sue labbra. Lentamente rimontó a cavallo, e trottando ritornó alle stalle. Da lontano, Heimdall guardava la sua chioma e le sue spalle scoperte che mano a mano si allontanavano sempre piú. L’angolo destro della sua bocca carnosa si sollevó in un sorriso amaro.

***

In piedi sopra ad un freddo piedistallo di marmo avorio, Klithilde sollevava le mani al soffitto, mentre delle dame rivestivano il suo corpo, cosparso di profumi e unguenti idratanti, con un morbido abito del colore della notte. E proprio come il cielo stellato, la stoffa brillava di minuscole polveri argentee per tutta la lunghezza della veste, la quale scivolava sinuosamente lungo i suoi fianchi stretti. Con una spilla di pietre preziose veniva fissata l’unica bretella  che le incorniciava una spalla. Con le mani giunte al petto, Frigga controllava che la sua prediletta venisse accudita con cura per ogni singolo dettaglio. Dopo tutto era stata lei stessa ad aver scelto il suo vestito per quella serata tanto importante, e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di valorizzare l’innocente freschezza e la pura bellezza di sua figlia. Come da tradizione, quando Klithilde ebbe finito con le vesti, la madre degli dei la fece accomodare sul ciglio del letto nuziale per conciarle lei stessa i capelli. In fondo al suo cuore, Frigga aveva sempre amato quelle soffici onde brune che colavano lungo le sue spalle e la sua schiena. Cosí scure, diverse da quelle degli altri asgardiani, eppure mano a mano che spazzolava quelle folte ciocche con un pettine dorato, queste emanavano un intrigante profumo di fiori e limpida pioggia
-Sei andata da Heimdall anche oggi. Non é vero mia cara?- Domandó improvvisamente facendola trasalire, mentre nel frattempo cominciava a raccoglierle le ciocche superiori della chioma in una treccia
-Mi dispiace madre. So che é da bene non disturbare il guardiano ma io volevo soltanto...-
-Oh mia diletta!- sussultó la regina con un risolino tenero impresso sulle labbra rosee
-Tu non devi scusarti di nulla. L’amore che provi per i tuoi fratelli é piú forte di qualsiasi mio avviso...- disse in seguito facendo cenno alle ancelle di porgerle le perle e i fiori di cristallo per adornarle il capo
-Bada solo a non dimenticare che ora sei una donna. Tra non molto il Padre degli dei designerá il tuo sposo. E sará a tuo marito e ai tuoi figli che donerai tutto il tuo amore- gli occhi profondi e sognanti della giovane donna guardavano un punto indefinito della camera, lo sguardo sperso nel vuoto dei suoi mille pensieri. Con la punta delle dita si sfiorava la veste, respirando profondamente. Non aveva mai pensato al suo matrimonio, e ora che la sua genitrice si era addentrata nell’argomento Klithilde era piuttosto confusa
-E se io non amassi l’uomo che mio padre avrá scelto per me?- sussurró con profonda incertezza, cogliendo la madre alla sprovvista
-Perché non dovresti amarlo?- le domandó di rimando, addolcita da quella sua espressione appena imbronciata e spaventata
-Non saprei. Non sono mai stata innamorata. O almeno credo...- la principessa fece appena una pausa, lasciando che in quel breve lasso di tempo la madre degli dei potesse finire di creare una sottile coroncina di fiori e perle tra i suoi capelli. Poi voltandosi appena, la fanciulla osservó la madre con occhi grandi e dolci; docili eppure ardenti di curiositá
-Madre, come faccio a sapere di essere innamorata di una persona?- Frigga sapeva che prima o poi quella domanda sarebbe giunta al suo udito, e sospirando appena carezzó con amorevole tocco le guance vellutate della ragazza, allungando la sua bocca in un casto sorriso
-Quando sarai disposta a fare anche il sacrificio piú grande per essa...- era la prima volta che Klithilde vedeva sua madre con le celestiali iridi rivolte al cielo e amorosi sospiri gonfiarle le labbra. E quella visione cosí rara e succulenta le scaldó il cuore. Frigga amava Odino, lo leggeva nel suo sguardo ancora lucido e infantile. E fu in quel momento che la principessina si rese conto di desiderare un amore come il suo: un legame profondo, pieno di rispetto. Le mani della giovane donna afferrarono quelle della madre nelle sue, coccolandole. Le porte delle camere reali poi si aprirono all'improvviso, e il padre degli dei fece il suo ingresso con ampie falcate. Immediatamente le due donne si sollevarono dal loro poggio, inchinandosi al suo cospetto mentre l’espressione severa e autoritaria del sovrano si addolciva alla vista delle sue donne
-Klithilde, piccola mia...- affermó Odino spalancando le braccia per accogliere la sua bambina ormai cresciuta tra le sue braccia ancora forti come in gioventú
-Sei bellissima- le soffió in viso posando le ruvide labbra sulla sua fronte, prima di tuffarsi all’interno di quei due pozzi profondi e scuri
-Grazie padre. Anche se dovete ammettere che non sono piú piccola...- ridacchió la brunetta facendo una lenta e sobria giravolta, mostrandosi agli occhi di suo padre per quello che era, una vera donna
-Sarai sempre la mia bambina, mia amata- sottolineó il padre degli dei prendendole ambo le mani nelle sue, sfiorandole il viso con la punta delle dita. Per quanto si sforzasse nemmeno il potente Odino riusciva a credere che quella piccola creatura che tempo prima teneva tra le braccia adesso era diventata una figura leggiadra e delicata, una fanciulla buona e devota. Frigga li raggiunse abbracciando a sua volta sua figlia. Il silenzio era calato su di loro, ma non era pesante, tutt'altro era soffice e morbido, e quasi li avvolgeva in una tenera stretta confidenziale.
Poi un rombo. Un boato. Dalle finestre raggi biancastri squarciarono la notte. Immediatamente gli occhi scuri della principessina s’illuminarono di colpo
-I-Il Bifrost!- sussurró quasi in preda alla commozione osservando euforicamente i suoi genitori, che trattenendo a stento un risolino divertito, entrambi i dei le fecero cenno di avviarsi. Klithilde non se lo fece ripetere nuovamente che giá si era lanciata in una folle e sgraziata corsa contro il corridoio d’ingresso al palazzo. Il Bifrost si era aperto e questo significava solo una cosa: i suoi fratelli erano tornati.
Con il fiatone e i capelli scomposti giunse sulla cima della scalinata che si affacciava nella sala del trono, e proprio in quel momento i portoni d’ingresso si spalancarono. Avvolto da una massiccia corazza adornata da un purpureo mantello, suo fratello maggiore entró brandendo il  Mjöllnir nella mano destra
-Thor!- e il dio del tuono immediatamente riconobbe quel cinguettio adorabile che aveva chiamato il suo nome. Scendeva le scale con la gonna della veste sollevata fino alle ginocchia per facilitarle la corsa. Posando il martello al suolo, l’uomo si preparó ad accogliere la ragazza tra le sue possenti braccia. Le afferró prontamente i fianchi stretti sollevandola quasi a mezzo metro da terra, facendola volteggiare in aria prima di stringerla forte al petto. Aveva immerso il viso nella sua chioma scura, assaporandone il profumo
-Mia adorata...- sussurró con sensuale tenerezza sfiorandole il lobo con le labbra, prima di baciarle la tempia. Gli occhi di Thor erano puntati su di lei, e un fremito le increspava la pelle chiara sotto le sue grandi mani
-Ho avuto paura che non sareste tornati in tempo...- sussurró timidamente abbassando violentemente lo sguardo. Con il pollice e l’indice, il biondo afferró il visetto della fanciulla, sollevandolo prontamente, portandolo al suo con dolce audacia
-Ti avevo fatto una promessa, mia dolce sorella- ridacchió con voce bassa e roca, cullandola ancora con amorevoli carezze. Proprio in quel momento anche i tre guerrieri fecero il loro ingresso, con le loro corazze lievemente scalfite, e Lady Sif con le vesti macchiate di sangue e i capelli spettinati. I suoi occhi glaciali immediatamente la fulminarono, facendola rabbrividire. Infine, con passo lento e sostenuto, il mantello logoro, i capelli corvini arruffati e uno sguardo languido e ammaliante impresso nelle limpide iridi, anche il suo secondo fratello entró finalmente nel salone, chiudendosi le porte alle spalle
-Loki! Loki!- sfilandosi agilmente dalla presa del dio tuono, Klithilde andó incontro al dio dell’inganno, gettandogli le braccia al collo. Le mani del moro scivolarono lungo i suoi fianchi stringendola appena con la mano sinistra mentre con la destra saliva lentamente, carezzandole la schiena. La fronte della principessa combaciava con quella del dio, proprio come le punte dei loro nasi, che amorevoli si strusciavano l’uno contro l’altra, coccolandosi vicendevolmente
-Mi sei mancato, fratello- la bruna sussurró appena con gli occhi socchiusi, quasi assaporando quel soffice respiro che soffiava contro il suo viso. Un risolino sollevato si era disegnato sulle labbra di Loki. Nel suo radicato pessimismo, in tutti quei giorni lontano da casa la speranza che le fosse mancato anche solo un pochino lo aveva sfiorato con audacia, e scoprire che le sue fantasie non erano state solo flebili carezze, in un qualche senso, lo avevano appagato
-Mia dolce sorella...- ridacchió portandosi la mano della giovane al viso, baciandola con elegante pudore, intrecciando successivamente le sue dita con essa, sfiorandola con le gote. Era liscia come seta la sua pelle quella sera, e con occhi sognanti il giovane dio era rimasto in avida contemplazione mentre sentiva gli occhi scuri della sorella guardarlo. Amava quel colore cosí indefinito e enigmatico, quegli occhi che mai lo avevano guardato con disprezzo, quelle iridi piene di gioia e di dolcezza. Piene di amore, un sentimento che stava divorando il petto di Loki giorno per giorno, ma che silente teneva nascosto dalla luce di tutti. Si stavano fissando intensamente, come se fosse piú forte di loro e dall’altro capo della sala, tra una risata e qualche pacca sulle spalle, Thor osservava di sottecchi le loro ambigue effusioni con un certo disgusto. Detestava quegli sguardi lunghi e interminabili, detestava gli occhi languidi con cui suo fratello osservava Klithilde muoversi per il palazzo. Aveva sempre pensato alla principessina come sotto la sua esclusiva protezione, e conoscendo bene i subdoli atteggiamenti del fratello, il giovane dio del tuono aveva sempre tentato di tenerla il piú lontana possibile da lui, come se il suo desiderio non fosse soltanto quello di tenerla tutta per se, ma anche quello di preservarla da ogni possibile “macchia” corrotta del fratello
-Figli miei- la voce di Odino tuonava nella sala, facendo voltare tutti i presenti in direzione della sommitá delle scale, ove il Padre degli dei sostava austero e possente brandendo il suo scettro dorato
-I festeggiamenti stanno per avere inizio. Preparatevi e disponetevi affinché tutto sia perfetto- e fu in quel momento che Thor vide finalmente Loki e sua sorella separarsi, dando quasi un sospiro di sollievo. Era folle per lui pensare di essere geloso di suo fratello, sapeva fin troppo bene di non avere nulla da invidiargli. Eppure gli bastava vederlo al fianco di Klithilde per lacerargli le membra. Che lui fosse geloso di sua sorella? Questo se lo era chiesto molte volte.
“Ma lei non é mia sorella”. Questo si era poi risposto. 


Angolino di Virgy

Avanti ammettetelo! Volevate uccidermi! XD Con questo capitolo chiedo umilmente perdono per essere sparita per tutto questo tempo. 
Sono felice di vedere che la fic comincia a piacervi!! 
Spero che anche questo capitolo vi piaccia come quelli precedenti! E spero altrettanto di aggiornare presto, anche se purtroppo non posso promettere nulla :(
Un bacio
-V-
  
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