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Autore: Sherazad_93    10/07/2012    1 recensioni
"Non hai che da chiedere..Avanza la tua richiesta! Otterrai il tuo desiderio..IN CAMBIO DEL MIO!!!"
I sibili del Dio delle Tenebre si interruppero quando il giovane si risvegliò da quell'incubo che lo tormentava ormai da dieci anni....La visione di quella ragazza dagli occhi verde mare a lui sconosciuta che gli implorava aiuto..Cosa significava? Perchè proprio lui? Quella ragazza..Chi era? E perchè si sentiva così legato a lei?..
Seguitemi nella mia prima fic..spero che la mia introduzione vi abbia incuriosito..:-) A presto..:-)
Sherazad_93
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Inaspettate conoscenze
Il Sole cuocente di Persia la faceva grondare di sudore sotto la veste nera.
Correva, correva verso la libertà; correva via dalle guardie reali. 
Quelle stesse che la cullavano e giocavano con lei quando era una piccola bambina.                                Una ladra, ecco come la definivano adesso in quello che era il suo regno..almeno quello che era fino a dieci anni prima, prima che scappasse..prima che fuggisse per affrontare il suo destino da sola, senza che nessuno avesse pena per lei e cercasse di aiutarla.
Voleva fare tutto in solitario,voleva adempire al suo destino senza che nessuno si facesse male per lei, come successe in passato.
Le due cavigliere d’oro che la madre le aveva donato quando aveva solo sei anni , due anni prima di morire, risuonavano nella corsa e le note di quell’armonia si alzavano tra la sabbia bollente che smuoveva con le sue veloci falcate e partivano per risuonare nello strapiombo che distava pochi metri. Le gambe parevano cederle da un momento all’altro e i polmoni non erano più in grado di reggere quel respiro affannato e ansioso.                                                                                                     
Ansioso di concludere quella corsa senza fine che era partita dal centro della città, da sotto il palazzo reale, lunga qualche centinaia di metri.                                                                                    
Sotto il velo, le labbra secche e disidratate, erano aperte formando una stretta fessura. 
Solo gli occhi aveva lasciato scoperti, quegli occhi color acqua del mare come quelli di suo padre.  
Quegli occhi incantevoli, quei pozzi vuoti.
I pantaloni le stringevano i fianchi e sulle caviglie facendola sudare ancora di più, lasciando almeno il tessuto di cotone largo sulle gambe.                                                                     
Nel corpetto largo,anch’esso di cotone, senza maniche, a metà schiena, aveva un taglio di forma triangolare che mostrava un simbolo: una stella a otto punte, il simbolo del Dio della Luce ,Ormazd.. ormai sembrava che nessuno lo conoscesse più.                                                                                    Ormazd se ne era andato da tanti anni, nessuno aveva più fiducia in lui; il popolo se lo era dimenticato, e così aveva dimenticato anche i suoi simboli.                                                                      
Il peso del dovere di Ormazd ricadeva,ora, su quella ragazza; quella ragazza che rubava frutta al mercato per poter sopravvivere nomade in qualche grotta mentre avrebbe potuto nuotare nel lusso.
Il velo che le copriva il volto le fungeva da mantello coprendole la spalla destra. 
                                   
“Fermati!!”, l’urlo di una guardia.

“Non ci sfuggirai stavolta!! È andata avanti per troppo tempo questa storia!”.
Queste grida le davano l’unico impulso per continuare a fuggire.
Erano l’unico nemico valido contro la stanchezza.                                                                        
Ecco lo strapiombo. Doveva sforzare i muscoli, già consumati dalla fatica , per compiere un balzo felino; uno di quelli che era bravissima a fare; un balzo verso la libertà. Lei era agile come un felino. Con il tempo aveva imparato a esserlo.. da sola.
In pochi secondi era riuscita a trovare le forze per seminare le guardie abbastanza da non essere vista mentre spiccava il salto.                                                                                                   
Piegò le ginocchia sfatte e si slanciò verso l’alto con le sembianze di un gatto, e come questo atterrò sui piedi, senza cadere, senza cedere alla stanchezza.                                                   
Poggiò la mano destra a terra per potersi sorreggere meglio, per darsi stabilità dopo quella infrenabile corsa. Le gambe le dolevano e tremavano paurosamente mentre la bocca coperta dal velo nero, cercava di imprigionare nei polmoni più aria possibile.                      
Gli occhi bellissimi , erano sgranati.                                                                                             Basta, non doveva cedere proprio adesso. Doveva continuare..doveva farsi forza, alzarsi e trovare un rifugio.
                                                                                                                         
“Ahrma!”.

La voce improvvisa e squillante di un ragazzo la fece riprendere e il cuore colpì il petto con forza. E se fosse stata una guardia? Rimase immobile come per mimetizzarsi, per non farsi sentire..Se fosse stata una guardia sarebbe stato troppo tardi ormai per muoversi.

“Ahrma!! Che asina testarda..È sempre la stessa storia, dannazione!!”.

In quel momento, un giovane fece capolino da una parete di roccia, ma non la vide. Continuava , comunque, ad avanzare verso di lei. Non vi era pericolo, era un paesano come un altro e non le avrebbe torto un capello. Non ce l’avrebbe potuta fare.                                    
Prima che urlasse nuovamente e attirasse con la sua voce le guardie verso lo strapiombo, la donna si alzò di corsa e non gli dette neanche il tempo di concludere una nuova frase. Le parole gli morirono in bocca.

“Ahrm..!”.

Lo afferrò violentemente per la casacca e lo sbatté alla parete di roccia sotto lo strapiombo per non farsi vedere.                                                                                                   
Si mise il dito sulla bocca per fargli cenno di tacere e si accigliò per fargli capire che se avesse parlato avrebbe fatto una brutta fine.                                                                                    
Il giovane moro, dai capelli scalati lunghi fino a quasi le spalle, guardava atterrito la giovane ragazza, senza poterne vedere il volto e proprio questo lo spaventava.  Pareva una pericolosa bandita, quindi stette zitto per paura che la sua vita potesse finire da un secondo all’altro.
Qualche attimo dopo si affacciarono le guardie reali.

“Te lo avevo detto che non era qui..Fai sempre i soliti errori!! Da quella parte!”.

La guardia maggiore aveva appena sgridato uno dei suoi apprendisti, quello che lo portava sempre sulla rotta giusta..dove la giovane riusciva a nascondersi perfettamente.
Nel frattempo, nel giovane ragazzo, al posto della paura, prese il posto una strana sensazione, una nuova emozione.                                                                                                                                      Guardò intensamente gli occhi della ragazza che lo fissava. Erano due pozzi vuoti che sembravano privi di qualsiasi emozione. Erano di un colore verde mare accecante ed erano bellissimi. Lui aveva già visto quegli occhi, vi riconosceva qualcosa. Bastò pensare poco tempo e si ricordò di quei sogni, di quella ragazza dagli occhi meravigliosi che gli implorava aiuto ogni notte.                                                      Non ebbe il tempo di dirle nulla, appena le guardie si mossero la ragazza di staccò e fuggì. 

“Aspetta!!”.

Provò a urlare il ragazzo, ma lei pareva non voler sentire niente. Continuava a compiere balzi da una roccia all’altra agile come un gatto e non voleva sentire ragione di fermarsi.

-Che strano..quegli occhi mi sono così familiari..non la lascerò fuggire via così..devo assolutamente parlarle e chiederle chi è..che strana sensazione..-.

Così, imperterrito, il ragazzo si mise a seguirla e a rincorrerla, molto meno agile di lei, ma abbastanza per raggiungerla a distanza di pochi metri.

“Aspetta ti prego!!”.

No, lei non voleva avere nessuno attorno, voleva restare da sola. Non voleva provare alcuna nuova emozione, tantomeno quella che aveva provato poco prima.                                                                Una strana sensazione che la faceva sentire legata a quel giovane che la chiamava.
Non voleva legarsi a nessuno, tantomeno ad uno sconosciuto che le chiedeva di fermarsi e sembrava interessato a lei..in dieci anni nessuno si era più interessato a lei e questo le aveva fatto comodo. Non poteva fermarsi proprio adesso.
La donna si ritrovò in uno spiazzo circondato da pareti di roccia e una piccola porta da dove poter fuggire. 

“AHAHAH! PRESA!”.

Dalle pareti saltarono giù due guardie reali. Una la bloccò, piazzandosi davanti e puntandole pericolosamente l’ascia.                                                                                                                 
L’altra stava poco più indietro. 
Il ragazzo giunse nello spiazzo giusto in tempo per fermare la seconda guardia reale e attirarla verso di se.

“Che sta succedendo qui??”.

“Cose che non ti riguardano giovanotto. Perché non te ne vai e ci lasci in pace..?Se non sarà così potrebbe finire molto male..”.

Il ghigno stampato sulla faccia della guardia faceva paura. Quegli occhi ardenti di soddisfazione erano raccapriccianti.

“Le donne non si toccano nemmeno con un fiore..figuratevi se ve la faccio aggredire con un’ascia! Ditemi cosa ha fatto e si potrà tutto risolvere in maniera pacifica!”.

La giovane non capiva..Non capiva l’ostinazione di quel ragazzo che nemmeno la conosceva.

-Vattene via testardo! Non voglio parlare con te! Non voglio avere niente a che fare con nessuno!- Pensò.

Non voleva che qualcuno morisse di nuovo, per lei. Aveva già dovuto sopportare troppe morti, le più dolorose della sua esistenza.                                                                                           
La guardia infuriò contro il giovane.

“Va bene, ho capito. Vorrà dire che ti stenderò al tappeto!!”.

Un urlo, e anche lui si lanciò in una battaglia furente contro la guardia reale.
La spada del giovane toccò con un fendente pesante, l’asta dell’ascia della guardia che per poco non lo trafisse.                                                                                                                    
Si infuriò. Cominciò a tirare fendenti pericolosi da ogni parte; lo prese per la parte inferiore del turbante e lo sbatté contro un muro di pietra.                                                          
Gli afferrò nuovamente il turbante e con forza immane lo lanciò verso l’alto lasciandolo cadere a terra.                                                                                                                      
Stremata, la guardia si alzò e provò a fendere e a affondare l’ascia,ma non riuscì. Il giovane lo riprese e lo ricacciò sul terreno, stavolta facendogli volare via l’ascia e puntandogli la lama alla gola. La guardia fuggì via con un urlo. 
                                                     
“Vedi cosa succede a mettersi contro di me!? Scappa, ti conviene..Ah, e non farti mai più vedere!”.

Mentre infuriava la battaglia, l’altra guardia, senza capire, era stata colpita da delle piccole correnti di energia azzurrina e si era ferita.                                                                         
La giovane avanzava sicura verso il suo nemico e lo spaventò.                                                          Anche questa, cominciò a correre via all’impazzata.

“Bravo, bravo! Fuggi via anche te se non vuoi volare a terra! Ma..”.

La ragazza era già partita per attraversare la porta e correva via. Proprio non ne voleva sapere.

“Nemmeno mi hai ringraziato!”. Disse ad alta voce.

Poi pensò:

-Non ti lascio scappare così.-.

Prese a correre a perdifiato anche lui. La ragazza si mise a saltare da un muro all’altro, arrampicandosi come se lo avesse fatto da sempre e corse via su un nuovo dirupo. Il ragazzo fece la stessa cosa,un po’ più lentamente e un po’ più goffamente.                                
Continuarono a correre per le pareti di roccia, fino a che non giunsero nei pressi di un ponte gigantesco. La giovane donna, in pochi secondi, lo passò correndo e si fermò. Si voltò per vedere se quel ficcanaso era dietro di lei o se era finalmente riuscita a seminarlo. No, era ancora lì. Si accigliò in maniera evidente. Pareva una furia. Si voltò verso il ragazzo, pronta a scagliargli contro qualche magia, utilizzando i suoi poteri. Strinse i pugni. Il giovane si fermo a metà ponte, la fissò intensamente. Vedeva che era furibonda, ma non gli importava. Voleva sapere chi era. Voleva dare una risposta, se era quella, a tutti quegli incubi che la notte lo tormentavano da dieci anni.                                       
Le mani della ragazza diventarono azzurrine..

“ECCOLA! BUTTATE GIÙ QUEI MASSI!”.

Ancora le guardie all’attacco. Su di una parete di roccia altissima, erano state poste in passato delle lastre di pietra, per fermare i banditi che di tanto in tanto arrivavano a saccheggiare la città. Spinte dalle guardie, le pietre cominciarono a precipitare, e mirarono proprio sul ragazzo innocente, che cominciò a correre a perdifiato verso il punto in cui si era fermata la donna.

“No!!!!”.

Urlò lei con tutti il fiato che aveva in gola. Il ragazzo non riuscì a raggiungere l’altra parte del ponte e così cadde da un’altezza mozzafiato.                                                                                 Automaticamente, la ragazza si illuminò di una luce azzurrina; si tuffò e le sue mani arrivarono a stringere quelle del ragazzo e, con un tuffo, lo salvò. Lo portò nel punto dove si era fermata lei. Quasi svenne, cadde in terra stremata. L’energia che aveva sentito nel legame con il ragazzo era stata talmente intensa da farle perdere le forze. 

“Ti senti bene?”, disse lui.

“Non ho bisogno del tuo supporto..”, sussurrò lei con una mano sul petto, ansimando.

“Invece sì. Ora come ora in queste condizioni ti faresti solo prendere dalle guardie e sai come andrebbe a finire.”.

Non aveva torto. Se avesse continuato a fare l’orgogliosa, per lei sarebbe stata la fine. Fermarsi e non prestare attenzione al ragazzo sarebbe stato fatale per lei, quindi si fece prendere in collo.

-Lo faccio solo per me stessa, per riuscire a portare a termine il mio compito-,pensò con orgoglio.

Ma continuava a non comprendere il legame evidente con quel ragazzo. Quella quantità enorme di energia che l’aveva distrutta. Quel balzo automatico. Non poteva essere. Lei voleva fare tutto da sola. Non poteva aver trovato il suo compagno, colui che Ormazd sceglie per affiancare i suoi servitori e i suoi fedeli.

-Non posso crederci, NON VOGLIO CREDERCI!-, continuò a pensare.

Fecero un tragitto a piedi, lei nelle braccia di lui. 
               
“Allora, adesso vuoi spiegarmi chi sei? Cosa era tutta quella magia?”.

“Non ti riguarda. Chi sono io non ti deve interessare, ne tantomeno devono farlo i miei poteri!”.

“Dimmi chi sei.”.

Lei lo guardò con sguardo truce. Si lasciò cadere dalle sue braccia e lo fissò.

“No!”.

Cominciò a correre con quelle poche energie che le rimanevano.
                                         
-Devo arrivare al tempio prima che lui possa vedermi..devo seminarlo.-.

Ma, dopo una breve corsa, dovette riaffrontare l’ira delle guardie.

“Pensavi di sfuggirci! Ahahah!”.

La ragazza stremata, non avrebbe potuto affrontarle nemmeno con la magia.
                                                                
“Ripeto nuovamente, che si può anche risolvere la questione a parole. Non c’è bisogno ne di utilizzare la violenza, ne di dover combattere necessariamente.”, la voce del ragazzo che ,nuovamente, l’aveva raggiunta.

-Non è possibile!-,pensò la ragazza.

Una delle due guardie, avanzò rabbiosa verso il ragazzo che disse :

“Senti, ho perso la mia asina ricca del mio raccolto, mi sono quasi caduti dei macigni addosso e sono quasi volato da un ponte.. Sono molto nervoso non ti conviene metterti contro di me..”.

“Non ti intrometterai tra noi e la ladra! E’ troppo tempo che questa situazione va avanti e i mercanti si sono stufati! O noi la leviamo di mezzo, o il mercato non si farà più e già non siamo a un buon punto con il denaro nel nostro regno!”.

“Vedremo se non mi intrometterò!!”.

Corse verso la guardia e cominciò a fendere con la spada. I colpi erano forti, precisi. Sembrava combattesse da tutta una vita. La guardia non riusciva a reggere i colpi. Il giovane la scaraventò a terra, poi la riprese e la lanciò verso l’alto per poi sbatterla ad una parete. Fuggì. L’altra non stette neanche a combattere, scappò insieme alle altre che si posizionarono su una parete di roccia.

“Non puoi continuare a sfuggirci!” Disse una di queste.

La giovane fuggì, cominciò a correre tra le rocce, seguita da quel misterioso ragazzo.         
Si rifugiò in una piccola fessura nella quale fu raggiunta da lui.

“Smettila di cercarmi!! Io non voglia avere niente a che fare con nessuno, figuriamoci con te, un pezzente sconosciuto. Levati dai piedi..!”, sibilò.

“Tu non vuoi davvero che io me ne vada..”, lui lo leggeva negli occhi di lei,ormai trasparenti per lui.

Questa frase svuotò l’animo della giovane. Nel profondo era vero. Era vero che lei non voleva più stare sola. Era vero che, alla fine, quell’incontro non lo aveva poi così sdegnato. Passarono le guardie davanti alla fessura, urlando come pazze.  Poi la ragazza si alzò e uscì. Si illuminò di una luce azzurrina. Il ragazzo capì. Collegò ogni singola immagine di ogni notte e della sua vita. Elika, regina di Persia dieci anni prima, aveva i poteri del Dio della Luce Ormazd. Era morta, ma senza aver del tutto sconfitto le tenebre. Quindi il suo destino sarebbe stato passato alla piccola figlia. Figlia così bella, che aveva fatto vedere al suo popolo dall’immenso balcone del palazzo, lì dove con Malik era stata incoronata. La piccola si chiamava Sherazad. Ora capiva finalmente chi era la ragazza che sognava, capiva la sua richiesta di aiuto. Capì di essere destinato a starle vicino. Capì che in un modo o nell’altro doveva convincerla.

“Sherazad!”, provò.

Immediatamente, la luce azzurrina che circondava la ragazza si spense. Lei rimase immobile e attonita. Gli occhi le si sgranarono. Non poteva crederci.

“E tu, come sai il mio nome!? Nessuno sa chi sono!!!!”.

“Ti sogno tutte le notti Sherazad..Da quanto i tuoi genitori sono morti. Capisci perché ti seguo? Riconoscevo i tuoi occhi. Sono io quello che Ormazd ha scelto per starti accanto nella tua missione.”.

Gli occhi di Sherazad si riempirono di lacrime. Lacrime di rabbia. Di fronte a quel sentimento si sentiva dannatamente impotente. Non poteva essere. Avrebbe dovuto avere il ragazzo al suo fianco fino a che non sarebbe morta per salvare il suo regno. Avrebbe dovuto avere necessariamente quella compagnia se voleva rigettare Ahriman nelle tenebre.Qualcuno avrebbe dovuto rischiare la vita per lei, senza via di uscita. Si arrese.

“Devo andare al tempio di Ormazd.”, si limitò a dire.

E prese a camminare lentamente, come per farsi seguire.

“Mi chiamo Dastan.”.

Sherazad non rispose. I suoi passi sembravano meccanici.                                                                 Scesero una parete di roccia, lei con un tuffo che le consentivano i poteri, lui con le unghie che alla fine sanguinarono un po’.

“Non hai qualcosa che possa alleviarmi il dolore delle scalate, visto che dovrò seguirti fino in capo al regno?”, domandò Dastan.

Sherazad ancora non poteva accettare questo fatto. Non voleva accettare che qualcuno avrebbe rischiato la sua vita per portare a termine una missione, un destino che spettava solo a lei. O forse anche a lui. Non avrebbe mai mandato giù questo fatto. Nemmeno il fatto che il giovane sapeva tutto di lei. La innervosiva, la faceva diventare potenzialmente isterica.

“Se mi segui fino al tempio ti darò un guanto particolare. Niente di più. E dovrai anche trattarlo bene, era di mio padre. Se si rovina anche solo un millimetro di quell’arnese, giuro che ti riduco a pezzi. Sai che sono in grado di farlo. Sai tutto di me, saprai anche questo.”.

Dastan rimase interdetto, con la fronte corrucciata, poi proseguì. Qualche altro passo nella sabbia bollente e il tempio di stagliò davanti a loro con tutta la sua grandezza. Il gigante si mostrò,finalmente, ai loro occhi.
  
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