Passo il venerdì, il sabato e la domenica ad arredare l’appartamento. Mentre spingo un carrello tra gli scaffali dell’IKEA buttandoci dentro tutto quello che mi manca per trasformare un pessimo monolocale in una dimora completa e decorosa (quindi molti oggetti, purtroppo), penso alla situazione assurda in cui mi sono cacciata volentieri. È passata solo una settimana da quando Susan mi ha assunta come insegnate privata per dare ripetizioni di matematica a Indio e già sono strettamente legata al padre del ragazzo, tanto da suscitare la gelosia della moglie che mi ha fatto capire chiaramente che lei ha intuito cosa provo per Robert. In ogni caso credo che qualunque donna al mio posto avrebbe una cotta per lui, attore di successo con grande carisma e indubbio bell’aspetto. Perciò, dopo averci riflettuto a lungo, non mi ritengo più troppo colpevole nei confronti di Susan, che tuttavia mi fa un po’ pena. Ricordo il meraviglioso abito azzurro di Gucci che la donna mi ha regalato e mi chiedo se avrò mai l’occasione di indossarlo. In un lampo mi vedo sul tappeto rosso su tacchi vertiginosi al fianco del signor Downey. Un sogno ad occhi aperti dal quale non vorrei svegliarmi mai. Tornando alla realtà, infilo nel carrello un’abat-jour rosa confetto con frange rosse, da appoggiare poi sul comodino in legno che ho acquistato ieri, e mi dirigo alla cassa. Quando allungo la carta di credito alla commessa svogliata, che sta masticando un chewingum, spero che i miei genitori da New York non controllino il mio conto, altrimenti si accorgeranno presto che si sta svuotando un po’ troppo in fretta. Non li ho ancora informati del mio trasferimento perché voglio aspettare che l’appartamento sia presentabile per invitare loro e Robert a cena. Potrà sembrare una pazzia, ma vorrei che lo conoscessero perché, nonostante siamo solo amici e non nutro speranze di un cambiamento, lui è il principe azzurro, l’uomo dei miei sogni. Conosco a menadito la sua biografia perché sono una fan accanita, quindi so anche dei problemi con la legge e con la droga attraverso i quali è dovuto passare per sistemarsi, mettere su famiglia e stabilizzare la carriera cinematografica. Perciò non sarò io a rompere questo incanto. Conservo ancora la busta di plastica dove da ragazza infilavo tutti gli articoli di giornale e i poster che avevano a che fare con il mio mito. È il mio prezioso “file su Robert Downey Jr” e adesso al suo interno si trova anche un articolo su NOI DUE. Ancora non riesco a crederci! L’ho scovato sabato pomeriggio su Vogue e, nonostante Robert mi avesse avvertita, sono rimasta comunque sconvolta nel vedere la mia faccia su una rivista tanto popolare. La fotografia è stata scattata quando Robert mi ha messo un braccio attorno alle spalle e questo, sommato all’espressione sognante (e un po’ idiota) che avevo in quel momento, può risultare davvero una prova incriminante del tradimento di Robert per chiunque voglia vedere ciò che più lo intriga. Una notizia come questa non si trova tutti i giorni e i giornalisti ci hanno ovviamente giocato con astuzia e cattiveria. Non posso negare di andare fiera di essere ritenuta all’altezza di essere la sua amante. Mi vergogno per questo pensiero e spero che lui non riesca a capire cosa mi frulla nella testa: sarebbe imbarazzante. Sento vibrare il Blackberry nella tasca dei jeans, quindi lo estraggo e premo il tasto verde per rispondere a Indio: -ciao!- dico con un po’ troppa enfasi, facendo sussultare la signora davanti a me nel parcheggio. -ciao Emily carissima!- ribatte lui con un tono talmente gioioso da mettermi immediatamente allegria -ho un’ottima notizia: ho preso la sufficienza nel compito di algebra! E tutto grazie a te. Dobbiamo festeggiare. Ti andrebbe questa sera di cenare con noi in un ristorante giapponese che fa un sushi incredibile?-. -certo: adoro la cucina orientale! Ci vediamo lo stesso oggi pomeriggio? Ti ricordo che è lunedì- rispondo. -ehm, mi dispiace ma oggi io ho altri programmi… Con la mia ragazza, sai…- poi continua ridendo -dovrai accontentarti di papà, che è libero e freme dalla voglia di vederti!-. -non dovresti prenderlo in giro in questo modo, Indio- rido a mia volta -comunque va bene, okay. Digli che sarò lì alle quattro come al solito- riattacco con il sorriso stampato in faccia. Spingo il carrello fino alla mia auto, apro il baule e appoggio con delicatezza gli acquisti prima di partire alla volta di “casa”. Nel pomeriggio Robert mi fa fare un giro turistico di tutta la sua villa, in modo che io possa dare un’occhiata anche alle stanze che non avevo mai visto. Oltre all’ingresso monumentale, al salotto dove studio con Indio, alla cucina attrezzata di ogni aggeggio possibile immaginabile, alla camera ben arredata del ragazzo e al giardino con piscina, ci sono anche quattro bagni (ognuno con piastrelle di colori diversi: uno azzurro, uno rosa, uno verde e uno grigio scuro) con vasche idromassaggio e due camere per gli ospiti. Inoltre hanno uno studio, una stanza adibita a palestra con vari attrezzi ginnici (e qui quasi mi soffoco sotto un bilanciere troppo pesante per me) e un altro salotto con la stufa a legna molto rustica e utile in inverno. Ad un certo punto Robert mi spinge scherzosamente dentro uno sgabuzzino fornito di mensole colme di ogni ben di dio. Non ci sono finestre e quando mi chiude dentro cala il buio totale. Lui ride e non sembra avere intenzione di farmi uscire. -apri o rompo una bottiglia- affermo perentoriamente dopo essermi accorta, tastando con le mani, di una serie lunghissima di bottiglie di vino probabilmente pregiato. -non ne avresti il coraggio- mi provoca. Allora io ne afferro una per il collo e la sbatto a terra mandandola in frantumi. Per fortuna non mi taglio con le schegge. Robert si affretta ad aprire la porta per fare la conta dei danni e, controllando ciò che rimane della bottiglia, si lamenta: -proprio il Chianti toscano dovevi sprecare?-. Comincia ad assalirmi il senso di colpa: chissà quant’è costato! -stai tranquilla- mi rassicura -non importa. Ma io leccherei il pavimento se fossi in te- ride fingendo di strisciare la lingua sopra alla pozza scura che si è formata. Ce ne andiamo lasciando alla donna delle pulizie l’onore di ripulire il tutto. La stanza che più mi impressiona, però, è quella di Robert e Susan. Non solo per la sua bellezza, ma anche perché entrare nel loro nido d’amore mi fa una strana impressione, mi intimorisce. Per il resto del pomeriggio gli racconto del mio nuovo monolocale, soffermandomi sui dettagli insignificanti per annoiarlo e far passare il tempo. -stasera metterai il vestito che ti ha comprato Susan- non è una domanda, ma un’affermazione che ad un certo punto esce dalle sue labbra schiuse in un sorriso celestiale. -okay- mi limito a rispondere. Poi torno all’appartamento a indossarlo insieme ad un paio di decolleté nere col tacco alto. Mi sento ridicolmente elegante. Troppo, per i miei gusti. Ma non discuto la decisione di Robert. Alle otto lo ritrovo davanti al lussuoso ristorante giapponese. Temo già il conto. Ci sono anche Indio, in giacca e cravatta, e Anne, la sua fidanzata muta stretta in un grazioso abito di seta rosso. È davvero bella come me l’ha descritta qualche giorno fa: magra, alta, con capelli biondo cenere, occhi azzurri e lineamenti finissismi. Trascorriamo una serata meravigliosa. Il sushi è favoloso e addirittura gratis perché Indio offre per tutti. Ottimo, direi. Siamo tutti felici e contenti e non rimpiango l’assenza di Susan. Chissà perché non è venuta, però…