Capitolo 1
-Sicura che preferisci restare
sola?- Kaori guardò quella che forse un giorno sarebbe potuta diventare sua
cognata con preoccupazione –Per me non ci sono problemi se vuoi passare la notte
a casa mia...-
Saeko le sorrise leggermente. Era
tipico di Kaori preoccuparsi sempre più degli altri che di se stessa. Si vedeva
che anche lei era distrutta, fisicamente e psicologicamente, eppure aveva ancora
la forza di interessarsi a lei. Era davvero una ragazza
speciale...
-No. Davvero, Kaori, preferisco
restare sola-
L’altra appariva ancora incerta,
perciò Mick, al suo fianco, decise di intervenire:
-Andiamo, Kaori, Saeko sa cavarsela
benissimo da sola. E se preferisce restare da sola è meglio lasciarla in pace-
Saeko lo guardò con gratitudine e
Mick le sorrise.
-Va bene- cedette Kaori –Però
chiamami domani, d’accordo?-
-Promesso-
Saeko salutò i due e si chiuse la
porta alle spalle con un sospiro di sollievo. Aveva bisogno di restare sola, di
crogiolarsi nel suo dolore senza nessuno intorno. Era troppo orgogliosa per
piangere davanti a qualcun’altro. Era una detective della polizia di Tokyo, per
Dio, doveva mostrarsi forte di fronte a qualsiasi situazione. Eppure, in quel
momento il suo unico desiderio era quello di piangere. Aveva appena sepolto
l’unico uomo di cui si fosse mai innamorata, maledizione! Aveva il diritto ad un
po’ di lacrime e di commiserazione! Kaori aveva ancora Mick al suo fianco,
mentre lei...non aveva più nessuno.
Togliendosi le scarpe con un
calcio, si diresse nella sua stanza e si buttò sul letto senza neanche
svestirsi. Non aveva la forza di fare niente, sentiva un peso insostenibile sul
cuore...Finalmente, al sicuro nella sua camera da letto, al buio, mentre fuori
il temporale infuriava, lasciò che le lacrime le scorressero lungo le guance e
che i singhiozzi le scuotessero il corpo...
Kaori, seduta sul sedile del
passeggero, guardava la pioggia cadere all’esterno, le gocce che rigavano il
finestrino dell’auto. Si sentiva svuotata di ogni energia. Aveva solo voglia di
tornarsene a casa, seppellirsi sotto le coperte e non uscire più. Quella era
stata la giornata più orribile della sua vita. Aveva dovuto seppellire il suo
unico fratello, l’unico membro della sua famiglia che le fosse rimasto. Si
sentiva come se le avessero strappato il cuore dal petto. Ricominciò a piangere.
Da tre giorni a quella parte, ossia dal giorno della morte di Hideyuki, non
faceva altro. Si stupiva del fatto che le rimanessero ancora lacrime da versare.
Mick, al suo fianco, staccò una
mano dal volante per posarla sopra le sue. Kaori gliela strinse, grata del suo
conforto. Di sicuro, se non avesse avuto Mick, sarebbe crollata da un pezzo.
All’improvviso le si formò nella mente l’immagine di Ryo. Quel giorno lo aveva
rivisto dopo otto lunghi anni...Quando lo aveva visto in cima a quella collina
il suo cuore aveva fatto una capriola nel petto. Eppure avrebbe dovuto
aspettarsi di vederlo al funerale, in fondo era stata lei a chiedere a Saeko di
avvertirlo della morte di Hideyuki. Lui e suo fratello erano stati da sempre
migliori amici e loro tre erano praticamente cresciuti insieme. Da piccola,
Kaori lo aveva considerato come un secondo fratello, ma poi, crescendo, quel
sentimento si era gradualmente trasformato, diventando amore. Aveva trascorso
l’adolescenza sognando i suoi occhi color della notte, i suoi capelli neri, il
suo corpo grande e forte, reso muscoloso dalla palestra e dallo studio delle
arti marziali. Lui era l’unico che la trattasse con gentilezza, che stesse ad
ascoltare quello che aveva da dire, mentre tutti gli altri la prendevano in giro
perchè a 16 anni era alta già 1.75. Certo, neanche lui si risparmiava in
battutine, non per niente era stato lui a soprannominarla “Sugar Boy” sostenendo
che il suo corto taglio di capelli la faceva sembrare un ragazzo...Tuttavia, Ryo
lo faceva con amicizia, con dolcezza, stando attento a non ferirla mai. E poi,
finalmente, quando lei aveva 17 anni e lui 23, Ryo l’aveva baciata. Quel giorno
era iniziato il periodo più bello della sua vita. Erano stati insieme più di un
anno...
L’arresto dell’auto di fronte al
palazzo in cui si trovava il suo appartamento la riscosse dai suoi ricordi. Mick
si volse verso di lei:
-Non mi va di lasciarti da sola
stanotte, resto con te, va bene?-
-Grazie, Mick-
Lo guardò aprire l’ombrello,
scendere dall’auto e fare il giro per aprirle la portiera. Mick era davvero un
tesoro...Nato a Los Angeles, si era trasferito a Tokyo con la sua famiglia
mentre lei frequentava ancora il liceo. I suoi genitori e quelli di Ryo si
conoscevano, perciò ben presto era entrato a far parte del gruppo. Fin da
subito, l’americano aveva dimostrato un certo interesse per Kaori, ma questa non
aveva occhi che per Ryo e, quando infine si erano messi insieme, si era fatto
prontamente da parte. Dopo che Ryo se n’era andato, Mick le era rimasto vicino,
dandole la sua amicizia e il suo conforto incondizionato. Kaori aveva cominciato
ad apprezzare sempre di più quell’americano un po’ donnaiolo, ma così gentile e
premuroso nei suoi confronti, finché, due anni prima, quando lui l’aveva baciata
non si era tirata indietro...Eppure, non poteva fare a meno di paragonare la sua
storia con Ryo a quella attuale. Con Mick non provava le stesse sensazioni
sperimentate con lui. Non si sentiva percorrere da una scarica elettrica non
appena lui la toccava, il mondo non scompariva quando lui la baciava...Tuttavia,
doveva ammettere che la loro relazione, sul piano fisico, era più che
soddisfacente. Le piaceva essere baciata da Mick, le piaceva il calore che le
davano le sue carezze, le piaceva fare l’amore con lui...Ma non era così
meraviglioso ed impetuoso come con Ryo. Scosse la testa cercando di scacciare
quei pensieri. Doveva smetterla con quei paragoni. Era ovvio che ogni storia
fosse diversa dalla precedente. E lei amava Mick, solo questo importava.
Ryo buttò giù l’ultimo sorso del
suo whisky e ne ordinò un altro. Si trovava in uno dei locali di Kabuki-cho che
era solito frequentare con Maki. Aveva fatto un giro per il quartiere di
Shinjuku per vedere quanti dei suoi vecchi informatori erano ancora in giro ed
era stato soddisfatto nel constatare che la maggior parte erano ancora “attivi”.
Lo era stato un po’ meno quando aveva sentito quello che avevano da raccontare
sulla morte del detective Hideyuki Makimura. Eppure, ancora non riusciva a
capire il motivo. Forse avrebbe potuto trovare qualcosa nel suo
appartamento...Avrebbe dovuto chiedere a Kaori se poteva darci
un’occhiata...Ripensare a lei gli diede un tuffo al cuore. Rivederla lo aveva
fatto tornate indietro di otto anni, a quando lei era stata sua...Scosse la
testa, scacciando quelle immagini. Lei ormai non gli apparteneva più, stava
insieme a Mick ora. Strinse con più forza il bicchiere a quel pensiero. La
rivoleva, maledizione. Lasciarla era stato lo sbaglio più grande che avesse mai
fatto nella sua vita. Tuttavia, Mick era un suo amico e, di sicuro, non
gliel’avrebbe lasciata tanto facilmente...Inoltre, se Kaori era davvero
innamorata di lui...Oh, maledizione! Ma a che diavolo stava pensando?! Era
tornato a Tokyo per partecipare al funerale del suo migliore amico, non per
riconquistare sua sorella! Doveva concentrarsi su quanto gli aveva chiesto
Saeko, ossia trovare chi aveva ucciso Maki. Ed era quello che aveva intenzione
di fare.
Kaori si rigirò nel letto per
l’ennesima volta. Gettò uno sguardo alla sveglia sul comodino. Segnava le 2.36.
Con un sospiro, si alzò dal letto e si diresse in cucina, attenta a non
svegliare Mick che dormiva al suo fianco. Cercando di non fare rumore, si
preparò un po’ di latte caldo, sperando che l’avrebbe aiutata ad addormentarsi.
Con la tazza tra le mani, andò alla finestra e osservò la pioggia che ancora
cadeva scrosciante.
-Non riesci a dormire?- la voce di
Mick la fece sobbalzare
-Scusami, ti ho svegliato?- gli
chiese Kaori
-Non importa. Ma tu stai
bene?-
-Più o meno. É solo che...- sospirò
–Hideyuki mi manca così tanto...-
Mick la raggiunse e le circondò la
vita con le braccia.
-Lo so, tesoro. Lo so-
Kaori piegò la testa indietro e
l’appoggiò alla sua spalla. Si sentiva bene tra le sue braccia, il suo calore le
era di conforto. Occhi azzurri, capelli biondi, fisico muscoloso, Mick era
l’uomo che molte donne sognavano. E aveva scelto lei. Allora perchè non riusciva
a immaginare un futuro con lui? Scacciando per l’ennesima volta quei pensieri,
si staccò da lui per posare la tazza nel lavandino della cucina. Poi, tornò da
lui e lo prese per mano.
-Torniamo a letto. Mi sento meglio
ora- gli disse
Stretta tra le braccia di Mick,
riuscì finalmente a prendere sonno. Tuttavia, i suoi sogni furono popolati da
figure dagli occhi color della notte...