Prologo
Il cielo plumbeo di quella giornata
invernale appariva come la cornice ideale per la scena che si stava svolgendo a
poca distanza da lui. Un vento gelido sferzava gli alberi e si infilava tra le
file di lapidi del cimitero, facendo stringere nei loro pesanti cappotti le
persone presenti alla cerimonia funebre.
Solo una persona sembrava del tutto
indifferente, non solo al freddo, ma a tutto ciò che la circondava. Le mani
giunte in grembo, gli occhi fissi sulla bara, lasciava che le lacrime le
scorressero liberamente sulle guance, senza fare alcun tentativo di fermarle,
non vergognandosi di quella manifestazione di dolore. Non era cambiata molto
dall’ultima volta che l’aveva vista, otto anni prima. Era cresciuta, certo.
Dalla timida diciottenne che aveva conosciuto era diventata una donna. Tuttavia,
emanava ancora da lei un’aura di purezza e innocenza. I corti capelli color
mogano avevano un taglio leggermente diverso, ma gli occhi erano esattamente
come ricordava: due laghi nocciola che ti arrivavano dritti al cuore.
Spostò lo sguardo alle persone
intorno a lei. Un braccio posato sulle sue spalle in segno di conforto, alla sua
sinistra si trovava un uomo biondo, alto circa un metro e ottanta. A parte
qualche ruga in più sul viso, neanche lui era cambiato molto.
Il suo sguardo cambiò nuovamente
soggetto, posandosi questa volta su una donna dai capelli scuri, lunghi fino
alle spalle. Il portamento dritto e fiero, gli occhi fissi davanti a se...Ma
che, tuttavia, rivelavano un profondo dolore. Anche se non l’aveva mai vista
prima e anche se ci aveva parlato solo qualche volta al telefono, indovinò
subito la sua identità.
La cerimonia funebre durò ancora
qualche minuto, poi tutti si radunarono per fare le condoglianze. Dopo un po’,
la donna dai capelli scuri si staccò dal gruppo e si diresse verso di lui, che
osservava la scena dalla cima di una piccola collina, a fianco di un grande
ciliegio, in quella stagione completamente spoglio. La attese, accendendosi una sigaretta e
tirando una prima boccata.
-Allora sei venuto...Ne sono
felice- gli disse lei quando lo ebbe raggiunto
-Come hai fatto a capire chi sono?
Non ci siamo mai visti...- replicò lui senza tuttavia mostrare sorpresa
-Lui mi ha parlato così tanto di te
che mi sembra quasi di conoscerti...- i suoi occhi si velarono pronunciando
queste parole –E poi ho visto alcune foto-
-Capisco- fece una pausa per tirare
un’altra boccata dalla sigaretta –Senti, non so cosa si dica in questi
casi...Comunque, mi dispiace...-
-Non voglio le tue condoglianze- lo
interruppe la donna –Voglio che tu scopra chi è stato-
-Credevo fosse stato un incidente
d’auto...-
-Non è così, te l’ho già detto al
telefono. Dicono che andava troppo veloce e che per questo è uscito di
strada...Ma io lo conosco...lo conoscevo, era la persona più prudente e attenta
che avessi mai visto. Nemmeno durante un inseguimento era mai andato fuori
strada. C’è qualcosa che non quadra in tutta questa
storia-
-E sua sorella è al corrente dei
tuoi dubbi?-
-No. Le ho detto semplicemente che
si è trattato di un incidente, probabilmente a causa della stanchezza. E questo
è quello che deve credere, non voglio darle altre preoccupazioni, è già troppo
provata-
-Capisco...Quello che non capisco
invece è il motivo per cui non te ne occupi tu...-
-Il mio capo non me lo
permetterebbe mai...Inoltre, tutti i miei informatori non hanno saputo dirmi
niente- la donna lo fissò negli occhi, decisa a non mollare per niente al mondo
-Allora, lo farai?-
-D’accordo- rispose lui tirando
l’ultima boccata della sigaretta –Ma cosa ti fa pensare che io avrò più
fortuna?-
Lei sorrise leggermente e alzò un
sopracciglio.
-Come ti ho già detto, lui mi ha
parlato molto di te...-
Anche lui
sorrise.
-Era un gran chiacchierone-
Spostò lo sguardo verso il luogo
dove fino a poco prima si trovava una piccola folla. Ora erano rimasti solo la
ragazza dai capelli rossi e l’uomo biondo al suo fianco, che ora le teneva la
mano. Lei fissava ancora il cumulo di terra appena mossa, ma ad un certo punto,
come se lo avesse sentito, alzò lo sguardo ad incontrare il suo. Dio, quanto
tempo era passato dall’ultima volta che quei due occhi nocciola si erano posati
su di lui? Gli sembrava un’eternità...
La donna al suo fianco seguì la
direzione del suo sguardo.
-Devo andare, ora. Mi stanno
aspettando- si avviò giù per la collina –Mi terrò in contatto con te-
aggiunse senza voltarsi
Non rispose. I suoi occhi erano
ancora fissi su quelli di lei e lo rimasero finché lei non gli volto le spalle e
si diresse verso l’auto, l’uomo biondo sempre al suo fianco.
Solo quando tutti e tre se ne
furono andati, scese dalla collina e si diresse verso il cumulo di terra sotto
cui riposava il suo migliore amico, coperto di corone di fiori. Restò per
qualche istante a fissarlo, perso in ricordi lontani di un’amicizia ormai persa
per sempre. Risate, litigate, amori, amicizie...Una vita condivisa, strade
parallele che ad un certo punto si erano divise...Per mai più riunirsi. Eppure,
non si erano mai divisi davvero. Entrambi sapevano che l’altro ci sarebbe sempre
stato in caso di bisogno, che, anche se li dividevano migliaia di chilometri,
sarebbe bastata una chiamata, un cenno, e l’altro sarebbe giunto di corsa. Erano
più di semplici amici...Erano come fratelli.
-Scoprirò chi ti ha fatto
questo...- disse poi tenendo lo sguardo fisso a quel cumulo di terra –Te lo
giuro, amico-
Rimase ancora qualche istante, poi
si voltò e se ne andò, il lungo soprabito svolazzante contro la gelida brezza
invernale. In quel momento, il cielo si aprì e una violenta pioggia iniziò a
cadere...