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Autore: willbeyoungforever    10/07/2012    11 recensioni
[Nanny Klaine] Blaine Anderson è appena stato ammesso alla Julliard di New York per un corso di specializzazione musicale, ma ben presto si rende conto che senza lavoro non è in grado di pagarsi l'affitto.
Finn e Rachel sono sposati, vivono a NY e hanno una bambina di 6 anni, Barbra Rose Hudson, tanto bella quanto pestifera.
E in tutto questo come si inserisce Kurt? Bhè, lui è l'affascinante Zio di Barbra, vi basti sapere questo...
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel, Puck/Quinn
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehy ciao amici!!!!
Siete già in 40 a seguire questa storia, e vista tutta la fiducia che avete riposto in questa FF dopo solo un capitolo, ho deciso di postare già il secondo, così si entra un po' più nel vivo della storia!



Capitolo 2: Yellow
 
Era il primo di aprile, e Kurt Hummel era seduto nel suo ufficio al decimo piano di un grattacielo, nei pressi di Central Park. Barbra lo aveva appena chiamato dicendo semplicemente: “Zio, Zio…è arrivato!”
Kurt aveva naturalmente chiesto “Chi?” e la piccola aveva risposto ridendo “Ma il pesce d’aprile, no?” e poi aveva riattaccato soddisfatta.
Kurt aveva scosso la testa e si era lasciato contagiare dalla risata cristallina della sua nipotina, poi si era perso a guardare fuori dalla sua finestra gigante.
La vista dal suo ufficio era mozzafiato, riusciva a vedere perfettamente tutti i passanti dato che non era troppo in alto, ma nel contempo poteva godere del fatto che nessuno si accorgesse di lui. Quando non aveva molto da fare, per esempio se stava aspettando una telefonata o una mail si divertiva a fantasticare sulla vita dei turisti giapponesi, sulle famigliole, o sulle coppiette che passavano le loro giornate a poltrire sul prato del polmone verde di New York.
Erano ormai una decina di giorni che l’attenzione di Kurt era stata catturata dalla presenza di un ragazzo non troppo alto, moro e riccioluto, che si fermava tutti i mezzogiorno a prendere il caffè allo Sturbucks all’angolo, rientrando perfettamente nel campo visivo di Kurt.
Il ragazzo prima di tutto era stato attirato dalla chitarra che quello sconosciuto si portava sempre sulle spalle, e poi aveva anche notato il suo discreto gusto nel vestire (Kurt era sempre stato un amante della moda, e quel ragazzo era un vero e proprio piacere per gli occhi).
Velocemente il ragazzo realizzò che quel ragazzo probabilmente era uno studente della Julliard, l’accademia d’arte che si trovava a pochi isolati dal suo ufficio.
Non sapeva perché ma da dieci giorni a quella parte ogni mezzogiorno Kurt alzava lo sguardo e osservava fuori dalla finestra, per vedere se il ragazzo solitario (si perché era sempre solo) fosse già seduto al suo solito tavolino.
Kurt notò che quel giorno il ragazzo non era particolarmente di buon umore. Parlava al telefono, e in mano, oltre alla chitarra, aveva anche un giornale. Kurt lo osservò mentre riattaccava il telefono con foga e si accasciava sulla sedia, tenendosi le mani tra i capelli.
 

*

 
 
“Sono passati solo 10 giorni da quando sono qui, è logico che non ho ancora trovato un lavoro!” sbottò Blaine al telefono, mentre si dirigeva allo Sturbucks per un caffè gigante.
Aveva appena finito lezione, e come suo solito prima di tornare a casa, passava a prendere qualcosa da bere.
“Blaine non prendertela con me, sei tu che hai chiamato, disturbandomi dato che io sono ancora a lezione, piagnucolando perché non pensi di riuscire ad arrivare a fine mese…io ti ho solo consigliato la cosa più ovvia da fare…lasciare tutto e tornare a casa!” disse la voce secca di Adrian dall’altro capo del telefono.
“Ad, ti prego, le lezioni qui sono davvero interessanti, non posso tornare a Westerville, non dopo aver assaporato la libertà di New York!” rispose Blaine scaldandosi
“Allora muori di fame, ma non chiamarmi in lacrime!”
“Sto cercando un lavoro…ho inviato le mie demo ad alcune case musica-“
“Blaine, fammi il favore, se vuoi stare a New York, stacci pure, ma almeno cercati un lavoro vero, anche da McDonald, ma piantala con sta storia del musicista, non andrai da nessuna parte! Guarda se proprio vuoi suonare fallo in mezzo alla strada o sulla metropolitana e poi passa con un cappellino, magari così guadagni qualcosa!” rispose secco Adrian che si stava seriamente spazientendo.
“Questo è da veri stronzi!” disse Blaine in risposta all’offesa ricevuta.
“No B, è la verità, e ora se ti dispiace ho da fare…”.
Blaine sentendo il chiaro suono della conversazione interrottà, spense anche lui il telefono con rabbia, e poi si accasciò sulla sua solita sedia.
Da quando era a New York aveva sentito Adrian solo due volte (escludendo la seduta bollente via skype) ed entrambe le volte avevano finito per litigare al telefono.
New York era fantastica, il corso mattutino veramente interessante, gli altri ragazzi forse un po’ snob ma comunque simpatici. L’unico problema era la vita. Blaine quando aveva deciso di andare a vivere da solo non aveva fatto i conti con le bollette, le spese, l’affitto… dopo soli dieci giorni si era ritrovato con le finanze dimezzate, e aveva capito che doveva trovarsi un lavoro il prima possibile.
Mancavano solo 3 giorni alle vacanze pasquali, e il ragazzo si era imposto di trovare un lavoro prima di quella data.
Per questo motivo quel giorno aveva deciso di seguire il consiglio di Adrian, e di provare a non precludersi nessuna strada. Così, con il giornale alla mano si mise d’impegno e iniziò a sfogliare la pagina degli annunci.
Ne cerchiò alcuni interessanti e poi si dedicò a fare le chiamate per diverse ore. Purtroppo però quasi tutti richiedevano qualche tipo di esperienza, e anche i più ben disposti alla fine gli chiudevano il telefono in faccia.
Blaine sbuffò accasciandosi sul tavolino tenendosi la testa tra le mani.
Era fottuto.
Come avrebbe potuto trovare un lavoro in tre giorni?
Il ragazzo prima di andarsene notò un annuncio in alto a destra della pagina. Si richiedeva una ragazza giovane per fare la Baby Sitter a una bambina di sei anni. Si trattava di stare con la piccola durante le vacanze, e nei giorni feriali invece l’impegno richiedeva solo qualche ora pomeridiana dopo scuola.
Era richiesta una donna, ma per quale strano pregiudizio un uomo non poteva occuparsi di una bambina?
Sarebbe stato facile, a lui erano sempre piaciuti i bambini, senza contare che era disperato.
Per questo senza troppo indugio compose il numero di cellulare di questa signora Berry e attese in linea.
 
 

*

 
“Finn, mancano tre giorni alle vacanze pasquali, Barbra rimarrà a casa per ben 10 giorni, io lavoro, tu pure, Kurt anche….non possiamo mica chiedere a Quinn e Puck di tenercela per tutto il tempo! Quella è capace di distruggergli la casa!” disse Rachel al telefono con il marito.
“Rach, lo so…ma tu hai detto di no a tutte le tate che hanno risposto all’annuncio!” disse Finn dall’altro lato della cornetta
”Per favore Finn! Ma le avevi viste? Una si è presentata al colloquio con la pancia di fuori e un taglio di capelli improponibile…le altre erano…vecchie! Per Barbra ci vuole qualcuno di giovane e scattante! Tua figlia è un uragano, se inizia a correre per strada mi spieghi come può una vecchia starle dietro? Non se ne parla, ci vuole una ragazza atletica e sveglia!”
“Abbiamo ancora tre giorni di tempo…”. Finn cercava sempre di vedere il lato positivo della faccenda.
“Aspetta, ho qualcuno che sta cercando di entrare nella chiamata…ci sentiamo stasera, bacio!” disse Rachel spegnendo la conversazione con il marito e accettando la chiamata in entrata da un numero sconosciuto.
“Pronto?” disse la ragazza
“Signora Berry?” disse una voce maschile.
“Si sono io, chi parla?”
“Sono Blaine Anderson, un ragazzo di 24 anni, chiamo per l’annuncio come Baby Sitter…” disse Blaine tutto d’un fiato.
“Un ragazzo? Davvero?” chiese Rachel stupita.
“Lo so che le può sembrare strano signora…”
“Ti prego dammi del tu, e chiamami Rachel, ho solo 25 anni…”
“Uh, d’accordo, quindi Rachel, volevo dirti che può sembrare strano che io abbia chiamato, e ti assicuro che non ho problemi d’identità, sono consapevole che state cercando una ragazza, ma perché non dare una possibilità anche a un uomo? Piaccio molto ai bambini, sono giovane, pimpante e non sono un maniaco, anzi sono gay!” continuò a parlare Blaine, quello si era trasformato nel colloquio di lavoro più assurdo della sua vita.
“Hai detto che ti chiami Blaine?” chiese Rachel
“Esatto.”
“E cosa ci fai a New York, Blaine? Perché hai bisogno di un lavoro?”
“Frequento la Julliard, un corso mattutino di sei mesi…mi sono trasferito dieci giorni fa e…ecco, semplicemente non penso di riuscire ad arrivare a fine mese se non trovo in fretta un lavoro…”
“Tu sei consapevole che occuparsi di una bambina è un bell’impegno, vero? Per di più qui stiamo parlando di un diavolo…”
“S-si…” rispose Blaine titubante
“Sai anche che se vieni a lavorare per noi, non potrai tornare alla tua città natale nelle vacanze, visto che dovrai stare con Barbra? Io e mio marito lavoriamo praticamente tutto l’anno…non abbiamo molte vacanze…”
“Non è un problema!” rispose velocemente Blaine, aveva bisogno di quel lavoro, al resto avrebbe pensato più avanti.
“Un’ultima domanda…come sei messo fisicamente?”
“Co-come scusa?” chiese stupito il ragazzo.
“Ahahah no, stai tranquillo! E’ che come ti dicevo la mia bambina è una peste, corre e salta da tutte le parti…ho bisogno di un ragazzo atletico e particolarmente sveglio…non vorrei che mi perdessi la figlia dopo due ore!” spiegò Rachel con fare pratico.
“Ah ok! No puoi stare tranquilla…non ho molto tempo per andare in palestra, ma sono abbastanza atletico…comunque possiamo vederci per un caffè o altro, ora sono libero…”
“Mi spiace ma non ho tempo….comunque mi hai convinto…inizi tra tre giorni, ora ti mando un sms per dirti l’indirizzo e anche lo stipendio…grazie Blaine, ci hai salvato la vita!” disse Rachel, e poi la ragazza riattaccò il telefono.
 
Blaine rimase interdetto per quello che era appena successo.
Quando tutte le speranze sembravano perdute, era riuscito a trovare un lavoro.
Il ragazzo compose immediatamente un sms per Adrian, con scritto:
 “Ce l’ho fatta, ho un lavoro!”
Dopo pochi secondi quello rispose:
“Un lavoro vero?”
“Si”
“Allora stasera si festeggia! Skype alle 22?”
Blaine sorrise malizioso leggendo quell’ultimo sms.
Forse le cose stavano per iniziare a girare nel verso giusto.
 

*

 
In casa Hudson c’era fermento quella mattina, come al solito d’altra parte.
Finn era in trasferta di lavoro dal giorno precedente, e Rachel stava preparando la colazione.
Dato che era il primo giorno di vacanze, la ragazza non doveva lottare con la figlia per obbligare a vestirsi, e questo era già una cosa positiva.
Il problema era che la bambina si era svegliata alle 5.30 di mattina iniziando a ripetere “Quando arriva il Baby Sitter? Quando arriva, mamma? Quando? Adesso?”
Rachel aveva cercato di sviare l’attenzione della piccola, spiegandole che mancavano ancora tre ore, e quindi era meglio dormire, ma lei continuava a insistere “Ok, sono passate tre ore? E adesso? E adesso? Dai adesso secondo me ne sono passate addirittura cinque!”
Rachel era stata costretta ad alzarsi, dato che quella pazza non aveva certo intenzione di smettere di torturarla, e aveva così deciso di occupare il tempo cucinando.
Nel frattempo la bambina aveva iniziato a giocare con le bambole, per circa 10 minuti, ma era riuscita a spogliarle tutte in così poco tempo, poi dato che si era annoiata e non aveva intenzione di rivestirle le aveva abbandonate per tutto il corridoio. In seguito si era impegnata a fare uno spettacolino sul divano, che comprendeva canti, balli e una performance di danza classica. Per questo aveva indossato il suo tutù fuxia e aveva messo la musica a tutto volume.
In seguito per qualche strano motivo aveva deciso che era l’ora di diventare un coniglio ballerino, per questo aveva preso un paio di calze collant (sempre fuxia, il suo colore preferito) se le era messe in testa, e aveva iniziato a saltellare per la casa, sempre domandando “Tra poco arriva mamma il Baby Sitter, vero?”
Rachel aveva ormai sviluppato una sorta di dote sopraffina che le permetteva di non sentire tutto il chiasso che faceva sua figlia.
“Dai Barbie, vieni a sederti qui…ti ho fatto i puncakes!”
“Siiiiiii!” rispose la bambina e sempre indossando il suo tutù rosa si precipitò verso il tavolo, inciampando però nelle calze che aveva in testa e catapultandosi per terra.
La piccola iniziò a piangere, e Rachel corse in suo aiuto per verificare se si fosse fatta male.
Dopo qualche coccola e parolina dolce la situazione migliorò, e le due tornarono a tavola.
Barbra sembrava essersi come calmata, e iniziò a mangiucchiare le sue cialde, cospargendole di marmellata.
“Mamma” chiese Barbra con la bocca piena.
“Barbie, cosa ti ho insegnato? Una signorina non parla con la bocca piena…”
La piccola masticò quel boccone gigante e poi chiese “Come hai detto che si chiama il Baby Sitter?”
“Blaine” rispose la madre
“E somiglia a Robert Pattinson o a Taylor Lautner?” domandò la bambina con fare innocente.
Rachel quasi non soffocò con la cialda che stava mangiando sentendo quella domanda.
“Ma che domanda è? E comunque non l’ho mai visto!”
“Ma è gravissimo!” disse la bambina agitandosi sulla sedia “Deve per forza assomigliare a Rob o a Taylor, perché se no non va bene! Io non voglio un Baby Sitter brutto!” spiegò la bambina sempre più agitata.
“Ma possono anche esistere bei ragazzi che non assomigliano a uno di quei due, no?” disse Rachel cercando di ricomporsi. Ogni tanto si domandava seriamente da dove venisse quella bambina. Forse l’avevano scambiata nella culla “Per esempio, guarda papà…” aggiunse poi la donna con fare sognante.
“Si vede che non capisci proprio niente di uomini…” rispose la bambina scendendo dalla sedia con fare di superiorità, e riprendendo a volteggiare con il suo tutù e le sue orecchie fuxia.
In quel momento suonò il campanello, e Rachel non fece nemmeno in tempo ad alzarsi che la sua bambina si era già precipitata alla porta.
La piccola si sollevò in punta di piedi per aprire i catenacci, e quando finalmente ci riuscì spalancò la porta.
“Ehm…ciao…tu devi essere Barbra?” disse Blaine sventolando una mano, particolarmente sconvolto. Non si aspettava certo di trovarsi di fronte una bambina scalza, con un tutù rosa e delle calze collant in testa ad accoglierlo alla porta.
 “Sei bellissimo” furono le parole che la piccola disse a Blaine in risposta a quel saluto, con gli occhioni castani che le brillavano.

Free talk

Che dire, grazie intanto a tutti voi che avete aggiunto la storia tra le seguite/preferite/ricordate e soprattutto grazie a tutti quelli che hanno commentato! Siete stati gentilissimi!
Adrian è nato per essere odiato, quindi non preoccupatevi se avete istinti omicidi nei suoi confronti, è normale (tra l'altro ringrazio Love Mojito per aver partorito il nome da stronzo insieme a me! Grazie cara!).
Barbra invece è una pazza, ma diciamo che shipperà Klaine più di tutte noi messe insieme, e farà di tutto per far mettere insieme Kurt e Blaine, quindi amatela!
Spero di riuscire a pubblicare due volte a settimana...devo solo portarmi avanti con i capitoli!
A presto
Baci e grazie ancora a tutti siete sempre carinissimi!
Se vi va lasciatemi un parere su questo capitolo, così facciamo due chiacchiere!
Otty

   
 
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