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Autore: Rosie Bongiovi    10/07/2012    3 recensioni
“Cosa vuoi da me?” chiese la ragazza, con voce rabbiosa.
“Volevo vedere.. Se la mia creatura era diventata una cacciatrice degna di questo nome.. E mi fa piacere che sia così”. Quelle parole lasciarono disorientata la ragazza, che si sedette di fianco a lui, guardandolo in maniera confusa.
“Di che cosa stai parlando?” domandò, senza smettere di essere sulla difensiva.
“Oh è vero, che stupido. Non puoi ricordarti di me” rispose, massaggiandosi il petto e facendo un altro colpo di tosse. “Cara la mia Nightmare, sono Jonathan Phoenix, l'uomo che ti ha trasformata in quello che sei una trentina d'anni fa"
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nightmare non aveva la più pallida idea di chi fossero i suoi genitori, da dove venisse e, soprattutto, di chi fosse. Era frustrante non sapere nulla del suo passato, che qualcuno – o qualcosa –, le aveva completamente azzerato, lasciandole giusto la consapevolezza di non essere come gli altri. E, in quel momento, si trovava di fianco ad un ragazzo esageratamente bello ma, al contempo, spudoratamente malvagio. Nonostante percepisse ciò, lui era l'unico che avesse a che fare con il suo passato.. E non se lo sarebbe lasciato scappare. Forse era egoista, ma non poteva perdere un'occasione così importante per fare finalmente chiarimenti sulla sua esistenza.

Quando lui le aveva detto che doveva aiutarlo, Nightmare aveva esitato ed era partita in quarta, facendo mille domande, ma il giovane dagli occhi di ghiaccio aveva semplicemente risposto “Tu seguimi. Se qualcosa dovesse andare storto, sei autorizzata ad uccidermi”. La proposta era allettante e, se avesse voluto farlo fuori, la ragazza ne sarebbe stata perfettamente in grado. Pensò che non aveva nulla da perdere e, così, accettò, ritrovandosi prima su un aereo diretto in Giappone e poi in un'automobile nera, sportiva. Più precisamente un'Audi A8 (le auto erano la sua unica vera passione, dopo lo studio delle arti marziali).

Sei sicuro che posso ucciderti se non sono d'accordo con quello che stiamo per fare, qualsiasi cosa sia?” domandò lei, scrutando il viso e le mani di quello che, qualche ora prima, aveva chiamato nemico. Non doveva abbassare la guardia; non conoscendolo, non poteva perdersi nessuna espressione e nessun movimento, o si sarebbe trovata svantaggiata, qualunque cosa sarebbe successa.

Jonathan – perché era così che si chiamava, giusto? - accennò una risata.

Tanto ti arrabbierai con me in ogni caso” rispose, tenendo gli occhi fissi sulla strada. Ormai erano in quell'automobile da un'ora, dove accidenti la stava portando?

Nightmare lo squadrò confusa.

E perché mai?”.

Quando ti racconterò tutto quello che muori dalla voglia di sapere, ti arrabbierai perché non mi sono fatto vivo prima. In poche parole, non ho scampo” disse, guardando nello specchietto retrovisore e parcheggiando l'Audi.

: - Finalmente – pensò Nightmare. - Non mi sentivo più le gambe -.

Seguimi” mormorò Jonathan, scendendo dall'auto e chiudendo la portiera. Nightmare si guardò attorno: erano in un parcheggio coperto e c'era un fastidiosissimo odore di benzina, misto a smog. Il ragazzo stava camminando velocemente verso un ascensore. Non appena le porte di metallo si aprirono, i due entrarono e calò un silenzio imbarazzante.

Posso sapere dove stiamo andando?” chiese la ragazza, rompendo quell'inquietante mancanza di parole.

Sei dannatamente curiosa” osservò Jonathan, rivolgendole un sorrisetto divertito.

Così dicono..”. L'ascensore si fermò al piano terra e i due ragazzi si trovarono in quella che sembrava in tutto e per tutto l'hall di un albergo. Il giovane dagli occhi di ghiaccio ed i capelli biondi, si avvicinò ad un bancone di legno, pieno di fogli, dietro al quale c'era una ragazza giapponese dai lunghi capelli neri, legati in un'alta coda di cavallo.

Konnichiwa” disse loro, mostrando un sorriso forzato.

Konnichiwa” rispose Jonathan. Nightmare, che non aveva la più pallida idea di cosa si stessero dicendo in giapponese, rimase in silenzio, ad assistere a quel breve scambio di battute, concluso con la consegna di una chiave, nelle mani del biondo.

Arigato gozaimasu” disse, sorridendo.
“Dozo” concluse la ragazza, tornando a controllare fogli e a scrivere chissà cosa. Nightmare scrutò il ragazzo, che le fece segno di salire una scalinata alla loro sinistra.

E l'ascensore?”.

Sei giovane, fai le scale finché puoi permettertelo” replicò Jonathan, ridacchiando. Nightmare, tra le tante altre cose, era pigra.. Molto pigra. Sbuffò, salendo una trentina di gradini, due alla volta, come si divertiva a fare di solito. Nell'arco di dieci minuti, i due si erano ritrovati in questa stanza in pieno stile giapponese, con il tatami incassato nel pavimento ed il soffitto basso. Alla loro destra c'era un quadro, raffigurante un ramo costellato da fiori rosa. La stanza era divisa a metà, grazie all'ausilio di un separé in legno; da entrambi i lati, c'era un futon matrimoniale.

Nightmare si sedette sul fondo del letto, confusa più che mai.

Posso avere spiegazioni, ora?”.

Tieniti forte” rispose Jonathan, sedendosi di fronte a lei e togliendosi i guanti di pelle; facevano parte del suo look, tra il ribelle ed il rockettaro. “Hai vissuto con i tuoi ricordi e con tutto quello che concerneva il tuo passato, fino al 1984. La sera del concerto dei Police, io e te abbiamo iniziato a parlare, a ballare e.. Da cosa nasce cosa..” fece un gesto allusivo con la mano. Nightmare arrossì in volto e lui proseguì nel racconto..

 

Non mi importa, i miei genitori possono sopportare il fatto che io ritardi la mia partenza” mormorò Nightmare, tra un bacio e l'altro. Jonathan rise, stringendola a sé e baciandole il collo, annusando il profumo dei suoi capelli e, poi, assaporando il dolce sapore delle sue labbra. Erano nell'appartamento del ragazzo, a New York, ed il concerto dei Police, la band che nessuno dei due sopportava, ma della quale avevano ricevuto dei biglietti in regalo, si era concluso da poco.

Mi fa piacere.. Ma” il biondo si fermò, sedendosi sul materasso e tirando a sé la ragazza. “In tutto ciò, tra una 'Message in a bottle' e una 'So lonely', io non ho ancora capito come ti chiami”. La ragazza si morse il labbro inferiore, sorridendo.

Nightmare. Il mio nome di battesimo è Josette.. Ma non lo sopporto, non l'ho mai sopportato. Nonostante l'abbia scelto la mia nonna e..”. Nightmare smise di parlare e si sedette, con le mani sullo stomaco. Jonathan la squadrò, senza capire che cosa le fosse successo da un momento all'altro. Notò che, dagli occhi della giovane, avevano iniziato a sgorgare lacrime salate.

Ehi, Nightmare.. Che ti succede?” chiese, asciugandole il viso con le mani. Non sapeva come comportarsi; forse era a disagio e non avrebbe dovuto suggerirle di seguirla a casa sua..

Sono un stupida.. Ho rovinato tutto, perdonami” sussurrò, inspirando profondamente; quella serata non avrebbe dovuto concludersi in quella maniera, per niente. Eppure il ricordo di sua nonna la tormentava di giorno e di notte.

Sicura di non volerne parlare?” chiese Jonathan, puntando i suoi occhi zaffiro in quelli neri di Nightmare.

L'importante è che poi non ti suicidi per la noia..” rispose, tirando su con il naso e maledicendo la sua improvvisa scomparsa di femminilità.

Tranquilla, non succederà nulla di simile” replicò, tentando di infonderle più calma possibile.

Credo che.. Tu conosca perfettamente questo schifo di tornei Tekken o come accidenti si chiamano”. Jonathan annuì; li conosceva, li conosceva eccome. Non erano ancora così famosi – lo sarebbero diventati qualche anno dopo -, ma buona parte del pianeta era a conoscenza di questo torneo del pugno di ferro. “E sai anche quale sia il ruolo di Heihachi Mishima all'interno della Mishima Zaibatsu.. Lui è un essere spietato, senza cuore, che sarebbe in grado di uccidere a mani nude chiunque lo contraddica..”. Jonathan sapeva perfettamente di chi stesse parlando, purtroppo. Incitò Nightmare a continuare con il racconto. “Tre anni fa, Heihachi ha mandato i suoi soldati a casa mia. Non so per quale motivo.. Stavano cercando mia nonna. Lei mi ordinò di nascondermi dietro il mobile, accanto alla lavatrice, dicendomi che sarebbe tornata il prima possibile. Mi diede il divieto di uscire da lì; non dovevo muovermi per nessuna ragione al mondo. Le promisi che non le avrei disobbedito..”. Nightmare si fermò, tentando di calmarsi e smettere di singhiozzare. Aveva paura che Jonathan non stesse capendo niente delle sue parole, sembrava una radio rotta. “Potei vedere tutto, tutto. Da quando la gettarono a terra, puntandole il fucile alla tempia e minacciandola di morte se avesse fiatato, a quando le misero le manette e la trascinarono via. E poi..” deglutì, senza smettere di martoriare le sue mani. “Poi la sentii urlare il mio nome, Josette. Infine ci fu uno sparo..” riprese a piangere; odiava immensamente quelle calde gocce di acqua e sale. Riprese il controllo di sé ed assunse un tono forte, sicuro di se stessa. “Io non so come, non so quando.. Ma un giorno, un giorno non molto lontano, avrò la mia vendetta su Heihachi e tutta la Mishima Zaibatsu. Ogni singolo membro di questa corporazione dovrà morire e soffrire infinitamente”.

Io ti capisco.. Ti capisco fin troppo bene. Ma la mia storia, per ora, non importa. Nightmare..” disse, prendendole le mani, fredde e inumidite dall'ansia e dalla prepotenza con cui era stata assalita dai ricordi. “Se deciderai di venire con me, potrai vendicare tua nonna e, te lo assicuro, uccideremo insieme quello schifo di uomo chiamato Heihachi. Devi solo volerlo”.

Lo voleva, lo voleva eccome. Per tutto quel tempo, era stata semplicemente in grado di autocommiserarsi, mentre i genitori le dicevano che non era in grado di affrontare un torneo simile; aveva solo preso delle lezioni di karate da sua nonna, e lì c'erano assassini spietati, che non si sarebbero fermati di fronte ad un bel faccino e ad un cuore spezzato. Probabilmente avrebbero usato entrambe le cose a loro vantaggio.

Io lo voglio, Jonathan. Più di qualsiasi altra cosa al mondo” rispose lei, più convinta che mai.

E allora preparati: avrai la tua vendetta”.

 

E poi? Poi che cosa successe?” domandò la ragazza, aggrappandosi al braccio di Jonathan.

Il resto te lo racconto domattina, sono stanco morto e ho bisogno di dormire” le rispose, stiracchiandosi e sbadigliando contemporaneamente. La stava prendendo in giro?

No, non puoi interrompere il racconto ora che.. Ora che mi ricordo tutto quanto!” replicò, per poi rendersi conto di stare urlando. Abbassò la voce, imbarazzata, e riprese a guardarlo in cagnesco. “Ho bisogno di sapere cosa sono, come lo sono diventata e perché siamo qui”.

Per le prime due domande, risponderò volentieri tra qualche ora di sonno. E per l'ultima.. Pensaci un po' su. Secondo te perché sono venuto a cercarti, proprio quando Jin Kazama ha annunciato l'ennesimo torneo Tekken?” chiese, arcuando il sopracciglio destro. Nightmare rimase spiazzata.
“Ma.. E' Jin che organizza il torneo, non Heihachi..”.

Non volevi distruggere l'intera Mishima Zaibatsu? Un passo per volta dolcezza. Ti ho promesso la tua vendetta e, se c'è una cosa che io faccio, è mantenere le promesse” concluse, liberandosi della giacca di pelle, delle scarpe, e distendendosi sul suo futon.

: - Nonna.. Spero che tu non mi stia guardando, ovunque tu sia, mentre combino questa follia.. In caso contrario.. Perdonami -. 

 

Nota dell'autrice:

Ta daa! Complimenti a tutti i sopravvissuti che sono giunti fin qui! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio infinitamente Lady Phoenix per la recensione lasciata per il prologo, e tutti gli altri lettori silenziosi che si sono limitati a leggere (e a fare una faccia schifata, probabilmente). Aggiornerò tra poco quindi.. Stay tuned!

Rosie

  
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