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Autore: WhiteLight Girl    10/07/2012    2 recensioni
Terriermon correva a perdifiato sulla sabbia del deserto. Le grandi orecchie erano mosse dal vento che gli sferzava addosso, e spesso sfioravano il terreno quando lui si voltava di scatto a controllare ciò che aveva alle spalle.
Attorno a lui, immensi fasci di luce rosa si muovevano frenetici, e lui riusciva ad evitarli solo per pura fortuna.
Continuò a correre mettendo una zampa dietro l’altra anche se ormai gli facevano male entrambe. Il deserto sembrava essere infinito, ma sapeva che doveva uscirne, sapeva che era la sua unica possibilità di salvezza. Si voltò ancora a guardarsi le spalle e si rese conto di essere spacciato.
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ryo Akiyama, Takato Matsuda, Un po' tutti | Coppie: Jianlinag Wong/Henry, Ruki Makino/Rika
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Quella è mia madre!», esclamò Rika tra le braccia di Justimon, che cambiò rotta e si diresse verso la donna. Un gruppo di militari smise di dirigere il traffico delle auto che lasciavano i quartieri di Tokyo all’ombra del continente nero e puntò le armi contro di lui.
«Fermi! E’ uno di quelli che ha combattuto contro quella cosa rossa alcuni anni fa!», strillò Rumiko agitata vedendo che aveva Rika e Renamon tra le braccia.
I militari non spararono, abbassarono i fucili, ma non la guardia. Justimon lasciò a terra le ragazze e sorresse Renamon perché Rika potesse afferrarla.
«Che aspettate?», domandò il sergente «Quel Digimon è ferito!»
Due giovani afferrarono Renamon, lasciando Rika libera di essere stretta da un abbraccio soffocante di sua madre.
«Mi stai strozzando», borbottò a mezza voce la ragazza.
Justimon piegò le gambe per tornare dagli altri, ma Rika percepì il movimento e si staccò dalla stretta della madre chiamandolo. «Justimon!»
Lui si fermò e la guardò. «Che c’è?», le domandò con la voce di Ryo.
«Sta attento», gli disse.
«Oh, qualcuno è preoccupato!», la prese in giro lui.
«Non sto scherzando», sospirò lei «State tutti attenti»

Kenta correva a perdifiato, evitava i Digimon che combattevano, ma non aveva fatto neanche un decimo della strada che avrebbe dovuto e si sentiva già distrutto.
«Non arriveremo mai, sei troppo lento» lo rimbeccò Gomamon.
Kenta si fermò a prendere fiato «Perché non digievolvi e mi dai una mano?» si lamentò.
Sentì un rumore alle spalle e si voltò all’erta. Era un Birdramon, ed era atterrato proprio lì dietro, chiudendo le ali per non rovinare gli edifici.
Kenta strinse il Digivice, ma Gomamon non era nervoso, anzi sorrideva.
«Ti sei uno dei Digimon che erano rinchiusi con me. Sei digievoluto» disse.
Kenta guardò il suo Digimon confuso «Vi conoscete?»
«Il nemico del mio nemico è mio amico» disse finalmente Birdramon «E’ un po’ che correte, dove dovete andare?»
«Odaiba» rispose il ragazzo titubante.
Birdramon non conosceva il mondo reale, era la prima volta che lo vedeva e di certo non conosceva i quartieri di Tokyo.
«Da quella parte» disse alla fine Kenta rassegnato «E se non riprendo a correre finirò per arrivare tra tre giorni»
«Lasciate che vi accompagni» propose il Digimon.
Kenta ringraziò il cielo che l’avesse detto.

«Ben venuti a Shibuya» si disse Juri arrivando con Leomon davanti al magazzino 109.
Quasi immediatamente avvistarono i militari che tentavano di evacuare la zona.
«Stai al sicuro, ma resta dove posso vederti» ordinò Leomon.
«Tu, piuttosto» ribatte Juri «Stai dove posso vederti ed a portata di digimodifica»
Corsero verso un gruppo di soldati, che erano affiancati da vari Gotzumon in uno scontro contro un’Arakenimon. Leomon la colpì con il suo pugno regale e lei si dissolse.
I soldati esultarono, ed un bambino gridò eccitato: «Mamma! Lei è una Digimon Tamers! Anche io voglio essere un Digimon Tamers! Voglio un Digimon!»
Juri rise tra sé, ma non si fermò oltre, perché un gruppo di Bakemon spuntarono da dietro l’angolo decisi a dare del filo da torcere a lei ed ai suoi alleati.

Quando atterrarono sul tetto di Hypnos, Henry si trovò davanti suo padre che li aspettava.
«Tu ed io abbiamo un lungo discorso da fare», lo sgridò l’uomo.
Sciolsero la Biodigievoluzione e Henry fissò il padre serio.
«Quello viene da Digiworld?» domando. Ma era più un’affermazione.
«Possiamo rispedire i Digimon a Digiworld, chiudere i varchi e riportare indietro quel continente?»
«Possiamo lavorarci» rispose Dolphin raggiungendoli.

«Io la ammazzo! Io la ammazzo!» ripeteva Kazu nervoso.
Takato continuava a ripetergli di non distrarlo, e che era inutile prendersela.
«Sta usando il mio Digimon!» si lamentava allora Kazu. «Maledetta strega»
«Chiudi il becco, idiota» gli rispose lei.
Guardromon spedì i suoi missili sibilanti contro Gallantmon, che si scansò senza problemi.
Rika sospirò tranquilla. Il suo volto era una maschera di apatia che probabilmente faceva più paura di quanta ne avrebbe fatta un'espressione rabbiosa.
Datamon, seduto accanto a lei, sembrava divertirsi.
«Perché fai questo? Sei stata creata artificialmente, ma so che sei in parte umana, somigli a noi» disse Takato «Perché non ti ribelli? Potremmo andare d’accordo»
Lei rise tanto forte da piegarsi in due, quando si ricompose si tirò i capelli dietro le orecchie e sbuffò. «Io sono molto meglio di voi, ragazzino. Ve lo dimostrerò facendovi fuori uno ad uno. E, visto che mi sto annoiando» concluse guardando Guardromon «Voglio che tu digievolva»
«Non può farlo, vero?» domandò Guilmon preoccupato.
«Ne dubito fortemente» gli rispose Takato.
Kazu fece per avvicinarsi, ma Gallantmon lo bloccò.
Guardromon non reagì all’ordine, e Rika sembrò indispettirsi per questo. Tirò fuori il Digivice e ripeté secca: «Esigo che tu Digievolva. Subito!»
Il Digivice s’illuminò di oscurità, la reazione s’innescò quasi immediatamente. Guardromon sprofondò nel buio, e quando ne riemerse era più grande e più minaccioso. Era GigaDramon.
«Dannazione!» imprecò Kazu.
«Corri», gli ordinò Gallantmon.
Kazu obbedì, Rika lo lasciò andare. Lo scontro tra Gallantmon e GigaDramon iniziò immediatamente e violentemente.

Rika ed Alice stavano in un angolo della strada, che era stata momentaneamente adibita a rifugio.
«Questo è così stupido», sbottava Alice ogni tanto.
«Lo so», le rispondeva semplicemente Rika stringendo il cellulare che aveva chiesto a sua madre. «Dovremmo essere là con loro»
Seguirono alcuni minuti di silenzio in cui Rika spostò gli occhi dal suo Digimon al telefono in cui componeva a memoria i numeri dei ragazzi per poi cancellarli, mentre Alice dondolava i piedi avanti ed indietro per calmare il nervoso.
La sagoma dell’ombra ondeggiante di un bambino si delineò davanti agli occhi di Rika, che alzò il viso per sapere chi fosse.
Il ragazzino guardava lei e Renamon ad intermittenza con una malcelata ammirazione mista a timore. «Sei la Regina dei Digimon?», le chiese.
«Quello che ne rimane», borbottò lei seccata.
Il bambino avanzò un poco «E quello è il tuo Digimon?»
Rika lanciò un’occhiata a Renamon, chiedendosi come fosse possibile che un Digimon forte come lei si fosse ridotto così. Qualcosa non andava. «Si», rispose al ragazzino.
«Tu dovresti essere là a combattere», le disse allora lui.
«Beh, se non l’hai notato Renamon non è in grado di combattere, al momento», sbottò Rika.
Il ragazzino indietreggio, intimorito dallo scatto d’ira della ragazza. Corse via.
Rika si pentì subito di averlo spaventato, non voleva che la odiasse.
Ma il ragazzino tornò poco dopo con un gruppo di amici, una ragazzina dai capelli scuri si avvicinò porgendole una carta da gioco. «Io non so se funziona», disse «Mi è capitata questa mattina in uno dei nuovi pacchetti. E’ una carta nuova»
Renamon guardava la scena con interesse. Rika afferrò la carta e ne lesse la descrizione. «Riparazione», disse ad alta voce. E il sorriso le si allargò da un orecchio all’altro.

Arrivarono in vista della baia di Odaiba che Kenta non si era ancora abituato alle piume rosse di Birdramon «Scendi qui» le disse appena poté.
Ed appena atterrarono si lanciò a terra trattenendosi dal baciare l’asfalto.
Non passò molto tempo prima che vedessero Calmaramon andargli incontro, dietro di lui Shellmon troneggiava sul ponte che collegava Odaiba alla terraferma.
«Gomamon» esclamò Kenta fiero «E’ il momento che tu Digievolva Ikkakumon!»
Eppure al ragazzo ci volle un po’ per trovare la carta giusta. Quando la strisciò nel Digivice era tutto un fremito di adrenalina.
Ma Gomamon non digievolse Ikkakumon. Divenne Wamon.
«Va bene lo stesso» disse Kenta stupito.

Henry era chino sul computer, Terriermon continuava ad agitarsi.
«Ci vuole ancora molto?»
Il ragazzo scrollò le spalle «Non so neanche cosa sto cercando» disse mogio. Continuava a controllare le scansioni delle microcamere zoomorfe che erano salite su per esplorare il continente. Oltre che a mostrargli le immagini riuscivano ad inviargli scansioni dei materiali e dei contenuti dei computer.
«Queste macchine sono spettacolari»

Justimon atterrò dietro la copia di Rika, mentre tra Gallantmon e GigaDramon le scintille ed i colpi non si arrestavano né diminuivano minimamente.
Justimon afferrò Rika «Fallo smettere o ti uccido» minacciò. Lei provò a divincolarsi, ma lui non la lasciò andare. La presa era solida, ma non violenta.
«Non mi farai del male» gli disse lei. Lasciò che GigaDramon sferrasse un altro colpo a Gallantmon.
«Fallo smettere ho detto!» ripeté Justimon.
Datamon sorrise «Non ti darà mai ascolto, sono io che l’ho creata»
«Non sono ai tuoi ordini» chiarì lei «Sei tu che obbedisci a me»
Il Digimon non era soddisfatto di questa affermazione, ma quando lei gli diede il suo ordine: «Datamon. Digievolvi» lui obbedì.
«Due Digimon! Come diavolo ci è riuscita?» esclamò Kazu vedendo Vademon là dove prima c’era Datamon. «Guardromon!» gridò poi.
Vademon spinse Justimon contro il pavimento del parco e permise alla copia di Rika di avvicinarsi. «Justimon! Attento!» avvertì Gallantmon mentre GigaDramon lo sbatteva contro un albero.
Takato chiuse gli occhi. Non poteva andare avanti così.
«Kazu!» gridò «Mi dispiace!» ed attaccò GigaDramon con tutte le sue forze.
«No!» gridò il ragazzo correndo verso di loro.
Rika, intanto, si abbassò verso Justimon, gli sfiorò un braccio «Non restare in questa forma» gli disse. Justimon sentì che le forze lo abbandonavano. Ryo e MonoDramon si ritrovarono a terra, fianco a fianco. Lei aveva sciolto la loro biodigievoluzione.

   
 
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