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Autore: reading lover    10/07/2012    0 recensioni
Una storia scritta anni fa, ritrovata nei meandri della mia cartella documenti... Una casetta lontana e un furioso temporale... Esistono le coincidenze?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ispirandomi all'epico "Era una notte buia e tempestosa..." ho scritto due righe su quell'delicato argomento che sono le coincidenze... Spero apprezziate...


18 Ottobre 1981

Era una notte buia e tempestosa e sulla piccola casetta al limitare del bosco, dove abitava la famiglia Beth, il temporale sembrava abbattersi con più forza, una forza quasi innaturale. Proprio quella sera Jonathan Beth sarebbe dovuto restare al lavoro fino a tardi perchè il suo capo, un uomo tutto pancia e poco cervello, che aveva avuto la fortuna di ereditare l'azienda del padre, aveva deciso che il compito di sostituire il collega malato spettava a lui; Jonathan non aveva cercato di persuadere il dirigente ad affidare a qualcun’ altro questo incarico inquanto la suo casetta distava molto dall’ ufficio dove lavorava perchè sapeva che il “grassone” non avrebbe voluto sentir ragioni e così il giovane signor Beth, alle dieci di sera, si trovava ancora nel suo ufficio e pensava. Pensava a sua moglie, a casa da sola, forse seduta a tavola di fronte al piatto di minestra ormai freddo che probabilmente era destinato a lui; pensava al povero padre del suo attuale capo che, sicuramente, in vita era stato un uomo intelligente e doveva aver patito molto per essersi ritrovato un figlio tanto stupido; pensava alla sua casetta al limitare del bosco scossa dal vento e dalla pioggia che ,tanto pazientemente, aveva costruito per lui, sua moglie e, se li avesse avuti, i suoi figli; pensava anche al temporale quella sera Jonathan Beth; aveva sempre apprezzato i temporali, gli piaceva leggere con lo scrosciare della pioggia, interrotto ognitanto da un tuono, come sottofondo, o osservare le goccioline d’ acqua che si fermavano qualche secondo sul vetro prima di iniziare la loro corsa fino al davanzale delle finestre per poi sparire. Quella sera però l’ uomo, piegato sulla scrivania mentre fissava i moduli che avrebbe dovuto preparare per il giorno successivo, non stava apprezzando il temporale perchè l’ idea di dover tornare a casa sotto la pioggia, di bagnarsi i piedi e i pantaloni sulla strada dall’ ufficio al parcheggio dove sostava la sua nuovissima Fiat, regalo di nozze dei suoi genitori, non gli dava una gran gioia. Quantomeno non si sarebbe bagnato anche la testa perchè avrebbe utilizzato l’ ombrello rosso che da mesi quaqlcuno aveva dimenticato sulla porta dell’ ufficio e non era più tornato a reclamare; ovviamente lo avrebbe restituito il giorno dopo. Jonathan era contento della bella idea che i suoi genitori avevano avuto regalandogli la macchina perchè l’ averla gli avrebbe risparmiato il viaggio nell’ unico orribile pulman che passava vicino al limitare del bosco.

Nel frattempo Betty Beth era nella sua piccola casetta dove abitavo col marito e aspettava Jonathan che sarebbe ritornato dal lavoro di lì a poco. Betty avrebbe dovuto preparare la cena, ma quella sera aveva deciso di aspettare perchè prima doveva assolutamente dare una notizia al marito. Solo qualche ora prima infatti la giovane donna aveva saputo dalla dottoressa della città, di essere incinta. Sebbene fosse inaspettato, questo fatto riempiva di gioia il cuore di Betty che era convinta di star vivendo il periodo più bello della sua vita: si era innamorata di un uomo fantastico, si era sposata con lui, sua sorella Mary era guarita dalla malattia che l’ affliggeva da due anni, suo padre era riuscito a pagare tutti i suoi debiti e ora lei aspettava un bambino. Seduta sul divano, con una mano appoggiata al ventre la signora Beth osservava il temporale infuriare sulla sua casetta e sperava. Sperava che il marito apprezzasse la notizia e fosse felice quanto lei della stessa; sperava che il bambino, o la bambina, crescesse sano; sperava che fosse bello quanto suo padre; sperava anche che il temporale potesse finire in fretta perchè la pioggia proprio non le piaceva e, soprattutto, stava rovinando il suo piccolo orticello che, con tanta cura, aveva coltivato.

Finalmente, verso le undici e mezza, Jonathan Beth , che aveva finito il lavoro assegnatogli, si accingeva ad uscire dall’ ufficio. Come aveva deciso, prese l’ ombrello rosso di non si sa chi e scese le scale. Arrivato all’ ingresso dell’ edificio verdognolo, fin troppo famigliare dopo tre anni che lavorava lì, aprì l’ ombrello rosso e si recò al parcheggio dove la sua Fiat verde lo aspettava. Era un’ auto fantastica sebbene non fosse proprio l’ ultimissimo modello e il signor Beth la amava, sia perchè era molto bella, sia perchè era stato il regalo dei suoi genitori e ogni volta che ci si siedeva sopra gli ricordava il giorno più bello della sua vita: il suo matrimonio. La strada per arrivare alla casa dei Beth era poco frequentata, anzi, ad eccezione di Jonathan e del orribile pullman, non la usava nessuno; era forse per questo che nessuno l’ aveva mai sistemata, infatti era piena di buche e piccoli dossi che rendevano il percorso più che accidentato, ma questo per lui non era un problema essendo cresciuto tra le strade di montagna del paese dove abitavano i suoi genitori. Mentre Jonathan percorreva la strada che lo avrebbe portato al sentiero che arrivava fino alla sua casetta al limitare del bosco, la tempesta continuava ad abbattersi sulla città e sembrava decisa a continuuare. Fu proprio a causa della pioggia che il giovane signor Beth non riconobbe la svolta che sfociava nel sentiero passante per il limitare del bosco e, qualche metro più avanti dall’ uscita, la macchina di Jonathan Beth cadde in una buca profonda tre metri.

Era una notte buia e tempestosa e il corpo del marito di Betty Beth giaceva all’ interno di una carcassa che fino a qualche secondo prima era stata una macchina. Il giovane uomo però non era del tutto convinto di essere morto, in realtà non credeva nemmeno di essersi ferito, non sentiva dolore, anzi, non sentiva più niente. In quel frangente si ritrovò a pensare alle coincidenze. Si chiedeva cosa sarebbe successo se il suo collega non si fosse ammalato, se lui avesse provato a chiedere al suo capo di lasciare il lavoro a qualcun altro o se i suoi genitori non gli avessero regalato la macchina. Alla fine decise che non gli importava cosa sarebbe successo perchè le coincidenze non sono un caso, fanno tutte parte di un disegno più grande che si chiama vita.

18 Ottobre 1997

Era una splendida serata e il quindicenne John Beth stava tornando nella casa dove viveva con la madre. Come al solito il vecchio pulman si fermò con un fischio acuto alla fermata più vicina al limitare del bosco. Mentre il pulman ripartiva, il giovane John notò un uomo, seduto sulla panchina, con un vecchio ombrello rosso. Inizialmente il ragazzo non ci fece caso, ma, dopo aver percorso qualche metro, si voltò per guardare ancora quell’ uomo che era certo di non aver mai visto prima di allora, ma che aveva un’ aria stranamente famigliare. La panchina era vuota, lui era sparito. John decise di non preoccuparsi della cose e, dopo qualche mese, si dimenticò dell’ uomo con l’ ombrello rosso.

  
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