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Autore: elyxyz    10/07/2012    9 recensioni
Questa fic contiene spoiler sulla puntata 4x04 “Aithusa”.
La storia prende spunto dagli eventi della puntata, ma ho rimaneggiato fatti e informazioni a mio piacere, portandoli verso un’altra direzione.
Ma Merlin non era solo un mago, era anche un Signore dei Draghi, forse l’ultimo di essi, e – come gli aveva rammentato il drago, tra un ruggito e l’altro, neanche tanto velatamente – lui aveva un compito di fondamentale importanza da portare a termine.
Era suo dovere prendersi cura di quella creatura non ancora nata. Glielo imponeva il suo ruolo, quel ruolo che suo padre gli aveva tramandato, sacrificandosi per salvargli la vita.
Kilgharrah era stato perentorio, a riguardo. E anch’esso, riconobbe Merlin a malincuore, aveva le sue giuste ragioni. E ottime argomentazioni.
[ATTENZIONE: Merlin & Arthur, friendship (o pre-slash SOLO AD INTERPRETAZIONE PERSONALE)].
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Drago, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Mi dispiace di questo immane ritardo

Mi dispiace di questo immane ritardo.

Mi ero ripromessa di aggiornare prima di partire per Pierrefonds, per assistere alle riprese di Merlin, ma il lavoro mi ha sequestrata prima e dopo il viaggio, e la mia beta era troppo impegnata e tecnicamente questo capitolo non ha ancora il suo nulla osta, ma pazienza. XD

 

Dubito che qualcuno si ricordi il primo capitolo, perciò vi consiglio di rileggerlo per rispolverarlo. XD

In ogni caso, valgono le stesse indicazioni:

 

Questo racconto contiene spoiler sulla puntata 4x04 “Aithusa”.

La storia prende spunto dagli eventi della puntata; tuttavia, essi sono stati rimaneggiati verso un’altra direzione dal minuto 25 circa in poi. Diciamo che nella mia fic non entreremo nella grotta e prenderemo un’altra strada. Ah! Ho anche usato le parole di Kilgharrah a mio uso e consumo. XD

 

Come ho spiegato ad alcune autrici a suo tempo, ho scelto di non leggere nessuna fic su Aithusa, per non venirne influenzata mentre scrivevo questa storia. Chiedo perdono se, in qualche modo, questa fic può assomigliare ad altre, la cosa non è affatto voluta ed è del tutto casuale.

In minima parte, è anche un omaggio a Saphira di Eragon, anche se è passato un secolo da quando l’ho letto.

 

La storia è composta da 5 capitoli ed è già finita, è in fase di betareading.

 

ATTENZIONE: Merlin & Arthur, friendship (o pre-slash SOLO AD INTERPRETAZIONE PERSONALE).

 

 

Grazie.

Ai vecchi e ai nuovi lettori.

A _Jaya, 9Pepe4, N a n n a, chibimayu, crownless, Blamblerose, elfin emrys e DevinCarnes, per aver commentato.

A chiunque vorrà lasciare un parere.

Grazie.

 

Aithusa

 

[Our Egg, Our Mascot]

 

 

 

Capitolo II: La Tomba di Askhanar (The rescue)

 

 

Anche se Arthur non voleva darlo a vedere, Merlin aveva capito che il suo signore si era fatto male cadendo.

Zoppicando appena, il re si era comunque ostinato a seguirlo, nella ricerca della tomba del leggendario Askhanar e al mago non era rimasto altro che rallentare il passo e fingere di avere bisogno di riprendere fiato, ad intervalli regolari, per farlo riposare un po’ e, al contempo, permettere all’orgoglio smisurato dell’Idiota coronato di uscirne illeso.

 

Oh, se solo l’Asino Reale si fosse fidato di lui! Lo avrebbe lasciato lì, a riprendersi, e avrebbe affrontato da solo quel traditore di Borden!

Purtroppo per lui, però, il re era più che persuaso che lui fosse un servo pavido e inetto, ed era fuor di questione che il nobile gli affidasse una missione così delicata.

 

Come sempre, per sbrogliare la matassa, avrebbe finito con l’essere costretto ad usare la propria magia sotto al suo naso, pregando tutti gli dèi dell’Antica Religione che il Babbeo non se ne accorgesse.

 

Impegnato in quelle riflessioni, con lo sguardo fisso al terreno alla ricerca delle orme di Julius che avevano ritrovato – quantomeno, erano certi di essere nella giusta direzione –, egli non si accorse subito della novità.

 

Fu il sospiro di meraviglia di Arthur a intromettersi nei suoi pensieri, facendogli sollevare di scatto la testa.

 

Poco lontano da loro, incendiata dalle luci del sole morente, una mastodontica torre si ergeva, maestosa, stagliandosi fin quasi a sfidare l’altezza del cielo.

 

“E’ quella, la tomba.” Soffiò il mago, impressionato dal colosso.

 

“Non si può certo dire che questo Askhanar non facesse le cose in grande stile!” ironizzò il re, a sua volta colpito dalla magnificenza della costruzione.

 

“Guardate, Sire!” lo richiamò Merlin, puntando il dito verso una figura che sembrava cercare una via d’accesso alla base della costruzione. “E quello è l’uomo che stiamo cercando!”

 

Così, mentre il tempo stringeva, ripresero l’inseguimento.

 

 

***

 

 

Probabilmente Borden aveva peccato di superbia.

Egli era stato così sicuro di averli seminati con il tranello del ponte, da concedersi una lunga pausa o un’andatura fin troppo comoda. Questa era l’unica spiegazione che il mago si era dato, allorché riuscirono miracolosamente a raggiungerlo proprio quando egli, appena entrato da un piccolo passaggio celato fra le alte rocce, stava per aprire l’accesso alla fortezza usando la Triscele come chiave.

 

Malgrado avesse la spalla destra ferita, il re aveva sguainato la propria arma chiedendo all’avversario di mettersi in guardia, poiché lo scontro sembrava inevitabile. E, benché Arthur fosse malconcio, Merlin era certo che un maestro di spada come lui non avrebbe avuto difficoltà a vincere contro quel manigoldo; in caso di bisogno, lui lo avrebbe aiutato con la sua magia, anche se era sicuro che il vecchio allievo del suo maestro non possedesse poteri magici – non aveva infatti percepito alcuna aura attorno a lui.

Con tutta probabilità, l’uomo era riuscito ad evocare e a rendere invisibile il ponte con qualche oggetto incantato che fungeva da catalizzatore.

 

Vedendosi messo alle strette, anche Borden aveva estratto la sua spada, deciso a vender cara la pelle e il tesoro per cui aveva speso vent’anni di vita.

 

“Stai dietro di me, Merlin!” gli aveva ingiunto il re, attaccando il nemico che, nondimeno, sapeva destreggiarsi bene nel combattimento, riuscendo persino a ferire di striscio il giovane Pendragon ad un braccio, approfittando di un istante in cui Arthur, zoppicando, aveva perso momentaneamente l’equilibrio.

Il sovrano di Camelot, ad ogni buon conto, l’aveva ripagato riprendendo il duello con rinnovata grinta, obbligandolo ad indietreggiare sempre più parando a stento i propri affondi, e sovrastandolo infine appena dopo poche stoccate. Fu per pietà che gli diede il colpo di grazia, senza infierire su di lui.

 

Tuttavia, nel momento in cui Julius comprese che la vita lo stava abbandonando, egli crollò all’indietro, contro il portone che stava cercando di aprire con la Triscele quando loro erano sopraggiunti.

 

Un istante dopo, un complicato meccanismo si era azionatola Triscele aveva vorticato su se stessa come impazzita – e la pesante porta di legno intarsiato si era spalancata sola, facendo cadere il corpo inerte a terra e rivelando un’enorme, ripida scalinata che conduceva in alto.

 

“Dobbiamo muoverci! Si sta facendo buio, e io non voglio restare un istante più del dovuto qui dentro! Andiamo a recuperare quel maledetto uovo!” esclamò il giovane Pendragon, senza però staccarsi dalla parete a cui si era appoggiato per riprendere le forze, poiché era esausto.

 

Merlin lanciò un’occhiata alla rampa di gradini e poi si rivolse al suo padrone. “Sire, lasciate che vada io! E’ un’inutile fatica, per voi!” e, ancor prima di attendere una replica – probabilmente un rifiuto – egli si era proiettato verso la gradinata salendo gli scalini a due a due, distanziandolo.

Forse avrebbe potuto salvare l’uovo ed assolvere alla sua promessa. Quello era il momento giusto. Perciò doveva sbrigarsi.

 

Eppure, allorché il mago giunse nell’enorme salone – al cui centro vi era un piedistallo con sopra l’uovo – egli rimase, suo malgrado, incantato ad ammirare quel piccolo, splendido miracolo.

Qualsiasi gioiello, qualsiasi tesoro, al suo confronto non valeva nulla.

 

Facendosi coraggio, lo stregone si avvicinò, sollevando le mani tremanti per l’emozione, posandole ai lati del guscio, che sembrò palpitare in risposta.

 

Tuttavia, quando egli tentò di rialzarlo dal suo sostegno, realizzò con sgomento che l’uovo sembrava pesantissimo, così tanto che era impossibile per lui staccarlo dal suo basamento, quasi che esso fosse fuso con il supporto che lo sosteneva.

Ad un secondo tentativo altrettanto infruttuoso, il mago fece ricorso al suo Dono, evocando un incantesimo che lo aiutasse nell’impresa.

Come unico risultato, l’anello d’oro che sosteneva il guscio brillò illuminandosi, per un infinito istante, in risposta al richiamo magico. Ed un secondo dopo l’intera struttura si mise a tremare, come scossa da un terremoto fin nelle fondamenta, mentre i primi calcinacci iniziavano a cadere e alcune pietre a crollare, l’urlo attutito del re rimbombò fin lì.

 

“Merlin! Muoviti, dannazione, scappiamo!”

 

Ma lui no, non poteva abbandonare lì quell’uovo. Non senza tentare il tutto e per tutto.

 

Ignorando i richiami della voce di Arthur, egli ritentò ancora e ancora, ma senza risultato, e l’uovo non si mosse neppure di un capello.

 

“Merlin!” gridò il sovrano, ansimando direttamente alle sue spalle, facendolo sussultare per lo spavento. “Diamine! Non ti sei accorto che ci sta crollando il soffitto sulla testa?!” sbraitò retorico, cercando al contempo di riprendere fiato.

 

“Non riesco a prenderlo! Pesa troppo!” confessò infine, deluso da se stesso, mentre il re lo affiancava con sguardo scettico.

 

“Oh, per la miseria! Non ho idea di come fare per distruggerlo, ma se è vero che può sopravvivere per mille anni, non correrò il rischio che si salvi lasciandolo qui. Forza, fammi provare!” esclamò, spintonando di lato il servo per farsi largo, mentre un nuovo pezzo di marmo cadeva a pochi passi da loro.

 

“Unhh!” gemette Arthur, per lo sforzo sovrumano.

 

Era vero. Sembra un uovo dal peso inaudito. Ed era come fuso col suo sostegno che brillava di luce propria.

 

Il giovane Pendragon sfiorò il basamento – sulla cui superficie erano incise antiche parole di una lingua ormai perduta – alla ricerca di un possibile congegno che lo sbloccasse dall’aggancio al guscio.

 

Ma è caldo!” realizzò, sorpreso, alzando poi le mani verso l’oggetto della loro ricerca per un altro, testardo tentativo.

 

“Sì, credo serva affinché l’uovo si conservi alla giusta temperatura.” Considerò il mago, con buonsenso. In fondo, non era forse un equilibrio incredibilmente delicato da mantenere?

“Lasciate che vi aiuti!” si offrì il servo, mettendosi di fronte a lui, mentre le loro dita si sfioravano, fin quasi ad intrecciarsi, in un’ultima prova.

 

D’improvviso l’uovo era divenuto leggerissimo, staccandosi dalla base come se quella fosse stata la cosa più naturale del mondo, lasciandoli esterrefatti. Per poco, a causa dello slancio della manovra, il loro prezioso oggetto non era finito fracassato al suolo, ma per fortuna Merlin lo aveva riagguantato, stringendoselo protettivo al petto.

 

I loro sguardi si incrociarono e si sorrisero, complici, per l’insperata fortuna, ma l’istante successivo, quando una colonna pericolante li mancò di un soffio nella sua caduta, i due corsero verso le scale e la salvezza. Appena giunti fuori all’aperto, l’intera struttura si era frantumata, collassando su se stessa in un terrificante boato.

 

 

***

 

 

“Gaius ti ha spiegato come distruggerlo?” gli chiese Arthur, una volta che avevano ripreso fiato e si erano accampati per la notte, al limitare della boscaglia, a distanza di sicurezza.

C’era un piccolo ruscello, lì vicino, ideale per togliersi la polvere delle rovine, dissetarsi, pulire le ferite del sovrano (che poi il servo aveva bendato con un pezzo della propria manica) e, finalmente, trovare ristoro.

 

Merlin lanciò una lunga occhiata penetrante alla sacca che gli era accanto, dove l’uovo era stato riposto in attesa della condanna. Poi, prendendo coraggio, decise di seguire il suo istinto.

“No, non l’ha fatto. Anzi…” replicò, impostando un tono ragionevole. “Egli mi ha parlato delle enormi potenzialità di questa scoperta!”

 

Il giovane Pendragon sbatté le palpebre, stranito dall’inusuale piega presa dalla discussione.

Cosa intendi dire?” domandò, sospettoso.

 

“Quello che sto cercando di spiegarvi è che, anziché ucciderlo, potremmo usare questa creatura a nostro vantaggio!”

 

“Oh, no! Non se ne parla neppure!” s’inalberò l’Asino Reale, ragliando la sua opposizione. “Questa missione serviva per distruggerlo! Dobbiamo disfarcene!”

 

Ma ha un potere enorme, che potremmo sfruttare!” insistette lo scudiero. “Lo sapevate che sono stati compiuti degli studi? Esistono dodici modi per utilizzare il sangue di drago, per le sue proprietà miracolose! Potreste guarire la vostra gente, usarlo per salvare Camelot dal prossimo attacco magico!”

 

Arthur fece una smorfia a metà tra il disgusto e l’incredulità.

“Tu devi essere impazzito, parola mia!” lo accusò. “E’ dall’inizio di questa missione che ti comporti in modo strano. Gaius dovrà visitarti appena faremo ritorno a casa…” gli ordinò.

 

“Non sono diventato matto!” protestò il mago. “Dovreste seriamente prendere in considerazione il mio suggerimento!”

 

“E sentiamo: ponendo assurdamente che io ti dia retta e salvassi quest’uovo… Chi pensi che se ne prenderà cura? Chi lo addestrerà, quando si sarà schiuso – ammesso e non concesso che un drago si possa addestrare, beninteso – chi si occuperà del suo cibo? Già mi immagino le lamentele dai pastori che si vedranno mangiare le loro greggi…”

 

“Me ne occuperò io!” si offrì, con slancio genuino.

 

“Merlin, tu non sai neppure farti rispettare dai miei cani da caccia, come pretendi di farti obbedire da un drago?!” lo pungolò, con scetticismo.

 

Lo scudiero mugugnò un verso strozzato di umiliazione, perché purtroppo era la cruda verità.

Ma non era colpa sua se quei cagnacci erano idioti e testardi come quell’Asino del loro padrone!

 

“Vedi?” infierì il monarca. “Come sempre, ho ragione io.”

 

“Beh, su questo avrei qualcosa da ridire. Sire.” Puntualizzò lo stregone, aggiungendo in un secondo tempo l’appellativo di riguardo solo per indorare la stoccata al suo signore.

 

“Impudente!” lo sgridò il nobile, imbronciandosi, ma ritornando poi al problema principale. “Seriamente, è una pessima idea…”

 

Merlin sentiva che da un momento all’altro il re avrebbe decretato la fine di quella creatura, perciò cercò disperatamente di temporeggiare, procrastinando l’inevitabile.

 

“Ho una proposta diversa da farvi!” esordì, sembrando convincente, ottenendo la regale attenzione. “Sebbene abbiate deciso di ucciderlo, possiamo comunque portarlo a Camelot. Anche solamente il guscio di drago è una fonte preziosissima per i medicamenti. E’ un ingrediente fenomenale e praticamente introvabile. Ma, per essere efficace, la bestia al suo interno deve restare viva… la scorza deve preservarsi integra, capite? Una volta che Gaius avrà preso ciò che gli serve, potrete farne ciò che vorrete. Vi sembra un buon compromesso?”

 

Il sovrano parve ponderare l’offerta e, non trovando la cosa particolarmente dannosa, acconsentì.

 

“Oh, perfetto!” gioì lo stregone, sorridendo a tuttotondo. Un istante dopo, si era già sporto verso la sacca, sfilando il suo prezioso contenuto che egli si posò in grembo, stringendoselo al petto come la migliore delle chiocce.

 

“Cosa diamine stai facendo?!” gli chiese il cavaliere, sconcertato.

 

“Lo sto covando! Mi sembra ovvio, no?” sbuffò l’altro, come se fosse una domanda sciocca. “Se dobbiamo tenerlo in vita fino al nostro ritorno a casa, è necessario garantirgli il calore costante di cui ha bisogno. Lo stesso tepore che il piedistallo gli offriva. E questo è l’unico modo che conosco per farlo.

 

Accantonando lo stupore, Arthur rise, divertito dalla buffa scena. Successivamente, egli si risollevò, allontanandosi dal bivacco, ancora claudicante.

 

“Ehi! Ma dove andate?!” si agitò il valletto, gridando alle sue spalle.

 

“La ferita allo zigomo mi brucia, Merlin.” Sbuffò il nobile, strascicando il suo nome per canzonare la sua apprensione. “E ho sete. Mi concederesti il tuo permesso di andare a bere, solerte balia?

 

Il mago sollevò gli occhi al cielo, imprecando mentalmente contro l’asineria congenita del suo padrone.

“Bastava dirlo!” sbottò arrossendo, sentendosi in dovere di giustificare la propria ansia.

 

Arthur rise nuovamente di lui, ma bonariamente stavolta, e quando fece ritorno, si vide offrire un tozzo di pane, l’unica, misera cena a loro disposizione. Il resto delle vivande era rimasto nelle bisacce attaccate alle selle dei cavalli, assieme agli stuoini e alle coperte che di solito usavano per ripararsi dalla frescura della notte.

Dovevano considerarsi fortunati se, nello zaino del servo, era stata dimenticata una delle pietre focaie con cui, provvidenzialmente, avevano acceso almeno il fuoco.

 

“La legna sta per finire.” Considerò il servitore, pensieroso, ingoiando le ultime briciole senza sprecarne alcuna, anche se aveva ancora fame e poteva giurare che Arthur versasse nella medesima condizione.

 

“Nh.” Concordò il re, massaggiandosi la spalla dolorante con una smorfia.

 

Merlin non seppe se quel mugugno era cagionato dall’idea del legno che scarseggiava o dall’arto indolenzito.

 

“Vado a raccoglierne. La notte sarà lunga e fredda.” Motivò, spostando con delicatezza e attenzione l’uovo che giaceva fra le sue ginocchia per posarlo sul mantello del suo signore, appallottolato a terra lì vicino. Egli lo avvolse tutto attorno al guscio, adagiando poi l’involto accanto al fuoco affinché le fiamme gli donassero calore, ma ad una giusta distanza di sicurezza, per impedire che accidentalmente prendesse fuoco.

 

“Con quello lì, mangeremmo frittata per una settimana!” dichiarò il sovrano, fingendosi serio, facendolo inorridire.

 

“Non oserete mangiarlo!” guaì l’ultimo Signore dei Draghi, boccheggiando indignato.

 

“Stavo solo scherzando, idiota.” Lo rabbonì, con un ghigno che esprimeva quanto lo stesse compatendo per non aver capito la burla.

 

A quelle parole, il servo rilasciò un grosso sospiro di sollievo, ignorando l’offesa. Successivamente, egli si addentrò nel bosco, raccogliendo qua e là rami secchi adatti a bruciare.

 

 

***

 

 

Probabilmente aveva perso la cognizione del tempo smarrendosi nell’intrico della pineta, poiché, quando fece ritorno, Arthur lo sgridò, sinceramente preoccupato per la sua incolumità, giacché – a suo dire – lui si era allontanato troppo e per un periodo indubbiamente esagerato.

 

Merlin si era sorpreso di quella ramanzina, perché francamente non riteneva che l’accusa fosse giusta, lui non aveva certo bighellonato per piacere personale! Si era limitato a curvare la schiena un numero imprecisato di volte e a impegnarsi, riempiendosi il più possibile le braccia di rami da ardere, incurante dei graffi che riceveva.

 

Eppure, come a supportare la teoria del suo signore, del fuoco del bivacco non era rimasto che un misero cumulo di cenere e braci ormai morenti.

 

Che nel bosco il tempo scorresse diversamente per opera di una magia?

 

“Non volevo farvi preoccupare, mi dispiace.” Si scusò, ad ogni buon conto, cercando poi con lo sguardo l’uovo dove l’aveva lasciato. “Dove- dov’è?” squittì, allarmandosi a sua volta, girando su se stesso per trovarlo.

 

“E’ qui, idiota. Cosa gridi?” lo ammonì nuovamente il re, abbassando le ginocchia che aveva stretto al petto e allargando le braccia, rivelando la presenza dell’uovo avvolto nel suo mantello.

 

“Voi…?” sussurrò il servo, incredulo.

 

“Hai detto tu che deve restare al caldo, no?” gli rinfacciò, arrossendo un po’ per l’imbarazzo. “Non dirmi che te lo sei inventato!” pretese di sapere, preferendo dimostrarsi inquisitore piuttosto che esposto e vulnerabile. Merlin l’avrebbe canzonato per ciò che aveva fatto?

 

Invece il servo gli sorrise, riconoscente, accucciandosi davanti a lui.

“Non mi aspettavo che lo faceste. Ma grazie.”

 

“Uhm. Bene.” Borbottò, non sentendosi preparato a quella reazione. “E ora riprenditelo!” sbottò, fingendosi scontroso. “Io non sono la sua balia!”

 

Lo scudiero ridacchiò, divertito.

“Non si direbbe… visto che fino ad un istante fa…”

 

Merlin?”

 

“Mh?”

 

Sta’ zitto.”

 

“D’accordo.” Concesse il mago, per non urtare la regale suscettibilità dell’Asino.

 

“E riattizza il fuoco, poi andiamo a dormire!” precisò il giovane Pendragon, per lo sfizio di avere l’ultima parola.

 

Prontamente, il valletto depose l’uovo e si chinò a ravvivare il falò, sussurrando un piccolo incanto affinché esso durasse fino al mattino, quantomeno per proteggerli dalle bestie selvatiche.

 

Poi, con cura, tolse il guscio ovale dall’involto, restituendo il mantello al suo padrone – l’unica coperta di cui disponevano per combattere la frescura della notte.

Ed, infine, Merlin sfilò la maglia dalla cintura e introdusse l’uovo sotto la stoffa, a contatto con la pelle dell’addome, rabbrividendo per il contrasto di temperatura con la sua superficie porosa. Come ultimo gesto, egli rimise la tunica dentro la cintura, per tenere fermo, e al sicuro da cadute, il piccolo ospite magico.

 

“Con quel pancione sembri incinto.” Lo prese in giro il nobile, dopo aver recuperato la voce, superato il trauma di vedere quell’escrescenza rotonda sporgere dal ventre del suo servo.

 

“Non siete divertente.” Si risentì lo stregone, stendendosi su un fianco, raggomitolato in posizione fetale, per non gravare sul delicato guscio e non disperdere vitale calore.

 

Visto che di solito hai il sonno agitato, sarai tu quello che finirà per farne una frittata!” profetizzò l’Idiota Reale, sogghignando.

 

“Non accadrà.” Replicò il servo, risoluto, dandogli le spalle e rabbrividendo, suo malgrado, per l’aderenza contro la terra nuda e umida.

 

Il re sbuffò, diffidente.

Alla fine, egli fece l’unica cosa sensata da fare: impedire a quell’idiota di ammazzare accidentalmente il suo decantato miracolo ovale e, possibilmente, impedire a suddetto idiota di morire, egli stesso, di freddo.

 

Brontolando mentalmente, Arthur si stese al suo fianco, coprendo entrambi col suo mantello che, pur essendo un misero conforto, era comunque meglio di niente.

 

Poi allungò il braccio sano, tirandosi contro il petto la schiena del servo, di modo che i loro corpi godessero del reciproco calore.

Infine, egli lasciò la mano a cingere il fianco di Merlin, convincendosi che così avrebbe evitato la prematura fine del fragile uovo.  

 

Per un qualche grazia divina, il suo servitore non aveva protestato, non aveva neppure blaterato una delle sue infinite sciocchezze, come invece si era aspettato che facesse. Il giovane Pendragon preferì non chiedersi il perché. E, affondando il naso infreddolito contro la nuca morbida di Merlin, anch’egli cedette al meritato riposo.

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3
E a Giuls, che mi coccola col suo entusiasmo!

 

Note: Pur preferendo abitualmente i nomi originali, ho scelto di utilizzare Triscele anziché la versione grecizzata Triskelion, usata nell’episodio in inglese.

 

Colore del titolo ‘dovrebbe’ richiamare le gradazioni dell’uovo, purtroppo non è possibile farlo in modo realistico. U_U

 

I 12 modi per utilizzare il sangue di drago sono ovviamente un omaggio ad HP, al mitico Silente. ^^

 

Sinceramente no so se la fic abbia sottotesti slashosi.

Il mio cervello lavora verso lo slash in automatico. Non so cosa pensare. Per questo vi ho lasciato libera interpretazione, da qui in avanti.

 

 

Avvisi di servizio: oggi ho postato anche la mia prima fic sul fandom di Hyperversum e se non avete mai letto i libri di Cecilia, ve li consiglio!

Se vi va di darci un’occhiata e di lasciarmi un parere, ne sarò felice: “Memorando

 

Spero di trovare il tempo di aggiornare Linette 60 prima della mia partenza, fra qualche giorno. Altrimenti, di ritorno dalle vacanze, sarà la prima cosa che farò.

Nel frattempo, spero che il cap. 59 possa tenervi compagnia! ^_=
Come sempre, grazie per tutti i vostri pareri.

 

 

 

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Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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