Era un caldo mattino di settembre, gli uccellini cinguettavano, e lei era la regina di Francia. Si certo come no.

Era una di quelle monotone mattine di settembre, quelle in cui la scuola ricominciava, brutta storia per una come Eveline.

Si alzò di malavoglia avviandosi sotto la doccia, ed intanto si ritrovò a pensare per l'ennesima volta al suo passato.

Se i suoi genitori a quest'ora non fossero restati a Manhattan, e avrebbero magari avuto l'idea di rispedirla in Italia, di sicuro lei li avrebbe uccisi con le sue mani, poco ma sicuro.

Sin da piccola aveva sognato Londra, la città dei suoi idoli, ma questo lo sapeva solo lei, si fidava poco dei suoi genitori dato che erano 'adottivi', e sfacciatamente ricchi.

Lei li odiava, ma più che altro odiavano ciò che loro l'avevano fatta diventare.

Quando i suoi genitori morirono, lei aveva appena 14 anni, e venne adottata da una delle più ricche famiglie di Manhattan, ma lei Italiana d'origine, non voleva saperne di lasciare il suo paese.

Fu costretta a lasciare i suoi più grandi affetti ed il suo ragazzo Anthony per andare in quella città, ancora sconosciuta.

Ora all'età di 17 anni, o meglio quasi 18, si ritrova a camminare per le vie di Londra pronta per andare in una fottutissima scuola. 

Non che a lei non piacesse andarci, le piaceva un po di compagnia, ma di sicuro odiava studiare, e per questo passava la maggior parte delle sue mattine dal preside 'Watson', che poi che razza di nome era quello per un preside?! Mah.

Eveline è una ragazza stronza, e popolare in tutta la scuola, e a differenza delle oche che si ritrova dietro e che lei comanda a bacchetta, non perchè voglia farlo sia chiaro è semplicemente stata abituata così, non è famosa per essersi portata a letto tutta la scuola, ma semplicemente per il fatto di essere una dell'Elite di Manhattan.

Assorta nei suoi pensieri andò a sbattere contro qualcuno, rovinandosi completamente il jeans firmato, a cui teneva tanto.

- Ma brutto coglione non vedi dove vai?! - Sbottò in preda ad una crisi isterica già alle 8.00 di mattina, orario in cui già doveva essere in classe, non che poi le interessasse tanto.

- Scusa non volevo. - le rispose quel biondo porgendole la mano. Eveline alzò lo sguardo pronta ad urlargli ancora contro, ma le parole le morirono in gola non appena si accorse di chi aveva di fronte.

- H- Horan? - chiese fissandolo, non riuscendo più a mantenere il suo tipico carattere da stronza.

- Oh, tu sei la ragazza dell'altra volta, possibile che noi due dobbiamo sempre incontrarci così? - le chiese lui sorridendo, e per un attimo si sentì morire ma si riprese. Non era la prima volta che lo vedeva, già le era successo da Starbuck's di scontrarsi col suo idolo, sporcandosi la maglia di un frullato alla fragola.

- Si sono io, e sono di fretta, Goodbye. - disse rialzandosi e riprendendo sulla strada diretta verso la scuola, lasciando il povero biondo impalato in mezzo alla strada.