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Autore: dark_dream    10/07/2012    2 recensioni
C'era un tempo quando nessuno viveva nell'ombra e nessuno cercava di prevalere sugli altri. I popoli vivevano in simbiosi, senza chiedere agli altri niente di più di quello che fosse necessario.
Due erano i popoli, in particolare, che vivevano lontano dalla civiltà umana, che non avevano bisogno del contatto con le persone comuni, avevano bisogno l'uno dell'altro. Ma poi, tutto cambiò.
La guerrà mutò ogni cosa. Ora, è il momento che tutto ritorni come sarebbe sempre dovuto essere. [Adommy]
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Allora, eccomi qua con il secondo capitolo, nella speranza che non sia troppo noioso.
Tra un po' si entrerà nel vivo della storia, ma dovete avere ancora un po' di pazienza. Intanto vi lascio alla lettura sperando di avere anche qualche commento...XD
Scusate come al solito per gli errori :(
PS: il titolo si riferisce a una canzone dei 30 seconds to mars...



Quella città che per tempo incalcolabile fu prosperosa e piena di vita, riuscì, in pochi anni, forse anche solo mesi, a trasformarsi in una desolata rovina. Un tempo vi erano i bambini che correvano per le strette strade sterrate, mentre gli adulti discutevano vivacemente in qualche zona ombreggiata, resa tale da dei teli di stoffa colorata. L'aria pura e il candido suono della natura accompagnava la piacevole vita della cittadina. Piccoli ciuffi d'erba crescevano lungo i muri dei bianchi e bassi edifici. Piccole case, modeste. L'utilizzo della tecnologia era limitato al minimo necessario, giusto elettricità per la luce e gas per cucinare. La vita scorreva piacevolmente.

 

Ora non più. Ora non si potevano udire le risate dei bambini, non si sentivano le chiacchere più calme degli adulti. Ora non si percepiva più nulla. Il silenzio era sovrano. Alcune volte, solo alcune volte, si sentiva qualche animale, che, di passaggio, lasciava un'ultimo saluto alla città e alla sua civiltà ormai decaduta. Delle case erano rimasti su solo pochi muri pericolanti, diventati verdeggianti per i rampicanti, che avevano già coperto la purezza del bianco.

 

-Ehy, ragazzo! Ehy!- Adam sentì una voce svegliarlo dal suo sonno. Come aprì gli occhi realizzò dove si trovava e ricordò tutto ciò che era accaduto la giornata precedente.

Ora era mattina e il paesaggio oltre i vetri impolverati era completamente diverso da quello con cui si era addormentato. Un paesino di montagna, intrappolato in una valle. Tipica immagine di un'anonima cartolina.

-Ehy! Siamo arrivati al capolinea.- era conducente che lo chiamava dal suo posto.

Adam si alzò e si diresse verso l'uscita.

-Grazie.- l'autista non rispose, ma annuì e riparti non appena il ragazzo fu sceso.

E adesso che fare? Ritirò fuori la fotografia sì decise a chiedere informazioni.

Entrò in un piccolo locale adiacente all'edificio, davanti al quale il pullman lo aveva lasciato. Era un modesto bar: giusto un paio di tavolini e qualche sgabello davanti al vecchio bancone di legno. Molto rustico.

Decise di optare per il bancone e ordinò subito qualcosa da mettere sotto i denti, dato che non aveva ancora fatto colazione.

Non appena venne servito, porse la foto all'anziano barista.

-Sa forse se questa fotografia è stata scattata da queste parti?- chiese. L'uomo si pulì le mani sul grembiule e prese in mano il pezzo di carta per osservarlo da più vicino. Dopo qualche momento di esitazione, esordì: -Vedi questo monte qui in fondo?- disse, indicando un punto preciso dell'immagine. Adam annuì.

-Lo si può vedere anche da qui. Ma sembra che questa sia stata scattata da un luogo opposto a dove ci troviamo noi rispetto alla montagna. Aspetta – il barista, scomparì in un'altra stanza, per ricomparire un minuto dopo con quella che sembrava essere una cartina topografica. La aprì e la distese sul bancone.

-Ecco, noi siamo qui.- indicò un piccolo agglomerato urbano a mala pena visibile -E il luogo da cui questa è stata scattata dovrebbe essere circa – passò lo sguardo dalla foto alla cartina per un paio volte, confrontando gli elementi, poi concluse indicando una zona abbastanza limitata: -Qui.-

-Fino laggiù?- chiese preoccupato Adam.

-Sì, più o meno.- saranno stati ottanta chilometri, forse più. Evviva! Avevo proprio bisogno di un po' di allenamento! Si disse sarcastico Adam.

-Ehm, potrebbe prestarmi la cartina, per favore?-

-Non dirmi che vorresti andare fino a lì? Sei fuori di testa!-

-Perchè? Saranno al massimo due giorni di caminata, non mi sembra una cosa tragica.-

-Perchè non sai cosa succede in quella zona.- vedendo l'espressione confusa del ragazzo, cercò di spiegarsi meglio: -Quasi tutti quelli che si avventurano in quella zona, tornano indietro confusi, con vuoti di memoria, alcuni hanno anche graffi e morsi d'animali sul corpo. E questi sono quelli che tornano, poi ci sono quelli che scompaiono del tutto. Dammi retta, tornatene a casa. Questo non è i posto più adatto per una gita.-

-Starò attento, ma grazie.- così dicendo, cercò il consenso dell'uomo per prendere la cartina e uscì dal bar.

 

* * * * * *

 

Il soffito. Tommy continuava a osservare il soffito della piccola stanza in cui si trovava. Era ormai il suo rifugio, quando la luce del sole diventava troppo forte.

Lo spazio era piuttosto spoglio: vi era un piccolo armadio accanto alla porta, un piccolo tavolo con una sedia e un semplice letto, posto nell'angolo.

La luce proveniva solo da una piccola finestra, posta in alto, che non faceva mai entrare direttamente i nocivi raggi del sole.

La casa in questione, era stata costruita scavando nella roccia di una montagna ai limiti della città. Si mimettizzava piuttosto bene con l'ambiente circostante, a tal punto che, quando Tommy era tornato lì anni prima, non la notò immediatamente. Ma vista la sua posizione, decise più tardi di stabilirsi lì.

Con l'aiuto di Jailynne, la sistemò e la rese un ambiento vivibile. Il rampicanti, si erano infatti impossessati delle mura e la polvere aveva ricoperto gli interni. Ora invece era un'abitazione di tutto rispetto, solamente un po' più spartana del normale. E più particolare. Infatti avevano ritrovato, in fase di ristrutturazione, quelli che un tempo, probabilmente, erano stati dei passeggi segreti, e che ora erano utilizzati come normali corridoi. Mettevano in comunicazione divere stanze create a ridosso della montanga, che però si mimetizzavano come fossero parte del monte stesso.

Poi vi era un particolare passaggio, invece, che portava dall'altro lato della valle. Sembrava fosse più recente. Forse era stato scavato dopo l'inizio della guerra o giù di lì.

Erano tutti modi molto utili per evitare il diretto contatto con la luce del sole, che, contrariamente a quanto si crede, non inceneriva direttamente gli sventurati vampiri. (E, tranquillli, non li faceva nemmeno brillare come se si fossero rovesciati addosso qualche chilo di troppo di glitter.)

No, la luce non lì aiutava, questo era certo. Infatti, seccava il loro sangue, lo disidratava, a velocità maggiore rispetto ai normali esseri umani. Da qui anche la necessità di nutrirsi di altro sangue.

Tommy si alzò dal letto su cui era disteso e si mise a sedere. Era stufo di rimanere lì. Non ne poteva più di restare ogni giorno lì per ore e ore a non far niente, ad aspettare che il sole si avvicinasse all'orizzonte.

Un ricordo attraversò la sua mente:

Era piccolo, avrà avuto forse due anni, e il suo sangue non era ancora mutato completamente.

Era nel giardino di casa, a quei tempi ci passava intere giornate, mentre i genitori se ne stavano seduti a un tavolino lì vicino, sorseggiando un po' di vino e osservando ogni cosa che faceva, preoccupati che si facesse male.

Ricordò di come aveva visto un bel fiore, di come lo aveva colto, volendo portarlo alla madre.

Si era messo a correrle incontro, mentre lei lo attendeva con un sorriso.

Si riscosse dai sui pensieri con rabbia. Rabbia di una vita rovinata, di una menzogna. Si alzò dal letto e percorse il corridoio che conduceva dall'altro lato della valle. Dove si estendeva una fitta foresta che lo avrebbe comunque protetto. Non riusciva a rimanere lì un secondo di più.

   
 
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