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Autore: Nimel17    10/07/2012    4 recensioni
La fiaba di Raperonzolo è molto conosciuta, ma qualcosa mancava...Rumpelstiltskin. La vera protagonista è comunque Rapunzel.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alle prime luci dell’alba, Rapunzel scese dalla torre con una scala fatta apparire dal nulla dal folletto. Far scendere i suoi capelli fu tutt’altra storia: dovette tirare tre volte perché cadessero nel prato intorno a lei. Fece lentamente due passi. L’erba era così…soffice. Un po’ pizzicava, ma era un piacevole solletico per i suoi piedi, che non conoscevano che la pietra dura e fredda. Respirò profondamente il profumo di fiori e d’aria aperta. L’aria era frizzante, le portava intorno al viso petali e foglie. Iniziò a fare passi sempre più veloci, roteando su se stessa. Si sdraiò per terra, godendosi la vista del cielo e del sole. Non c’erano nuvole e quello che aveva visto da una piccola finestra ora si estendeva, rivestendo il mondo d’un azzurro luminoso e infinito. Il sole era una piccola sfera d’oro bianco, calda e sprigionante grande energia. Gli uccelli erano molto più numerosi di quanto pensasse, colorati e cinguettanti, strani insetti giallognoli striati di nero volavano vicino ai fiori emettendo un ronzio di sottofondo e bellissime farfalle blu, arancioni, gialle e bianche sbattevano le loro ali in colpetti piccoli e veloci. Una di loro le si posò persino sul naso, creandole un paio d’occhi in più. Si mise a sedere e iniziò a raccogliere sulla gonna quanti più fiori poteva, annusandoli ad uno ad uno: margherite bianche, fiori selvatici color pervinca, tenere violette, campanule rosa, papaveri delicati, lillà e milioni di piccolissimi fiori azzurri che perdevano i loro petali non appena li toccava.
“Scoperto un nuovo passatempo, dearie?”
Per lo spavento, Rapunzel lasciò cadere i fiori a terra. Rumpelstiltskin era appoggiato al tronco di un albero ed era quasi completamente in ombra. Fece per andargli incontro, ma dovette camminare a saltelli per non pestarsi i capelli.
“Oh, sembra che qualcuno abbia qualche problemino con i capelli. Perché non li tagli, cara? Giusto perché non li pesti.”
“Non posso. Mia madre non lo permetterà mai.”
“E a chi mai può importare cosa ne pensa lei, dearie? Tu sei libera, ormai.”
Le si avvicinò e lei indietreggiò d’istinto. Lui sembrò non badarci e le prese in mano una ciocca.
“E vedo pure perché. Qui c’è magia allo stato puro.”
Rapunzel lo guardò.
“Magia? I miei capelli?”
“Certamente, dearie. Scommetto la mia bacchetta che tua madre non è mai invecchiata di un giorno in diciannove anni.”
Lei si morse il labbro.
“La…la gente…invecchia? Madre Gothel mi ha detto che ad una certa età non s’invecchia più.”
Rumpelstiltskin rise, buttando indietro la testa.
“Se si può contare su capelli come i tuoi, certo, dearie, che non s’invecchia. Comunque non possiamo permetterci di portarci dietro come uno strascico la tua bella capigliatura bionda, anche se convengo che sarebbe un terribile – oh, si, terribile – spreco tagliarli.”
Schioccò le dita e Rapunzel prima vide i suoi capelli avvicinarsi a lei, poi le sia alzarono e s’intrecciarono fino a formare una treccia che toccava quasi il terreno, ma almeno non li pestava più. Se li toccò e sentì morbidi petali sotto le dita.
“Vuoi vederti, dearie?”
Magicamente era apparso uno specchio davanti a loro. Lei fece una giravolta di felicità, vedendo la sua lunga treccia fissata con i fiori che aveva lasciato cadere poco prima.
“Grazie, è molto più comodo così.”
“Dovere, dearie. Sei il mio menestrello, dopotutto. La tua arpa ti aspetta già al castello.”
“Siamo molto lontani?”
“Io ho la magia, dearie. Dov’è il problema?”
La presa per braccio e prima che potesse sbattere le ciglia si trovarono davanti ad un palazzo di pietra, senza torri per fortuna, con grandi finestre e un immenso lago laterale che brillava per i riflessi del sole. Rumpelstiltskin fece un piccolo inchino, facendo roteare la mano e indicando il maniero.
“Questa è la mia piuttosto grande dimora, dearie. Ora è anche casa tua.”
L’interno non era molto diverso dalla sua torre, ma era molto più luminoso. I tappeti erano rossi bordati d’oro e le porte erano grandi, di un legno dal colore scuro con sfumature color rubino e avevano un aspetto molto massiccio.
“Ora tocca a te, dearie, rispettare il patto. La magia ha un prezzo, ricordalo.”
 
 
  
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