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Autore: nikita95    10/07/2012    1 recensioni
E se John non trovasse un modo per fare sopravvivere le cara figliola Elena come umana, e Klaus accettasse lo scambio di Stefan con la zia Jenna? Se Damon non fosse stato morso da Tyler?Vi piacerebbe conoscere un risvolto alternativo della storia? Continuate a leggere!!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Elena lasciò la pensione dei Salvatore quella mattina stessa, perché aveva decisamente fretta di tornare a casa, ma più di tutto aveva bisogno di chiarirsi le idee circa i sentimenti che provava per Damon perché anche lei adesso era stanca di giocare con il fuoco.

Nella sua parte più intima avrebbe voluto ardentemente rincontrare Damon prima di andarsene, ma non accadde perché dopo quello che “non era successo tra loro” il vampiro era uscito ed Elena non aveva più avuto modo di incontrarlo e tanto meno di parlargli.
Si era vestita e lavata lentamente perché anche se lei non l’avrebbe mai ammesso nemmeno a se stessa avrebbe voluto parlargli un’altra volta per capire dai suoi gesti dalle sue parole cosa lui pensasse di lei.

Ma il vampiro non accennava a tonare e così Elena fu costretta ad andarsene, per così dire, a mani vuote.
Arrivò a casa verso mezzogiorno, ma il pensiero di entrare e incontrare Jenna, che senza ombra di dubbio l’avrebbe investita con i suoi innumerevoli dubbi, costringendola a spiegare tutto, la turbò.
Aveva anche pensato di rinunciare a tornare a casa per pranzo, ma alla fine decise di entrare, cercando comunque di farlo più silenziosamente possibile per non dare sfogo alla tempesta che l’attendeva.
Ciò che la sorprese quando girò le chiavi nella serratura della porta e aprì, fu il silenzio tombale che proveniva da dentro.
Andò subito in cucina, e sul tavolo vide un biglietto:

sono a pranzo da Ric, se hai bisogno di qualcosa apri il frigo e troverai il necessario.
Torno nel pomeriggio e allora sarai costretta a raccontarmi tutte le novità.
Ti voglio bene .
Jenna

Quando finì di leggere Elena sorrise, almeno per adesso non avrebbe dovuto raccontare niente.
Salì in camera e prima che qualcuno glielo potesse impedire si buttò sul letto fissando il soffitto.
pensò.
Si tolse il vestito e indossò i suoi cari vecchi jeans con un una canottiera e le scarpe da tennis.
Alla fine decise che per il pranzo sarebbe andata volentieri al Grill, ma prima di uscire bevve una sacca di sangue.

Arrivò al pub 10 minuti dopo e sia andò a sedere in un tavolino un po’ in disparte, qualcuno che conosceva di tanto in tanto passava e la salutava, e lei rispondeva o con un sorriso o con un accenno della mano.
Ordinò un hamburger con una birra piccola, e mangiò cercando di non pensare troppo.
Proprio mentre beveva un sorso di birra vide una chioma bionda attraverso il vetro della bottiglia.
Caroline la fissava con un cipiglio divertito, ed Elena non poté proprio fare a meno di sorridere e alla fine anche l’amica sorrise.
“Ora tu sei sequestrata per le prossime...- si fermò un attimo a riflettere poi concluse - ...2 ore e mi racconterai tutto, nei minimi dettagli.”

Elena inghiottì l’ultimo boccone di quel delizioso hamburger, e guardando l’amica si rese conto che nulla le avrebbe impedito di raccontare tutto.
E allora le disse di avvisare Bonnie e di incontrarsi tra mezz’ora in un posto più sicuro.
Quando Elena le aveva chiesto ciò Caroline si era agitata un po’, ma la neo-vampira era fermamente convinta nel non preannunciarle nulla, e alla fine l’amica fu costretta ad arrendersi.

Mezz’ora dopo erano entrambe nella casa delle streghe che aspettavano Bonnie per iniziare il resoconto della giornata precedente, e non dovettero aspettare a lungo che videro una chioma castana salire le scale per arrivare al piano di sopra della casa dove si trovava il camino.
Si sedettero in circolo con le gambe incrociate ansiose di conoscere le novità belle e brutte, perché sicuramente ce ne sarebbero state di entrambe le tipologie, che Elena aveva da riferire loro.
La ragazza decise di raccontare tutto per filo e per segno dalla fuga da Mystic Falls, lo spettacolo dell’alba sul mare, la passeggiata tra i negozi, tralasciò solo i racconti personali di Damon e sorvolò sui suoi sentimenti, per quelli ci sarebbe stato tempo successivamente.

Alla fine raccontò dell’aggressione da parte dell’originale ancora a loro sconosciuto, il salvataggio miracoloso da parte di una vampiro che poi si era rivelato ancora più pericoloso del loro aggressore, e continuò finché non fu sicura che le amiche avessero compreso tutti gli eventi come se li avessero vissuti in prima persona.

Quando tacque in attesa di un loro commento Bonnie e Caroline erano praticamente senza parole, erano già a conoscenza del ritorno inaspettato, per dir poco, di Charlotte, perché come sempre Elena le aveva tenute aggiornate, ma quello era davvero troppo anche per loro.
“Dovremmo avvertire Alaric” propose Caroline praticamente sicura che la sua proposta venisse accettata.

“Non si discute, avevo già preso in considerazione questa soluzione, ma dire qualcosa ad Alaric significherebbe dire tutto a Jenna, e già sta passando tanto senza altri originali e preoccupazioni di altro genere” disse Elena con un tono che non fece prendere più in considerazione la proposta di Caroline.
“Si ma Alaric potrebbe non dire nulla” si intromise Bonnie.
“Alaric ha già dovuto nascondere troppo a Jenna, non voglio che continui”

E anche quello era vero, per cui nessuna si azzardò a continuare a fare accenni all’argomento, con tacito assenso si era deciso che al momento Alaric non avrebbe saputo nulla.
“A questo punto dobbiamo cercare di mettere luce sulla situazione senza l’aiuto di qualcuno al di fuori di noi, a parte Damon ovviamente” concluse allora Caroline.
Per qualche minuto rimasero tutte in silenzio nella speranza che giungesse loro una soluzione in mente.

Ma sostanzialmente tutte pensavano le stesse cose.
Cosa voleva Charlotte da Elena? Chi era colui che voleva Elena morta? Chi era, al di là delle apparenze il loro salvatore, Jasper? Era veramente tornato in città per allearsi con Klaus?
Ma per quanto le ragazze non facessero che ripetersi queste domande le risposte non arrivavano mai, sapevano che erano lì pronte per loro, ma a loro non era concesso conoscerle.

“Non lo so!” alla fine sbottò Caroline “L’unica cosa di cui sono sicura è che finché Klaus vorrà avrà potere su di noi ci gestirà come delle marionette e noi saremo in balia dei suoi piani perversi”
Le altre non ebbero nulla da aggiungere perché Caroline aveva fatto un quadro completo della loro disperata situazione.
All’improvviso Bonnie guardò l’ora su display del cellulare e per poco non emise un gridolino stizzito.
“Cosa c’è Bonnie?” chiese Elena un po’ preoccupata.

“Avevo promesso a mio padre che sarei tornata per l’una e mezza a casa, e sono le due meno un quarto, devo scappare ragazze mi dispiace” rispose agitata l’amica.
Bonnie salutò entrambe e poi corse di sotto.
Elena e Caroline ascoltarono il suono dei passi dell’amica che percorrevano i gradini impolverati della scala.

Stavano per riprendere a parlare per decidere sul da farsi, ma un urlo agghiacciante interruppe la voce di Elena che rivolse subito uno sguardo pieno di terrore all’amica.
Poi all’unisono si alzarono correndo al paino inferiore.
Arrivarono alla porta di ingresso e lì videro Bonnie in ginocchio davanti la soglia tenersi la testa in una smorfia di dolore, dai suoi occhi iniziarono a cadere lacrime salate.

Appena videro la scena Elena e Caroline le corsero in contro urlando il suo nome, ma l’amica sembrava non sentirle, non smetteva di piangere, ma non urlava più sembrava che dentro di lei si fossero scatenate forze opposte, ma le due ragazze non furono capaci di placarle.
Poi, quando ormai l’agitazione stava crescendo insieme all’urgenza di reagire, Bonnie si accasciò tra le braccia di Elena chiudendo gli occhi bagnati e sofferenti.

Si riprese dopo alcuni minuti sul divano senza sapere come ci fosse arrivata.
Riprese fiato inspirando una grossa boccata d’aria, come se fosse scesa sott’acqua e avesse bisogno di respirare dopo ore di apnea.
La prima cosa che comparve nel suo campo visivo furono le facce preoccupate di Elena e Caroline.
“Oh mio Dio, Bonnie stai bene?” questa era Caroline.
La ragazza si schiarì la voce e poi rispose di sì, anche se non era del tutto vero.

Poi senza aspettare ulteriori domande su ciò che fosse successo aggiunse.
“Le streghe... le streghe mi hanno contattato telepaticamente, dovevano dirmelo, perché noi dovevamo sapere”
 “Cosa dobbiamo sapere?” dissero in coro Elena e Caroline.
Bonnie non le fece attendere e rispose subito.
“Che Klaus non è invincibile, può essere ucciso, c’è un modo, perché c’è sempre un modo per ristabilire l’equilibrio delle natura”
 
 
Caroline e Elena avevano concordato all’unisono che era necessario accompagnare l’amica a casa.
Bonnie aveva protestato un po’, affermando che non era un’inferma e che non aveva bisogno di nulla se non riposarsi, per riprendere le forze, ma questa affermazione non aveva fatto altro che convincere le due vampire sull’urgenza del loro intervento.
Così Elena portò l’auto di Bonnie e Caroline insieme alla strega salì sull’altra macchina.

Dalla casa delle streghe ci vollero circa 20 minuti per arrivare a casa Bennet, entrambe le amiche
insistettero con Bonnie per condurla fino a dentro, ma questa volta la ragazza fu irremovibile, del resto non voleva far preoccupare il padre ed essere costretta a inventare bugie su ciò che aveva spinto Elena e Caroline ad accompagnarla fino a casa, e alla fine le due vampire si arresero.
Dopo aver lasciato Bonnie, Caroline accompagnò Elena alla casa delle streghe per andare a riprendere l’auto.

“Sei preoccupata?” chiese all’amica.
Elena non rispose subito perché era sovrappensiero e fissava tutto ciò che le passava davanti fuori dal finestrino.
“Non so, non so cosa pensare ecco tutto”disse concentrandosi sulla strada di fronte a lei.
Si trovavano ancora in città, ma stavano rapidamente uscendo e i primi alberi comparivano a sfondo del panorama.
La strada era stata da poco asfaltata, per questo era perfettamente liscia: era bellissimo viaggiare in auto, o almeno era ciò che Elena aveva sempre pensato fino all’incidente che aveva avuto con i suoi genitori.

“E’ stato gentile Damon” disse Caroline continuando a prestare attenzione alla strada anche se più di una volta aveva sbirciato per vedere la reazione dell’amica a quel commento.
Elena dal canto su fu sorpresa che l’amica aprisse quel discorso e soprattutto adesso che avevano cose più importanti da discutere, ma non lo fu neanche troppo.
“Si, lo è stato” rispose alla provocazione abbassando gli occhi sulle mani che teneva congiunte vicino il grembo.

“Hai tralasciato molti particolari sulla vostra gita” continuò perspicace Caroline.
Elena sorrise, poi più convinta che mai raccontò quello che era successo la mattina, prima che si incontrassero.
Caroline come poche volte prima di allora rimase sorpresa.
“Davo ammettere che sei stata brava a resistergli, io non so se c’è l’avrei fatta”
E questo da parte di Caroline era sicuramente un segno di approvazione circa la sua condotta, e ciò la rincuorò molto.

Nonostante tutto guardò con uno sguardo di rimprovero l’amica per biasimare il commento poco appropriato, soprattutto dopo ciò che era successo dopo l’arrivo di Damon in città un anno prima.
“Scusa non averi dovuto, ma lo sai che non posso fare proprio a meno di fare battute sarcastiche su Damon” rispose alzando le mani dal volante in segno di umile arresa.
Fu esattamente in quell’attimo che accadde tutto, e prima che una delle due potesse reagire successe l’inevitabile.

Davanti alla loro era fermo un uomo, le fissava, Caroline non ebbe il tempo di deviare, sterzò allora vertiginosamente alla sua destra.
L’auto iniziò a cadere lungo il dirupo scosceso, Caroline tentò più di una volta di ruotare i pneumatici e premere il freno per arrestare la caduta, ma nulla fu possibile.
Elena cercò in tutti i modi di aiutare l’amica, tirò anche il freno mano, ma la discesa era troppo ripida e la velocità eccessiva.

All’improvviso davanti a loro si parò un albero, Caroline cercò di fare un ultimo tentativo girando lo sterzo con tutta la forza che aveva in corpo.
L’auto non cambiò direzione, ma semplicemente girò su se stessa esponendo lo sportello dal lato di Elena all’urto contro l’albero.
Elena non ebbe neanche il tempo di comprendere la gravità di ciò che era successo quando sentì la caduta arrestarsi.

Entrambe le ragazze a causa dell’impatto furono violentemente sbattute di lato, mentre lo sportello dal lato di Elena rientrò su se stesso.
Quando furono completamente sicure di aver arrestato la caduta ripresero fiato.
Ma ciò che Elena avvertì fu un dolore inaudito.
Inizialmente pensò che sarebbe guarita, e che sarebbero stato questioni di attimi, ma il tempo passava e la ferita non accennava a guarire.

Alla fine la ragazza si rivolse verso l’amica per vedere se era tutto a posto, ma lo sguardo della ragazza la spaventò più del dolore al fianco che continuava a pulsare.
Allora decise di guardare il punto,e rimase inorridita.
Sul fianco della maglietta si apriva un grosso squarcio, e da lì si vedeva fuoriuscire un pezzo di legno spezzato largo quanto  il piede di un comodino.

La maglietta era già leggermente bagnata segno che il sangue stava iniziando la sua lenta discesa lungo il fianco fino a macchiarle i jeans.
“ Oh mio Dio, Elena, mi dispiace non avrei... non avrei dovuto io...” l’amica la guardava con le lacrime agli occhi, ma Elena non era pronta a morire, sapeva che se il paletto  fosse entrato e si fosse spostato trovando un varco tra le costole poteva scalfirle il cuore, ma era anche certa che non sarebbe stato facile quindi prima di piangere avrebbe fatto l’impossibile per continuare a vivere.
Caroline scese il più in fretta possibile dall’auto per valutare la situazione dall’esterno: come previsto era pessima.

Elena non aveva proprio modo di scendere, se non facendosi molto male, perché lo sportello dal suo lato era completamente bloccato.
Non sapeva cosa fare, ma di una cosa era sicura aveva necessariamente bisogno di aiuto.
Prese il cellulare dalla tasca e digitò il numero che le interessava, dopo di che aspettò che qualcuno rispondesse.

Mentre attendeva pazientemente sentì un violento spostamento d’aria, e prima di aver il tempo di capire cosa stesse succedendo, si sentì violentemente sollevata da terra e sbattuta contro un albero.
L’urto fu dolorosissimo, ma la cosa peggiore fu che il telefono le era letteralmente volato dalle mani, però probabilmente il suo aggressore non se ne era neanche accorto.
Aveva sbattuto la testa violentemente, non sapeva cosa fosse successo, ma Caroline presto si sentì chiamare dagli abissi della sua mente, avrebbe tanto voluto resistere, ma non riusciva più a pensare, a sentire il mondo che la circondava.

Avrebbe voluto alzarsi recuperare il telefono provare a richiamare, salvare Elena, lo avrebbe voluto,
ma ogni singola parte del suo corpo le urlava di stare ferma di non muoversi, e allora lei ubbidiva.
Prima però che la sua mente venisse carpita completamente dalle spire dell’incoscienza, Caroline gettò un urlo disperato sperando che qualcuno dall’altra parte del telefono oramai disperso da qualche parte potesse udire la sua disperazione.
“Damon!!!”
 
 
 
Lentamente i sensi tornarono, e allora fu facile sentire l’odore del terreno, dell’aria fresca, ma anche del sangue ormai secco.
Forse fu questo, o il ricordo prepotente di ciò che era successo a permettere a Caroline di riprendere coscienza.
Si accorse solo dopo un po’ di non essere sdraiata nell’esatto punto dove era svenuta, quindi qualcuno l’aveva spostata, ma la domanda era: chi? Un amico o un nemico?

Era poggiata con la schiena a un masso, le mani erano legate dietro il busto, e con esse anche le caviglie.
Appena la vampira si rese conto che la situazione non volgeva decisamente a suo favore cercò in tutti i modi di farsi forza, e aprì gli occhi, nonostante la luce le desse fastidio, per cercare l’amica.
La ricerca non tardò ad avere successo, Elena era pochi metri più avanti proprio di fronte a lei, aveva gli occhi chiusi e respirava pesantemente.

“Buongiorno”
Caroline fu presa alla sprovvista, quella voce proveniva alla sua sinistra, ma la ragazza non aveva notato nulla, e questo significava che i suoi sensi erano troppo deboli.
Si girò di scatto per vedere il volto dell’uomo che sicuramente le aveva legate.
Non era particolarmente alto, aveva gli occhi e i capelli castano scuro, i lineamenti particolarmente attraenti, ma nulla nel suo sguardo ispirava amore.
“Chi sei?” chiese Caroline per prendere tempo e cercare di capire.

L’uomo sorrise, un sorriso perverso e maligno.
“Pensavo che ormai la tua amica sapesse riconoscermi, ma anche lei non sa proprio chi sono, a quanto pare mi tocca presentarmi. Il mio nome è Koll, uno degli Originali, se vi può interessare Klaus è mio fratello.”
Caroline era completamente senza parole, ma era necessario capire il suo interesse per loro.
“Perché siamo qui?” chiese la vampira con il cuore in gola.
Koll le si avvicinò pericolosamente inginocchiandosi davanti a lei.

“Per vendetta” le sussurrò all’orecchio.
Caroline proprio non riusciva a capire quale vendetta il vampiro volesse riscuotere.
Quando Koll notò i dubbi di Caroline si decise a spiegarsi.
“Elena è stata la nostra rovina, per anni tutte le doppelganger sono sfuggite a Klaus pur di non trasformarlo in un mostro, ma lei no, lei doveva continuare a vivere la sua vita tranquilla, e noi dobbiamo piangerne le conseguenze, mi dispiace, ma la pagherà per ciò che ha fatto”
Caroline aveva le lacrime agli occhi, perché si rendeva conto del dolore e del desiderio di vendetta che quelle parole emanavano, e aveva paura, paura di morire e di veder morire la sua migliore amica.

“Non è vero, lei voleva salvarci, ma Klaus è forte e tu lo dovresti sapere, lei voleva solo salvare le persone che ama, perdonala!” disse Caroline cercando di fare buon viso a cattivo gioco.
“Ahahah, e adesso pagherà la sua parte, perché ci ha condannati tutti, per l’eternità” disse emanando disperazione e allo stesso tempo una mesta rassegnazione.
Poi prima che Caroline potesse aggiungere altro, si avventò su di lei squarciandole la gola.
Un urlo agghiacciante si sollevò dal bosco di Mystic Falls.
 
POV ELENA
Se lo ricordava perfettamente, era caduta nel dirupo, aveva avuto paura fino all’ultima istante, poi quando sembrava che tutto potesse essere finito, qualcuno l’aveva letteralmente sbattuta fuori dalla macchina, l’aveva picchiata a sangue, legata e abbandonata a se stessa.
Per un attimo Elena si era sentita nuovamente una debole e misera umana.
Aveva perso i sensi nella speranza di essere più forte dopo per poter reagire, ma il paletto nel fianco le mozzava i respiro  e neanche la dolce culla del sonno metteva fine alle sue paure e alle sue ansie.

Più di una volta l’incoscienza l’aveva chiamata e più di una volta lei avrebbe voluto rispondere.
Ma la voglia di vivere aveva combattuto il suo desiderio di arrendersi e quindi si trovava ancora lì nel baratro tra la vita e la morte, toccava solo a lei decidere, sconfiggere o essere sconfitta.
E alla fine qualcosa la destò dal suo sonno senza sogni.
Ma ciò che la ragazza vide davanti suoi occhi la spaventò come non mai.
Il mostro che l’aveva ridotta in fin di vita, aveva colpito Caroline, le aveva strappato la carne dal collo, adesso si divertiva colpendola con dei sottilissimi bastoncini di legno che si conficcavano sulla pelle nuda provocando ogni volta dei piccoli spasmi al corpo martoriato della vampira.

“No!” urlò Elena, pur di porre fine a quelle torture.
Koll si girò sempre con il solito sorriso disegnato sul volto.
“Ti aspettavo” sibilò tra i denti, poi prima che Elena capisse ciò che stava facendo, l’originale estrasse una pistola e gliela puntò sulla coscia destra, dopo sparò.
Elena trattenne appena un urlo, il proiettile era arrivato all’osso e impediva alla feria di rimarginarsi.
Poi Koll le si avvicinò e le diede un calcio fortissimo al fianco dove ancora era infilzato il paletto.

Quando avvertì il paletto perforargli un polmone, affaticando ancora di più il suo respiro, la neo-vampira strinse i pugni per non dargli la soddisfazione di urlare.
“Morirai lentamente come accadrà a tutti noi” disse il vampiro sprezzante prima di colpirla un’altra volta con i proiettili di legno.
Quando poi le diede un altro calcio al fianco, Elena tossì sputando sangue.

“T-ti prego” disse cercando di ignorare il sapore metallico del sangue in bocca “Lascia andare Caroline, lei non ha fatto nulla, sono io che ho trasformato Klaus”
“Oh no, ho bisogno di lei” disse ridendo.
Le si avvicinò le prese il mento e la fissò negli occhi.

“Adesso io ti libero tu andrai dalla tua amica e la colpirai finché non te lo dirò io” poi la lasciò andare.
“Si” rispose Elena mentre una lacrima le scendeva silenziosa sul volto.
L’originale la liberò, e lei si avvicinò a Caroline.
“No, Elena, guardami sono io, ti prego”
Elena iniziò a piangere, ma non si fermò neanche quando vide l’amica vomitare sangue e pregarla di fermarsi.

“Brava” le diceva Koll, ma Elena sperava solo che le chiedesse di smettere, ma non accadeva, e allora lei continuava a colpire, colpire, colpire...
A un certo punto Caroline smise di pregare e attese solo il momento in cui tutto sarebbe finito, perché ormai le sue speranze che qualcuno le venisse a salvare erano finite.
Alla fine Elena si estrasse violentemente il paletto che aveva nel fianco gemendo appena e l’alzò dritto sul suo cuore, pronta a colpire, e di una cosa era sicura, neanche questa volta Koll l’avrebbe fermata.
La fissò negli occhi poi lentamente, ma con la stessa sicurezza di prima calò il paletto.

POV ELENA
Aveva sofferto in silenzio, e lui adesso la voleva vedere mentre chiedeva pietà, inginocchiarsi ai suoi piedi, ma questo solo dopo aver ucciso la sua migliore amica.
L’aveva picchiata fino a quando non aveva sentito più l’amica tra i suoi piedi e tra le sue mani zuppe di sangue: il sangue della sua amica, misto alle sue lacrime.
Poi lui le aveva ordinato di ucciderla e lei non sapeva più cosa fare; aveva estratto il paletto dal suo fianco, e l’aveva alzato sul cuore dell’amica.

Aveva fissato gli occhi di Caroline, perché avrebbe voluto tanto chiederle scusa, prima che l’inevitabile potesse accadere, e nei suoi occhi lesse una grande disperazione, paura, ma soprattutto pietà per la sua sorte: la vampira costretta ad uccidere la propria amica.
Alla fine entrambe chiusero gli occhi per non leggere i sentimenti dell’altra, e mentre il pianto di entrambe divenne più forte, iniziò la calata del paletto.
 
Non sapeva dire cosa fosse quella forza benedetta che l’aveva fermata, l’aveva allontanata improvvisamente dal corpo quasi privo di vita di Caroline.
Ma ancora una voce dentro di lei diceva che doveva andare, avrebbe voluto non rialzarsi più dopo essere caduta rovinosamente, ma qualcosa le diceva che non poteva fermarsi.
Allora si rialzò e camminò verso ciò che più la chiamava, il dolore al fianco era forte, ogni parte del suo corpo le urlava di fermarsi, ma lei continuava, perché doveva.
Era quasi arrivata, se avesse ucciso Caroline poi sarebbe tutto finito, avrebbe potuto riposarsi.

Ma lei non voleva, questo era il punto, avrebbe potuto mettere la parola fine alle sue sofferenze, ma lei non voleva perché il prezzo che avrebbe dovuto pagare dopo sarebbe stato troppo caro.
Stava arrivando, era vicino alla sua meta, un passo ancora e... ma qualcosa si frappose ancora tra lei e la sua destinazione.
Un paio di occhi azzurri, bellissimi così belli da farle ritrovare la pace interiore, e una voce calda e confortante che le ordinava di fermarsi.
pensò Elena prima di accasciarsi, ma quando avvertì le mani del suo salvatore sostenerla ebbe la certezza che quello non era Damon.

POV CAROLINE
Non aveva idea di come fosse arrivato come li avesse trovati, ma Damon era lì e non era solo con lui c’era un altro vampiro forte, fortissimo che senza tanta fatica aveva allontanato Koll.
Quello che successe dopo, non si seppe mai con certezza perché Caroline svenne ormai sicura di trovarsi tra amici, il buio e l’incoscienza avvolsero la sua mente e lei, questa volta, non fece nulla per resistergli.

angolino autrice

eccomi con il nuovo capitolo, ma questa volta non vi dirò nulla, vorrei come sempre ringraziare chi recensisce le mie storie e l'aggiunge tra le preferite e le seguite.

   
 
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