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Autore: EvgeniaPsyche Rox    10/07/2012    8 recensioni
«In breve io ho combinato un casino, e il preside, per punizione, mi ha ordinato di farti da tutor.Got it memorized?», accidenti, alla fine si era lasciato sfuggire il suo marchio di fabbrica.
Roxas assottigliò gli occhi, assai perplesso; un pò per la sua affermazione, e un pò per quella domanda finale in inglese.Decise di lasciare perdere, dedicandosi al vero argomento della conversazione.«Mi stai prendendo in giro?»
«No.»
«Non ho alcun problema a scuola, quindi ti risparmio la fatica di perdere tempo.», affermò schiettamente il biondino, spostando lo sguardo verso il suo interlocutore, il quale aveva sospirato.
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[Questa storia ho iniziato a scriverla quando avevo tredici anni e, contando che adesso ne ho quasi diciassette, è normale che io abbia cambiato modo di scrivere, anche perché mi sto dedicando a generi differenti. Da un lato preferirei eliminarla perché i capitoli, soprattutto i primi, non sono scritti esattamente bene (Almeno, per quanto riguarda la punteggiatura e la grammatica). Ma ragazzi, le recensioni sono tante; questa è la prima long che ho pubblicato e mi sono affezionata.]
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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Tutor And Boyfriend.

 

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17. Hot feelings 

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Axel aveva passato praticamente il resto dei trenta minuti ad imprecare e a borbottare tra sé e sé insulti contro quelle fottute compagnie telefoniche del cazzo, tirando fuori addirittura un accendino dalle tasche -Il che aveva scandalizzato a morte Roxas- e minacciando così di bruciare la casa o qualsiasi cosa che gli sarebbe capitata a tiro; al contrario, il biondo, che tentava faticosamente di non mostrarsi perplesso della sanità mentale dell'altro, beveva tranquillamente il suo succo di frutta alla pesca, cercando di capire che cosa ci trovava di bello la gente nel guardare la televisione.
«Allora», iniziò il proprietario della casa dopo essersi finalmente calmato con un largo sorriso stampato sul volto, «che cosa vuoi per cena, primino?»
La cena. Giusto.
Il giovane dalle iridi blu osservò con la coda dell'occhio la cucina dietro di sé; sbattè più volte le palpebre, chiedendosi come facessero i due ragazzi a prepararsi da mangiare senza una figura femminile presente in casa.
Beh, in fondo non serviva per forza una donna per cucinare, pensò. Lui, nonostante fosse un ragazzo, se la cavava bene con il cibo e aveva sempre ricevuto parecchi complimenti per le sue doti culinarie.
Schiacciò il contenitore del succo e lo appoggiò sul tavolo di fronte a sé. «Non lo so, per me è uguale.»
Il sorriso del fulvo si allargò ulteriormente e si avviò così in cucina, riprendendo la parola. «Oggi Reno tornerà tardi, quindi dovrò cucinare io. Non preoccuparti, sono un genio a preparare da mangiare!»
Roxas non disse nulla e si limitò a fare un cenno affermativo con la testa; afferrò poi il telecomando e iniziò a fare zapping per qualche minuto, fermandosi solamente quando vide qualcosa di giallo con le gambe muoversi frettolosamente.
Corrugò la fronte, piuttosto perplesso. «Axel!», chiamò improvvisamente, sentendo poi i passi pesanti dell'altro che lo raggiunse immediatamente. «Sì?», cinguettò allegramente; il biondo indicò la televisione prima di iniziare a parlare. «Perché c'è un formaggio che cammina e che parla?»
Axel seguì l'indice dell'altro e scrutò con estrema attenzione le figure colorate che venivano mostrate; successivamente si illuminò e accennò una risata estremamente divertita. «Non è un formaggio, Roxas. E' una spugna. Infatti si chiama Spongebob.», spiegò sorridendo.
«E cosa c'entra che si chiama Spongebob?», chiese apaticamente il più piccolo, incrociando le braccia con lo sguardo fisso sul televisore.
Il diciottenne si grattò la folta chioma rossa, assumendo un'espressione pensierosa. «Beh, perché il nome Spongebob assomiglia alla parola spugna, non ti pare?»
«Non è vero.», replicò il biondo, sbattendo più volte le palpebre. «Spongebob non assomiglia a spugna.»
Axel si sforzò di accennare l'ennesimo sorriso. «Sì invece. Le prime due lettere sono uguali. S. P. O. N. G. E. B-», ma venne immediatamente interrotto dall'altro. «Va bene, va bene. Ho capito. Non ho bisogno dello spelling.», e tornò ad osservare con estrema attenzione il cartone animato; il tutor sospirò pesantemente, tornando in cucina.
Roxas si sedette più comodamente sul morbido divano, prendendo il cuscino blu accanto a sé per poi stringerselo al petto, com'era di sua abitudine fare; ridusse gli occhi a due fessure non appena notò la presenza di un nuovo personaggio. «Axel!», chiamò poi a gran voce; udì nuovamente dei veloci passi e dalla soglia della porta apparve il volto accigliato del fulvo. «Dimmi, primino.», sibilò a denti stretti, cercando però di continuare a sorridere stupidamente.
«Che cos'è questo?», domandò il quindicenne, indicando una figura rosa dall'aria idiota. «Non ha senso. Insomma, già non ha senso che ci sia una spugna che parla e che cammina... Ma questo coso rosa che cos'è, si può sapere?»
«E' Patrick.», tagliò corto il diavolo dai capelli fiammeggianti, facendo per tornare a cucinare, quando la voce dell'altro tornò a farsi sentire. «Quello è il suo nome; io voglio sapere che cos'è.»
«E' una stella marina, dannazione!», tuonò Axel, sperando di essere lasciato in pace; rimase in silenzio per qualche secondo, accorgendosi che Roxas aveva smesso finalmente di chiedere domande stupide, quando quest'ultimo riprese la parola. «Ma com'è possibile che abbiano acceso il fuoco sott'acqua?»
Il fulvo si tirò una manata in faccia, ringhiando qualche parolaccia a denti stretti. «E' un cartone animato, Roxas: niente ha senso!»
Silenzio. Questa volta sembrò durare e Axel, borbottando qualcosa di incomprensibile tra sé e sé, si recò per l'ennesima volta in cucina.
Il più piccolo strinse ulteriormente il cuscino contro il proprio petto, mantenendo la massima concentrazione sulla televisione; da bambino non aveva visto molti cartoni animati perché non gli erano mai piaciuti più di tanto. Aveva trovato invece più interessante giocare fuori o farsi raccontare le favole da suo padre.
Per questo era seriamente perplesso dall'ammasso di idiozie che gli si presentarono davanti.
Dopo neanche due minuti schiuse un poco le labbra. «Axel!»
Il tutor tirò con violenza il cucchiaio che teneva in mano sul tavolo, avviandosi in soggiorno con lo sguardo in fiamme per l'ira, sputando un: «Che cazzo c'è ancora?!»
Il biondo sbattè più volte le palpebre, rimanendo in silenzio per darsi il tempo di formulare mentalmente la domanda; successivamente inclinò il volto su un lato, allungando l'indice. «Quello è un granchio, vero?»
Axel annuì, massaggiandosi le tempie con aria spossata. «Sì, e allora?»
«E quella è una balena, giusto?», domandò poi, mantenendo le iridi blu puntate sul televisore e ottenendo un altro cenno positivo con il capo da parte dell'altro.
«Come fa una balena ad essere figlia di un granchio?», il diavolo dai capelli fiammeggianti si tirò una manata sul volto, cercando in ogni modo di non scoppiare, senza ottenere però grandi risultati. «Che cazzo vuoi che ne sappia io?!»
Un altro breve silenzio. Lo sguardo perso del biondo e poi di nuovo la sua voce che si spargeva nell'aria: «Non sei costretto a saperlo. Il fatto è che hai la faccia di uno di quelli che guarda questi cartoni pieni di coglionate.»
Il tutor serrò istintivamente i pugni, posizionandosi di fronte al televisore con uno sguardo a dir poco infuriato; Roxas non fece una piega e si limitò a dondolare un poco la testa, cercando di continuare a seguire il cartone.
«Era una sottospecie di insulto o sbaglio?», domandò minacciosamente il più grande, incrociando le braccia.
Il quindicenne si scrollò le spalle con indifferenza. «Una sottospecie.», ripetè poi con la solita apatia; alzò poi un poco gli occhi, incrociando quelle smeraldine del compagno che sembrava essersi ulteriormente irritato. «Axel», lo chiamò dopo per l'ennesima volta. «se non ti togli io non riesco a ved-», ma non fece in tempo a terminare la frase che qualcosa lo bloccò improvvisamente.
E per l'esattezza quel qualcosa erano le labbra di Axel.
Se il rosso fino a qualche ora fa era rimasto stupito per l'agilità di Roxas, adesso la situazione si era praticamente capovolta; il giovane studente, con le gote già arrossate, aveva sgranato le iridi blu cobalto, non riuscendo più a udire altro che il battito del proprio cuore, il quale era diventato irregolare e incontrollabile.
Sentì l'odore del tutor mescolarsi al proprio; notò solo in quel momento che aveva un profumo intenso, forte e buono. Tremendamente buono.
E le labbra di Axel. Avevano un sapore strano, indescrivibile. L'unica cosa di cui era certo è che erano calde, caldissime. Emanavano calore, come un fuoco perennemente acceso.
Provò un'enorme quantità di sensazioni contemporaneamente; c'era tanta, tantissima energia in quei pochi secondi che gli parvero davvero un'eternità.
Il diciottenne sospirò sulla bocca del giovane e quelle labbra sottili furono come un calmante contro la sua rabbia; socchiuse un poco le palpebre e con l'indice sfiorò la morbida guancia dell'altro.
Tirò un poco il labbro inferiore del biondo con i denti e poi si impose di allontanarsi per evitare di farsi prendere nuovamente da quella magnifica droga; riaprì del tutto le iridi verdi, scrutando con estrema attenzione il volto scandalizzato e impaurito del più piccolo che stava perfino tremando appena.
«Almeno adesso starai zitto.», osservò ghignando il diavolo dai capelli fiammeggianti, lasciando solo l'altro nel piccolo soggiorno; Roxas rimase immobile per lunghi, lunghissimi secondi ad osservare un punto perso di fronte a sé.
Era una sensazione strana. Gli parve di galleggiare nel nulla ed era come se non ci fosse più niente di importante; solamente quel piccolo e caldo contatto che aveva avuto con Axel. Era quella l'unica cosa che contava.
Abbassò timidamente gli occhi e si tastò le labbra con le dita, quasi fosse alla ricerca di una prova concreta di ciò che aveva appena vissuto; udì il martellare incessante del proprio cuore che sembrò non volersi calmare in alcun modo, insieme allo stomaco ancora sottosopra.
Si alzò nonostante le gambe tremassero un poco e si diresse di fronte al piccolo specchio appeso al muro del corridoio, cercando di non avvicinarsi alla cucina e di ignorare la voce del diciottenne che stava canticchiando qualcosa di incomprensibile; si toccò impacciatamente le guance, accorgendosi che esse erano terribilmente rosse e accaldate. Era come se avessero rubato un po' del colore dei capelli di Axel.
Quel pensiero lo fece arrossire ulteriormente e scosse la testa, cercando di riprendere il controllo di sé; insomma, non era successo nulla.
Nulla. Niente di niente.
In fondo aveva già ricevuto un bacio, qualche anno prima. Esattamente da Riku: avevano iniziato a fare il gioco della bottiglia insieme ad altri ragazzi e ragazze, quando la bottiglia si era fermata improvvisamente di fronte a lui. In quel momento aveva sentito il cuore salirgli in gola.
Ma era stato un bacio fugace, un tocco appena percettibile tra due labbra perché il biondo si era immediatamente ritratto, scuotendo la testa prima di alzarsi e andarsene velocemente, dicendo che aveva un impegno molto importante da svolgere.
Adesso era stato diverso. Molto diverso.
Axel lo aveva baciato, ma non era quello il problema.
Il fatto è che a lui era piaciuto. Anche troppo.




Era stato un impulso più forte di lui; si era lasciato comandare dall'istinto, come faceva sempre quando era particolarmente arrabbiato.
Ma non si era pentito di ciò che aveva fatto, anzi: si congratulò addirittura con se stesso. Insomma, in fondo non aveva fatto nulla di male.
Più o meno. Si sporse un poco dalla soglia della cucina e notò che il giovane ospite era nuovamente rannicchiato sul divano con le gambe strette al petto e il volto seminascosto tra le ginocchia.
Probabilmente lo aveva scandalizzato con quel gesto così improvviso e inaspettato: il fatto è che aveva desiderato farlo da così tanto tempo...
Non sapeva esattamente il perché. O forse lo sapeva, ma non voleva ancora ammetterlo a se stesso.
Sospirò e appoggiò il piatto sul tavolo con aria assorta; in realtà l'unica cosa a cui stava pensando era la bocca di Roxas. Quelle bellissime labbra, così morbide, lisce e sottili.
Si infilò una mano tra i folti capelli rossi e osservò il piatto che stava iniziando a raffreddarsi. «Roxaaas!», tuonò così immediatamente, sbattendo poi il piede sul pavimento a piastrelle in attesa di una risposta dal diretto interessato.
«Roxas!», chiamò nuovamente dopo una decina di secondi passati nel silenzio più totale; udì finalmente dei passi appena percettibili e accennò un largo sorriso alla vista del giovane dai capelli dorati, il quale cercava di guardare tutto tranne che lui.
Si chiese se doveva parlare di ciò che aveva fatto poco prima; a quel pensiero scosse la testa, trovandola un'idea piuttosto stupida che, molto probabilmente, non avrebbe fatto altro che aumentare l'imbarazzo già piuttosto evidente nel quindicenne.
«Siediti pure; ci ho messo un po' a prepararti la cena, ma alla fine ce l'ho fatta, è questo l'importante, no?», domandò retoricamente, facendo finta che non fosse successo nulla; Roxas annuì un poco, farfugliando un impacciato 'grazie' prima di sedersi di fronte al tavolo, alzando finalmente le iridi blu verso il piatto prima di sbiancare di colpo.
«Cosa?», chiese il fulvo, notando l'espressione del biondo. «Qualcosa non va?»
Lo studente deglutì rumorosamente, mantenendo lo sguardo fisso sulla sua suddetta 'cena'. «Ehm... Quindi... Quindi l'hai preparato tu?», domandò poi stupidamente, sbattendo più volte le palpebre.
«Ma certo! Sono o non sono un gran cuoco?», Axel sorrise allegramente, mettendosi le mani sui fianchi. «Appena l'avrai assaggiato, sono sicuro che mi riempirai di complimenti.», e, dopo aver detto ciò, si infilò nuovamente una mano tra i capelli scarlatti; l'altro dal canto suo ridusse gli occhi a due fessure, scrutando con orrore quelli che sarebbero dovuti essere dei semplici spaghetti al pomodoro.
Il fatto è che avevano l'aria tutt'altro che commestibile; oltre a possedere un colorito piuttosto ripugnante, emanavano uno strano odore. Roxas pensò che, molto probabilmente, Axel voleva mandare quella sottospecie di piatto ad un film dell'orrore: avrebbe sicuramente spaventato tutti gli spettatori. «Ehm...», iniziò poi con fare titubante. «Ecco, io veramente non ho molta fame...»
Il volto del rosso si incupì immediatamente. «Ma come? Quando ti ho chiesto che cosa volevi per cena sembravi piuttosto affamato!»
«Infatti prima lo ero.», borbottò il biondo tra sé e sé; purtroppo il diciottenne lo sentì e assunse un'espressione minacciosa. «Che cosa intendi dire con questo?»
«Niente, niente!», si affrettò a rispondere Roxas, scuotendo energeticamente la testa.
«Non dire cazzate.», lo ammonì il più grande, incrociando le braccia. «Vuoi forse dire che le mie doti culinarie non ti soddisfano?»
«Doti culinarie?», ripetè il giovane facendo finta di tossire rumorosamente. «Axel, andiamo. Quella roba non si avvicina neanche lontanamente a qualcosa di commestibile.»
Il tutor lanciò lo straccio che teneva poco prima in mano sul pavimento, avvicinandosi pericolosamente al volto del compagno. «Vuoi dire che faccio schifo a cucinare?»
Roxas tentò faticosamente di non fare una piega, mantenendo lo sguardo fisso negli occhi dell'altro. «Se proprio devo essere sincero, oserei dire che sei una merda totale a cucinare, Axel.»
Il diretto interessato grugnì qualcosa di incomprensibile a denti stretti; successivamente sbuffò con il naso prima di appoggiare la propria fronte su quella dell'altro con un lieve ghigno stampato sul volto. «Sei proprio un bel maleducato, eh.», commentò dopo qualche secondo, soffiando un poco sul volto del quindicenne che si sentì immediatamente avvampare all'estrema vicinanza.
«Essere sinceri non è la stessa cosa di essere maleducati.», farfugliò in risposta, scrollandosi le spalle. «Io ti ho solo detto ciò che penso.»
«Quindi», riprese a parlare il tutor, afferrando una ciocca di capelli dorata del giovane, divertendosi ad arricciarla tra le dita con aria ambigua. «tu vuoi che una persona ti dica sempre ciò che pensa?»
Il quindicenne si irrigidì del tutto sulla sedia, udendo improvvisamente il battito accellerato del proprio cuore. «Non saprei.», bisbigliò a fior di labbra, facendosi a malapena capire dal diciottenne, il quale infatti inclinò il volto su un lato, estremamente divertito dall'imbarazzo del ragazzo.
Lo aveva sempre messo a disagio l'estrema vicinanza della gente; gli faceva venire l'ansia, una tremenda ansia.
Eppure in quel momento non riuscì proprio a parlare; tentò più volte di schiudere le labbra per chiedere all'altro di spostarsi, senza ottenere però risultati concreti. La voce gli si bloccava in gola, come un fastidiosissimo groppo.
E Axel non aiutava affatto con quel ghigno perennemente stampato sulla faccia.
Il più grande infilò improvvisamente il volto tra i ciuffi dorati del più giovane, sospirando appena. «Hai un buonissimo profumo.»
Roxas storse timidamente il naso, sforzandosi in ogni modo di parlare nonostante la voce terribilmente tremante. «E' il tuo shampoo preferito, ricordi?»
Il tutor rise. «Lo so.», sussurrò lasciando un flebile bacio sulla nuca del compagno che sussultò. «Ma io non stavo parlando del mio shampoo, ma del tuo profumo, Roxas.»
Il biondo venne scosso da un'improvvisa scarica lungo il corpo e sentì il proprio stomaco fare un salto; balbettò qualcosa di incomprensibile e si accorse che il cuore gli faceva male da quanto forte stava battendo.
«Forse è anche il profumo più delizioso che io abbia mai sentito.», proseguì improvvisamente il ragazzo dalle punte scarlatte, iniziando a strofinare un dito sulla guancia del primino, facendolo poi scorrere sulle labbra rosee. «Hai anche una pelle così morbida.», continuò a parlare poco dopo sotto lo sguardo confuso di Roxas che non sapeva più come comportarsi.
Rimase solamente a sperare che Axel si allontanasse in un modo o nell'altro, lasciandolo finalmente respirare in pace senza rischiare ogni volta di perdere il cuore a causa dell'imbarazzo; si strinse maggiormente sulla sedia sedia, borbottando qualcosa che doveva assomigliare ad una specie di ringraziamento.
In realtà si era sempre considerato un tipo piuttosto sfortunato, ma, grazie al Cielo, per una volta le sue preghiere vennero ascoltate: entrambi udirono il rumore di un paio di chiavi infilarsi nella serratura della porta e il rosso si scostò in un attimo dal giovane, sbuffando con fare estremamente scocciato.
«Salve gente, sono a casa!», cinguettò allegramente una voce dopo aver aperto la porta, richiudendola poi dietro di sé. «Siete ancora vivi?», scherzò lanciando una fugace occhiata in soggiorno, notando che non c'era nessuno; si avviò così in cucina, incrociando le braccia alla vista del fratello minore che fischiettava con aria innocente, al contrario del biondo che si osservava timidamente le mani con le gote lievemente imporporate. «Si può sapere che è successo qui?», chiese sollevando istintivamente il soppraciglio sinistro in un'espressione accigliata.
«Niente, niente.», si affrettò a rispondere Axel, mostrando entrambe le mani. «Ho solo preparato la cena per il primino.», e a quell'affermazione Reno impallidì immediatamente, osservando con aria terrorizzata il piatto di spaghetti sul tavolo. «Oh porca miseria... Roxas, ti prego, dimmi che non hai assaggiato quella merda.»
Il diciottenne lanciò un'occhiata omicida al nuovo arrivato. «Ma come ti permetti di definire in questo modo il mio capolavoro?!»
«Capolavoro del cazzo.», commentò aspramente il biondo, scuotendo un poco la testa, tornando finalmente in sé. «Hai visto? Non sono l'unico a dire che fai schifo.»
«E meno male che non hai rischiato di bruciare la casa com'è successo l'ultima volta.», borbottò Reno scrollandosi le spalle.
Il tutor roteò lo sguardo da una parte all'altra della cucina. «E' stato solo un'incidente, poteva capitare a tutti.», e, dopo aver detto ciò, afferrò la forchetta, facendola girare tra gli spaghetti. «Andiamo, non sarà così male.», mormorò sotto gli occhi inorriditi degli altri due.
Il fratello minore si portò il cibo alla bocca, iniziando così a masticare lentamente; successivamente impallidì di colpo, facendo cadere la forchetta prima di portarsi le mani sulle labbra, correndo in bagno e sbattendo la porta con un tonfo dietro di sé.
«E fu così che la carriera di Axel Turks finì nel cesso.», commentò ad alta voce il maggiore, facendo ridere il biondo.




«Bisogna ammetterlo: erano a dir poco deliziosi.», Reno si lasciò sfuggire un rutto in segno di riconoscimento al cibo e si diede due colpi alla pancia. «I migliori spaghetti del mondo, Roxas. Davvero bravo.», e lanciò una fugace occhiata al fratello che aveva già fatto fuori il proprio piatto in meno di cinque minuti. «Allora, Axel; adesso chi è il cuoco migliore?»
Il diretto interessato sibilò qualche imprecazione a denti stretti e sbuffò. «Il fatto è che io ho già troppe qualità; se sapevo anche cucinare, sarei stato perfetto.», accennò poi un sorriso sghembo.
Il biondo roteò lo sguardo con fare spossato e si alzò, prendendo il proprio piatto vuoto per poi sistemarlo nel lavandino; Reno fece per uscire dalla cucina, quando la voce del diciottenne lo raggiunse. «Dove credi di andare? Oggi tocca a te lavare i piatti.»
L'altro gli lanciò un'occhiataccia. «Stronzate. Oggi tocca a te.»
Axel scosse la testa, incrociando le braccia. «Non sparare cazzate, tocca a te e basta. Andiamo; il primino ha già preparato da mangiare nonostante sia l'ospite, mentre tu non hai fatto un cavolo.», commentò ghignando; la sua espressione però cambiò immediatamente alla successiva domanda del fratello. «Ah, sì? Perché, tu invece che cos'hai fatto? Oltre ad aver passato il tempo a guardare il culo di Roxas mentre cucinava, ovvio.»
Il quindicenne si sentì avvampare violentemente le guance e sussultò, senza sapere cosa dire; Axel spalancò la bocca per qualche secondo, indeciso su come ribattere e sconfitto dall'osservazione -Vera, tra l'altro- del maggiore. «'Fanculo.», si limitò poi a borbottare tra sé e sé, abbandonando la cucina prima di avviarsi in camera propria.
Si lanciò una fugace occhiata allo specchio e si sistemò velocemente i capelli, pensando a quanto Reno fosse un coglione; successivamente si voltò alla propria destra, notando la presenza dello zaino di Roxas.
Si chinò e iniziò a frugare sfacciatamente al suo interno; tastò svariati quaderni e libri, quando improvvisamente la sua mano sprofondò in qualcosa di morbido. Afferrò l'oggetto in questione e lo tirò fuori, sgranando immediatamente le iridi smeraldine: era l'orsacchiotto che gli aveva regalato quando lo aveva invitato al Luna-Park.
Si lasciò sfuggire un allegro sorriso soddisfatto; a quanto pare aveva davvero apprezzato il suo regalo.
Infilò il pupazzo nello zaino e riprese a guardare che cosa ci fosse al suo interno; libri, libri, libri, quaderni, quaderni, il diario scolastico... Poi qualcosa attirò nuovamente la sua attenzione e afferrò un altro piccolo quaderno; lo tirò fuori e lo scrutò attentamente, accorgendosi che era un diario.
Anzi, non era un diario. Era il diario di Roxas.
Il suo volto si illuminò immediatamente; lo osservò con estrema cura, cercando di memorizzare ogni più piccolo particolare di quell'oggetto così importante.
La copertina era dorata, proprio come i capelli del proprietario; vi era poi incollato un piccolo foglio su cui vi era scritto, con una calligrafia assai ordinata, ''Il mio diario: Roxas Key''.
Gli sembrò seriamente il tesoro più prezioso del mondo; fece per aprirlo, quando udì dei passi in vicinanza e sobbalzò, lanciando l'oggetto dall'altra parte della stanza, il quale finì sotto il letto.
Si voltò e notò la presenza del giovane quindicenne. «Ero andato ad aiutare Reno a lavare i piatti. Certo che con i lavori manuali è proprio una schiappa.», commentò con aria assorta per poi scrutare il sorriso nervoso del fulvo. «Che hai?»
«N-Niente, tranquillo!», si affrettò a rispondere Axel, cercando di mostrarsi il più naturale possibile. «Mi stavo... Mi stavo sistemando i capelli!», mentì poi infilandosi le mani tra la folta chioma, lasciandosi sfuggire una risatina ansiosa.
Roxas si scrollò le spalle con fare indifferente. «Se lo dici tu.»
Il diciottenne si sedette sul letto, facendo cenno all'altro di imitare il proprio gesto. «Allora, primino, raccontami un po' come va a scuola.», disse improvvisamente mentre il compagno prendeva posto accanto a lui.
«Eh?», fece poi, piuttosto perplesso.
«Andiamo, sono il tuo tutor e ho diritto di sapere tutto, lo sai ormai.», spiegò il più grande con un largo sorriso stampato sul volto. «Soffri ancora per le interrogazioni?»
Il biondo rimase in silenzio e abbassò lo sguardo, stringendosi nervosamente la stoffa dei pantaloni.
Axel sospirò. «Devo prenderlo come un sì, immagino.», e allungò un braccio verso la spalla del giovane, attirandolo verso di sé. «Stai tranquillo, ti aiuterò io a superare tutto.»
Il quindicenne arrossì appena, appoggiando timidamente una mano sul petto nudo dell'altro prima di alzare impacciatamente le iridi blu cobalto. «E come pensi di aiutarmi?»
«Un modo lo troverò, non preoccuparti.», si limitò ad affermare con estrema sicurezza il fulvo; e infatti fu proprio quella sicurezza a tranquillizzare in qualche modo il giovane.
«Grazie.», bisbigliò poi a fior di labbra, socchiudendo appena gli occhi.
Il rosso sorrise, raggiante. «Questo e altro per te, Roxas.»
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*Note di Ev'*
Sono in ritardo mostruoso, lo so.
Non è colpa del computer, ma mia e basta. Quindi, se volete uccidermi, fate pure. ç_ç'' Non lo so, il fatto è che in questi giorni avevo in mente altro... *Fiss il vuoto* Mi sono fatta prendere da una storia dell'orrore che spero di riuscire a pubblicare in questi giorni -w-
Anyway... Alla fine sono qui, no?
Vorrei anzittutto ringraziare tutti colori che hanno commentato; non solo il capitolo precedente, ma anche l'ultimo capitolo di 'Months Of Life'. Siete stati meravigliosi, davvero. Giuro che risponderò a tutto il più presto possibile, magari anche questa sera. **
Beh... Insomma, finalmente Roxas e Axel si danno un bacio -w- Axel è il solito coglione e non si fa scrupoli ad impicciarsi continuamente negli affaracci del biondo ;A; Reno è... Reno è sempre Reno, e, andiamo, chi non lo adora con le sue entrate in scena da coglione di turno? è_é
Che cosa conterrà il magico (?) diario di Roxas? Lo scoprirete nel prossimo episodio!
Insomma, spero vivamente che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento e vi prego di commentare. Sapete che ogni recensione mi rende immensamente felice ;A;
Che altro dire... Boh; mi auguro che stiate passando delle piacevoli vacanze estive C:
E io mi auguro di pubblicare al più presto la mia prossima long-fic ;A;
Mah, che altro dire... Ah, sì. La mia serata è andata a puttane -Un applauso a mia madre! '.'- dopo un pomeriggio passato a soffrire a causa del ciclo meustrale. *Sighs* Veramente, che tristezza. E' un miracolo che sia riuscita comunque a scrivere il capitolo ç_ç
Va beh, adesso posso finalmente svanire di scena.
Alla prossima.
E.P.R.

 

   
 
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