Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: IosonoOmbra    10/07/2012    5 recensioni
Loki è mandato sulla terra per scontare la sua pena.. ma qualcosa di strano comincia a tormentare il dio. Qualcosa che viene dal passato e giura vendetta, una vendetta crudele nata da un amore malato.. il dio delle malefatte sarà messo alla prova ancora una volta.
Genere: Commedia, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ebbene siii! commento a inizio capitolo come ai vecchi tempi... allooora.. io sono fedele alle promesse che faccio quanto Loki può essere il più sincero dio del Valhalla.. quindi per niente.. questo infatti è sì, il capitolo finale maaaa... a breve (si spera) uscirà il prologo.. e la fanfiction (FINALMENTE!!) avrà fine.. quindi continuate a seguirmi e non abbandonatemi! Nel prossimo cap la storia riprenderà i toni scanzonati che aveva prima dell'arrivo di Gullveig.. spero vi piaccia.. :)
Tornando a questo capitolo.. non so davvero se potrà piacervi.. lo giro e lo rigiro e... prego solo tutti gli dei di asgard che non vi faccia schifo.. XD faccio anche una preghiera accorata a tutti quelli che hanno aggiutno le storie tra le seguite e non mi hanno mai recensito di lasciarmi un commento questa volta.. essendo arrivata praticamente alla fine della storia vorrei sapere le vostre opinioni per migliorarmi... vi pregooooo ç__ç

Note per la lettura del cap:
La canzone che alla fine ho scelto.. è banale e ovvia.. ma non ho avuto un'idea migliore.. ringrazio comunque la valanga di consigli che mi avete dato.. vi giuro che ho ascoltato tutte le canzoni dalla prima all'ultima.. XD ma alla fine ho scelto REQUIEM FOR A DREAM.. CONSIGLIO: arrivate alla scena della fanfiction in cui comincio a dire che si sente una musica (vi metto un asterisco così capite dove aprire il link), quindi chiudete gli occhi, immaginatevi Loki, immaginatevelo per bene, e ascoltate questa qui---> 
http://www.youtube.com/watch?v=VMaNmalbEU0&list=FLZr1zol6RjTchslJquoN7qQ&index=5&feature=plpp_video 
Se proprio vi fa schifo scegliete un'altra canzone triste che pensate possa essere fatta per Loki.. io questa l'ho sempre vista perfetta per lui.. :)

Che altro dire se non Buona Lettura e grazie mille per tutto il vostro sostegno? Se non ci foste stati voi.. molto probabilmente la fanfiction non sarebbe mai arrivata così lontano quindi.. Grazie.. Grazie di cuore a tutti quanti.. A presto! :)
Jack


Lo Spirito della fine

Provai una dolorosissima fitta al cuore quando vidi quella scena.
Quando quella lama attraversò il petto di mio fratello, e lui non cercò di opporsi in alcun modo. Quasi mi sembrò di sentire il pugnale attraversargli il cuore, e all’istante mi mancò la terra sotto i piedi.
Mi aveva chiesto di non intervenire, me lo aveva fatto promettere ma... cosa stava facendo quell’idiota?!
Osservai con orrore Loki sbiancare, e il suo sguardo posarsi sul crudele artiglio che gli aveva aperto il petto.
I suoi occhi tradivano un velo di paura ed eccitazione, quindi era questo il suo piano?
Farsi immolare da quella strega? Farla finita, così?!
Loki barcollò indietro e si addossò all’altare, come se le gambe non riuscissero più a sostenerlo. Un rigagnolo di sangue gli bagnò le vesti e la lama candida.
Gridai, e mi precipitai verso l’altare.
Davvero mio fratello credeva che sarei stato con le mani in mano, guardandolo morire? No... Loki sapeva che sarei intervenuto, ecco perché aveva deciso di allontanarsi il più possibile da me, verso l’altare, dall’altra parte della sala.
Il suo respiro tremava, ma il suo corpo non sembrava essere attraversato da quel dolore che invece avrebbe dovuto provare.
Mi vide con la coda dell’occhio e alzò una mano, per dirmi di fermarmi.
Io quasi crollai a terra, inciampando sui miei stessi passi, per non avanzare oltre. Poi risollevai lo sguardo e la scena che vidi fu surreale.
Loki si risollevò dall’altare, e mosse qualche passo verso la strega. La sua andatura non sembrava quella di un dio ferito a morte, quanto piuttosto la trasognata andatura di Loki, un po’ sensuale, e un po’ sfacciata.
Sul suo viso pallido si aprì un sorriso bello come uno spicchio di luna.
Un sorriso di quiete, come se tutto fosse finalmente andato come doveva andare.
Gullveig lo guardava con un’espressione sconvolta, tremando come una foglia da capo a piedi. La donna indietreggiò e si mosse le mani al petto, smozzicando frasi senza senso.
“Cosa... cos...”
Attraverso le vesti svolazzanti ed incorporee della strega una larga macchia di sangue cominciò ad aprirsi sopra il suo cuore.
“Quale... quale inganno hai ordito... questa volta?!” riuscì alla fine a gracchiare, mentre il sangue continuava a colargli dalla ferita nel petto.
Loki sorrise, come raramente lo si vedeva fare, senza rancore, senza quella beffa eterna che gli toccava le labbra e gli deformava il viso. Sorrise dolcemente, e forse anche un po’ malinconico. Gli sfiorò il viso con una mano e bisbigliò:
“Nessun inganno, a te non ho mai mentito. Ti ho detto mille volte che il mio cuore era tuo. Ma non mi hai mai creduto...”
Loki estrasse il pugnale e la ferita si rimarginò quasi all’istante.
Gullveig invece cadde in avanti, rovinando sopra l’altare.
 
Nel frattempo la sala era diventata, come avevo immaginato, una trappola di fuoco. Lanciai uno sguardo angosciato verso mio fratello, che mi fece un segno col capo.
Ci dirigemmo a grandi falcate verso l’uscita. Le fiamme lambivano le pareti come una rossa carta da parati, le enormi colonne scricchiolavano terribilmente, e la struttura sembra ruggire del boato dell’inferno.
Arrivati in cima alle scale non fu difficile liberare il passaggio. Bastò un colpo del mio Mjöllnir e ci ritrovammo nella casa, già sommersa da un fumo nero come la pece.
Uscii fuori e respirai a pieni polmoni, risollevato sia nel corpo che nello spirito convinto com’ero che tutto fosse finito così. Ma mi sbagliavo. Dopo qualche passo sulla radura non sentii più la presenza di mio fratello, mi voltai ed ebbi appena il tempo di vederlo scomparire di nuovo dentro la casa.
“Loki? Dove stai andando?!”
Lo chiamai più volte, inutilmente. Tornai indietro ma un’enorme trave di legno chiuse l’entrata. Avrei abbattuto ogni cosa con il mio martello, ma temevo che Loki potesse rimanere inevitabilmente colpito. Feci il giro della casa, col cuore in gola.
Perché sei tornato lì dentro, Loki... perché?!
Poi mi ricordai improvvisamente di chi avevamo abbandonato dentro la vecchia casupola di legno...
Serena è ancora lì dentro!
Mi maledissi, e cercai disperatamente una seconda entrata.
 
Quell’idiota di mio fratello... e dovrebbe anche essere il guardiano di Midgard! Il dio benevolo e giusto, che protegge le vite di questi piccoli vermi?! Ma se non si ricorda neppure di una ragazza svenuta e ferita!
La stanza era diventata una cappa di fumo mortale. Avvertii un fastidioso groppo in gola, ma non volli ammettere a me stesso che fosse preoccupazione. Non ci volle molto per trovare la ragazza. La sollevai da terra e avvicinai un orecchio al suo viso. Aveva respirato molto fumo, ma stava bene. L’importante ora era portarla via di lì il più in fretta possibile. Il dio delle malefatte che si preoccupa della vita di un'insignificante mortale... posso cadere più in basso di così?!
La tirai su in braccio, e mi parve più leggera di quanto pensassi.
Guardai indietro, alle mie spalle, e mi accorsi che l’ingresso ormai era andato. Di utilizzare le finestre della casa come uscite di emergenza non se ne parlava, il fuoco aveva già avvampato sulle pareti, trasformando la stanza in un enorme gabbia infernale.
Sentii dei tuoni rompere il cielo sopra di noi, come se la volta si spaccasse in due, e mi nacque un sorrisetto sulle labbra.
Thor... è mai possibile che ti debba sempre far riconoscere? Il tuo desiderio di protagonismo alla “sono il figlio di Odino, e questo mi permette di fare tutto il casino che voglio” è inferiore soltanto al tuo sentimentalismo da donna incinta.
Meglio non parlare perciò di quando ti va il sangue alla testa e t'infuri... in quei casi i fulmini si sprecano.
Creai un portale sul pavimento con pochi e semplici gesti. Ora che avevo riacquistato la mia forma divina sarebbe stata una passeggiata uscire da quel posto. Le rune tremarono e poi, collegandosi tra loro come una rete invisibile, il pavimento contenuto nel cerchio divenne di una strana sostanza gelatinosa.
Vi posai delicatamente il corpo di Serena, che vi sprofondò, scomparendo alla vista. L’incantesimo avrebbe portato la ragazza fuori di lì, in salvo, e la stessa cosa avrebbe dovuto fare con me. Mi trovavo di nuovo nella mia forma divina, questo è vero, ma le fiamme sono dannose anche per creature come noi.
Dopo aver rinnovato le rune, per allungare l’incantesimo, stavo per distender mici sopra quando qualcosa catturò la mia attenzione. Delle fiamme danzavano, sopra l’ingresso della grotta sotterranea, come se mi dicessero di avvicinarmi. Imposi una runa di stallo, per tenere l’incantesimo in equilibrio per una manciata di minuti, dovevo vedere quello che stava succedendo.
Mossi qualche passo in direzione delle fiamme, e ne percepii una coscienza dentro. Come se fossero un pozzo ricolmo di sensazioni e di passato.
All’interno di quelle lingue di fiamma guizzò una scintilla bianca, come un piccolo fuoco d’artificio, che dopo essersi spento in aria, ricadde come un fiocco di neve. Lo osservai cadere, e come in tralice, tesi una mano per prenderlo prima che cadesse.
 
“Loki...?”
“Come, mio signore?”
Il servo che stava servendo la cena al padre degli dei ostentò un rispettabile inchino, credendo che la domanda fosse stata posta a lui.
Odino divenne scuro in volto e posò la forchetta che un secondo prima era sospesa a mezz’aria, diretta alla bocca.
“Marito mio, c’è qualcosa che non va?”
Chiese Frigga, posando una mano gentile sui pugni chiusi del padre degli dei.
Il re gli diede solo uno sguardo, per poi riabbassarlo verso il piatto.
“Non lo so... devo sapere.”
Detto questo si alzò di tavola, e senza degnarsi di dare altre spiegazioni, lasciò la sala, e i suoi convitati, a grandi falcate.
Pochi minuti dopo il re si trovava al Bifrost.
Doveva chiedere consiglio al suo fidato amico e guardiano.
“Heimdall, ho bisogno dei tuoi occhi.”
“Si tratta di Loki, non è vero?”
“Sì, voglio che tu guardi verso Midgard, e mi dica come sta succedendo.”
“Cosa turba il tuo cuore, mio re?”
“Ho paura per i miei figli... pochi minuti fa ho sentito come se... avessi perso Loki.”
“Guarderò verso Midgard per te.”
I potenti occhi del guardiano scrutano le profondità dell’universo, ne svelano i segreti più intimi, ne rubano le verità nascoste, sbirciando dalla toppa della porta dell’universo.
Superano mondi e regni governati dalle più disparate creature, fino ad arrivare su un piccolo pianeta azzurro, popolato da ingenue creature mortali.
“Mio re... ho guardato fino alla Terra, come mi avevate detto.”
“Ebbene?”
“Thor è in salvo ma... i miei occhi non sono riusciti a trovare Loki.”
“Che significa dunque, c’è di mezzo la magia infernale di quella strega portatrice di sventure?”
“Forse... ma non posso dirlo con certezza. Tutto quello che so è che Loki ora si trova sospeso in un luogo senza tempo, dove il passato si fonde col presente, e le parole non hanno peso. La sua coscienza è stata annullata, e se non tornerà vigile presto non potrà più tornare indietro.”
Un enorme cerchio magico si attivò a pochi passi da Heimdall e dal re.
Le rune ruotarono e divennero di fuoco per poi far comparire nel mezzo un gruppo di uomini frastornati e confusi. Il cerchio si fermò e rivelò i suoi ospiti.
I quidici guerrieri asgardiani, catturati dall’incantesimo di Gullveig si ritrovavano ora tutti insieme ad Asgard. In realtà quel cerchio non aveva voluto ucciderli, la strega non aveva la forza sufficiente per un incantesimo di una simile portata, ma soltanto di rallentarli, riportandoli a casa.
Odino comprese che la situazione era delle peggiori.
“Heimdall! Attiva il Bifrost! Andiamo immediatamente su Midgard!”
I quindici guerrieri capirono che si riferiva anche a loro, e si avvicinarono al re.
Il guardiano fece come gli era stato ordinato, ma prima di attivare il portale parlò a Odino dicendo:
“Padre degli dei, dovete sapere una cosa su Loki. L’unica possibilità di salvezza per lui è trasformarsi in uno Spirito della fine.”
“Ma questo significa...”
Il guardiano fece un solenne segno di assenso, e incontrò lo sguardo sorpreso e in apprensione del suo re. Poi fece qualche passo indietro e fece partire il Bifrost.
 
I raggi del sole s'intrecciavano alle foglie degli alberi come se l’ingioiellassero.
Questo era il mio luogo secreto, dove potevo fuggire quando le cose non andavano bene. Una piccola radura nascosta tra gli alberi secolari di Asgard, nel giardino del nostro palazzo. Qui nessuno mi aveva mai trovato, neppure Thor.
L’erba è soffice come un cuscino di seta, e ci appoggiai il viso, ascoltando i fili d’erba che crescevano tra le mie dita.
Thor quel giorno mi aveva proprio fatto arrabbiare. Mi aveva preso in giro di fronte ai suoi amici e mi aveva detto cose brutte, solo perché non volevo andare a giocare con loro. In realtà vorrei stare insieme a loro, avere degli amici ma... Sif e gli altri mi trattano sempre male, e mi evitano.
Odio i loro sguardi. Quando si posano su di me mi sento strano, come se fossi colpevole solo per il fatto di esistere. Mio fratello non si accorge di me, ed io mi sento terribilmente triste ogni volta che mi lascia solo.
Mi stringo e mi raggomitolo su me stesso.
Oggi non voglio vedere nessuno.
Resterò tutto il tempo qui, fino a notte fonda, come se non esistessi. Forse sarebbe meglio per tutti se fosse così...
Accarezzo l’erba morbida e un vento lusinghiero mi bacia la testa.
Mi ero quasi addormentato quando sentii la voce di mio fratello.
Sta chiamando il mio nome! Mi sta cercando... Thor mi troverà se non faccio qualcosa!
Mi arrampico sopra il grande albero della radura.
Tra le sue spesse fronde non mi potrà vedere, non voglio che mi veda!
“Loki...! Dove sei?”
Faccio appena in tempo a scomparire tra le foglie che Thor sbuca nella radura.
Ha il fiato corto e l’aria preoccupata.
“Loki... so che sei qui... ti prego vieni fuori...”
Mi raggomitolo contro l’albero.
Sei solo un secchione, fratello! Stai sempre a studiare, sei noioso!
Il ricordo fa male, e sento il viso bagnarsi di lacrime.
Ti odio, Thor...
“Loki! Ho sbagliato a dirti quelle cose... è che c’erano Sif e gli altri... Mi dispiace, va bene?”
“No, che non va bene! Sei solo uno stupido, Thor!”
La bocca parla da sola, e la voce è raschiata dalle lacrime, i singhiozzi non si fermano più.
“Loki stai... piangendo?”
“Cosa t-te ne importa... t-torna dai tuoi amici...”
“Ora non voglio stare con loro, voglio stare con te...”
“Hai d-detto che sono noioso, p-perché vuoi stare con me?”
Thor si arrampica agilmente sopra l’albero, venendo verso di me. I suoi capelli sono così luminosi che sembrano essere fatti d’oro.
“Non è vero che sei noioso, a me piace davvero tanto la tua compagnia! Ecco perché ti chiedo sempre di venire con me e gli altri...”
Mi stringo al ramo e distolgo lo sguardo da lui.
“Loro non mi vogliono, pensano che io sia strano.”
“Beh, io non lo penso. Anzi, credo che tu abbia una dote innata...”
“Cosa?”
“Quelle cose che fai... magia, no? Fammi vedere qualcosa... ti prego!”
Le lacrime si fermano e rivolgo lo sguardo verso Thor.
Quando mi supplica così non posso che accontentarlo.
Prendo una foglia tra le mani e ne accarezzo i lembi, pronunciando una vecchia parola magica, letta su un libro di fiabe elfiche.
Quella sembra accartocciarsi e ripiegarsi in se stessa come se morisse.
Poi con un movimento fluido la foglia diventa una piccola fata verde, dagli occhi luminosi e le orecchie a punta. Si stiracchia le ali iridescenti e prende il volo girandoci intorno.
Thor rimane estasiato a guardarla, lasciandosi sfuggire un lungo “Oooooooh”.
Io ignoro la fata e guardo quegli occhi, limpidi come la più bella fonte di Asgard.
“È bellissima, fratello! Sembra essere uscita da uno dei libri di fiabe che ci legge nostra madre! Sei incredibile!”
Il suo sguardo si posa su di me, e mi sorride luminoso, con gli occhi che gli brillano.
Sento il viso andarmi completamente a fuoco, non sono abituato a manifestazioni d’affetto così sincero, neanche da parte sua, e credo che non mi abituerò mai.
“D-Davvero...?!”
“Certo! Ma ora scendi... nostra madre ti sta cercando, ed erano tutti terribilmente preoccupati!”
Mi permetto di guardare Thor un momento di più, poi gli sorrido e cerco di rispondere con il suo stesso entusiasmo.
“Si!”

Thor va per scendere dall’albero ma un ramo si spezza e lui cade.
Grido il suo nome, con il cuore che mi schizza in gola, ma non posso fare niente.
Thor cade 15 metri più in basso con un colpo devastante. Sbatte la testa e muore sul colpo. Il suo corpo si trova a pancia in su, e ora mi guarda con  uno sguardo vacuo, terrificante. Un rigagnolo di sangue gli cola dalla fronte, ed  io non faccio che tremare.
Non doveva finire così... dovevamo scendere dall’albero indenni, e andare a giocare! Ricordo che doveva succedere questo! Cosa sta succedendo...?!
 
La stanza è buia. Dalla finestra entra una luce inquietante, e l’enorme luna che si affaccia attraverso sembra voler entrare dentro la mia stanza.
Non riesco a dormire questa notte. C’è qualcosa che freme dentro di me, e che mi fa sentire inquieto. Ho provato a chiedere a mio padre perché mi sento così, ogni volta che la nostra luna si trova in allineamento con il regno dei giganti di ghiaccio, ma lui non mi ha mai risposto. Di solito cambia argomento distogliendo lo sguardo, come se avesse un peso a gravargli sul cuore. Ho deciso che non glielo chiederò più... ma questa notte è davvero insopportabile.
Ho la fronte imperlata di sudore freddo a causa della febbre che mi costringe a letto da quattro giorni ormai.
Sento la porta cigolare e la guardo, senza riuscire a vedere chi sia ad averla aperta.
“Loki... posso venire nel tuo letto...?”
La voce di Thor riempie il gelo che avvolge la stanza.
Io non rispondo e fingo di dormire.
Sento mio fratello infilarsi sotto le coperte e avvicinarsi a me.
“Lo so che non stai dormendo, Loki... quando lo fai il tuo respiro diventa lento e regolare... ora invece... Stai male?”
“Ho solo tanto freddo, Thor... torna nel tuo letto, altrimenti ti ammalerai anche tu.”
“Sai bene che io non ho mai preso un’influenza in tutta la mia vita... vieni qui.”
Mi prende tra le braccia e mi stringe a sé, facendomi affondare il mio viso nel suo petto.
“Sei freddo come un pezzo di ghiaccio, ti devo riscaldare... va meglio?”
Annuisco senza alzare il viso, perché sono imbarazzato a morte. Non so se odiare o amare questi gesti... cosa dovrei fare? Cosa si aspetta da me? Quando Thor mi abbraccia mi sento protetto, il mio fratellone è forte e caldo come una stella.
Thor è il mio sole personale.
Sento il calore del suo corpo contro il mio, ed è come un bagno termale. Mi ritempra il cuore e lo spirito.
Mi accarezza la testa piano, passandomi le dita tra i capelli. Io mi aggrappo a lui, pronto a respingerlo, ma senza avere la forza per farlo.
“Loki... quando stai male ti vedo sempre strano, come se pensassi a qualcosa di molto brutto... cosa succede?”
Sbuffo contro il suo petto, non volevo parlarne.
“Nulla, non ti preoccupare... domani starò meglio.”
“Ti prego... dimmelo...”
Alzo un attimo lo sguardo e incrocio i suoi occhi, chiari anche nella notte più nera.
Riabbasso lo sguardo e soffoco il viso sull’incavo del suo collo.
Thor rimane un attimo interdetto, ma poi mi stringe ancora di più a sé.
“Quando Jötunheim è così vicina ad Asgard, tanto che se guardi il cielo sembra quasi che tu la possa toccare, sto male... mi sento come se degli artigli ghiacciati mi trafiggessero la pancia.”
“È normale?”
“È come un richiamo, un legame che si stringe attorno al mio petto e mi reclama verso quel mondo di mostri. Ho paura Thor... ho paura che un giorno i giganti vengano a prendermi...”
Avevo iniziato a tremare, ma ingoiavo le lacrime, perché non volevo mostrarmi, di fronte a mio fratello, più debole e stupido di quanto già non lo sembrassi.
“Loro mi vogliono... vogliono portarmi via... non capisco il perché, ma è come se gli appartenessi... e allora... allora... sento la testa girarmi e un gelo orribile mi ghiaccia il sangue e...”
Thor mi fa alzare il viso e avvicina il suo al mio.
Mi manca il respiro, le parole e i singhiozzi s'interrompono a metà.
Sento il suo respiro caldo, che sa di girasoli, contro la mia pelle, ma non so cosa fare.
“Nessun gigante ti porterà via, fino a quando ci sarò io a proteggerti, chiaro? Veglierò su di te per sempre ed io sarò sempre dalla tua parte, qualsiasi cosa accada. Mi hai capito?”
Era così vicino che le sue labbra quasi toccavano le mie, il cuore sembrava volermi uscire dal petto. Bisbigliai un sì strascicato, ma mi sentivo la bocca impastata.
“Quindi avrai più paura dei giganti?”
“...no...”
Thor sorrise, accarezzandomi la testa, e tenendomi il mento con una mano.
“Lo vuoi un bacio della buona notte, fratellino?”
Per fortuna mi trovavo già nel letto, perché se fossi stato in piedi non credo che sarei riuscito a rimanerci a lungo, con i capogiri che mi assalirono il cervello in quel momento.
“Io... ehm... cosa...?”
“O sì, o no.”
Mi morsi le labbra e bisbigliai:
“...si.”
“D’accordo, ma vorrei che me lo dessi tu, Loki...”
Boccheggiai e cercai di allontanarmi ma Thor mi riavvicinò a sé.
“Per favore...”
Thor non chiedeva mai per favore, e anche adesso, sebbene avesse il tono gentile, non stava chiedendo qualcosa, lo stava pretendendo.
“Ok, te lo do io... il bacio...”
Ringraziai la notte per il fatto che stesse nascondendo almeno in parte l’imbarazzo che, ne ero certo, mi aveva fatto avvampare il viso.
Mossi le mie mani sul suo collo, e gli accarezzai la piega della mandibola.
Come un fulmine gli lasciai un bacio sull’angolo delle labbra, e poi mi richiusi a palla contro il suo petto.
Thor lì per lì rimase sorpreso, poi lo sentii ridere di gusto.
“Non mi prendere in giro, Thor!”
“Loki, non si fa così! Lascia che t'insegni...”
Mi prese il viso tra le mani e annegò le sue labbra sulle mie.
Annaspai contro di lui, terrorizzato da quel contatto che in parte mi piaceva.
Restò così molto a lungo, muovendo dolcemente le sue labbra sulle mie. Quel bacio della buona notte mi piaceva da morire, era come bere un bicchiere di latte caldo con miele quando si sta male. Non so quanto tempo mi baciò, so solo che mi fece andare a fuoco le labbra, e che alla fine mi addormentai.

Le sue braccia divennero di fuoco, mi bruciavano la carne come se fossero state arroventate. Gridai ma non potevo fuggire, ero troppo debole.
Thor mi guardava con un sorriso crudele dipinto sul volto, come se gioisse della mia sofferenza. Non deve andare così... cosa centra questo ricordo? Le cose non sono andate così. Cosa diavolo sta succedendo?!
 
Un’enorme giardino all’inglese.
Un tavolo bianco, con sopra stoviglie di porcellana pregiata. Teiere, tazzine, tazze, cucchiaini, piatti e piattini, decorati da disegni floreali di piccole rose selvatiche: il corredo di mia moglie, a cui lei tiene particolarmente.
In primavera siamo soliti ritrovarci tutti i giorni qui, per assaporare quel tè delle Indie che ci riportò suo zio, dopo la sua terza luna di miele.
Gullveig mi sorride affabile, la tazzina a mezz’aria, tenuta con destrezza da quelle piccole mani guantate di lino bianco.
“Come va il lavoro, tesoro? Quell’impiegatuccio di città ti ha dato ancora fastidio?”
Finisco di sorseggiare il mio tè, è davvero bollente...
“No, ho risolto tutto... non ti preoccupare. Era solo un idiota che si illudeva di essere qualcuno. A te è successo qualcosa di più interessante, cara?”
Gullveig mi sorride e si anima in un momento, emozionata come una bambina.
“La signora Kingsley mi ha parlato di quanto la nostra famiglia gli sia piaciuta, e ci ha invitati al suo party, di giovedì prossimo, non è stupendo?! L’insegnante privato di Agata ha detto che nostra figlia ha un talento naturale per la musica, mentre di nostro figlio Oliver ha detto che è un vero e proprio genio.”
Sento la cravatta darmi fastidio, e cerco di sistemarla perché mi va stretta...
“Amore... c’è qualcosa che non va?”
“No, certo che no, tesoro, ma... potresti ricordarmi un momento chi è la signora Kingsley?”
“Loki, come fai a non ricordare?! È la nostra nuova vicina! Quella donna spropositatamente ricca che abbiamo incontrato anche alla partita di cricket... non puoi non ricordarla!”
“Devo avere un piccolo vuoto di memoria, perdonami, amore...”
“Non fa niente... sei così sbadato questi ultimi giorni...”
“Sbadato? Perché cosa... cosa ho fatto questi ultimi giorni?”
Mi risistemo la cravatta e Gullveig mi lancia uno sguardo feroce.
“Certo che fa davvero caldo qua fuori, non trovi?” aggiungo.
Lei sgrana gli occhi e scrolla le spalle.
“No, davvero. Anzi, io comincio a sentire un po’ freddo... credo che andrò a prendermi uno scialle, vieni con me... Loki?”
“Sì, certo...”
Seguo mia moglie attraverso il vialetto lastricato di pietra.
Una villa, anch’essa rigorosamente bianca, si apre di fronte ai miei occhi.
“Stasera abbiamo una cena di beneficienza, siamo già in ritardo... chiama Agata e Oliver e poi andiamo...”
“Gullveig, io... mi sento strano, come se ci fosse qualcosa che non va.”
Lei non mi degna neanche di uno sguardo e dice, salendo le scale:
“È la tua stramaledetta pressione bassa, nulla di cui preoccuparsi... ora vai a chiamare i nostri figli!”
“I nostri figli...”
Vagai per quella casa senza ben sapere dove andare. Mi sentivo davvero strano, e non riuscivo a spiegarmene il motivo.
So che questa casa è la mia, Gullveig è mia moglie, ed io ho due bellissimi bambini, e so che la signora Kingsley è un’ottima aristocratica, la cui amicizia ci garantirà uno status sociale di ottimo livello... quasi non sembrano miei questi pensieri.
Il caldo che sentivo cominciava a farsi rovente. Appoggiai il palmo della mano ad una parete e sentii che era gelata.
Ma non è la casa ad essere calda... sono io ad andare a fuoco...!
“Papà?”
Una voce timida e cristallina come il tintinnare di bicchieri per lo champagne mi riscuote dai miei pensieri.
È una bambina dai capelli biondi e gli occhi grigi, una bocca piena e rossa.
Subito la mia mente mi viene in soccorso e mi dice: Agata.
“Papà... vuoi venire a vedere quanto sono diventata brava al piano?”
Il sorriso ritardatario che arriva sulla sua bocca è innaturale come quello di un automa, ma acconsento alla sua richiesta. La piccola, inciampando sui suoi passi in un modo quasi dolce, mi trascina nell’enorme salotto, dominato al suo centro da un pianoforte a coda bianco, con i tasti neri. Agata si avvicina al piano mentre io mi guardo in giro.
Sul divano sta un ragazzino dalla faccia birichina, con lentiggini impertinenti che gli colorano il viso, e dagli occhi di un verde cangiante.
Lui è Oliver.
Solleva appena lo sguardo dall’enorme volume che sta aperto sulle sue gambe.
Mi siedo accanto a lui con fare automatico.
“Cosa stai studiando, Oliver?”
“Fisica aerospaziale e meccanica quantistica, una lettura disimpegnata... papà, grazie per avermelo prestato.”
Lo avevo fatto?
“Non c’è di che... posso prestarti tutti i libri che desideri.”
Agata inizia a pigiare sui tasti, ma invece della banale musica che mi aspettavo di sentire dal piano uscì un’intricata melodia, composta da arpeggi e scale vertiginose. Le dita della piccola Agata sembravano quasi volare sopra la tastiera. Ne rimasi incantato.
Mia moglie fece capolino dalla porta della sala. Entrò a passi lenti, indossando un lungo vestito da sera, blu notte, con strass che sembravano stelle cucite sulla stoffa.
Fece un giro su se stessa e mi guardò da sotto le lunghe ciglia nere.
“Come sto?”
“Sei divina...”
“Troppo gentile.” Scherzò, dandomi un lieve buffetto sul viso.
Mi si sedette vicino, prendendomi la mano.
Ascoltavamo tutti la melodia incantevole di Agata ma io... non riuscivo a rilassarmi. Ed anzi tutta quella storia mi sembrava sempre più strana. Cosa stava succedendo lì?
Mi sentivo come un attore su un palco di teatro.
Mi guardavo attorno e la mia testa mi continuava a suggerire: è stupendo, bellissimo, la tua vita è bellissima.
Ma quella non era la mia vita... quello non ero IO!
Sentii qualcosa scalpitare dentro, qualcosa che si ribellava e ingiuriava contro tutta quella nauseabonda artificiosità.
Scattai in piedi allontanandomi velocemente da quella donna serpente che mi sedeva accanto.
Gullveig mi guardò sorpresa, ma non tradì un’emozione.
“Cosa... cosa mi hai fatto, questa volta...?”
“Di cosa stai parlando, Loki, non capisco...”
Mi salì il sangue alla testa ma mi controllai. Dovevo capire cosa c’era che non andava.
“Non fingere. Non. Farlo. So che tutto questo non è reale...”
La mia testa mi suggerì che avevo appena detto una cavolata, ma sapevo che stava sbagliando. Gullveig rise, e si coprì la bocca con un gesto delicato.
“Loki, sei proprio un marito divertente! I convitati di questa sera apprezzeranno davvero molto la tua compagnia, ora però andiamo, si è fatto tardi.”
Gullveig si era alzata in piedi e già si dirigeva verso l’uscita.
Io la bloccai per un polso e la strattonai, scoprendo che quel contatto mi nauseava.
Appena la toccai Agata smise di suonare.
“So che non è reale! Lo sento in ogni fibra del mio corpo ma...”
“Loki, mi stai facendo paura...” gli occhi della donna si riempirono di lacrime.
“E allora spiegami perché mi sento così! Come se avessi appena perso qualcuno di importante... spiegami!”
“Stai rovinando tutto, Loki... smettila! Non volevi vivere così? Come una vera famiglia? Non sarebbe stato bello?!”
“Ma cosa stai dicendo?”
“Avremmo potuto avere questo e tanto di più. Il nostro amore sarebbe stato imperituro, ma tu hai deciso di tenere di più a tuo fratello che a me!”
“Quale... quale fratello?”
“Ah! Non farmi credere che ora non ricordi più chi sia! È quel biondo senza cervello che dovrebbe proteggerti, ma che ancora una volta non ci riesce! E di cui non riesci a fare a meno ed io... io...”
Gullveig scivolò a terra lentamente, con lacrime che sembravano sincere a rigargli il volto.
“...ed io mi sono stancata di provare ad ingannare il dio degli inganni, senza riuscirci...”
Presi il viso della donna tra le mie mani e la guardai negli occhi.
“Gullveig... come si chiamava mio fratello... ti prego di dirmelo...”
“Che importanza ha? Tanto non potrai mai più uscire dalla dimensione in cui ti ho portato... abbiamo un’eternità da passare l’uno a fianco dell’altra. E che tu lo voglia o no le cose non possono cambiare.” Per la prima volta non vidi nessuna ombra di crudeltà negli occhi della strega, e mi resi conto che era davvero stanca e addolorata.
“Gullveig, dimmelo. Dimmi il suo nome, ti supplico... sto andando a fuoco...”
“Cosa stai...?”
Mi portai una mano al petto, delle fitte terribili me lo attraversarono come scosse elettriche.
“Cosa mi stai facendo ancora? Ho il petto in fiamme... come se avessi un tizzone dentro i polmoni.” Crollai a terra, e Gullveig mi prese appena in tempo.
“Loki? Loki, che succede?! Io non sto facendo proprio niente...!”
“Dimmi il suo nome perché se no... non credo che avremo l’eternità ma solo altri pochi attimi...” rantolai.
Gullveig sembrava per la prima volta spaventata e preoccupata per la mia incolumità, nonostante avesse provato più volte ad ammazzarmi, e mi abbia torturato un numero imprecisato di volte.
“Come desideri, amore mio... tuo fratello si chiamava... Thor.”
Il petto mi esplose in un climax di dolore atroce. Era come sentirselo squarciare da lame arroventate.
“Brucio... Gullveig... aiutami...!”
“Per gli dei... Loki tu stai... diventando uno...”
“Gullveig...”
Mi aggrappai a lei con tutte le mie forze, ma quello era il dolore più atroce che avessi mai potuto provare.
“Sento l’anima che... che...” ansimai, senza fiato.
“Va tutto bene, Loki... calmati, passerà! E dopo starai meglio... Passerà. Va tutto bene.”
Mi prese tra le braccia e mi cullò, ma solo una cosa riusciva a passarmi per la mente, ed era: No, non va tutto bene.
 
“LOKI!”
“Thor, smettila ti prego!”
Serena provò a fermarlo, ma Thor sembrava impazzito.
Il dio dei fulmini aveva visto la ragazza comparire da un cerchio magico, e già aspettava trepidante l’arrivo di suo fratello. Ma Loki non venne. Le rune, dopo neppure dieci minuti, tremarono, e si spensero lentamente, lasciando dentro il dio soltanto un senso crescente di angoscia.
Non fece in tempo neppure a voltarsi verso la casa in fiamme che un’esplosione l’aveva divorata. Fiamme verdi distruggevano carbonizzando ogni cosa, e Loki era ancora là dentro. Ora Thor stava cercando in ogni modo di tornare in quella casa infernale, provando anche a buttarsi tra le fiamme, ma queste lo rimandavano ogni volta indietro, respingendolo.
E questo non perché il calore che bruciasse la pelle di Thor fosse così insopportabile, ma perché quel fuoco nasceva da una malia oscura e potente, contro cui il dio dei fulmini non poteva nulla. Ma naturalmente il grande cuore del dio non avrebbe mai accettato di essere impotente, in una situazione del genere. Agitò Mjöllnir in aria e una tempesta di aspetto apocalittico si abbatté sulle povere colline. Acqua scrosciante, come fiumi dalla diga rotta, rovinarono sulla valle, senza pietà, ma le fiamme non si spensero.
Allora Thor abbatté il suo martello a terra per ben tre volte. Una crepa si aprì nella terra, come una strada verso gli inferi, facendola tremare, ma non servì neppure questo.
Serena, che nel frattempo si era, almeno in parte, ristabilita, cercava di parlare al dio e di farlo calmare, senza ottenere alcun risultato, naturalmente.
Dopo l’ennesimo tentativo Serena si frappose tra il dio e la casa in fiamme.
“Smettila Thor! Non puoi fare niente per lui...”
Il dio era furioso, la sollevò di peso, urlandole contro tutta la sua frustrazione.
“Loki è ancora là dentro! Vuoi che lo lasci mio fratello morire?! Vuoi che mi arrenda?!”
Il ringhio del dio si ripercosse nell’aria soffocata dalla pioggia.
Lo sguardo feroce di Thor incontrò quello supplichevole e pieno di lacrime della ragazza.
“Certe volte è difficile ma.... è l’unica cosa da fare... perché siamo solo uomini...”
Il dio biondo scaraventò in malo modo Serena a terra, dietro di sé, e ripartì alla carica verso la casa, ora diventata una vera e propria torcia di fuoco.
Un boato spaventoso spaccò il fragore del temporale, e fra Thor e la casa si frappose tutta la guarnigione asgardiana, nel loro più fulgido splendore.
Odino era di fronte a suo figlio, e sembrava possente e forte come se i suoi muscoli fossero stati di granito, e la sua espressione autoritaria fosse scolpita nel marmo.
“Padre, cosa ci fai tu qui?”
“Thor, figlio mio, dimmi tu piuttosto... cosa stai tentando di fare...”
“Sto cercando di salvare Loki! Si trova lì dentro, e tutto per colpa mia!”
La voce di Thor era rotta dall’angoscia, ma il padre degli dei rimase impassibile nell’esternare i propri sentimenti.
“No, Thor... stai cercando di fare l’impossibile.”
“L’impossibile...? Cosa stai dicendo?!”
“Loki non può essere salvato, non da noi... non questa volta, lo capisci?”
Thor strinse i pugni e fissò un momento di troppo lo sguardo severo di suo padre.
“Padre, noi dobbiamo aiutarlo! Non può farcela da solo!”
Il tono di Thor si era alzato, e praticamente ora strava gridando.
“Te lo ripeto. Noi non possiamo fare NIENTE.”
Quella parola tuonò come un ordine che non ammetteva repliche.
Il dio biondo guardò sconvolto l’espressione dura del padre, e poi fece un mezzo passo indietro.
“Ora ho capito, padre... Loki ha sempre avuto ragione su tutto! E anche su di te non si sbagliava! Solo perché nelle sue vene non scorre il nobile sangue della nostra stirpe, ma quellobastardo dei giganti di ghiaccio, ti da il diritto di decidere della sua vita?! Ti dimenticherai così facilmente di colui che per te è stato come un figlio per tutti questi anni, senza il minimo rimorso?! Tu non lo hai mai amato! Loki per te non vale più di un verme!”
Il colpo arrivò fulmineo e devastante sul volto di Thor, che crollò a terra. Il dio si posò istintivamente una mano sulla guancia, arrossata per lo schiaffo. Quando però Thor rivolse di nuovo lo sguardo sbalordito su Odino, non vide più il poderoso e possente padre degli dei, in tutta la sua forza. Vide un padre devastato dal dolore per non poter far nulla se non atteggiarsi a re, e nascondere la sofferenza profonda che provoca la perdita di un figlio.
“Non provare mai più... a parlarmi in questo modo, Thor.”
La voce severa però era rotta da una commozione a stento trattenuta.
Thor abbassò lo sguardo, colmo di vergogna.
“Perdonami, padre. Sono stato uno sciocco.”
La pioggia continuò a scrosciare sulle figure immobili nella radura. Mentre il fuoco sfrigolava impietoso alle loro spalle, come se stesse festeggiando la propria vittoria.
Odino si mise a sedere accanto al figlio, e la guarnigione, si accampò poco più lontano.
Lo sguardo limpido del padre degli dei si perse tra le fiamme.
Ora che Thor lo guardava meglio, ogni fibra del corpo di suo padre sembrava tradire un’apprensione sofferente.
“Padre, cosa sta succedendo a Loki? Posso saperlo?”
Odino si riscosse e lanciò un’occhiata sfuggente a suo figlio, poi sospirò, e abbassò lo sguardo.
“Credevo che sareste riusciti a sconfiggere Gullveig da soli. Credevo che non fosse in grado di mettere fuori i guerrieri più potenti di Asgard, assieme ai miei figli... così come credevo che quella strega fosse morta davvero nel suo rogo. Ma ancora una volta ho paura di averla sottovalutata.”
“Padre?”
“Loki ora si trova in una dimensione diversa dalla nostra. Non una parallela, come potresti pensare. Ma una dimensione ‘probabile’. Una dimensione dove tutto il passato, il presente e il futuro si riuniscono in un’unica bolla di sostanza, e si reinventano creando realtà ‘probabili’.”
Odino incrociò lo sguardo confuso di suo figlio, e allora si lasciò sfuggire un sorrisetto.
“Ho sempre tollerato la tua mancanza nell’applicazione agli studi perché eccellevi nella forza, e nel coraggio... ma forse avrei dovuto costringerti a stare un po’ più con la testa sui libri, e meno nel sangue dei tuoi nemici.”
“Era Loki il cervellone della famiglia, padre... e comunque io riuscivo ad imparare solo dopo che mio fratello mi rispiegava la lezione.”
“Già, beh... ho paura che sia cresciuto così pieno di rancore perché non gli ho mai dimostrato quanto mi rendesse fiero essere suo padre, e di averlo accolto nella nostra casa. Spero solo che questa mia tremenda mancanza... non lo porti alla fine...”
“Non lo farà, ma ti prego... continua.” Lo incoraggiò Thor.
“Bene, cercherò di fartela semplice. Ora Loki non può uscire dalla realtà probabile nella quale Gullveig lo ha catapultato, non può a meno che non faccia una cosa...”
“Ossia...?”
 “Loki diventerà uno Spirito della fine per salvarsi. Ma dopo esserlo diventato, non potrà più tornare indietro.”
Uno spirito della fine?! Thor ricordava bene i racconti che gli erano stati narrati su quelle creature mitologiche. Attorno a loro aleggiava un’aurea di mistero inquietante. Se fosse stato necessario spiegare ai midgardiani cosa fossero per gli asgardiani gli spiriti della fine, e che cosa il solo nominarne provocava nei cuori della loro gente, sarebbe bastato dirgli di pensare ai quattro angeli dell’apocalisse, e di immaginare qualcosa di infinitamente peggiore.
Lo sguardo di Odino si velò di tristezza, poi prese il figlio per le spalle e lo guardò negli occhi.
“Thor. Loki ormai è perduto.”
 
I due possenti dei si girarono istantaneamente verso le fiamme.
Avevano sentito qualcosa.
Una nota appena percettibile, in quel marasma di rumori crudeli.
Qualcosa di udibile quanto potesse essere il rumore del passo di un gatto in una metropolitana, o ancora il tintinnare delle stelle nello sconfinato vuoto dell’universo.
Ma loro lo udirono, perché fu come se suonasse per loro.
Un’altra nota, più chiara e limpida, quanto potesse essere il suono di dita bagnate che scivolano sul bordo di un bicchiere di cristallo.
Quella che si faceva strada, tra la tempesta e il fragore delle fiamme, era una melodia. Un canto talmente dolce e sinuoso, che sembrava arrampicarsi sulle lingue del fuoco, e risuonare in ogni singola goccia d’acqua.
Tutti trattennero il respiro quando la terza nota cantò come un fulmine a ciel sereno, in mezzo a quel tuonare di voci mozzate.
La musica crollò come una collana di perle.
Sembravano note di un pianoforte.
Una melodia inquietante e sofferente, come miele amaro che si scioglie sulla gola vibrò nell’aria, prepotente.
Thor annaspò, conosceva quella canzone. Non l’aveva mai sentita mai davvero, ma era come se la conoscesse da una vita, come se l’avesse sempre avuta davanti.
“Loki...” bisbigliò senza parole.
Quella era la sua musica.
Quelle note erano l’essenza di suo fratello, era Loki stesso.
Una melodia triste ed inquietante, sensuale e grottesca, che si posava sulla pelle come baci dati da una bocca morbida e rossa.
“Sta arrivando... lo spirito della fine...” borbottò Odino, con lo sguardo perso tra le fiamme.
La musica suonò in aria con forza, sferzando come schiaffi le anime dei presenti, e strani eventi cominciarono ad accadere.
Le gocce di pioggia cominciarono a rallentare il loro corso verso la terra. Un vento sibilante gracchiò come mille voci attraverso gli alberi della foresta, al cui passaggio si piegavano docili come spighe di grano.
Tutti assistettero a quel prodigio finché un fulmine precipitò arrogante sulla terra. Attraversò il cielo, ma non ebbe il tempo neppure di arrivare al suolo che il fulmine si fermò a mezz’aria. Sembrava una fotografia proiettata sulla volta del cielo. E un prodigio simile lasciò tutti senza fiato. La luce aliena che proiettava la folgore illuminò la radura e i suoi ospiti.
Tutto questo era successo in una manciata di attimi.
La melodia continuava a suonare, e a camminare eterea tra gli astanti.
Thor scattò in piedi non appena tra le fiamme intravide una figura, e così fecero tutti gli altri.
Tra il fuoco demoniaco comparve un essere tra le cui braccia teneva una donna.
Quella cosa fece qualche passo avanti, e uscì allo scoperto nella radura, sotto gli occhi di tutti.
“Loki...?”
Thor sentì che quello era suo fratello, ma quasi nulla del suo aspetto poteva suggerirlo. Il corpo del dio delle malefatte era diventato di puro fuoco. Lingue di fiamma azzurre lo ricoprivano da capo a piedi, nascondendo i contorni del suo corpo, e perdendone la consistenza. Venature blu percorrevano, come vene incandescenti, il corpo di quell’essere. Il viso era morbido e lineare come quello di una bambola. I capelli corvini erano anch’essi di fuoco, come tutto il suo corpo del resto, e piccole fiamme ne facevano perdere i contorni, danzando senza essenza.
Quando Thor però incrociò lo sguardo di quella cosa, rimase pietrificato.
Gli occhi di Loki erano due pozzi neri come la cripta più profonda. Iridi fiammeggianti, luminose come stelle ardenti, guardavano suo fratello con un atteggiamento impassibile e distaccato. Thor ne distolse velocemente lo sguardo, perché quel fugace contatto lo aveva terrorizzato a morte. Era stato come guardare in una scatola che conteneva tutto l’universo, un caos monumentale e senza fine.
Gli occhi di Thor allora si concentrarono sulla figura che Loki teneva stretta tra le sue braccia: era Gullveig!
Tutta la sua crudeltà disumana si era spenta, e ora il suo sguardo, che non lasciava mai il viso del dio delle malefatte, era dolce, anche se un po’ triste.
L’essere mosse qualche passo verso gli astanti, e quelli ne mossero istintivamente molti indietro. Si allontanarono e gli fecero posto.
Tutti tranne Thor e Odino, che fecero in modo di non ostacolare il suo cammino, ma nemmeno di allontanarsene troppo.
Lo seguirono atterriti, e con il cuore in gola. I suoi passi lasciavano impronte di fuoco azzurro che si spengevano poco dopo, come soffocate.
Gli alberi si piegarono come se fossero stati di gomma, e le fronde cercarono di allontanarsi il più possibile dallo Spirito della fine.
Una processione solenne seguì per qualche centinaio di metri. Il silenzio rotto solo dalla musica di Loki che continuava a suonare, e a dipanarsi in struggenti scale di dolore.
Alla fine arrivarono sulla cima di una scogliera, a dirupo su di un mare in tempesta.
Thor non si era neppure reso conto di stare tremando.
Come avrebbe potuto portare indietro suo fratello, in quelle condizioni?!
Loki tremò e il suo corpo s'inginocchiò a terra, come se non avesse più forze.
In realtà il suo sguardo era tutto perso sul viso di Gullveig.
Il corpo della donna sembrava non avere più vita, le braccia erano abbandonate sul petto e la testa sollevata solo dalla mano fiammeggiante di Loki.
La donna sorrise.
“Loki... mi... dispiace...” gorgogliò la donna, con un filo di voce.
Il dio delle malefatte strinse ancora di più a sé Gullveig, ma il suo viso rimase impassibile come prima, come se non provasse nulla.
“Mi dispiace... di non essere riuscita... a portarti via... con me...”
La foresta ululava, come se dentro vi fossero state mille venti.
“Hai... una musica... bellissima, comunque...” disse, con sorriso vacuo.
“Ti amo... dio... delle... malefatte...”
Detto questo la donna spirò, e quello che rimaneva del suo corpo e della sua essenza si dissolse come se fosse fatta di polvere, ad un vento meno forte degli altri.
La melodia si spense come se una mano invisibile avesse abbassato il volume.
Tra le mani di Loki rimase, come tanti secoli addietro, solo le ceneri di quella donna cui aveva donato il suo cuore, e nient’altro.
Il dio rimase un attimo così, mentre il piccolo gruppo di spettatori non osava fiatare o aprire bocca.
Loki poi si alzò in piedi, e si girò verso gli astanti.
Il viso impassibile di quella creatura era rigato da lacrime di fuoco, dolorose come ferite di spada.
Odino parve riscuotersi. Ordinò al gruppo di prepararsi ad un eventuale attacco, e questa manovra incontrò lo sguardo incredulo di Thor, che si frappose tra Loki e i guerrieri.
Serena invece si mise in disparte, con il cuore in gola, e le lacrime agli occhi.
“Padre, che cosa stai facendo?!”
“Il bene di Asgard e di tutti noi. Ora spostati.”
“No, non lo farò.”
“Thor, sii ragionevole. Una creatura del genere, se scatenata, può annientare un mondo con un solo cenno della sua mano. So che Loki prova solo risentimento e odio verso di noi, e appena ne avrà la possibilità porrà compimento alla sua folle vendetta. Non posso permettere che il mio popolo perisca senza lottare. Anche a me si spezza il cuore a vederlo in queste condizioni, ma ormai non è più il fratello che ricordavi. Loki non esiste più, fattene una ragione e mettiti da parte!”
Lo sguardo di Thor però era irremovibile.
“Credi che Loki non sia adirato anche con te?! Nel suo cuore non è rimasto altro! E anche nei tuoi confronti non prova che odio!”
Quelle parole fecero tentennare per la prima volta il dio del tuono.
Serena si sentì chiamata in causa e urlò:
“Non è vero!”
Tutti si voltarono verso di lei.
Abbassò la voce, intimorita, ma fece qualche passo avanti e continuò dicendo:
“Non è vero che Loki ti odia, Thor... o meglio, non è l’unica cosa che prova per te. Io l’ho visto. Ho visto quello che sente... era un gran casino, questo è vero però io credo che... se c’è qualcuno che può salvare Loki, questo è lui... solo Thor può farlo.”
Il dio riportò lo sguardo rincuorato su suo padre.
“Lasciami tentare, padre. Lasciami portare Loki indietro.”
“Sai che non è possibile, e così facendo rischi solo la vita per un essere che ormai non ricorda neppure il tuo nome.”
“Questo non puoi saperlo. E poi... sono ben felice di sacrificare la mia vita per quella di mio fratello.”
Ma il padre degli dei non era ancora convinto.
“Odino, so che ora stai pensando al ben’essere di Asgard, e a quello di tutta la nostra stirpe. Ed è giusto che sia così. Perciò lasciami tentare, lasciatemi essere il fratello che Loki ha sempre meritato. Non è giusto abbandonarlo così. Non è giusto non tentare l’impossibile per lui.”
Il padre degli dei, vedendo lo sguardo limpido del figlio, fu mosso a compassione, e gli diede il via libera facendo un piccolo passo indietro.
Thor sospirò e si girò verso Loki.
La sensazione che provò rincontrando quegli occhi crudeli e folli, come quelli di chi ha visto la fine dell’universo, gli provocò un brivido lungo la schiena.
“Loki... Loki... sono io, Thor, tuo fratello... ti ricordi di me?”
Gli occhi di quella creatura si piantarono sul dio biondo, ma non ci fu nessun’altra reazione.
Allora Thor mosse qualche passo cauto verso di lui.
Immediatamente una specie di onda d’urto si ripercosse nell’ambiente circostante, facendo suonare il petto di Thor come se fosse stato un tamburo.
Era un avvertimento.
Il gruppo dietro al dio dei fulmini subito si rimise in posizione, tranne Odino, che restò, scuro in volto, ad osservare la scena.
“Non voglio farti del male, Loki. Voglio solo parlare.”
Un’altra onda d’urto scosse i presenti, facendo indietreggiare anche quelli che dovevano essere i più coraggiosi paladini di Asgard.
“So che sei arrabbiato. È stato un periodaccio, soprattutto per te. Ti hanno mandato su un pianeta di mortali, e ti hanno costretto a vivere come un midgardiano, creature nate solo per essere dominate, giusto? E poi è uscita fuori Gullveig, come se fosse tornata dal regno di Hel... è stata una pessima settimana, sono d’accordo con te. Ma ora è tutto finito. Torna a casa, fratello...” Thor gli tese la mano, e Serena trattenne il respiro.
“Torna a casa... con me.”
Loki fece un passo avanti, e come se gli fosse stato comandato i suoi muscoli si mossero da soli e il dio si ritrovò in ginocchio.
Thor sentiva una pressione spaventosa, come il peso di una montagna, gravargli sulle spalle, e tenerlo a terra.
Rialzò lo sguardo e vide per la prima volta il viso dello Spirito della fine piegato dall’emozione. Quello che lesse però era solo una rabbia e un rancore così ancestrale e profondo, da far impallidire anche il guerriero più forte di tutti i 9 regni.
Loki tremava, e sembrava che ad animarlo ci fosse solo il desiderio di annientare quel fratello la cui sola vista gli scatenava tutto quell’odio.
Allora Serena si sbagliava... suo fratello davvero non provava nei suoi confronti nient’altro che ostilità e disprezzo?
Thor decise che non poteva fare altro e abbassò lo sguardo in segno di sottomissione.
“Se il tuo desiderio è annientarmi, fallo pure. Non mi opporrò, fratello... perdonami per tutto quello che ti ho fatto passare.”
Lo Spirito della fine alzò una mano e la tese verso di Thor.
Il dio biondo sentì immediatamente la forza di quell’essere sfiorarlo da lontano, era spaventoso.
I guerrieri tremanti si mossero per soccorrere Thor, ma Odino li fermò con un solo cenno della mano.
Poi qualcosa cambiò. Thor percepì quella magia arcana e primordiale acquietarsi, diventare morbida e duttile, ma forse era solo la calma prima della tempesta, o l’ultimo inganno che il dio delle malefatte voleva regalargli. Sta di fatto che Thor alzò lo sguardo, e quando lo posò sul viso di quella creatura vide che tutto il suo odio era scomparso, sparito, sostituito in chissà quale modo da un’ironia dolce ma innocua.
La mano però rimaneva alzata su di lui, come un’arma pericolosa e mortale.
Thor aveva perso la speranza ormai, e per questo quando Loki s'inginocchiò di fronte a lui ne rimase tanto sorpreso. La mano dello Spirito della fine si spostò dal viso di Thor al suo braccio destro, quello messo fuori uso dall’incantesimo di Gullveig, e che ora ciondolava, morto e senza vita, dal petto del dio.
Thor sentì la carne sfrigolare e un dolore come di disinfettante gettato su un' ustione, ma resistette. Il braccio si rigenerò completamente, la pelle nera, bruciata, riprese vita, e così come l’utilità di quel braccio, che tornò a muoversi.
Il dio biondo mosse incredulo la sua mano, e guardò Loki, che manteneva negli occhi quell’aria ironica, e quasi canzonatoria.
Allora a Thor venne un’idea, alzò una mano e fece per toccare il viso del dio delle malefatte ma la voce tonante di Odino lo fece bloccare a mezz’aria.
“Thor, fermati! Uno Spirito della fine non può essere toccato, il fuoco brucerà la tua essenza, fino a corroderla completamente. Non farlo.”
Il dio del tuono si rigirò di nuovo verso Loki e quello che successe dopo lasciò tutti senza parole.
Loki guardò suo fratello negli occhi, prese la mano di Thor fra le sue e vi appoggiò il viso, come se la mano del dio biondo glielo accarezzasse.
Le fiamme sotto la mano di Thor non bruciavano.
“Per gli dei... uno Spirito della fine che... si lascia toccare...” borbottò, di fronte a quel prodigio, il padre degli dei.
Thor sorrise, ma il cuore gli tremava di emozione.
“Grazie, fratello... ora torna da me.”
Appena ebbe finito di pronunciare quelle parole le fiamme cominciarono a spegnersi, il fuoco, e l’essenza di Loki sprofondò di nuovo dentro il suo corpo, che finalmente riemerse.
L’espressione impassibile dello Spirito fu sostituita da quella stanca, ma finalmente serena di Loki. La pioggia ricominciò a scrosciare sulla terra, il fulmine terminò il suo percorso precipitando con fragore al suolo, e gli alberi tirarono un sospiro di sollievo tornando nella loro forma rigida e immobile.
Loki non tolse il viso dalla mano del fratello, che invece glielo prese tra tutte e due.
Thor appoggiò la fronte contro quella del dio delle malefatte e sorrise, trattenendo appena le lacrime.
“Mi hai fatto preoccupare. Credevo che non ti ricordassi più di me...”
“Thor, dovresti sapere che sono il dio degli inganni. Fingere odio per te mi è facile come bere un bicchiere di idromele.”
“Egocentrico.”
“Idiota.”
 
Odino nel frattempo aveva fatto cadere le armi, e si era diretto a passi lenti e pesanti verso i loro figli.
Loki si accorse del padre degli dei, e lo guardò.
Odino crollò anche lui a terra e accolse i suoi due figli in un grande abbraccio, stringendoseli forte a sé.
“Loki... Thor... perdonatemi. Perdonatemi vi prego...”
Nell’espressione di quel padre c’era una sofferenza silente e terribile, come di chi sa di aver scampato ad una tragedia terribile, per un soffio.
Thor rise e cercò di rincuorare suo padre, dandogli energiche pacche sulla schiena.
Loki si lamentava che i loro affettuosi abbracci lo stavano soffocando, ma anche lui sorrideva.
Serena, che ormai piangeva come una cascata da vari minuti, non seppe più trattenersi e si lanciò nella mischia, gettandosi al collo del dio delle malefatte.
“Sono così felice che sei tornato fratellino! Ora possiamo continuare a vivere insieme e magari sposarci!”
Sorrideva radiosa come una margherita in primavera, senza riuscire a fermare le lacrime di gioia.
“Cosa?!” esclamò inorridito il dio delle malefatte.
“Sì, perché rimarrai qui sulla terra ancora per tanto tempo, non è vero papà?” disse, sfoderando un sorriso a trentadue denti nella direzione di Odino, che lì per lì rimase spiazzato.
“Papà? Da quando ho figlie femmine?!”
E con quella frase, e le risate che ne seguirono, sembrò sciogliersi finalmente tutta la tensione accumulatasi durante quei giorni tremendi.
Gullveig ormai era solo un ricordo.
Per chiunque altro sarebbe stato un ricordo da dimenticare, da ripudiare, e ficcare nel fondo della memoria, sotto quella montagna di biglietti di auguri, di cui non si ricorda mai nessuno... ma non per Loki che custodì il viso sorridente di quella donna, tanto crudele, ma tanto innamorata, come uno dei più preziosi che avesse mai potuto avere.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: IosonoOmbra