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Autore: Life_glee    11/07/2012    3 recensioni
E se il misterioso ragazzo che Blaine quattordicenne portò al suo primo e ultimo ballo scolastico, fosse stato Kurt? E se dopo la dura e sanguinosa pestata dai senior, in quel parcheggio del retro della scuola, entrambi avessero avuto una commozione celebrale, che ha causato la perdita di memoria, facendo dimenticare totalmente che Kurt e Blaine si innamorarono la prima volta, in primo superiore? Cosa sarebbe successo?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Si dice che l’amore a prima vista è raro, non accade quasi mai. O addirittura non esiste.
Si dice che appena si incontra la futura “anima gemella”, con un viso bellissimo, lineamenti perfetti, un corpo attraente, e degli occhi da mozzare il fiato, si dovrebbe chiamare proprio così. Amore a prima vista.

Blaine Anderson ancora non lo sapeva, ma lo avrebbe voluto scoprire a tutti i costi. Anche se in fondo era ancora un ragazzino, aveva tutta la vita d’avanti e voleva godersela.
Ma oddio, il destino a volte è crudele, o a volte si vorrebbe ringraziare mille e mille volte. Ha voluto che Kurt Hummel, quel damerino così alla moda, così adorabile in tutto, incontrasse Blaine, quel ragazzino matto per i papillon, con un sorriso da far svenire.
Non dico che, incontrarsi per la prima volta, stesi su quel prato della scuola, appena caduti dall’interno di un cassonetto della spazzatura sia un modo spiacevole, ma poteva accadere in un modo migliore. Così anche come il loro primo incrocio di sguardi, i loro primi sorrisi e le loro prime parole.

Kurt aveva poggiato le ginocchia sull’erba, tanto da far aderire ancor di più quei jeans, che il sole rendeva lucidissimi. Stava ancora spolverando con le proprie mani, la polvere attaccata sulle braccia e sulle gambe, e non aveva ancora notato che Blaine stava fissando con gusto i suoi jeans. Ma doveva ammetterlo.. Non stava fissando solo i jeans, bensì tutto Kurt.

Rimasero a fissarsi per qualche secondo. Quegli occhi cristallini color cielo di Kurt che incontrarono quei profondi occhi color miele scuro, tendenti al verde di Blaine.

Per un momento Kurt entrò in panico, non sapendo cosa fare. Se scappare via dalla figura appena fatta, con un ragazzo che nemmeno conosceva, o rimanere lì a fissare colui che lo aveva salvato, come un ebete.

Era ancora irrigidito, per un po’ trattenne il respiro, aspettando la risposta che gli avrebbe dato il moro.

Blaine scosse la testa. Pochi secondi prima si stava perdendo i quegli occhi color dell’oceano di Kurt, ma poi cercò di riprendersi.

“Oh, non c’è di che. Ho sempre odiato quella sottospecie di senior, che si prendono gioco di ragazzi più piccoli di loro, indifesi.”

“Ma-ma io non ero indifeso! E poi, perché ‘sottospecie’?”

“Perché allora non hai resistito, perché non hai combattuto?”

Per un attimo le sue parole si bloccarono, ma a stento riuscì a continuare il discorso.

“ Sottospecie, perché fuori dimostrano di essere grandi e maturi, ma dentro non hanno nient’altro che cinque anni, e più. Si credono potenti perché maltrattano ragazzi inferiori a loro, come anche me, per esempio..”

“Ero terrorizzato, non riuscivo nemmeno a muovermi.. Aspetta. Maltrattano anche te? C-come mai?”

“Qualche spintone agli armadietti, qua e là, insulti sgradevoli. Sai, quelle cose lì. A dire il vero, a volte mi hanno rinfacciato parole che non avevo mai sentito. Credo sia una tradizione per tutti i gay della scuola. Non gli vanno tanto a giro. Ma non sono mai stato gettato nei cassonetti, non ancora.. Sarà stato orribile per te.”

Alla parola ‘gay’ Kurt si paralizzò. Non credeva avesse sentito bene. Forse sarà stato gioco della sua mente. Ma non poteva essere così.
Insomma, bastava soltanto guardare Blaine, e capire che anche lui faceva lo stesso gioco di Kurt.

“Oh.. sei dalla mia stessa parte allora.”

E Blaine aveva fatto centro, un’altra volta. L’aveva già intuito che quel ragazzo fosse gay, sin da quel “frocio” che quel senior gli disse, quando era già nel cassonetto.

“Eh già.”

Il suo fu un sorriso di comprensione. Poteva capirlo. Essere umiliato in quel modo orribile non era assolutamente una bella cosa.

“Ehm..giusto. Sono Blaine, piacere.”

Il moro gli porse in avanti la mano, con quell’affascinante sorriso stampatogli in faccia.

Blaine Blaine Blaine Blaine Blaine Blaine..

Quel nome risuonò mille e mille volte nella testa di Kurt. Sarebbe stato fantastico ripeterlo ad alta voce, altrettante volte.

“Kurt.”

Gli contraccambiò la stretta di mano e sorrise, un po’ imbarazzato.
A Blaine scappò un sorriso. Uno di quelli che non faceva da chissà quanto tempo.

Entrambi pensarono che sarebbe finito lì. Il riccioluto aveva tirato fuori dal cassonetto Kurt, lui l’aveva ringraziato, si erano presentati e fine della storia.

Certo che no. Blaine non voleva assolutamente perdere l’occasione di conoscere al meglio Kurt. E così credeva fosse lo stesso per lui.

Il suo primo, nuovo, amico gay.

Kurt si stava alzando dal prato su cui prima era steso, e Blaine subito capì che lo stava per salutare, perché doveva andare via. Se dall’imbarazzo o perché aveva davvero cose meglio da fare.


“Senti Kurt, ti va di.. pranzare?”

Disse il riccioluto scattando in piedi, e grattandosi il capo, un po’ dall’imbarazzo.

Dimmi di si, ti prego.

Aveva paura che gli diceva no. Poteva aver da fare, poteva aver impegni migliori che pranzare con un ragazzino conosciuto poco prima.
Nella sua mente si catapultarono le scuse più improbabili che Kurt poteva dire, ma ad un tratto il suo cervello entrò in black out, sentendo la sua risposta.

“Certo che mi va! Non metto cibo in bocca da ieri sera. Una bella insalata mi farebbe bene.”
Gli sorrise, massaggiandosi la pancia dal brontolio che poco prima aveva emesso.

Blaine si sciolse. Aveva tutti i muscoli irrigiditi, per paura di ricevere una risposta negativa.

“Andiamo allora! Credo di aver visto un tavolino libero lì in fondo.”

Blaine diede un occhiatina indiscreta al sacchetto del pranzo preparatogli dalla mamma, dietro il cespuglio, e con nonchalance, svoltò lo sguardo.
Non gli importava più ormai. Pranzare con Kurt era decisamente meglio, anche se il cibo della mensa faceva rivoltare lo stomaco un po’ a tutti.

Senza accorgersene, Blaine stava saltellando e si incamminò verso quel tavolino che aveva intravisto. Non facendosi notare dai giocatori di football, al tavolino delle cheerleader, Kurt sempre sorridente lo seguì.

  
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