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Autore: Magician Girl    11/07/2012    2 recensioni
“Di giorno in un modo, di notte in un altro. No, non è una maledizione che è stata afflitta da una strega malvagia. E’ semplicemente una vita di una ragazza che possiede due vite: di giorno una semplice studentessa, la migliore in tutta la scuola, ma di notte si trasforma in una cantante gotica, cosa che nessuno si aspetterebbe da lei. Lo fa solo per un motivo: PASSIONE. E basta. Probabilmente questa doppia vita le causerà dei problemi. No, non è una storia alla Hannah Montana. E se lo fa solo perché è il suo unico modo per esprimersi al mondo? Chissà, lo starà facendo nel modo giusto, oppure questo non creerà altri problemi? Beh, scopritelo leggendo”
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Raf/Sulfus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Avevo voglia di nascondermi, farmi una bella doccia così da cancellare tutto quello che il mio corpo oggi ha fatto, qualsiasi tipo di movimento, di contatto, tutto quanto. Avevo voglia di levarmi questa parrucca perchè mi creava prurito poichè l'avevo fissava bene a causa di questo balletto, altrimenti l'avrei persa sicuramente e addio Amy. Avevo voglia di struccarmi e togliermi queste lenti a contatto che mi pizzicavano dentro e sentivo le lacrime di dolore scendere senza il mio volere, come quando si è appena svegliati e l'occhio non fa altro che lacrimare fino a quando smetti di strofinarlo e smette da solo di lacrimare. In quel momento desideravo tornare Raf, e abbandonare per un po Amy. Forse è stata una brutta idea fare quella esibizione, forse non avrei dovuto accettare, purtroppo non ho avuto altra scelta. Dovevo farlo per il bene della mia famiglia: mia madre non faceva un buon lavoro e il suo lavoro non le dava uno stipedio per tre persone e in più Jeremy è un bambino che si ammala facilmente dato che non abbiamo abbastanza soldi per pagare tutti i vaccini per le malattie di questo mondo. Fortunatamente io fui vaccinata in tutto, quando papà era ancora in vita. Jeremy adesso si era preso il morbillo e io e la mamma potevamo stargli accanto in qualunque momento, senza temere che ci mischiasse la malattia.
Questa è l'unica ragione per cui ho accettato di fare questa cosa stasera, solamente per la mia famiglia. Domani sarebbe stato tutto diverso, sarei tornata ad essere la Amy che cantava le canzoni della sua cantante preferita, sarebbe tornata ad indossare vestiti scuri e sarebbe tornata a rimettere quel trucco gotico con quel suo finto percing sul labbro che le dava l'aria di una ragazza trasgressiva, di cui è meglio star lontani.
Ma in quel momento non potevo fare altro che scacciare via la serata di oggi dalla mia mente, quel balletto, il momento in cui ho ballato con Sulfus, insomma, tutto quanto. Forse sarebbe stato molto più semplice se lui non fosse qui in questo momento, sulla soglia del mio camerino, che mi fissava, anzi fissava l'interno. Il suo sguardo esprimeva disgusto, come se questo fosse più uno sgabuzzino che un camerino, ma non siamo mica a Hollywood o chissà dove, non sono mica una celebrità io?! Mi accontentavo di tutto, tranne che di questa situazione.
"Cosa c'è?" Domandai io al ragazzo che ancora non era entrato dentro e credo che non lo avrebbe mai fatto. Il suo sguardo dal guardare la stanza passò a me, pronto a rispondere alla mia domanda. Stavolta però il suo sguardo era diverso da quello che assunse mentre ballavo e cantavo, non era più catturato da me, era tornato il Sulfus indifferente e che guarda tutte le ragazze allo stesso mondo, anche con Misty la sua ragazza.
"Volevo solo ringraziati per la serata e per aver accettato di essere il mio regalo." A quelle parole mi venne subito un brivido dietro la schiena, non di piacere ma di vergogna. Io cercavo di dimenticare quello che era accaduto, e lui cosa fa, mi dice grazie?
"Ho fatto solo il mio lavoro." Risposi io indifferente e voltando il mio guardo allo specchio, ma non lo fissavo, non fissavo la mia figura che si rifletteva dentro, più che altro il mio sguardo fissava il vuoto. Si, non avevo il coraggio di guardarlo in faccia. Non c'era più Amy adesso, c'era Raf, quella Raf innocente, vergognosa che non farebbe mai una cosa del genere, che oggi ha fatto. Purtroppo stasera non era Amy che ballava. Non riuscivo a pensare che in quel momento fossi Amy, era più forte di me.
"Beh però in giro dicono che questo non è il tuo genere, vero?" In giro? Sono per caso diventata una celebrità? Poco male, la mia fama ormai era andata dopo questa esibizione. Anzi, credo che il pubblico, soprattutto quello maschile, ne avrebbe voluto ancora di più di queste esibizioni, e io non potevo obiettare, altrimenti sarei stata licenziata.
"Esatto, ma oggi è stata una eccezione, da domani si torna alla normalità." Stavolta volsi il mio sguardo verso di lui. Non avevo notato che aveva chiuso la porta alle sue spalle. Credevo che non avesse il coraggio di entrare in un luogo come questo, un luogo non idoneo a lui.
"Allora verrò qualche sera, voglio conoscere la vera Dark Lady di cui tutti parlano." Perchè solo io non sento queste voci? In fondo sono io Dark Lady, e allora perchè io, Raf, studentessa non ho mai sentito queste voci che giravano in città? Oh già, probabilmente nel posto dove abito, il ghetto, non si è a conoscenza di questa Dark Lady.
"Allora.. io vado. E grazie ancora, mi sono divertito.." E dopo questo, aprì la porta e senza nemmeno voltarsi per lanciare un'ultima occhiata o un ultimo saluto alla sottoscritta chiuse la porta e i suoi passi cominciarono ad allontanarsi, fino a svanire.
Finalmente ero sola.

18 dicembre - pomeriggio

Erano passate diverse settimane da quella sera. Le cose non erano cambiate. Non riuscivo a togliermi quell'immagine dalla mia mente, pensavo in continuazione alla figuraccia che avevo fatto quella sera. So perfettamente che nessuno sapevo che dietro a tutto questo ci fossi io, ma è più forte di me, non riesco a non pensare che non facessi io certe cose e non una seconda identità che io stessa avevo creato.
Le giornate e le serata passavano in fretta, la mattina a scuola, ormai le lezioni non erano più pesanti poichè non vi era nessuna gara per la borsa di studio, quindi i professori ci andavano piano con noi studenti e i compiti erano diminuiti e anche la tipologia delle verifiche in classe. Era così che funzionava in quella scuola: solamente quando c'è qualcosa in palio i professori cominciavano ad essere severi, davano compiti difficili e anche verifiche abbastanza difficili, per questo alla borsa di studio solamente un millessimo della scuola si candidava, tra cui io.
Peccato che però stavolta non fui io a vincerla. Ma ormai questa cosa mi era passata, adesso era un'altra cosa che mi doveva passare, ma non accadeva.
Ora che ci penso, le vacanze di natale si stavano avvicinando e anche la festa. Dovevo prendere qualcosa per mio fratello che finalmente stava guarendo dal morbillo. Ma anche a mia madre, l'unica donna che si meritava veramente di ricevere un regalo. Ma sarei andata un altro giorno a fare compere, magari assieme alle mie amiche, così avrei avuto qualche consiglio da parte loro. Adesso però volevo andare da un'altra parte, dalla persona che ho amato, l'unica persona che ho amato veramente.
Mi misi addosso il giubbotto e uscì di casa. La mamma aveva preso qualche giorno di ferie per stare accanto a Jeremy, di certo non si sarebbe curato da solo, è solamente un bambino. Mi incamminai fino ad abbandonare la via di casa mia, e anche la zona in cui abito, per poi finire in città. Il mio obiettivo però non era quello, ma un altro: il cimitero. Ora vi domanderete perchè, è semplice: mio padre.
L'unico modo per sfogarmi e togliermi questi pensieri dalla mia mente è parlarne con lui. Lo facevo spesso e ogni volta mi sentivo bene. Anche se lui non era accanto a me io sentivo la sua presenza, sentivo lui che mi confortava e cercava di darmi qualche consiglio. Sembra strano ma quando ti manca veramente una persona, è una cosa normale ma anche bellissima.
Entrai dentro e mi diressi verso la tomba di mio padre. Lì c'era sempre un cuscino di fronte alla sua tomba, poichè mi stavo sempre ore a parlare con lui e sedersi per terra era abbastanza scomodo e anche duro. Quando arrivai salutai mio padre accarezzando la sua foto: è così sorridente che sembrava felice anche in un altro mondo, chissà dove. Mi sedetti di fronte a lui e feci un grosso respiro. Avevo controllato che non ci fosse nessuno, per paura che qualcuno mi potesse sentire, ma parlare davanti a un monumento funebre qui era normale, tutti quanti lo facevano.
"Ciao Papà, ne sono successe di tutti colori dall'ultima volta che sono venuta. Non ho vinto la borsa di studio che ti avevo promesso, e ti chiedo scusa, ho fallito un'altra volta." Cominciai a raccontare. Poi parlai anche di Jeremy che aveva preso il morbillo, della mamma che non guadagnava molto al lavoro e che nemmeno io guadagnavo tanto, ma mi sacrificavo pur di portare qualcosa in più a casa. E parlai anche di Sulfus, il ragazzo che aveva vinto al posto mio, di quanto lui fosse fortunato ad avere una famiglia con abbastanza soldi da costruire una loro città col loro nome. E poi anche quello che successe qualche settimana fa alla festa per la vincita della borsa di studio. Inutile dire che anche se la figura di mio padre non era di fronte a me, mi vergognavo lo stesso a raccontare quello che successe. Ma c'era un lato positivo in tutto questo. Finalmente mi sentivo bene, mi ero sfogata, mi ero tolta questo peso, e adesso mi sentivo meglio.
Ma di andare a casa non se ne parlava nemmeno, mi sentivo a mio agio qui, il che è molto strano dato che mi trovavo in un cimitero, ma con mio padre mi sono sempre trovata bene.
"Chi è quell'uomo?" Mi voltai di scatto per lo spavento a causa di quella voce. Spalancai gli occhi quando vidi che alle mie spalle vi era Sulfus. Era dappertutto, c'era per caso un luogo che lui non conoscesse?
"Tu che ci fai qui? Comunque, è mio padre..." Confessai. In fondo assomigliavo molto a lui, e poi c'era anche il mio cognome sul monumento, come ha fatto a non leggerlo?
"Non sapevo che tuo padre... insomma, capito?" Oh mio caro ragazzo, c'erano così tante di quelle cose che tu non sei a conoscenza sul mio conto..
"Tranquillo. Tu invece?" Chiesi curiosa al ragazzo. Aveva per caso un parente stretto da trovare?
"Sono qui per mio fratello, oggi è il suo anniversario." Momento, momento, momento. Sulfus aveva un fratello? Io credevo che fosse figlio unico, viziato e presuntuoso. Ora si che capisco il motivo per cui ha questo atteggiamento nei confronti di tutti quanti.
"Non sapevo che avessi un fratello, mi dispiace.." Tra tutte le persone che probabilmente credevo che non avrei mai incotrato qui dentro, beh lui era al primo posto nella lista, oltre ai suoi amici, ovvio.
"Senti, questo posto mi mette agitazione, che ne dici di andare al bar di fronte?" Rimasi un po scioccata dalla richiesta che mi aveva fatto, però da un lato sarebbe stata una buona idea, ma dall'altro non volevo lasciare così presto mio padre. Ma decisi di accettare, così salutai mio padre e insieme a Sulfus mi incamminai verso quel bar che si trovava proprio di fronte al cimitero, un posto strano dove aprire una attività del genere.
Faceva abbastanza freddo e ordinai una cioccolata calda, lo stesso anche lui, stavo scoprendo molte cose su di lui, cose che non avrei mai immaginato che a lui piacessero.
"Com'è venuto a mancare tuo padre?" Mi chiese lui fissandomi. Sinceramente non mi sarei mai aspettata una domanda del genere da parte sua, ma se devo essere sincera anche io ero curiosa di come è venuto a mancare suo fratello, se fosse più grande o più piccolo di lui, se andavano d'accordo oppure litigavano ogni giorno, se era come ora è Sulfus oppure è l'esatto contrario.
"Incidente stradale, stava tornando a casa dal lavoro e un camion l'ha travolto.. è successo un anno fa." Abbassai lo sguardo, putanto verso la cioccolata che si trovava all'interno della mia tazza, ricoperta di scaglia di cioccolata e di nocciola, la prima preferita. La sua risposta fu solamente un mi dispiace, del resto cos'altro avrebbe potuto dire? Di certo consolarmi non era ne una buona soluzione e nemmeno il momento, ormai era passato un anno da quando è accaduto.
"Tu fratello invece?" Stavolta toccava a me sapere qualcosa su un membro della sua famiglia, non potevo mica parlare solamente io.
"Aveva un tumore al cervello, aveva solamente undici anni. Nessuno si era accorto che lo aveva e non ce la fatta." Quindi era il suo fratellino. Non riuscì a dire nulla, ma si poteva benissimo capire quanto mi dispiaceva per lui e per la sua famiglia. Se fosse accaduto a Jeremy... non oso nemmeno immaginarlo. Già il fatto che abbia preso il morbillo mi ha spaventata molto.
Ci fu un attimo di silenzio, silenzio che può fu rotto dalla vibrazione del mio cellullare, appoggiato sul tavolino del bar. Era mia madre, feci un sospiro di sollievo, avevo paura che fosse Samantha.
Il momento di pace terminò: mia madre fu chiamata da una cliente e non poteva certo rifiutare, dato che si trattava di una donna che doveva sposarsi, e quindi avrebbe raccolto un po di soldi, e quindi toccava a me badare e prendermi cura di mio fratello.
"Devo andare, ho mio fratello da tenere a bada, grazie per la cioccolata e per tutto." Dissi al ragazzo per poi iniziare ad incamminarmi verso casa. Ma mi fermai non appena mi chiamò.
"Posso portati io, è abbastanza lontano da qui no? E poi, se vuoi posso darti una mano con tuo fratello.." Le mie orecchie non riuscirono a credere a quello che avevano appena sentito: lui dare una mano a me? Per quale motivo? Cercai di fargli cambiare idea, ma forse un motivo per cui mi aveva proposto questa cosa c'era: suo fratello minore. Così, senza replicare un'altra volta accettai e ci avviammo verso casa mia, spero solamente che mamma abbia messo ordine...
"Ehm, hai già avuto il morbillo, vero?"

Buon pomeriggio :D eccovi un nuovo capitolo. Diciamo che non è successo niente di particolare, solamente un momento di "depressione" tra i due protagonisti.
Beh, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, alla prossima :**

  
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