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Autore: yan_mazu    26/01/2007    5 recensioni
Voldemort ormai è bello e sepolto: Harry ha preso una casetta a Hogsmeade con Ginny e ha ricevuto l' incarico di preside di Hogwarts, Hermione è diventata Auror a pieni voti e ha accettato una proposta interessante da parte di Harry, Ron è la nuova stella (cadente) del Quidditch... E Draco, da qualche parte, spunterà fuori. Perchè, come cantava Pito... Renato Zero, "il triangolo no, non l' avevo considerato".
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Il triangolo no... Piccola Nota Poco Significativa
Ok... non sono mai stata una "potteriana" convinta, ma a furia di parlare di Harry Potter per via del lavoro che devo fare a scuola, mi è sorta la maniacale voglia di tirare fuori una fanfic... e conoscendo i miei ritmi di produzione metto già le mani avanti, informando chi di dovere che ci metterò una vita intera prima di finirla. Basta considerare che era nata come one-shot senza nemmeno la presenza di Draco... Ma poi, come al solito, ha preso vita da sola. In ogni caso... Enjoy!






«Herm… Pssst… Herm!»

Hermione era tesa, nervosa, agitata. Così in ansia da non accorgersi nemmeno che Harry stava cercando di richiamare la sua attenzione da una decina di minuti, sporgendosi dallo scranno d’ oro che occupava, tamburellando con le dita sul tavolo.

Non riusciva a capire perché si sentisse così insicura - non lo era mai stata prima d’ ora - ma l’ idea di avere di fronte un’ intera platea di studenti la gettava nel panico. Come l’ avrebbero giudicata? Si ricordava fin troppo bene dei suoi primi giorni di scuola, quando venivano presentati loro gli insegnanti… I commenti erano spesso crudeli, schietti e glaciali. Chissà cosa avrebbero detto di lei… probabilmente le avrebbero anche trovato un ridicolo soprannome e la sua reputazione sarebbe andata a quel paese nel giro di un paio di settimane, volendo essere ottimisti.

«HERM!»

Finalmente la ragazza si voltò verso l’ amico, che si stava strozzando a furia di bisbigliare il suo nome, cercando di alzare sempre più il tono della voce, ma senza farsi notare.

«Harry, cosa…?»

«Herm, devo dirti una cosa prima che…»

«…preside, Harry Potter!!!», esclamò la McGranitt, indicando Harry alla folla e lasciando che quest’ ultima cominciasse ad applaudire per lui.

«Ma porc…»

Hermione sorrise, tra sé e sé. In fondo Harry non era per niente cambiato, anche se ora non era più un ragazzino. Per quanto si sforzasse di apparire adatto al suo ruolo - erano passati due anni da quando era diventato ufficialmente il nuovo preside di Hogwarts - quando era in compagnia dei suoi vecchi amici rimaneva sempre il solito Harry Potter. Stando a quanto dicevano le persone che li avevano conosciuti entrambi, Harry sembrava ora l’ esatta fotocopia di suo padre James. Inoltre Hermione aveva dovuto riconoscere che il ragazzo aveva, effettivamente, un discreto fascino. Ma le speranze, per qualsiasi fanciulla, si infrangevano all’ istante: da quando Voldemort era stato sconfitto una volta per tutte, Harry aveva potuto “dedicarsi” pienamente alla sua relazione con Ginny, con la quale aveva preso una deliziosa casetta a Hogsmeade. Sembrava passata una vita da quando l’ aveva visto per la prima volta… e ora se ne stava lì, in piedi davanti agli studenti di Hogwarts, pronto a tenere il tradizionale discorso di inaugurazione.

«Forza Harry!!!», esclamò Neville, continuando ad applaudire energicamente, mentre il ragazzo ringraziava la McGranitt per la calorosa presentazione.

Hermione si aggiunse agli applausi, e sorrise a Neville. Lui sì che era cambiato: da ragazzino impacciato e goffo si era trasformato in un ragazzone affidabile e serio. Era cresciuto, e non solo in altezza.

Hermione sospirò, mentre il suo sguardo cadeva sulla fede che il ragazzo portava all’ anulare sinistro.

Harry e Ginny, Neville e Luna… I suoi amici erano felicemente “appaiati”, e lei, detestava ammetterlo, era tremendamente invidiosa. Forse, se non avesse speso tutto quel tempo dietro a quel disgraziato di Ron, avrebbe avuto anche lei un bel fidanzato, magari un bel marito. E invece si era ridotta a correre dietro al bel campione di Quidditch, senza mai riuscire a dichiarargli i suoi sentimenti… E poi mille cose si erano messe tra di loro, e lei - se ne era accorta troppo tardi - non aveva fatto nulla per impedire che le loro strade si separassero. All’ inizio avevano tenuto una fitta corrispondenza, anche più fitta di quella che Hermione aveva con gli altri ragazzi del gruppo, ma poi, piano piano, Ron aveva cominciato a risponderle sempre più tardi, sempre più raramente, sempre più telegraficamente. E lei si era stufata di vederlo sulla Gazzetta del Profeta alla pagina della cronaca rosa, ogni volta fotografato con una ragazza diversa, e si era stufata di scrivere lettere a cui non riceveva mai risposta… Finchè, all’ inizio dell’ estate, non l’ aveva nuovamente visto sulla Gazzetta del Profeta, questa volta in prima pagina. «LA STELLA (CADENTE) DEL QUIDDITCH», titolava a caratteri cubitali il quotidiano, mostrando la foto di Ron mentre si scontrava con un avversario, finendo per avere la peggio e precipitando al suolo. L’ infortunio che si era procurato era decisamente serio, e gli aveva letteralmente devastato la carriera. Hermione aveva cercato in tutti i modi di mettersi in contatto con lui, ma da quel momento in poi qualsiasi lettera lei avesse provato a spedirgli, le era sempre tornata indietro.

«…erbologia, Neville Paciock. E poi vorrei che accoglieste con un applauso la nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, Hermione Granger.»

Le parole di Harry la riportarono alla realtà. Si alzò in piedi e fece un piccolo inchino, più per nascondere l’ imbarazzo sul suo volto che per riverenza, e poi tornò a sedersi.

 

Da lì a poco Harry diede il via al banchetto - e al nuovo anno scolastico.

Hermione, persa nei suoi pensieri si era completamente scordata della cosa che l’ amico aveva cercato di dirle poco prima, e Harry, dal canto suo, non riusciva a trovare un minuto di tempo per avvicinarla. Tutto quello che riuscì a dirle fu un veloce «vieni dopo nel mio ufficio, Herm».

Una volta finita la cena, Hermione decise di riposare un attimo nella sua stanza, prima di andare da Harry, che sembrava in ogni caso ancora occupato a salutare persone, sentirne delle altre e fare cenno di sì con la testa. I ragazzi a quell’ ora erano già tutti nelle proprie sale comuni, e i corridoi erano vuoti e silenziosi.

Quanto tempo era passato dall’ ultima volta che li aveva percorsi? Questa volta, però, a differenza dell’ ultima non aveva bisogno di rispettare nessun coprifuoco. Ora era un’ insegnante… Di nuovo la sua testa venne assillata da miliardi di dubbi.

«Hermione Jane Granger, tu pensi decisamente troppo», le avevano detto una volta. E avevano tremendamente ragione… Continuava a chiedersi se quello fosse il lavoro adatto a lei. In fondo, da quando aveva rimesso piede ad Hogwarts, quella mattina stessa, non aveva fatto altro che essere nervosa, tesa e spaventata. Forse era un segno del destino.

Non ti preoccupare, Hermione, le aveva detto la professoressa McGranitt, scommetto che appena avrai avuto a che fare con i tuoi studenti ti sentirai subito rincuorata. Anch’io ero tesa come una corda di violino al mio primo giorno di scuola!

Camminò ancora un po’ vagando senza meta per i corridoi, e finalmente si decise a imboccare quello che l’ avrebbe portata alla sua stanza.

Un rumore alle sue spalle la fece sobbalzare.

Senza neanche rendersene conto aveva già sfoderato la bacchetta, pronta a immobilizzare il suo avversario.

Solo che il suo avversario era una ragazzina bionda, con due treccine disordinate, un paio di occhiali sul naso e una camicia da notte troppo grande per lei.

Senza dubbio, una matricola.

«Non dovresti essere nella sala comune a quest’ ora?»

«Mi scusi… mi scusi tanto!», rispose lei, stringendo qualcosa tra le mani. «E’ che… lei… Lei è QUELLA Hermione Granger?»

Hermione, perplessa, rivolse uno sguardo dubbioso alla ragazzina. Quante altre Hermione Granger potevano esistere al mondo?

«E’ che io sono una sua grandissima ammiratrice… Potrebbe… potrebbe farmi un autografo?»

 

Alla fine, nella sua stanza, non era nemmeno entrata. Aveva parlato un po’ con quella ragazza, mentre la aiutava a tornare alla sala comune di Tassorosso, e improvvisamente si era resa conto che la McGranitt aveva perfettamente ragione: le era bastato stare a contatto per pochi minuti con i “suoi studenti” per farle crescere dentro una voglia terribile di isnegnargli tutto ciò che sapeva.

Con questo rinnovato spirito, si era diretta baldanzosa verso l’ ufficio di Harry, aveva spalancato la porta e e si era seduta raggiante di fronte alla scrivania dell’ amico.

«Herm? E’ successo qualcosa…?»

«Oh… niente di male, Harry, anzi. Va tutto benissimo! Cos’è questa cosa mi devi dire?»

«Vedi, avevamo un ottimo allenatore di Quidditch fino a qualche giorno fa… ma improvvisamente ha dato le dimissioni… Sembra ci sia qualcosa di strano sotto, ma…»

«Ah! Doppio lavoro? Vuoi che ti dia una mano a scoprire cosa…»

«No, grazie, davvero. Sappiamo già cosa c’è di strano sotto… quello di cui volevo avvisarti è che essendo mancato lui come insegnante…»

Lei inclinò leggermente il capo, pensierosa. Non è che Harry volesse incastrarla a dare lezioni di Quidditch, vero? Perché sulla teoria poteva essere anche ferratissima, ma sulla pratica…

«…mi sono ritrovato costretto a cercare un sostituto e…»

 

  
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