Ok... non sono mai stata una "potteriana" convinta, ma a furia di parlare di Harry Potter per via del lavoro che devo fare a scuola, mi è sorta la maniacale voglia di tirare fuori una fanfic... e conoscendo i miei ritmi di produzione metto già le mani avanti, informando chi di dovere che ci metterò una vita intera prima di finirla. Basta considerare che era nata come one-shot senza nemmeno la presenza di Draco... Ma poi, come al solito, ha preso vita da sola. In ogni caso... Enjoy!
«Herm…
Pssst… Herm!»
Hermione
era tesa, nervosa, agitata. Così in ansia da non accorgersi nemmeno che Harry
stava cercando di richiamare la sua attenzione da una decina di minuti,
sporgendosi dallo scranno d’ oro che occupava,
tamburellando con le dita sul tavolo.
Non
riusciva a capire perché si sentisse così insicura - non lo era mai stata prima
d’ ora - ma l’ idea di avere di fronte un’ intera
platea di studenti la gettava nel panico. Come l’ avrebbero giudicata? Si
ricordava fin troppo bene dei suoi
primi giorni di scuola, quando venivano presentati
loro gli insegnanti… I commenti erano spesso crudeli, schietti e glaciali.
Chissà cosa avrebbero detto di lei… probabilmente le
avrebbero anche trovato un ridicolo soprannome e la sua reputazione sarebbe
andata a quel paese nel giro di un paio di settimane, volendo essere ottimisti.
«HERM!»
Finalmente
la ragazza si voltò verso l’ amico, che si stava
strozzando a furia di bisbigliare il suo nome, cercando di alzare sempre più il
tono della voce, ma senza farsi notare.
«Harry,
cosa…?»
«Herm,
devo dirti una cosa prima che…»
«…preside,
Harry Potter!!!», esclamò la McGranitt, indicando
Harry alla folla e lasciando che quest’ ultima cominciasse ad applaudire per
lui.
«Ma porc…»
Hermione
sorrise, tra sé e sé. In fondo Harry non era per niente cambiato, anche se ora
non era più un ragazzino. Per quanto si sforzasse di
apparire adatto al suo ruolo - erano passati due anni da quando era diventato
ufficialmente il nuovo preside di Hogwarts - quando era in compagnia dei suoi
vecchi amici rimaneva sempre il solito Harry Potter. Stando a quanto dicevano
le persone che li avevano conosciuti entrambi, Harry sembrava ora l’ esatta fotocopia di suo padre James. Inoltre Hermione
aveva dovuto riconoscere che il ragazzo aveva, effettivamente, un discreto
fascino. Ma le speranze, per qualsiasi fanciulla, si
infrangevano all’ istante: da quando Voldemort era stato sconfitto una volta
per tutte, Harry aveva potuto “dedicarsi” pienamente alla sua relazione con
Ginny, con la quale aveva preso una deliziosa casetta a Hogsmeade. Sembrava
passata una vita da quando l’ aveva visto per la prima
volta… e ora se ne stava lì, in piedi davanti agli studenti di Hogwarts, pronto
a tenere il tradizionale discorso di inaugurazione.
«Forza
Harry!!!», esclamò Neville, continuando ad applaudire
energicamente, mentre il ragazzo ringraziava la McGranitt per la calorosa
presentazione.
Hermione
si aggiunse agli applausi, e sorrise a Neville. Lui sì che
era cambiato: da ragazzino impacciato e goffo si era trasformato in un
ragazzone affidabile e serio. Era cresciuto, e non solo in altezza.
Hermione
sospirò, mentre il suo sguardo cadeva sulla fede che il ragazzo portava all’ anulare sinistro.
Harry e
Ginny, Neville e Luna… I suoi amici erano felicemente “appaiati”, e lei,
detestava ammetterlo, era tremendamente invidiosa. Forse, se non avesse speso
tutto quel tempo dietro a quel disgraziato di Ron,
avrebbe avuto anche lei un bel fidanzato, magari un bel marito. E invece si era
ridotta a correre dietro al bel campione di Quidditch, senza mai riuscire a
dichiarargli i suoi sentimenti… E poi mille cose si erano messe tra di loro, e lei - se ne era accorta troppo tardi - non
aveva fatto nulla per impedire che le loro strade si separassero. All’ inizio
avevano tenuto una fitta corrispondenza, anche più fitta
di quella che Hermione aveva con gli altri ragazzi del gruppo, ma poi, piano
piano, Ron aveva cominciato a risponderle sempre più tardi, sempre più
raramente, sempre più telegraficamente. E lei si era stufata di vederlo sulla Gazzetta del Profeta alla pagina della
cronaca rosa, ogni volta fotografato con una ragazza diversa, e si era stufata
di scrivere lettere a cui non riceveva mai risposta… Finchè, all’
inizio dell’ estate, non l’ aveva nuovamente visto sulla Gazzetta del Profeta, questa volta in
prima pagina. «LA STELLA (CADENTE) DEL QUIDDITCH», titolava a caratteri
cubitali il quotidiano, mostrando la foto di Ron mentre
si scontrava con un avversario, finendo per avere la peggio e precipitando al
suolo. L’ infortunio che si era procurato era decisamente
serio, e gli aveva letteralmente devastato la carriera. Hermione aveva cercato
in tutti i modi di mettersi in contatto con lui, ma da quel momento in poi
qualsiasi lettera lei avesse provato a spedirgli, le era sempre tornata
indietro.
«…erbologia,
Neville Paciock. E poi vorrei che accoglieste con un applauso
la nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, Hermione Granger.»
Le parole
di Harry la riportarono alla realtà. Si alzò in piedi e fece un piccolo inchino,
più per nascondere l’ imbarazzo sul suo volto che per
riverenza, e poi tornò a sedersi.
Da lì a
poco Harry diede il via al banchetto - e al nuovo anno scolastico.
Hermione,
persa nei suoi pensieri si era completamente scordata della cosa che l’ amico aveva cercato di dirle poco prima, e Harry, dal
canto suo, non riusciva a trovare un minuto di tempo per avvicinarla. Tutto
quello che riuscì a dirle fu un veloce «vieni dopo nel mio ufficio, Herm».
Una volta
finita la cena, Hermione decise di riposare un attimo nella sua stanza, prima
di andare da Harry, che sembrava in ogni caso ancora occupato a salutare persone, sentirne delle altre e fare cenno di sì
con la testa. I ragazzi a quell’ ora erano già tutti
nelle proprie sale comuni, e i corridoi erano vuoti e silenziosi.
Quanto
tempo era passato dall’ ultima volta che li aveva
percorsi? Questa volta, però, a differenza dell’ ultima
non aveva bisogno di rispettare nessun coprifuoco. Ora era un’
insegnante… Di nuovo la sua testa venne assillata da miliardi di dubbi.
«Hermione
Jane Granger, tu pensi decisamente troppo», le avevano
detto una volta. E avevano tremendamente ragione…
Continuava a chiedersi se quello fosse il lavoro adatto a lei. In fondo, da
quando aveva rimesso piede ad Hogwarts, quella mattina
stessa, non aveva fatto altro che essere nervosa, tesa e spaventata. Forse era
un segno del destino.
Non ti preoccupare, Hermione, le aveva detto la professoressa
McGranitt, scommetto che appena avrai avuto a che fare con i tuoi studenti ti sentirai subito
rincuorata. Anch’io ero tesa come una corda di violino
al mio primo giorno di scuola!
Camminò
ancora un po’ vagando senza meta per i corridoi, e finalmente si decise a imboccare quello che l’ avrebbe portata alla sua stanza.
Un rumore
alle sue spalle la fece sobbalzare.
Senza
neanche rendersene conto aveva già sfoderato la bacchetta, pronta a immobilizzare il suo avversario.
Solo che
il suo avversario era una ragazzina bionda, con due treccine disordinate, un
paio di occhiali sul naso e una camicia da notte
troppo grande per lei.
Senza
dubbio, una matricola.
«Non
dovresti essere nella sala comune a quest’ ora?»
«Mi scusi…
mi scusi tanto!», rispose lei, stringendo qualcosa tra
le mani. «E’ che… lei… Lei è QUELLA Hermione Granger?»
Hermione,
perplessa, rivolse uno sguardo dubbioso alla ragazzina. Quante altre Hermione
Granger potevano esistere al mondo?
«E’ che io
sono una sua grandissima ammiratrice… Potrebbe…
potrebbe farmi un autografo?»
Alla fine,
nella sua stanza, non era nemmeno entrata. Aveva parlato un po’ con quella
ragazza, mentre la aiutava a tornare alla sala comune di Tassorosso, e
improvvisamente si era resa conto che la McGranitt aveva perfettamente ragione:
le era bastato stare a contatto per pochi minuti con i
“suoi studenti” per farle crescere dentro una voglia terribile di isnegnargli
tutto ciò che sapeva.
Con questo
rinnovato spirito, si era diretta baldanzosa verso l’ ufficio
di Harry, aveva spalancato la porta e e si era seduta raggiante di fronte alla
scrivania dell’ amico.
«Herm? E’
successo qualcosa…?»
«Oh…
niente di male, Harry, anzi. Va tutto benissimo! Cos’è questa
cosa mi devi dire?»
«Vedi,
avevamo un ottimo allenatore di Quidditch fino a qualche giorno fa… ma improvvisamente ha dato le dimissioni… Sembra ci sia
qualcosa di strano sotto, ma…»
«Ah!
Doppio lavoro? Vuoi che ti dia una mano a scoprire cosa…»
«No,
grazie, davvero. Sappiamo già cosa c’è di strano sotto… quello di cui volevo
avvisarti è che essendo mancato lui come insegnante…»
Lei
inclinò leggermente il capo, pensierosa. Non è che Harry volesse
incastrarla a dare lezioni di Quidditch, vero? Perché
sulla teoria poteva essere anche ferratissima, ma sulla pratica…
«…mi sono
ritrovato costretto a cercare un sostituto e…»