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Autore: _Shadow_96    11/07/2012    5 recensioni
È facile fingere di non vedere quello che in realtà sai.
E lei lo sapeva che quell’uomo le avrebbe fatto del male, che ne avrebbe fatto anche a sua madre, che non sempre le apparenze ingannavano.
Non si era mai sentita così fragile: solo una bambola di ceramica tra le mani di qualcuno che non aveva dato importanza al cartello “Attenzione, maneggiare con cura”.
Doveva fidarsi però dello spiraglio di luce che era riuscito a penetrare nell’oscurità e sperare di riuscire a risalirne.
Dal capitolo 3
“Oh si hai ragione, per me va bene sempre tu quando puoi?”
“In realtà io…perché non ce la studiamo ognuno per i fatti propri, no?? Non voglio farmi vedere in giro con te e rovinarmi la reputazione, non so se capisci” Eliana sentì il sangue ribollirgli nelle vene ma cercò di mantenere il controllo.
“Dovremmo vederci invece perché altrimenti non avremo sintonia”
“Oh piccola se vuoi un po’ di “Sintonia” io sono sempre disponibile”mormorò lui con voce roca.
“Vaffanculo, Russo Fai quello che ti pare”
Accidenti alla prof!!!Accidenti a Russo!! Accidenti a mamma e soprattutto, accidenti a Davide!!!!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Saaaaalveee!
Sono pronta al lancio dei pomodori e delle uova marce, permettetemi solo di togliere gli occhiali!
Avevo promesso di postare il nuovo capitolo presto e invece ci ho messo quasi due mesi nonostante l'estate e la pausa dalla scuola. Giuro che aprivo ogni giorno la pagina di word sulla quale avevo cominciato a scrivere ma alla fine la chiudevo e iniziavo a leggere uno dei tanti libri che ho in lista oppure una ff. Oggi ho cancellato quello che avevo scritto prima e che non riuscivo a concludere e ho scritto questo capitolo. Non è molto importante è solo un capitolo di passaggio ed è anche molto più piccolo degli scorsi. Sicuramente noterete una citazione di Twilight mentre le altre due sono tratte dal capolavoro di Tahereh Mafi "Schegge di me"
Mi farebbe immensamente felice se le recensioni aumentassero perchè ciò mi spronerebbe a continuare a scrivere! E vi ringrazio perchè il primo capitolo di questa storia è stato letto 1060 volte! :)
Ringrazio tutti quelli che hanno avuto la pazienza di aspettare che io postassi e anche quelli che hanno deciso di averne abbastanza e l'hanno abbandonata. Grazie a chi ha inserito nelle preferite, nelle seguite e nelle ricordate.

 

Infine un grazie infinite a chi ha recensito lo scorso capitolo: M_CarpeDiem, Mrs Lachowski, Hidden Love, Marmaid e Dear Juliet!

Inoltre volevo chiedervi di farmi notare qualsiasi errore visto che non ho una beta e spesso delle cose sfuggono al mio controllo!


VI RINGRAZIO TANTISSIMO PER LA PAZIENZA E LA FIDUCIA!!
Un bacione enorme!
Maddalena <3

Le gocce di pioggia sono le uniche a ricordarmi
che le nuvole hanno un cuore che batte.
E che ne ho uno anch’io.


(Tahereh Mafi-Schegge di me)

 

 

 

Capitolo 14

"Sono una goccia di pioggia ma lui si prende cura di me"

 


Eliana calò il capellino grigio sulla chioma nera e sistemò una sciarpa intorno al collo. Dopo quasi due settimane poteva finalmente togliere la fascia che le stringeva il busto e tornare a camminare e vivere come una persona normale. A causa sua Federico aveva passato il Natale e il capodanno in casa e non era uscito a divertirsi con gli amici.  Le aveva detto che non gli era pesato, che passare il tempo con lei era meglio di una serata in discoteca ma si era sentita lo stesso molto egoista perché aveva apprezzato che lui fosse rimasto a casa con lei. Era stata egoista nell’accettare passivamente che lui restasse a casa sul divano a guardare quegli odiosi film sul Natale e vedere i fuochi di capodanno seduti sulle sedie in vimini del terrazzo anziché lasciarlo andare a divertirsi con gli amici, giusto?
 
“Eliana sei pronta?” Beatrice bussò ed entrò nella stanza. Ogni volta che incrociava i suoi occhi Eliana riusciva a scorgervi alcune delle emozioni che spesso adombravano gli occhi di Federico: l’angoscia, l’orgoglio, la tristezza, la solitudine, il bisogno di affetto e la speranza tutte concentrate nelle iridi di madre e figlio “Non per metterti fretta ma sono le dieci e trenta”.

“Si scusa, ci ho messo un po’ ad allacciare le scarpe” la madre di Federico le sorrise amorevole e sistemò la catenella della borsa sulla spalla. Indossava un pantalone nero ampio, una camicetta bianca e una giacca ma nonostante la semplicità di quell’abbigliamento i folti capelli biondi lasciati liberi sulle spalle la rendevano elegante, femminile e molto bella. Non ci volle molto o forse chiacchierare con Beatrice era così piacevole che neanche si rese conto di essere arrivate fin quando l’auto non si infilò nel parcheggio dell’ospedale. Avevano parlato del più e del meno, di Federico, della scuola e dei progetti per il futuro. Si era sentita molto in imbarazzo quando le aveva chiesto di sua madre e aveva dovuto ricacciare indietro le lacrime con grande sforzo. Beatrice se n’era resa conto e si era subito scusata dando inizio ad un nuovo argomento. Gli ospedali non le erano mai particolarmente piaciuti e non per brutti ricordi legati all’infanzia, per le siringhe o le infermiere; quello che l’aveva sempre terrorizzata era l’odore della sofferenza che impregnava i muri. Beatrice prese a sfogliare un libro ed Eliana, per non guardarsi attorno, strinse nel pugno la collana che le aveva regalo Federico a Natale. Non era stato per nulla facile, impossibilitata a muoversi normalmente e senza una gran somma di denaro, visto i risparmi nascosti nella sua vecchia casa, ma con l’aiuto di Daniela e Federico aveva comprato qualcosa a tutte le persone che amava di più; a Daniela un paio di orecchini a forma di bandiera britannica, per lei che ama l’Inghilterra, una felpa per Antonio e un set di bagnoschiuma per Beatrice. Il regalo più difficile era stato quello per Federico primo perché non sapeva dove nasconderlo e secondo perché era a corto finanziariamente. Non avrebbe mai smesso di ringraziare Daniela per averla aiutata e non solo prestandole i soldi che le mancavano. Quella poverina aveva passato un intero pomeriggio a girare per negozi mandandole una foto di ogni braccialetto che corrispondesse alla descrizione. Fortunatamente a Federico era piaciuto molto visto che l’aveva tenuta stretta tra le braccia per tutta la notte dandole tanti baci tra i capelli, sussurrandole frasi dolci e qualche grazie. Il suo regalo però era stato bellissimo e le aveva tolto il fiato quando l’aveva visto: semplice e meraviglioso. Una collana in oro bianco con un pendente a forma di F e un cuore “Così sanno che hai già qualcuno nel cuore!” le aveva spiegato sorridendo e lei, come al solito, era scoppiata a piangere facendogli credere che non le piacesse.
 
“Molto bene signorina De Biasi, finalmente togliamo questa fastidiosa fasciatura e tornerà in formissima!” fu un sollievo enorme poter indossare la maglietta sulla pelle nuda, libera da quelle bende strette e dolorosissime “Faccia attenzione e continui ad applicare la pomata per qualche giorno. Per il resto è in perfetta forma!” Eliana ringraziò il dottore e indossò il cappotto; stare in canottiera a gennaio non era proprio il massimo. All’uscita dall’ospedale, per festeggiare, Beatrice la portò a fare shopping anche se lei avrebbe preferito tornare a casa e stare raggomitolata ancora un po’ sotto le lenzuola per respirare il profumo di Federico.

“Eliana quel vestito ti starebbe d’incanto!” Eliana seguì la direzione dell’indice di Beatrice e vide l’abito che la donna stava indicando. Nulla di appariscente ma se ne innamorò; gonna nera a vita alta con balze e corpetto bianco a cuore con un fiocco sul seno sinistro “Devi provarlo. Vediamo se c’è la tua taglia”
Eliana faticò un po’ per infilarlo a causa della mancanza di un gancio nel camerino striminzito ma appena ebbe chiusa la zip pensò che tutto lo sforzo era valso la pena. Il pallore della sua pelle non stonava con il bianco del corpetto anzi, sembrava accentuarne la lucentezza, la gonna nera invece le fasciava i fianchi morbidamente e si stringeva sull’orlo poco sopra il ginocchio rendendo la sua figura slanciata e curvilinea “Avevo proprio ragione. Devi comprarlo” mormorò Beatrice dandole l’ok con il pollice. Alla fine della giornata Eliana era stremata ma il suo guardaroba prevedeva nuovi completini intimi, qualche jeans, felpe,  il nuovo vestito e un paio di scarpe da abbinare. Non sapendo dove sistemarli li lasciò nella busta e la pose accanto alla scrivania. Sarebbe stato facile aprire l’anta dell’armadio e metterli lì, accanto alle felpe, ai jeans nuovi e a quelli un po’ sgualciti, alle giacche e le T-shirt di Federico ma la cosa le sembrava un’invasione della sua privacy. Si sedette sul letto, le mani tra i capelli e un macigno sul cuore e per la prima volta si rese conto di ciò che aveva fatto nelle ultime settimane. Aveva invaso la casa di Federico, il suo letto, la sua quotidianità, quella di Beatrice e per un attimo aveva pensato di invadere anche il suo armadio. Era un uccellino scacciato dal nido che occupava quello di qualcun altro nutrendosi dell’affetto che legava madre e figlio. E in cambio cosa gli aveva dato? Problemi su problemi, spese extra, lacrime e crolli emotivi.
Si alzò dal letto e iniziò a raccattare le sue poche cose sparse per la stanza asciugandosi il viso. La porta si aprì proprio in quel momento e Federico entrò con l’espressione stanca e stremata che aveva lei a fine giornata quando lottava per sopravvivere all’insistenza di Davide.
 
“Ehi! Tutto ok?” le domandò chiudendosi la porta alle spalle. Si sfilò la giacca, la polo e la camicia mentre lei lo osservava con un sorriso stampato sul viso “Ti piace quel che vedi?”
 
“Ho visto di meglio!” ridacchiò lei posandosi una mano sul fianco e l’altra sui capelli in una posa sexy, le palpebre socchiuse e un sorriso sensuale. Poi abbandonò quella posa provocante, rise come se fosse imbarazzata e gli andò incontro. Federico inarcò un sopracciglio valutando se era seria o lo stava semplicemente prendendo in giro. E giunse a una conclusione visto lo sguardo accigliato“E ora perché mi guardi in quel modo?”
 
“Vediamo se ti piace ancora così tanto ridere di me!” e si fiondò su di lei lanciandola sul letto per iniziare a farle il solletico.

“E no! Ci stiamo ripetendo, sai? Hai per caso una mania per il solletico?” Eliana riuscì a scansarsi e scivolare giù dal letto ma lui aveva già ricominciato l’inseguimento “Beccati questo” il cuscino che colpì il volto di Federico esplose spargendo piume per tutta la stanza sotto gli occhi scioccati di Eliana che si guardava le mani a bocca aperta “Ops”
 
“Hai idea di quanto tempo ci vorrà a sistemare questo casino?” il tono di voce di lui era così alterato che lei dovette resistere all’impulso di coprirsi la testa con le braccia e rannicchiarsi in un angolo.  Non è Davide, lui è Federico e io lo amo , pensò per sciogliere la tensione nel corpo.
Quella distrazione bastò però a Federico per acciuffarla e bloccarla con le spalle contro il muro; poi le sue mani furono dappertutto portandosi dietro le risate di lei incapace di scappare. Solo dopo qualche minuto di solletico ininterrotto, quando ormai Eliana aveva le lacrime agli occhi per le troppe risate, lui smise e si fiondò sulle labbra aperte di lei che stava cercando di riprendere fiato. Le tolse l’ultimo briciolo di aria che i suoi polmoni contenevano e risucchiò la risata di lei come se fosse acqua fredda e dissetante. Non ci volle molto a raggiungere il letto e neanche per far si che la maglia di Eliana scomparisse lasciando scoperta la pelle lattea “Mio Dio. Quanto sei…bella” soffiò sul suo ombelico facendola rabbrividire e lei si strinse un po’ di più al corpo di Federico facendolo stendere ancora più vicino, più addosso. La pelle di lui era così calda rispetto al freddo dell’inverno che l’aveva accarezzata quando si era sfilata la maglietta e le sue mani si trascinavano scie bollenti su tutto il corpo. Le sembrava di sentirlo dappertutto e in nessun punto della sua epidermide, come se fosse lì ma potesse sparire da un momento all’altro; chissà quando e chissà per dove. Tremò e non fu solo per il percorso che le labbra di lui aveva intrapreso ma anche per quel pensiero che come un polpo si aggrappò con i tentacoli viscidi alla mente di Eliana. Federico smise di tormentare il suo collo e iniziò a stamparle tanti piccoli baci su tutto il viso fino a raggiungere le labbra. Era una tortura fatta di denti, lingua, fuoco e ghiaccio insieme che le fecero mettere da parte ogni preoccupazione; le sembrava di evaporare. Federico iniziò a scendere baciando il suo sterno mentre la mano destra si dedicava al seno di lei. Eliana voleva che non finisse mai, che i brividi che le percorrevano la schiena restassero lì a ricordarle quanto fosse speciale quel momento ma tutto ciò che poteva fare era stringerlo e fargli capire quanto lui fosse importante per lei anche con i gesti e non solo con le parole. Le spostò la coppa del reggiseno e iniziò a succhiare, leccare, stringere e accarezzare mentre Eliana si inarcava e gli accarezzava i capelli incapace di trattenere gemiti e sospiri estasiati.

“Fede…” lo fermò mentre cercava di sfilarle gli slip. Lui però sembrò non sentirla così per scostarsi Eliana cercò di allontanarlo…e finì per dargli una ginocchiata proprio lì dove non batte il sole.
 
“Cazzo..” sbottò Federico crollando sul letto, di fianco a lei che lo fissava dispiaciuta “Caspiterina che male!”
 
“Ehi scusa! Oddio che disastro! Vuoi del ghiaccio...vado a..” Eliana balbettava camminando nervosamente per la stanza mentre lui gemeva per il dolore “Ti fa male?”

“Seco…secondo te?!” riuscì a biascicare tenendosi tra le mani i preziosi gioielli di famiglia.

“Mi dispia-ce!” e partirono i singhiozzi. Eliana voleva fermarli ma era così dispiaciuta e in imbarazzo per ciò che aveva combinato che tutto ciò che riuscì a fare fu coprirsi con le mani e sbuffare. Stanca di tutto e tutti, ma non di lui. Non di lui, del suo affetto, della sua presenza che sembrava non riuscire mai a saziarla nonostante il tempo passato insieme. Dipendente dai suoi baci come un drogato che non riesce a fare a meno della sua dose di eroina; lui era la sua qualità di eroina preferita. Eppure non riusciva a cancellare il presentimento che tutti i suoi sbagli prima o poi lo avrebbero allontanato da lei.Qualche secondo dopo Federico la strinse forte rassicurandola sia con carezze lungo la sua schiena ancora nuda ma soprattutto con il calore e l’affetto che gli dimostravano quelle braccia avvolte intorno a lei.
 
“Ho rischiato seriamente la sterilizzazione però sto bene tranquilla” le sussurrò scostandosi per guardarla anche se per riuscirci dovette alzarle il mento con un dito “Dai tesoro. Ora fammi un bel sorriso, su!” Eliana sorrise, o almeno cercò di farlo ma lui non insistette e la lasciò andare, non prima di averle rubato un bacio a fior di labbra “Vestiti dai che fa freddo e proprio ora che stai meglio non voglio che ti ammali. Ti porto in un posto”
 
“Dove?” gli chiese sorridendo eccitata improvvisamente dimentica di tutti i pensieri negativi che l’avevano attraversata fino a quel momento e anche del suo non voluto tentativo di sterilizzazione ai danni del povero Federico “Amo le sorprese!” lui la baciò di nuovo più dolcemente e le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Lo so ed è per questo che non ti dirò nulla” Eliana non riuscì a evitare di mettere il broncio divisa tra la voglia di conoscenza e quella di farlo felice e aspettare “Non guardarmi così! Tanto non cedo! Su vestiti!”

“Ho capito, ho capito!” disse esasperata senza però andare verso l’armadio per prendere dei vestiti “Però tu devi uscire di qui, sono pur sempre una signorina” lui la guardò accigliato poi prese un cambio d’abiti e si diresse verso il bagno.
 
“Stai cercando di farmela pagare ma tanto non cedo” ridacchiò e chiuse la porta prima che lei potesse rispondere alla sua affermazione. In effetti era proprio vero che cercava di fargliela pagare perché l’ansia e la curiosità la stavano divorando e a lui sembrava non interessare. Prese l’intimo, un jeans e un maglione a collo alto bordeaux e andò in bagno per farsi una doccia e sistemare la piastra. Quando tornò in camera lui era già vestito e teneva tra le mani un paio di stivaletti neri “Sono di mia madre piove e le Convers non sono proprio il massimo” lei arrossì imbarazzata e li infilò.
 
“Pronta?” chiese lui aiutandola ad infilare la giacca all’ingresso “Sei andata a fare shopping?”
 
“Si. E sarò pronta quando mi dirai dove andiamo” borbotto come una bambina infilandosi il cappellino che aveva indossato quella mattina.
 
“Bene allora andiamo” lui rise quando lei salì in macchina e voltò il viso verso il finestrino con  espressione imbronciata. Osservò le gocce di pioggia a una a una e le tornarono in mente le frasi di un libro che l’avevano emozionata e le erano rimaste impresse nel cervello perché sembravano descrivere lei.
 
 

Le gocce di pioggia non smettono
mai di stupirmi.
Mi stupisce il modo ostinato che hanno di
cadere e inciampare l’una nell’altra, di spezzarsi
le gambe e precipitare senza paracadute dal cielo
per andare incontro a una fine incerta. È come se
qualcuno si svuotasse le tasche senza curarsi di
dove cadrà il contenuto – senza curarsi che le
gocce esplodano nell’impatto col suolo, che
vadano in frantumi sul selciato, che le persone
maledicano tutti quei giorni in cui la pioggia osa
bussare alla loro porta.
Sono una goccia di pioggia.

 
Eliana voltò il viso verso
Federico addolcendo lo sguardo e aprendosi in un sorriso e mentre lo guardava capì che lei si era sempre sentita una goccia di pioggia e che lo era.
Sono una goccia di pioggia ma lui si prende cura di me, pensò stringendogli la mano sul cambio e lui le sorrise felice continuando a guardare la strada. Tutti i pensieri svanirono di colpo e lei ricominciò ad arrovellarsi il cervello su dove la stesse portando.


  
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