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Autore: TooLateForU    11/07/2012    7 recensioni
“Non mi interrompere, cazzo!” gridò Tom, gesticolando “Dicevo, tu NON ti sposi, chiaro? Soprattutto senza la mia approvazione.”
“Soprattutto a diciannove anni.” Aggiunse Georg.
“Soprattutto con una che non conosciamo.” Aggiunse Gustav.
“Soprattutto con quelle scarpe.” Aggiunsi io, lanciando un’occhiata eloquente ai suoi stivaletti zebrati.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   buonsalve, eccomi a rompere le palle con un’altra storia. sto intasando questa sezione *drama*
ccccomunque, questa storia sarà davvero corta. cinque capitoli, credo, e voglio avvertivi da subito di NON prenderla troppo sul serio. l’ho scritta per divertirmi, e non aspettatevi niente, perché sostanzialmente non succede nulla. e lo so che Bil è contro il matrimonio, but licenza d’autore? :) dovrebbe poi essere ambientata nel 2008.
mi sono divertita davvero tanto a scriverla, e spero di divertire anche voi altrimenti non ha senso pubblicare *facepalm*
bai bai.
  

 
 
 
Era un soleggiato ventitrè aprile..
No, sto scherzando. Eravamo a Loitsche, Germania, e in Germania il sole non esiste. Ogni tanto lo si vede sui cartelloni pubblicitari, ma qui è una specie di apparizione mistica. E’ decisamente più normale vedere, che so, la Madonna o un ornitorinco alato che il sole.
Quindi, dicevo, quel ventitrè aprile stava diluviando come non mai. Nella piccola (ottocentosedici metri quadri con sei ettari di prato) ma accogliente casa Kaulitz ognuno si stava facendo i cazzi propri.
Io ero impegnata a farmi il french sulle unghie dei piedi, impresa meno facile di quanto si possa pensare, Tom guardava la tv, Gustav Gusteveggiava in giro e Georg parlava al telefono con la sua ragazza.
C’era calma.
Troppa calma.
“Mi sento come se mancasse qualcosa.” Esclamai ad un tratto, aggrottando le sopracciglia. Gustav ruttò, con la sua coca cola in mano, e Tom si grattò finemente la pancia.
“Boh. C’è il caricatore dell’iPhone?” domandò.
“Sì, è di là.”
“E allora non manca niente.”
Non feci altre domande, e continuai a passarmi lo smalto. Mamma mia, ero una specie di artista, l’alluce mi era venuto una meraviglia..
D’un tratto la porta del salone si spalancò con un colpo secco, e una figura minuta ma molto, molto rumorosa fece la sua apparizione.
“Mi sposo!” urlò Bill, e qualche finestra al piano di sopra si ruppe, a causa dei suoi soliti ultrasuoni.
Nessuno si mosse. Io continuai con l’indice, Tom rise per una battuta in un programma e Gustav e Georg continuarono le loro faccende.
Bill assunse una faccia offesa “Mi avete sentito? Ho detto che MI SPOSO!” ripetè, scandendo bene le parole.
Ruotai gli occhi al cielo “Billy, ti prego, mi stai distraendo. Puoi continuare con le tue stronzate un po’ più tardi?” lo pregai.
“Non è una stronzata! Io mi sposo, e a voi non ve ne frega nulla!”
A quel punto cominciammo ad accorgerci che qualcosa non andava. Tom si voltò per lanciarmi un’occhiata quasi preoccupata, e Georg chiuse la telefonata.
“Che vuol dire che ti sposi?” chiese cautamente Gustav, come se parlasse ad uno psicopatico.
E in effetti..
“Sposarsi. Fare un matrimonio. Fedi. Gente in chiesa che lancia il riso. Promessa d’amore eterno, è chiaro?” replicò, riprendendo a sorridere entusiasta. Persino i suoi capelli sembravano più elettrizzati del solito.
“Se ci stai prendendo per il culo, non è divertente.” Sibilò Tom.
“Sono serio! Mi sposo, tra un mese preciso! Voglio Taylor come damigella d’onore, ma solo se la smetti di metterti quello smalto terrificante.” Bill lanciò uno sguardo semi disgustato alla spazzolina dello smalto che tenevo tra le dita.
“La damigella ce l’ha solo la sposa, comunque.” Si intromise Georg, pacatamente.
“Oh vabbè, allora farai il damigello, o come cavolo si chiama..”
Io balzai in piedi, e presi a saltellare su un piede solo (quello senza smalto) fino a Bill, impugnando minacciosamente la spazzolina.
“Willy, stammi bene a sentire, tu non ti sposi né ora né tra un mese né tra un anno. Hai diciannove fottuti anni, sei al culmine della carriera, devi fare..ehm, un tour, per non deludere i fan e anche dei cd. Tanti cd, una montagna di cd. Tu non ti sposi, chiaro?” dissi, sventolando rabbiosamente la spazzolina davanti al suo naso.
“Ma voi non conoscete Adalie! E’ bellissima, spiritosa, intelligente, divertente..” cominciò, e mi parve di vedere i suoi occhi a forma di cuoricino, come nei cartoni giapponesi.
“Abita a Loitsche?” chiese brusco Tom, sempre e comunque fermo sul divano.
“Sì, da sempre.”
“E allora sarà passata almeno una volta per questa casa, precisamente per la camera da letto del sottoscritt..”
Non terminò la frase, perché Bill afferrò una cornice di una loro foto di quando erano neonati e la scagliò verso la testa del gemello, che fortunatamente riuscì a schivarla in tempo, lasciando però che la cornice andasse in mille pezzi sul pavimento.
“BILL!”
“Eh?”
“CHUPA!” urlò Gustav, dal nulla, e poi prese a ridere da solo.
Sembrava un manicomio, non una casa. Ci mancava solo un elefante in tutù, ed avevamo fatto bingo.
“Stammi a sentire, manesco spermatozoo dissociato, tu non ti sposi con nessuna fottutissima Adelaide..”
“Adalie, si chiama Adalie!”
“Non mi interrompere, cazzo!” gridò Tom, gesticolando “Dicevo, tu NON ti sposi, chiaro? Soprattutto senza la mia approvazione.”
“Soprattutto a diciannove anni.” Aggiunse Georg.
“Soprattutto con una che non conosciamo.” Aggiunse Gustav.
“Soprattutto con quelle scarpe.” Aggiunsi io, lanciando un’occhiata eloquente ai suoi stivaletti zebrati.
“Sentite, ormai è deciso, chiaro? Io la amo, lei mi ama, ci sposiamo, fine.” Tagliò corto, prima di lanciarsi sul divano a peso morto.
“Ma si può sapere chi è questa? Da quanto la conosci, e perché non ce l’hai presentata? Io sono la tua migliore amica!” l’aggredii io.
“La conosco da, uhm, uno due tre…” prese a contare sulle dita “..due settimane oggi!” esclamò infine, entusiasta.
Udimmo un tonfo sordo, e notammo che Tom era praticamente crollato sul tavolo della sala da pranzo, probabilmente colto da un infarto.
“E tu pensi di amare una che conosci appena? SEI MALATO!” gridai.
“La conosco benissimo!”
“No!”
“Sì!”
“E invece no!”
“E invece sì!”
“No!”
“Sì!”
“Sì.”
“No! No aspetta, che cazz..” si accorse che l’avevo fregato, e sbuffò sonoramente, prima di balzare di nuovo in piedi.
“Dovete accettarlo. Succederà, punto. Ora, vado a dirlo a qualcuno che sarà veramente contento per me.” disse, tra i denti, lanciandoci un’occhiata raggelante.
Appena si richiuse la porta di casa alle spalle, io e gli altri ragazzi ci scambiammo degli sguardi piuttosto eloquenti.
Avevamo una missione: far saltare in aria il matrimonio di Bill Kaulitz entro quattro settimane.
 
 
 
 

   
 
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