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Autore: Lynx__    11/07/2012    6 recensioni
Nella notte di capodanno Isabel, il personaggio creato da me,trova in un cratere un riccio nero molto misterioso. Chi è? E da dove viene? Non avrebbe mai potuto immaginare che quel riccio l'avrebbe aiutata a scoprire il suo destino...
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Shadow the Hedgehog
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Aprii lentamente gli occhi, stringendo il cuscino e sbadigliando. Erano ben due giorni che vivevo nell’immenso chalet di Psycho, ma non ero ancora riuscita ad abituarmici: il letto della mia camera era molto più grande e comodo rispetto a quelli che avevo provato dall’inizio della mia avventura e le stanze troppo grandi perché potessero riscaldarsi facilmente.
Mi sorpresi di quante “case” e quanti letti avessi cambiato a partire dall’arrivo di Shadow. Era come se avessi visitato tanti luoghi, eppure non mi ero allontanata molto dall’area limitrofa alla mia città. Mi avvolsi nel piumone color magenta in modo da isolarmi dalla luce che filtrava dai buchi delle persiane.
Sembrava strano, ma avevo scelto quella camera proprio perché affacciava a Est: preferivo essere svegliata dalla luce del sole, piuttosto che dal rumorino insistente ed irritante di una sveglia. Comunque era normale che non avessero la stessa efficacia. Sbadigliai di nuovo e mi strinsi ancora di più nella coperte, facendomi inebriare dal tepore che c’era lì sotto.
“Ehi, svegliati!” disse una voce scorbutica, bussando alla porta. “La colazione è pronta..”
Ci misi qualche secondo in più del dovuto a percepire il suo della voce di Shadow.
Sbuffai e, gettato all’aria il piumone, mi trascinai verso il bagno. Mi lavai con svogliatezza, facendolo più per il dovere di farlo che per il desiderio di sentirmi più pulita, e indossai una felpa di pile e dei jeans. Essere svegliata dai rumori mi irritava , ma mi aveva fatto comunque piacere sapere che Shadow aveva avuto tanta premura da svegliarmi anche quella mattina. Già, perché in quei due giorni che avevo abitato lì era sempre stato lui a venire a svegliarmi prima degli allenamenti.
Sapeva che la porta della mia camera non era chiusa a chiave durante la notte, ma non si era mai permesso di entrare. Era come se… mi stesse trattando con i guanti.
E questo era piuttosto strano, soprattutto perché si parlava di Shadow… QUEL Shadow.
Avevo fatto molti sogni su di lui in quelle notti trascorse allo chalet. Non solo su di lui, ma anche su Maria. Sognavo la loro vita sull’ARK, le loro chiacchierate notturne, i sogni e i segreti che si erano confidati. Sognavo delle promesse, forse anche troppe perché un riccio potesse portarle a termine tutte.
Sognavo discorsi che restavano sospesi tra spazio e cielo, discorsi che nessuno avrebbe dovuto udire.
Mi sentivo colpevole. Avevo violato la privacy di qualcuno che amavo e di una persona che neanche conoscevo, avevo scavato avidamente nei meandri del suo passato, nelle sue paure più nascoste.
Scossi la testa, cercando di scacciare quei brutti pensieri. Non era colpa mia, non potevo evitare di avere quelle visioni ed era il mio potere che mi intimava di guardare, che mi costringeva. Non mi capitava mai durante il giorno, era qualcosa che avveniva solo di notte, qualcosa che a volte si avvicinava più ad un incubo che a un sogno. Ero obbligata ad ascoltare i loro discorsi e a non poter partecipare al MIO sogno, a sentirmi rinchiusa, inchiodata ad una fredda parete d’acciaio.
Feci scivolare le dita sul corrimano in ciliegio, lasciando che guidassero le mie gambe ancora assopite. Scesi l’ultimo gradino con un salto e mi sistemai una ciocca di capelli.
Inizialmente il soggiorno mi era sembrato vuoto, ma riconobbi quasi subito il manto nero striato di rosso di Shadow, seduto davanti al caminetto, con le mani tese verso il fuoco.
Mi avvicinai, tanto lentamente e silenziosamente che pensai non mi avesse sentita: sembrava troppo occupato ad osservare la danza che vedeva protagoniste le fiamme per poter fare caso a me.
Però, con mia grande sorpresa, si voltò verso di me e con un gesto della mano mi intimò di sedermi sul soffice tappeto bianco su cui era seduto.
“Tieni” disse dopo che mi fui accomodata, allungandomi una tazza di cioccolata calda. “Non sapevo se ti piacesse il caffè…”
Presi la tazza tra le mani e gli sorrisi.
“Grazie. L’hai fatta tu?”
Lui scosse la testa, continuando a tenere lo sguardo fisso sulle fiamme.
“L’ha fatta Psycho, prima di andare a lezione”
Portai la tazza alle labbra ed iniziai a bere, lasciando che la bevanda bollente mi riscaldasse il torace. Mi ero quasi dimenticata che Psycho frequentava dei corsi di musica, corsi che era riuscito a pagarsi lavorando come barista e cameriere.
Quando me lo disse non ne fui sorpresa: la musica rock era tutta la sua vita, aveva la camera piena zeppa di vinili, cd e chitarre elettriche, per non parlare dei poster che aveva attaccato in tutta la casa.
Quello in bagno avevo dovuto toglierlo, era troppo strano avere la faccia di un tizio che mi fissava quando mi spogliavo.
Guardai la finestra, rigata da gocce di pioggia. Evidentemente faceva troppo freddo anche perché nevicasse.
“Quindi oggi stiamo dentro casa?” chiesi, posando delicatamente la tazza sul pavimento in legno.
“Si. Ci dedicheremo a semplici mosse di autodifesa”
Sbuffai, abbandonandomi all’indietro, consapevole che il tappeto avrebbe addolcito la mia caduta.
“E io che speravo di riposarmi un po’ oggi..”
“Hai fatto passi da gigante, ma ti stai allenando con me solo da due giorni…”
Portai le mani alle tempie ed iniziai a massaggiarmele.
“È proprio questo il problema. Il tuo allenamento è troppo duro…Non trattarmi come se fossi una forma di vita definitiva, come te”
Shadow sobbalzò, facendomi ricordare improvvisamente di non avergli parlato ancora delle mie “visioni”.
“A quanto pare usufruisci dei tuoi poteri per indagare sulle vite e sul passato degli altri...”
“Non è affatto vero!” puntualizzai, mettendomi subito a sedere.
“Non è una cosa che posso controllare. Quando ho una visione non posso ignorarla!”
Shadow spostò lo sguardo verso di me, come se stesse cercando di capire se le mie parole fossero sincere.
“E meno male che affermavi di voler sapere tutto da me quando fossi stato pronto…”
Strinsi i pugni, impuntandomi quasi come una bambina.
“Ti ho detto che non è colpa mia! Pensi che mi faccia piacere andare a frugare nel tuo passato e non poter fare niente per impedirlo? Non posso neanche svegliarmi se sono nel bel mezzo di una visione!”
Shadow mi guardò intensamente, prima di farmi un mezzo sorriso e voltarsi di nuovo verso il fuoco.
“Almeno mi hai risparmiato un racconto lungo e noioso…”
“Veramente c’era qualcosa che volevo tu approfondissi…” dissi, unendo le mani.
“Cosa? Il Chaos Control? Il motivo della mia creazione?”
Deglutii prima di rispondere.
“So che potrà essere difficile per te, ma vorrei che tu mi parlassi di Maria…”
Lui mi guardò senza fiatare, lasciando a me il duro compito di invogliarlo a raccontare.
“Vi ho visti molte volte parlare di ciò che avreste fatto se foste andati sulla Terra e mi sono fatta una certa idea su di lei… però… vorrei che tu me ne parlassi. Sembrava una ragazza tanto buona e gentile…”
“Lo era… Se l’avessi conosciuta sarebbe piaciuta anche a te…” disse, rivolgendo un sorriso alle fiamme.
“Maria è stata la mia prima amica, l’unica che abbia avuto il coraggio di sacrificare la sua stessa vita per salvare la mia. Ero stato creato dal dottor Gerald Robotnik per sconfiggere la malattia che l’affliggeva, ma non sono riuscito ad adempiere al mio dovere. Lei era come la coltre di nuvole che mi separava dalla superficie terrestre: grazie a lei non riuscivo a vedere cosa accadeva di brutto nell’ARK e lei non me lo fece mai notare. Non potevo assistere alle sue visite e nemmeno mi era permesso dare un’occhiata alle sue analisi. Non ero io che proteggevo lei, ma lei che proteggeva me da una verità che mi avrebbe causato troppo dolore”
Bevvi l’ultimo sorso che restava della mia cioccolata, ascoltando attentamente la voce di Shadow, che ormai si stava riducendo ad un sussurro.
“Era gentile, dolce ed estremamente ottimista. Sorrideva sempre e comunque, il che a me non dispiaceva. Amavo il suo sorriso. Era ciò che riusciva a farmi uscire da quella gabbia di metallo e mi trasportava sui prati verdi che ricoprono il pianeta Terra. Tutti la ammiravano per il suo ottimismo, per la sua cordialità, ma soprattutto per la capacità di non far trapelare le proprie emozioni. Sorrideva anche quando ha tirato quella leva, poco prima di morire…”
Rabbrividii ricordando l’immagine del corpo senza vita di Maria, giacente nella pozza del suo stesso sangue. Strinsi la tazza, tanto riuscivo ad immedesimarmi nella sua situazione.
“Le volevi molto bene, vero?” chiesi.
“Te l’ho detto, è stata la mia prima amica… Tenevo molto a lei…”
Lasciai che le mie dita percorressero i contorni delle decorazioni floreali presenti sulla tazza e appoggiai la testa sulla spalla di Shadow. C’era qualcosa che volevo chiedergli, qualcosa a cui forse avrebbe risposto con un no secco. Io… potevo considerarmi sua amica?
“Shadow?” chiesi, titubante. “Tu mi consideri tua amica?”
La risposta non arrivò immediatamente.
“Non ti racconterei tutte queste cose se non lo fossi…”
Mi aprii in un grande sorriso e restai con la testa appoggiata alla sua spalla per non so quanto tempo, guardando silenziosamente la legna che bruciava nel camino.



Ormai la pioggia aveva smesso di cadere e i nuvoloni grigi avevano lasciato il posto ad una bellissima luna piena, la cui luce riflessa filtrava dal vetro della finestra del bagno.Sprofondai nell’acqua insaponata fino al mento, lasciando che il suo tepore mi riscaldasse le ossa.
Non riuscivo ad allontanare l’odore di Shadow, che aveva ormai impregnato la mia pelle e invaso le mie narici. Avevo la sensazione che lui fosse ancora accanto a me, nonostante fossi sola nella stanza.
Mi inabissai ancora di più, lasciando che l’acqua mi toccasse le labbra e mi bagnasse i capelli.
Psycho era tornato di ottimo umore, nonostante fosse rimasto bloccato per molto tempo a valle a causa dei corsi. Aveva l’espressione di chi è convinto di concludere qualcosa di importante durante il corso della serata.
Uscii dall’acqua e mi avvolsi nell’accappatoio che Psycho mi aveva prestato e di gran lunga troppo grande per me. Sospirai e indossai molto lentamente il mio pigiama grigio, le cui maniche presentavano del pizzo nella parte inferiore.
Appena arrivai nella mia stanza mi chiusi la porta alle spalle, in modo da crearmi un momento di privacy per riflettere. Lasciai la luce spenta e , guidata solo dai raggi lunari, mi avvicinai a passi lenti al letto. Rimasi per alcuni secondi ad osservare la decorazione geometrica del piumone, concentrando la mia attenzione sulle forme e sui colori che mi erano più familiari. Sussultai appena sentii delle braccia cingermi i fianchi e un respiro caldo toccarmi il collo. Capii subito che si trattava di Psycho, il suo odore non era neanche lontanamente simile a quello di Shadow.
“Ti ho fatto paura?” chiese, lasciando scivolare il dorso della propria mano sulla mia schiena.
“Certo che mi hai fatto paura! Pensavo di essere sola!” dissi, quasi urlando “Smettila di toccarmi!”
“Ma come? Pensavo ti piacesse ricevere delle coccole” sussurrò, continuando a sfiorarmi la schiena.
Rabbrividii e tentai di divincolarmi, ma Psycho mi bloccò entrambe le mani. Per tutta risposta gli pestai il piede destro, concentrando tutta la mia forza in quell’unico, disperato, tentativo di distrarlo.
Appena sentii lasciarmi le mani tentai di correre verso la porta, ma inutilmente: Psycho mi prese per i polsi e riuscì a farmi stendere sul letto, per poi mettersi sopra di me. Iniziai a tremare, terrorizzata da ciò che avrebbe potuto farmi.
Lui sembrò capire il mio stato d’animo, infatti allentò la presa che ancora teneva sui polsi.
“Non devi avere paura. Non voglio farti niente che tu non voglia…”
“Allora lasciami e torna in camera tua!”urlai, cercando di scappare.
Psycho strinse di nuovo la presa e mi costrinse a rimanere sul letto.
“Devi stare ferma, è chiaro? Se cerchi di scappare rovinerai tutto”
Strinsi i denti.
“Ma rovinerò tutto cosa?! Io non voglio! Lasciami!” urlai.
Improvvisamente la porta si aprì e una figura nera attraversò la camera a grandi falcate, per poi fermarsi davanti al letto e allontanare Psycho con un pugno nello stomaco. Io, ancora sorpresa dal suo arrivo, venni presa tra le sue braccia e portata nella sua stanza, buia quasi quanto la mia.
La cosa che più mi aveva sorpreso era il pollice alzato di Psycho e l’occhiolino che mi rivolse appena riuscì a rialzarsi.
Shadow mi appoggiò delicatamente sul letto e poi si diresse a chiudere la porta. Rimase per alcuni minuti davanti ad essa, con la maniglia ancora nella mano. Avevo paura di parlare, paura che tutta quella situazione lo avesse allontanato da me e che non fosse più possibile che io lo avvicinassi.
“Ti ha fatto male?” chiese, troppo velocemente perché io potessi capire.
“Come, scusa?”
Lo sentii fare un sospiro, un profondo sospiro.
“Ti ha… fatto male?”
Mi preoccupava il fatto che non si fosse ancora voltato a guardarmi. Era come se stesse creando un muro tra di noi, un muro costituito solo da se stesso.
“No… Non mi ha fatto male”
Restammo di nuovo in silenzio, silenzio che sembrava opprimermi con il suo peso. Mi pareva troppo strano che lui non avesse nient’altro da dirmi. Perché mi aveva portata in camera sua se poi alla fine voleva restare in silenzio? Sentivo il bisogno di sentirlo parlare, di lasciarmi cullare dalla sua voce vellutata, di sentirmi dire “non preoccuparti, ora ci sono io”.
“Ho rovinato tutto, vero?” disse.
“In che senso?”
Altro che sotto shock ,sembravo proprio una ritardata.
“Beh, tu e Psycho mi sembravate abbastanza presi quando sono entrato…”
Appena riuscii a capire il significato di quelle parole, mi alzai e mi diressi verso di lui, per poi dagli uno schiaffo fortissimo. O almeno, lo era per i miei standard.
Lui si toccò la guancia e mi guardò. I suoi occhi color rubino erano inchiodati ai miei, ormai pieni di lacrime.
“Secondo te avrei urlato in quel modo se avessi desiderato restare con lui?! Secondo te mi sarei fatta trascinare via se non lo avessi voluto?!”
Lui rimase impassibile e continuò a fissarmi, facendo in modo che io mi sentissi ancora più sconfitta.
“Sei uno stupido!” urlai, iniziando a colpirgli la testa con pugni che se lui avesse voluto avrebbe fermato tranquillamente.“Sei uno stupido! Stupidostupidostupidostupido!”
Lui sopportò impassibile tutte le mie urla e i miei pugni, fino a che non mi stancai e mi prese delicatamente i polsi.
Abbassai lo sguardo, lasciando che le lacrime bagnassero il parquet che rivestiva il pavimento.
“Dopo tutti i miei sforzi non hai ancora capito…”
“Cos’è che avrei dovuto capire ?” fece, in modo piuttosto freddo e distaccato.
Alzai lo sguardo e sfogai tutta la rabbia che avevo dentro, mescolandola a quelle confessioni che mai avrei sognato di riuscire ad esternare.
“Dopo tutto questo tempo non hai capito che l’unica persona che conta per me sei tu?! Cavolo, Shadow, è così ovvio! Lo hanno capito tutti!”
Lui sgranò gli occhi, forse per la sorpresa, forse per il mio atteggiamento.
“Non hai ancora capito che tu sei l’unica persona con cui voglio stare? L’unica che riesce a farmi battere talmente forte il cuore da farmelo uscire dal petto?” dissi, avvicinandomi a lui.
“Quando mi hai abbandonata ho vissuto un periodo orribile. Mi mancavi, Shadow. Mi mancava il tuo caratteraccio, il tuo viso, la tua impassibile presenza… Mi mancavano i tuoi occhi, i tuoi mezzi sorrisi, le piccole attenzioni che mi rivolgevi…”
“E poi improvvisamente sei ritornato e mi hai sorriso. E nonostante fossi arrabbiata con te, quel tuo sorriso è bastato a cancellare tutto il rancore che provavo nei tuoi confronti e mi sono sentita talmente bene da rischiare di impazzire. Sentivo il cuore esplodermi ogni volta che mi guardavi segretamente, ogni volta che potevo stare da sola con te, ogni volta che avevo il privilegio di toccarti…”
Mi fermai alcuni secondi per prendere fiato. Non riuscivo a respirare normalmente: era come se un groppo mi si fosse fermato in fondo alla gola e aspettasse solo di uscire fuori.
“Shadow, tu mi piaci” dissi, lasciando che altre lacrime mi rigassero il viso.
Non sapevo cosa mi avrebbe risposto. Sapevo solamente che ormai non potevo più tornare indietro. Continuare ad essere sua amica o diventare un’estranea: era una sua scelta. Finalmente le lacrime cessarono di sgorgare dai miei occhi e mi fu possibile guardare Shadow nitidamente. Riuscivo a vedermi, riflessa nelle sue pupille, che si avvicinavano terribilmente alle mie.
Senza che me ne accorgessi mi ritrovai con le labbra di Shadow posate delicatamente sulle mie, unite in un bacio appena percettibile. Quando si allontanò, dopo pochi secondi, mi toccai le labbra, ancora scioccata. Sembrava che fosse stato tutto un sogno, troppo bello perché potesse essere vero.
Guardai Shadow, per assicurarmi di non essermi immaginata tutto. Il mio timore venne spazzato via dal sorriso che aveva dipinto in volto. Non ricordavo di averlo mai visto sorridere così.
“S-Shadow… ma…?”
Lui mi prese il viso tra le mani e mi avvicinò a se, unendo di nuovo le nostre labbra ed impedendomi così di aggiungere altro. Quel bacio fu più intenso del primo, ma non passionale. Un bacio semplice, casto.
Quella volta fui io ad allontanarmi, ma solo perché avevo una grande voglia di rifugiarmi tra le sue braccia. Lui appoggiò delicatamente le mani sulla mia schiena, come aveva fatto pochi giorni prima.
Lo condussi lentamente sul suo letto e mi sistemai sopra di lui, in modo da poter ascoltare il suo cuore, mentre lui mi accarezzava i capelli. Restai tutta la notte appoggiata al suo petto, lasciandomi cullare dal suo profumo e dal movimento della sua cassa toracica.


Allooooora… Finalmente mi sono degnata di aggiornare xD E questo capitolo è stato il più difficile da scrivere. Diciamo che ho dovuto partorirlo con dolore xD
L’avrò riscritto tipo diecimila volte, ma non era mai perfetto (anche se adesso non lo è ugualmente). Ho dovuto fare un collage delle parti che più mi erano piaciute e ricorreggerlo tutto un sacco di volte perché c’era sempre qualche errore che spuntava (anche se ci saranno ancora, sicuramente xD)
Spero di non essere caduta nell’ OOC, perché mi andrei ad impiccare subito ç_ç Adoro questa pucciosità che aleggia per tutto il capitolo, e spero che non sia troppo per un tenebroso come il nostro Shaddino ç_ç Comunque, sperando di aver fatto un buon lavoro, adesso vado a commentare ciò che ho davvero da dirvi su questo capitolo.
Spero che l’abbiate capito, finalmente. Psycho non è il cattivo :D Lui è solamente un aiutante sexy :3
Sono sicura che quando Isabel ha portato Shadow sul letto avete pensato tutti male xD Porcellini :P
Ragazzi, è disperata, ma non fino a questo punto xP
Un bacione a tutti <3
  
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