X Capitolo.
Please tell me it's not over...
I buoni propositi di Frank però erano andati a farsi benedire, perché non solo non era riuscito a chiedere a Gerard di scegliere tra lui o Lyn-z, era pure caduto in una trappola mortale. Perché era di questo che si trattava: una vera e propria trappola mortale.
Era un circolo vizioso. Suonavano, Gee tornava a casa, lui pure e dopo poche ore se lo vedeva
spuntare davanti la porta di casa, gli saltava addosso, facevano tanto sesso-
sebbene Frank all'inizio avesse cercato di resistergli, ma provaci a resistere
a uno come Gerard Way cazzo!- e poi Gee se ne andava,
dopo aver raccolto i suoi vestiti, senza nemmeno dire una parola.
Era straziante e lui non riusciva a
reagire.
Da quando avevano avuto quella sgradevole
conversazione il primo giorno che lui era andato lì a Los Angeles Gerard era
cambiato completamente, come se Frank gli avesse fatto un torto orrendo e
adesso volesse fargliela pagare in tutti i modi più brutti e orrendi sulla
faccia della terra.
"Frank scendi dalle nuvole, stiamo
cercando di registrare!" la sua voce era così fottutamente fredda che gli
faceva venire le lacrime agli occhi. Cercò di riprendersi e annuì
semplicemente, senza dire niente, concentrandosi su cosa doveva suonare, ma di
nuovo la voce del cantante lo interruppe.
"No, cazzo Frank! Hai sbagliato di
nuovo! Che cazzo ti prende?!"
Quella fu la goccia che fece traboccare il
vaso.
Frank si alzò dalla sedia sulla quale era seduto
e lasciò cadere a terra la chitarra, cosa che fece allarmare non poco Ray e Mikey, che restavano in
disparte a guardare la scena. Lo sguardo freddo e duro di Gerard era troppo
difficile da sopportare per il povero Frank, quindi, senza nemmeno dire una
parola si allontanò, senza nemmeno mormorare, lasciando un Ray
e un Mikey sbigottiti e un Gerard incazzato nero.
Una volta fuori da quel maledetto studio di
registrazione prese le sigarette e se ne accese una, perché per calmarsi gli
serviva solo quella, e magari una birra. Ma erano ancora le dieci di mattina e
di solito non beveva mai a quell'ora. Magari avrebbe preso un caffè.
Con quest'idea in testa cominciò a
camminare, diretto verso la prima caffetteria più vicina, e, una volta finita
la sigaretta entrò dentro, dove ordinò un caffé,
perché era l'unica cosa di cui aveva bisogno.
Odiava sentire la voce di Gerard con quel
tono autoritario e distaccato. Quella voce che una volta lo chiamava con
dolcezza, come se fosse la cosa più bella del mondo, come se potesse toccare il
cielo con un dito quando pronunciava il suo nome. Proprio quella stessa voce
che fino a poco tempo prima gli sussurrava dei "ti amo" rubati,
proibiti.
Ma adesso era tutto andato, finito, perso.
Non poteva farci nulla. Lui non era stato in grado di dare a Gerard ciò di cui
aveva realmente bisogno. Aveva fallito miseramente, e si sentiva davvero uno
stupido perdente per aver perso contro ad una donna che nemmeno meritava di
stare con Gee. Il suo Gee.
Sospirò, preso da quei pensieri, e bevve un
sorso di caffè. Quel semplice gesto gli fece ricordare dei mille caffé presi con l'uomo che davvero era stato l'uomo della
sua vita. Quando la prima cosa che faceva al mattino, quando si svegliava, era
chiamare lui e dirgli che aveva un fottuto bisogno di caffeina. Quando lui era
l'unico che desiderava al suo fianco, senza Lyn-z o
altre ad occupare il posto che era sempre stato suo di diritto. Perché nessuno
mai aveva dato tanto quanto lui aveva dato per quello stupido cantante che
amava più della sua stessa vita.
E si ritrovò a piangere in silenzio, con un
bicchiere caldo di caffè tra le mani, sotto lo sguardo di tutti ma di nessuno
allo stesso tempo, perché l'unico di cui aveva bisogno in quel momento si
trovava in uno studio di registrazione nel palazzo di fronte, e di certo non
stava pensando a lui. E questa consapevolezza lo distruggeva, sapere che nei
suoi pensieri non c'era lui, Frank, ma quella donna che glielo aveva portato
via lo faceva diventare matto. Doveva smetterla di farsi del male, ma quella
promessa se l'era già fatta, e, ancora una volta, aveva fallito.
Era andato, sparito
nel nulla. Invano aveva cercato di seguirlo, ma quel nano sembrava essersi
volatilizzato, e la sua macchina era ancora lì.
Perché doveva sempre essere così idiota da
dover rovinare tutto? Frank sembrava essersela fatta passare dopo quella volta
a casa sua, il primo giorno che lui era arrivato qui, e si parlava ormai di
mesi e mesi fa. E allora perché adesso se n'era andato così solo perché lo
aveva rimproverato? Okay magari non era proprio stato carino trattarlo in quel
modo solo perché aveva sbagliato. Ma era già la quarta volta che sbagliava e
insomma lui non era un mostro di autocontrollo, quindi era scoppiato. In ogni
caso avrebbe dovuto trovare un modo per rimediare, chiedergli scusa e fare
qualcosa per farsi perdonare.
Lui amava Frank, lo amava con tutto se
stesso, ma c'era anche Lyn-z nella sua vita e lui
sapeva di non poter fare a meno di nessuno dei due. Cazzo, perché era sempre
tutto così fottutamente complicato? Si odiava profondamente, si odiava perché
faceva soffrire l'uomo della sua vita e perché prendeva in giro Lyn-z andando a letto con Frank, ma non riusciva proprio a
perdonare a Frank il fatto che lui lo avesse trattato in quel modo, come se
fosse facile scegliere tra lui e sua moglie.
Sospirò, accendendosi una cazzo di
sigaretta, facendo un lungo tiro, e si mise a pensare. Dove poteva essere
fuggito Frank? In giro qui vicino non c'erano molti posti in cui rifugiarsi per
non essere trovato, o almeno posti che si addicevano al chitarrista. L'unica
soluzione era che fosse andato a prendersi un caffè, drogato come era di
caffeina. Quindi si diresse verso la prima caffetteria che trovò lì nei paraggi
e lo vide, seduto al bancone, con una tazza di caffè fumante tra le mani.
Deglutì lentamente, come a voler prendere coraggio- o, più probabilmente,
tempo- e poi si avvicinò in silenzio. Prese posto accanto al più piccolo e
incrociò le braccia, ordinando un caffè anche lui, già che c'era.
Vide Frank irrigidirsi quando fece la sua
ordinazione e lo vide serrare la mano attorno alla tazza come a volerla
distruggere, come se quella tazza gli avesse fatto un torto allucinante.
“Cazzo Gerard, non mi vuoi proprio
lasciare in pace eh? Sarei tornato, come vedi avevo solo bisogno di un fottuto
caffè!” esclamò il più piccolo con un tono esasperato. Gli faceva male sentirlo
così, ma dopotutto era solo colpa sua, e per questo faceva ancora più male. Che
testa di cazzo che era!
“Se non volevi tornare potevi
benissimo farlo, lo avrei capito... Volevo solo... Stare un po' con te...”
Certo, non era molto credibile visto che lo
trattava in quel modo, e infatti Frank alzò il sopracciglio, come a volergli
ricordare che stava facendo la figura dell'idiota.
“Certo, Gee,
vuoi stare con me. Beh mi dispiace deluderti, ma siamo in un luogo pubblico,
sarebbe sospetto se mi infilassi la mano dentro le mutande!” rispose,
giustamente, il minore dei due, sibilando l'ultima frase a denti stretti. Era
proprio incazzato, o magari era triste, quindi reagiva in questo modo perché
era depresso e demotivato. E lo avrebbe anche capito, in ogni caso. Si sentiva
la persona più egoista sulla faccia della terra. Era pure incoerente, visto che
pensava di essere uno stronzo ma continuava a fare quello che faceva comunque.Doveva trovare una soluzione a questo problema, ma non sapeva
assolutamente colme affrontarlo.
“Frank...”
Inutile
dire che non sapeva assolutamente come andare avanti. Non trovava nemmeno mezza
parola adatta per chiedergli scusa per tutto quello che gli stava facendo,
quindi decise di rimanere in silenzio e il più piccolo annuì, con vigore.
“Ecco, stai un po' zitto Gerard... E fammi un dannatissimo favore
Gerard Fottutissimo Way: stanotte non venire a rompere a casa mia, perché non
ti lascerò entrare, e così anche domani e tutto il resto dei giorni a venire.
Non lascio la band, perché ci tengo troppo. Ma non voglio avere più niente a
che fare con te, stupido egocentrico”
Le
parole di Frank lo colpirono come una frusta in piena faccia. Si sentiva
morire. Lo aveva perso, per sempre, era sicuro che questa volta non sarebbe mai
più tornato da lui... Era triste, era dannatamente ingiusto e incredibile.
Non era
riuscito a muoversi o a controbattere mentre il più piccolo si alzava e
prendeva il suo bicchiere col caffè. Lo vide uscire dalla caffetteria e lui
restò immobile, come uno stupido idiota, a guardare la schiena del ragazzo che
si allontanava e poi spariva dietro il portone del palazzo dove c'era lo studio
di registrazione.
Era
finita, per sempre.
Ops! Si, sono ancora viva. Non
vi allarmate, è stato un periodo terribilmente difficile e arduo xD
Insomma ho avuto parecchio
da fare tra studio e tutto il resto, quindi non mi linciate se ci ho messo così
tanto a scrivere questo dannatissimo decimo capitolo. Ho anche avuto un blocco
assurdo e non sapevo come andare avanti, ma poi l'idea di Frank che reagisce mi
ha presa d'improvviso mentre stanotte non riuscivo a dormire, quindi non mi
ammazzate. Non so come continuerà la storia, chissà UwU
Ringrazio tantissimo la mia
ragazza, che mi appoggia e mi incoraggia ad andare avanti, grazie mille amore
mio <3
Much love to everyone!
Gì <3