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Autore: D_Dya    12/07/2012    1 recensioni
Questa storia parla di me, dei miei sentimenti, del mio cuore, del mio dolore..... di tutto quello che provo tutti i giorni.
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Un amore talmente forte e immenso da lacerare il cuore.
Un lui e una lei.
Simili e diversi.
Cit dal 1° Capitolo
"Quando ti ho conosciuto eri indebolito, impaurito dei sentimenti che poteva provare il tuo cuore, eri diffidente con le persone che ti si cercavano di avvicinare.
Il tuo petto era pieno di dolore e rabbia.
Nei tuoi occhi vedevo riflessa la mia immagine, cosi debole e fragile. Questo mi faceva paura, ma il mio cuore voleva guarire il tuo. Anche se io stessa ero profondamente ferita."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Caio! Visto che ho del tempo libero ho pensato di aggiornare la mia storia. Questa storia è molto importante per me e vi prego di farmi sapere che ne pensate, nel caso in cui avete dei suggerimenti da darmi per migliorare o per farmi delle critiche  (mi fanno piacere anche quelli) mandate un commento.

Ho bisogno di sapere che ne pensate.

Un grazie a Kaleido che ha messo questa storia tra le seguite.

Mi scuso per eventuali errori, nel caso in cui ci sono comunicateli provvederò alla correzione.

Buona lettura!

D_Dya
 

3 capitolo

Un nuovo inizio

 

Tristezza. Non credevo di provare ancora questo sentimento, avevo cercato di seppellirlo nelle profondità del mio cuore. Dentro di me percepivo una strana sensazione come un leggero bruciore che cresceva intensamente e raggiungeva la mia gola, dove si trasformava in fuoco.

Volevo gridare.

Questa oppressione avevo percepita quando mio padre se ne era andato via.

Ancora, non volevo ricordare quella iena di mio genitore.

Volevo cancellare quel essere dalla mia memoria.

Volevo dimenticare.

Volevo solamente che il suo viso sparisse dalla mia testa.

Ricominciare a vivere. Volevo avere un nuovo cuore cosi potevo dimenticare il dolore che mi travolge ogni giorno come una onda.

Dimenticare il dolore che mi portavo dentro, che desideravo lasciare nel paese che stavo lasciando alle spalle, pero mi portavo dentro il cuore anche un pizzico di dolcezza che non dimenticherò tanto facilmente.

L’ affabilità di Kristy, mio nonno, e quei due dei casinisti dei miei cugini.

Mi stavo comportando da gran vigliacca, scappavo da me stessa, dalle mie paure. Non volevo essere ferita, non volevo provare ancora una volta il dolore che provai da piccola.

Non volevo sentirmi più sola e abbandonata.

Era inevitabile pero, nessuna riusciva a capire il mio carattere, la vera me stessa. Nemmeno le poche persone che provavano affetto nei miei confronti.

Sapevo perfettamente che nella vita sarei stata sola. Non potevo trovare qualcuno che provasse il mio dolore o che lo comprendesse. Le storie d’amore scritte con inchiostro nero erano estremamente rare. Una ragazza come me non poteva viverne una.

Era una illusione.

Chi vorrebbe una ragazza fissata con il paranormale, leggende antiche e misteri ancora irrisolti dai archeologi e che parlava di Giappone ?

Cercavo di concentrarmi sul paesaggio, un mare di nuvole. Era l’unica cosa che riuscivo a vedere dal aereo.

Confusione.

Dentro di me regnava la confusione.

Volevo o no lasciarmi tutto alle spalle? Ricominciare tutto da capo dove nessuno conosceva la mia storia?

Da un canto si, ma da un altro volevo tornare indietro, improvvisamente nella mia mente rividi l’immagine del volto di Ivan.

Scassi la testa, dannazione perché poi mi torna in mente quel idiota, non ci volevo pensare. Di tutte le persone che potevo ricordare rividi il viso di quel presuntuoso idiota che sembrava un babbuino con i pantaloni. Pero sentivo ancora le mie labbra sulle mie, che schifezza!

Senti mia madre stringermi la mano, uff.. ecco arriva una predica o un discorso di consolazione.

Non ce ne bisogno. So già che stai per dirmi. Non serve sto bene, davvero, no problem. So che lo fai anche per me, vuoi che io abbia una vita migliore e una opportunità in più.”

Senti le labbra di mia madre poggiarsi sui miei capelli.

Non volevo che si sentisse in colpa per avermi portato via, non era giusto che rinunciasse alla vita solamente per farmi crescere bene come desiderava lei.

Volevo bene a mia mamma, quella donna infinitamente fragile che cercava di nascondere la sua debolezza.

Pero non avevamo molto dialogo, forse è meglio cosi, è meglio evitare litigi inutili e incomprensioni.

Io mi sarei data da fare, ovviamente. La mia unica salvezza era la musica. Dovevo trovarmi un modo per distrarmi dalla tristezza che mi invadeva.

Dopo due ore è mezzo di volo atterrammo al aeroporto di Malpensa alle due di pomeriggio.

Era il ventiquattro agosto, il mio primo giorno da diciassettenne

Stupendo!

L’unica cosa buona di tutta questa storia era che conoscevo la lingua, durante gli ultimi quattro mesi mia madre mi ha insegnato a parlare in italiano. Mi chiedevo il motivo di volermi insegnate quella lingua, visto la grande gamma di lingue che conosceva visto che aveva il diploma da traduttrice. Pero doveva lavorare in quella schifo di fabbrica di mobili per sfamarmi almeno in qualche modo.

Non feci attenzione nemmeno dove mi trascinava mia madre, mi guardavano tutti. Era una cosa naturale. Ero bianca come il latte, capelli lunghi di un biondo cenere che mi arrivavano fino al didietro, occhi verdi, di un verde intenso come quelli di un gatto siamese . La cosa bella è che ero vestita di nero. Portavo pantaloni neri strettissimi e una camicia di setta. Devo dire che il mio fisico è il mio modo di vestire provocavano uno strano effetto. Sembravo un vampiro in carne e ossa.

In più avevano le occhiaie, se Kristy mi vedeva in quel momento si sarebbe beccata una strizza da rizzarle i capelli sulla nuca.

Mi divertiva vestirmi in quella maniera, mi piaceva, il bello che anche mia madre si vestiva sempre di nero. Mi divertiva questa nostra caratteristica, a parte che ero la sua copia in miniatura.

Mentre salivo in taxi dietro a mia madre, percepì uno sguardo fisso sulla mia schiena. Stavo per dire qualcosa di brusco, ma mi bloccai mentre mi voltavo.

Seguendo la mia sensazione, da alcuni definita anormale, vidi due occhi neri che mi osservarono, neri e profondi, mi veniva la voglia di sprofondare dentro.

Notai anche una tristezza, rabbia, isolamento e non ci credevo anche comprensione dentro di essi.

Comprensione per un “essere anormale” come me?

Oppure quei occhi avevano decifrato il profondo tormento che regnava dentro di me solamente guardandomi ?

Non riuscivo a spiegarlo. Avevo la pelle d’oca, lungo la schiena percepì qualcosa di freddo che percosse tutto il mio corpo.

Ero stordita.

L’unica persona sana di mente al di fuori dei miei parenti che provava qualcosa per me era Kristina.

Spostai il mio sguardo sul suo viso.

L’unica cosa che riuscì a pensare era solamente ACIDENTI.

La sua carnagione era pallida, persino più pallida della mia. I lineamenti del viso erano delicati ma trasmettevano una forza smisurata.

Senti chiamarlo per nome.

Luca! Ti sei imbambolato!” la voce proveniva dietro di me, pero non riuscì a straccare gli occhi da quel ragazzo.

I sui capelli arrivavano fino alle spalle erano corvini, mentre gli sistemava mi ricordarono le piume di un corvo per via delle sfumature bluastre.

Tornai in me solamente quando mia madre mi trascino in macchina.

Porca miseria sembravo una zoccola, non riuscivo a credere.

Era la prima volta che mi capitava di fissare un ragazzo in modo talmente assurdo.

A parte quando avevo la cotta per Ivan. Ma quello era diverso, dopo due settimane mi era passata perché mi ero resa conto di quanto era tonto.

Pero la deferenza tra i due è enorme. “Lo splendido sconosciuto” sembra un dio greco sceso sulla terra. Ivan di fronte a lui assomiglia a un lombrico biondo con qualche muscolo.

Per la miseria!

Notai il viso di mia madre. Era lateralmente sconvolta. Fino a quel momento non mi aveva mai visto fissare un ragazzo. Quel sguardo accusatore mi faceva sentire in colpa, mi pareva di essere un ladra. Pero non poteva mica pretendere che io andassi da quel ragazzo e dicessi:

Scusa se ti ho fissato come una deficiente ma ragazzi belli come te non dovrebbero esistere.”

Ora che ci pensavo mia madre non sapeva nulla di me, l’unica che mi ha vista combattere contro i miei ormoni è “la mia sorellina”.

Mi ero imbambolata in quella maniera solamente una volta che mi ricordi, quando guardavo Baffy, non volevo straccare gli occhi da Angel, quel attore era troppo bello.

Pero “lo splendido sconosciuto” lo superava di gran lunga.

Per sfuggire alle occhiate di mia madre chiusi gli occhi e cercai a ricordare “il dio greco” .

Sono proprio una disgraziata!

Non ho fato caso come era vestito, che tonta. In quel momento mi è venuta voglia di tirarmi qualcosa in testa.

Va bene, si può rimediare basta ritornare a quel momento con i pensieri. Un respiro profondo.

Cercai di concentrarmi in modo più assoluto.

Portava una camicia bianca, bene, non ero unica idiota ad indossare una camicia con trentacinque gradi di caldo. Poi… poi … portava jeans neri un po’ sbiaditi attillati e delle convers neri.

Accipicchia!

Aveva gusto il ragazzo.

 

La mia attrazione per quel ragazzo superava ogni limite è stata la mia benedizione e la mia rovina allo stesso tempo. 


 

   
 
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