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Autore: ElliMM    12/07/2012    4 recensioni
Vi è mai capitato di non riuscire a scrollarvi di dosso il ricordo? Un ricordo tanto bello e dimenticabile che lasciarlo volar via come un palloncino vi frantumerebbe il cuore? Ecco. è così che la protagonista vive: temendo il giorno in cui lei dovrà aprire le sue esili dita e lasciare che il nastro verde smeraldo che la teneva legata al SUO ricordo scivolasse via leggero fino a scomparire tra le nubi del cielo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Arrivo subito” Mi rispose. “Ma devo preoccuparmi?” Continuò inevitabilmente già preoccupato. Ma non gli risposi perché nemmeno io sapevo se doveva o no. Così chiusi la conversazione e lasciai quell’attimo interrogativo al rumore di una chiamata chiusa. Cattiva.. Ecco cos’ero: cattiva. Cattiva e anche molto stupida. Ma oramai ero abituata a ripetermelo da sola. Tanto che mi pareva essere un complimento. Avevo fame d’amore e la mia anima vagava come una lupa scarna in cerca di una preda facile. “Ma perché devi fare questo proprio a lui che è l’unico che si sia mostrato un poco predisposto al tuo bene?!” Mi ripeteva inesorabilmente la coscienza che, stranamente, questa volta decisi di non ascoltare. Mi spazzolai i capelli ancora lisci e fluenti, ancora come li avevo preparati per il mostro. Presi anche il sapone da bagno e con una spugnetta pulii il sangue che avevo trascinato per tutta la stanza. Se qualcuno mi avesse vista in quel momento certamente mi avrebbe scambiata per una killer seriale. Ed era così a pensarci, stavo per dare il colpo finale, come con un coltello, al mio cuore che oramai stentava a rimanere unito. Al mio cuore malato. Stavo per fare del male ad un ragazzo che come unico errore aveva commesso quello di cercare di portare in salvo la mia vita che oramai era naufraga in balia delle onde.

“Perché vuoi farlo!? Fermati fin che sei in tempo che rovini tutto!” Esordii una vocina fastidiosa nella mia mente. “Taci” gridai tappandomi le orecchie e stringendo gli occhi. Quella vocina che era la mia coscienza mi aveva sempre spinta a non fare del male agli altri e a comportarmi come si deve; dimenticandosi però che anche io avevo un’anima a cui badare; nonostante con il passare del tempo credevo sempre più che fosse sparita. Presi l’I-pod e infilandomi le cuffie  repressi quella vocina tanto soave, mi misi davanti allo specchio e mi guardai riflessa. Guardai quei fianchi stretti ed invidiabili attorniati da lividi scuri a forma di mano accarezzati dal vestito a fiori che indossavo da quando.. Chiusi gli occhi e mi scorsero nella mente le immagini di me e Josh riflesse sulla vetrina di fronte a noi. Quel sorriso sfacciato sul volto che aveva mostrato fiero premendomi rabbiosamente il coltello sull’incavo del collo. Sollevai lentamente la mano e con un gesto delicato misto tra rabbia e rassegnazione sfiorai il solco che poco prima sanguinava copiosamente.

“Sonny?” Una voce velata dalle auricolari mi chiamava bussando delicatamente alla porta. Premetti sullo schermo dell’I-pod e fermai la musica. Quella non era più la voce della coscienza; era la voce di Marco.

Avanzai velocemente per raggiungere la porta, e ad ogni passo mi avvicinavo cercando di auto convincermi che quello che stessi per fare fosse corretto. Sfruttare qualcuno per sfogare la propria rabbia? No, non lo era.

Aprii la porta cercando di mantenere uno sguardo serio, ed il suo sorriso illuminò la stanza buia.

“Ciao” lo salutai lentamente senza aggiungere altro. Così mi scostai lentamente e con la mano gli feci cenno di entrare. “Non farlo! Non rovinare tutto ancora una volta!” Urlava il mio cuore sbattendo i pugni sulla porta dello stanzino buio dove lo avevo rinchiuso.

“Allora che succede?” Chiese felice sedendosi e sobbalzando sul letto a baldacchino.

“Non farlo”. Erano le ultime parole famose di un cuore che ormai non sapeva più come convincermi.

Guardai in terra arrossendo per la vergogna. Dovevo farlo. Dovevo sfogare la mia rabbia su qualcuno.

Mossi qualche passo verso di lui che oramai mi guardava interrogativo.

“Ma che..” Non lo feci finire che chinandomi per raggiungerlo mi attaccai dolcemente alle sue labbra. Ma nonostante il mio sfogo iniziasse da lì non riuscivo a coinvolgerlo; rimaneva fermo ancora con quello sguardo interrogativo. Non ci stavamo baciano. Ero io che baciavo lui. Gli presi il volto tra le mani e lo spinsi lentamente sempre più indietro. Lui indietreggiava sul letto come a voler fuggire. “Non scappare, lo so che lo vuoi” Gli sussurrai all’orecchio con voce soave da tentatrice. Cosi estrassi le mani dalla matassa di capelli scuri e lentamente le appoggia sul suo petto spingendolo dolcemente per farlo sdraiare. Ma pur continuando a baciarlo, continuavo a non ricevere un bacio. Percorsi il suo fisico magro e asciutto stando attenta a non guardarlo negli occhi. Era il mio punto debole. I suoi occhi. “Dove vuoi arrivare?” Quelle parole furono come uno schiaffo in pieno volto per me e mi bloccai immediatamente. Stavo rovinando tutto, ed ero molto brava a farlo. Strisciai le mani sul su petto e stringendo i pugni lo colpii piano sul cuore. Chiusi gli occhi per imprigionare quella lacrima che stava per scivolare giù e strinsi i denti. Appoggiai il volto sulla sua pelle calda per cercare quell’abbraccio di cui tanto avevo bisogno. Mi strinse a sé e si tirò su tenendomi stretta tra le braccia come una bambolina.

“Guarda che lo so che c’è qualcosa che non và. Non sei per niente brava a nasconderlo. Ma se mi hai chiamato solo per portarmi a letto allora cia.. ” “NO!” Lo interruppi singhiozzando. “Non te ne andare ancora. Ti prego non farlo.” Continuai singhiozzando.

“Ho bisogno di qualcuno mi stia accanto, ora che tutti scappano da me. Non ti ho chiamato perché volevo portarti a letto” Mentii dicendo la verità.

“Ah no? Davvero?” chiese sentendosi preso in giro, ma nonostante ciò mi teneva stretta a se.

“Volevo farlo.. Per poi scomparire.. Per farti capire come mi sento io ogni volta.” Così si alzò e prendendomi la mano si avvicinò al camino acceso. Ci sedemmo di fronte al fuoco e senza che nessuno dei due proferisse parola ci addormentammo l’uno accanto all’altra mano nella mano cullati dal tepore della fiamme.
   
 
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