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Autore: FairySweet    12/07/2012    1 recensioni
Perché ora? Perché proprio in questo momento? Che aveva fatto di male a Dio per ritrovarsi incastrata in un mondo che non le apparteneva più?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cristina Yang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Burke10                                     Ha Creato una Dea





“Aspirazione” l’odore acre del sangue invase la stanza, le infermiere continuavano a passarle strumenti nella speranza folle che il paziente potesse sopravvivere “Datemi una clamp, lo mettiamo in extracorporea” Teddy era via per un consulto medico, gran bella idea tornare a lavorare in quel preciso momento  “D’accordo, inserisco l’ultima cannula” sollevò lo sguardo pregando Dio che il monitor si stabilizzasse su un solo ritmo, pochi secondi e poi la pressione a stabilizzarsi “Bel lavoro dottoressa” mormorò l’anestesista accanto a lei, un debole sorriso e poi di nuovo il cuore davanti agli occhi e quelle parole nella testa ...
“L’essenziale è invisibile agli occhi” ...  ricordava ogni fottuta parola di quella discussione, un intervento di otto ore e solo loro due a reggerne il peso ... “Non puoi correre” “Non sto correndo!” lo sentì ridere “Ah no? Stai cercando un modo per arrivare al tumore senza sollevare il cuore” “Ma io non ...” “Oh per favore!” ribatté ironico prendendo il bisturi “Riesco a sentire i tuoi pensieri anche da qui” sorrise scuotendo dolcemente la testa “Ci deve essere un modo per, insomma, è la quarta volta che proviamo ad operarla e ogni volta ...” “Te l’ho già detto Scheggia, correre non fa bene” un respiro profondo, il movimento della testa  a sciogliere i muscoli del collo e poi un’enorme sorriso “Ora ti do una lezione di calma assoluta” ...  “Mi serve maggiore aspirazione, Lexie tieni la clamp e fammi vedere qui dentro” la ragazza strinse con forza il ferro tirandolo leggermente verso di sé, il cuore si aprì dolcemente permettendole di vedere ... “Se tiri troppo forte farai un pasticcio” “E se i punti non tengono?” Burke scoppiò a ridere prendendo l’elettrobisturi dalle sue mani “Se i punti non tengono hai fatto un lavoro di merda dottoressa” ma lei non rispose, continuava a guardare lo schermo imprimendosi nella mente i movimenti delle sue mani “Ecco, ci siamo, puoi vedere meglio il mesotelioma ora che l’ho isolato” socchiuse gli occhi cercando di distinguerne i contorni “Veramente da qui non vedo niente, posso avvicinarmi?” ma Burke sorrise “Resta dove sei!” un comando secco, freddo, non le dava fastidio, ci era abituata ... “Uao” esclamò Lexie “È ... è quello il tumore?” un debolissimo si “Ma è così piccolo” “Solo perché lo stiamo guardando dal lato sbagliato” lo sguardo confuso della ragazza la colpì in pieno “Ha infiltrato il pericardio espandendosi, noi stiamo guardando solo la cima dell’iceberg” ... “D’accordo, lo tiriamo fuori” “Sei impazzito?” domandò confusa ma lui scosse allegramente la testa “Questa è solo la piccola punticina di un iceberg alto sessanta metri Scheggia” “Quindi ora resecherai il tumore?” “No” esclamò “Lo farai tu” un’enorme sorriso a illuminare la stanza “Non prendermi in giro” ma il suo sguardo non si schiodò dai suoi occhi, posò il bisturi, le mani coperte da un panno blu e senza aggiungere una parola di più si sedette sullo sgabello accanto al paziente, le infermiere si guardavano confuse una con l’altra cercando di capire come mai un dio della cardiochirurgia permettesse ad una matricola una cosa del genere “E se sbaglio?” “Allora ucciderai il paziente” “No dico davvero Burke! Se taglio qualcosa che, insomma, è la prima volta che ...” “Che lascio operare qualcuno da solo al primo anno? Già, questo dovrebbe dirti qualcosa” “Non è divertente” “Non è una battuta” chiuse gli occhi qualche secondo cercando di riordinare i pensieri “D’accordo” passò dall’altro lato del tavolo operatorio e senza riflettere esclamò “Bisturi elettrico” ... l’infermiera continuava a passarle strumenti senza nemmeno aspettare una sua parola “Ho quasi terminato la resezione” “Uao, questo è, insomma, uao!” sollevò qualche secondo gli occhi dal campo chirurgico incontrando lo sguardo incredulo di Lexie “Insomma hai, hai resecato un tumore così grosso in quanto? Cinque minuti?” “Aspira” Lexie abbassò di colpo lo sguardo come se quell’ordine improvviso la costringesse a ritornare in quel silenzio gelido che lei aveva imposto ... “Controlla bene ogni parte Scheggia, se ne scordi anche solo un punto ricrescerà e tu avrai ucciso un uomo” “Non dovresti incoraggiarmi?” “Non ricordo di aver mai detto una cosa del genere” “I margini sono netti, l’ho tolto tutto” esclamò alzando gli occhi al cielo  “Sei sicura?” “Perché non vieni a controllare tu se ...” ma lui scosse la testa “Sei sicura?” controllava e ricontrollava il cuore alla ricerca di macchie, punti strani ma non c’era niente “Si, sono sicura” “Molto bene, toglilo dall’extra corporea e richiudi” l’infermiera tossicchiò “Lo so Bookie che questo è contro le regole” “Davvero dottore?” sorrise annuendo “L’hai vista bene? Quanti specializzandi hai visto con il suo talento?” la donna scosse leggermente la testa passandole un telino “Se il paziente muore me la prenderò con lei” “Tranquilla” sussurrò Cristina iniziando a rimuovere le cannule “Lo ucciderò prima io” ... “Fascialo e mandalo in camera, controllalo ogni due ore e se la pressione scende chiamami subito” Lexie annuì appena, gli occhi incantati da quei punti perfettamente chiusi.
Bookie sorrise passandole le bende “Oh non devi pensare a niente, quando esegui interventi del genere è bene che la tua testa sia libera” “Ha ... ha messo venticinque punti in dieci secondi io ... non è possibile, non può essere possibile” ma il sorriso tranquillizzante dell’infermiera la riportò alla realtà “È sempre stata molto veloce, il dottor Burke le ripeteva continuamente di rallentare, di prendersi il tempo per controllare ma lei ha sempre corso ...” si allontanò leggermente dal paziente per permetterle di terminare l’intervento “ ... e comunque, non erano dieci secondi” scoppiarono a ridere incuranti di ogni altra cosa, in fondo, quella era la dottoressa Yang, una macchina da chirurgia perfetta e ben oleata.

Il silenzio tranquillizzante dell’arena era tutto sommato piacevole, ore intere passate ad inseguirla, ad assicurarsi che non crollasse sul pavimento della sala operatoria.
Non poteva impedirle di lavorare ma poteva evitare che il lavoro se la mangiasse viva perché la conosceva bene, sapeva che Cristina era in grado di oltrepassare i limiti senza alcuno sforzo, il problema era semplice: non riusciva più a tornare indietro.
“Allora? Come sta?” domandò Shepard sedendosi accanto a lui “Sta ... beh ecco, ha fatto otto interventi nelle ultime settantadue ore” “Uao” “Già” si passò una mano in viso “È un fottutissimo robot da cardiochirurgia” l’altro annuì sorseggiando il suo caffè “È tornata quella che era all’inizio” “Cosa?” si raddrizzò sulla sedia sorridendogli “Questa è la vera Cristina, quando Burke l’ha conosciuta era così” Owen annuì appena tornando a concentrarsi sulla sala sotto di loro “Non si ferma mai, non ha un solo attimo di esitazione, opera senza mai bloccarsi. Questa è la dea che ha creato Burke” “E questa dea non mangia? Non dorme più di due ore e mezzo per notte e non parla?” Derek sorrise “Più o meno si. Dormire? Serve ma se si eccede, se si dorme troppo il cervello ha il tempo di atrofizzarsi ma penso che ti sia accorto quante volte si ritira negli stanzini vero?” non rispose “Finito ogni intervento si chiude là dentro a riposare per due ore, lo fa per tre volte con un totale di sei ore di riposo più le due della sera dorme esattamente otto ore, forse qualcosa di più” “E a te sembra normale?” mormorò ironico “No, no di certo ma l’ha sempre fatto a volte non tornava nemmeno a casa e mangiare, beh, non credo abbia mai mangiato fino a scoppiare, dalle del tempo perché sta cercando un modo per andare avanti” “Si sta sgretolando davanti ai miei occhi e dovrei lasciarla fare?” “No, sto dicendo solo che devi darle modo di trovare una via per elaborare tutto perché in questo momento si sente in colpa. Ha ucciso il suo mentore, il suo amico, l’uomo che aveva amato e con cui aveva accettato di convivere. Dalle tempo per capire” scosse leggermente la testa ridendo, una risata isterica, piena di rabbia e angoscia “Non posso permetterle una cosa del genere insomma, se ami una persona non la lasci in pace!” l’altro annuì appena ridacchiando “Questo non è quello che hanno insegnato a lei” “Ma che diavolo ...” “Non riesci  a vederlo?” esclamò allibito stringendo più forte il caffè “Guarda il suo modo di reggere il bisturi, guarda come osserva il cuore, quasi come se avesse davanti un quadro e poi il suo sguardo, freddo, lontano da tutto” ne seguiva i movimenti, ne studiava ogni più piccolo movimento perché per qualche attimo gli sembrò di avere davanti quel chirurgo fantastico che ora riposava nel grembo profondo della terra “Burke le ha insegnato a distaccarsi da tutto, ad allontanarsi dalle emozioni, dalla rabbia, dallo sconforto. Guardala, in questo momento è solo e semplicemente un chirurgo, non è una ragazza che piange, non è una ragazza schiacciata dal dolore ma solo e semplicemente un chirurgo” “Non può continuare per sempre” “No è vero, ma ci sta provando, ci sta provando maledettamente e se la costringi a fare una scelta adesso, in questo preciso istante scapperà via perché non è pronta” ma Owen lo guardò confuso “Scelte? Che diavolo di scelte dovrei costringerla a fare? Come posso portarla via dall’unica cosa che la tiene viva? Non posso farlo ma non posso nemmeno lasciarla sola” “Owen” si voltò verso di lui attratto da quella nota strana nella sua voce, una supplica o qualcosa di molto simile “Non ha bisogno di altro stress, non ora, non nelle sue condizioni quindi ti prego, ti prego davvero con tutto il cuore, non imporle la tua presenza, non darle modo di scappare” non rispose nemmeno, tornò a concentrarsi su di lei, su quei fottuti movimenti che gelavano chiunque lì dentro, guardarla e basta, era questo che lei gli permetteva quindi non poteva far altro che stare lì, immobile, fino a quando quel dolore profondo non le avesse dato un attimo di tregua restituendogli per qualche minuto sua moglie.
  
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