2.
Maria rimase senza pa=
role.
Per non parlare delle ragazze che, come Maria, al suono di quella voce si e=
rano
svegliate.
“Grazie. Ti dispiace metterle nella mia macchina? Se aspetti un attim=
o ti
do le chiavi.” Si mosse per prendere la borsa sulla sedia accanto a l=
ei,
ma ebbe un lieve giramento di testa e Michael la sorresse giusto un attimo prima che cadesse.
“Grazie.” Poi tirò fuori le chiavi e gliele porse, ma il
ragazzo non fu d’accordo: “No, tu vieni a casa con me! Da quanto
tempo non mangi?”
“Non lo so, probabilmente da ieri a pranzo, prima=
di partire per andare a prendere i vestiti a Las Cruce=
s.”
“Forza, vieni con me, ti porto a casa. Se ci saranno miglioramenti ti
telefoneranno immediatamente, dico bene?” chiese rivolgendosi alle
ragazze, che annuirono senza riuscire a spiccicare una parola, incredule de=
lla
scena che gli si stava parando davanti.
“Su, andiamo.” La prese per mano e la
trascinò fuori dall’ospedale. La fe=
ce
salire in macchina e si fece indicare la strada per casa sua. Arrivarono
davanti a una piccola abitazione bianca ad un piano, con il giardino e la
staccionata bianca.
Il primo a scendere di macchina fu Michael, che andò dalla parte del
passeggero, aprì lo sportello e prese la mano di Maria, la quale, an=
cora
incredula, lo seguì e aprì la porta di casa.
“Aspettami qui, vado a prendere i vestiti sporchi.”
Disse Michael, che uscì per rientrare poco dopo con un grande sacco =
in
cui era racchiuso metà dell’armadio di Maria. “Perch&eac=
ute;
non vai a stenderti? Vieni, ti ci porto io, sempre se mi dici qual è=
la
tua camera!”
Maria iniziò a camminare lungo il corridoio e si fermò
nell’ultima stanza a sinistra. Aprì la porta e si sedette sul
letto. Dietro di lei entrò Michael, che sorrise di fronte ai poster =
e ai
gadget di Scooby Doo che
tappezzavano tutta la stanza.
“Cos’hai da ridere?” chiese acidamente Maria.
“Niente, è solo che la tua stanza nel campus è cos&igra=
ve;
diversa!” rispose gentilmente Michael.
“Credi di sapere tutto di me?” continuò Maria, portandosi
davanti a lui e alzando la voce. “Tu non sai un bel niente di me! Dub=
ito
che conosca anche solo il mio nome, visto che non l’hai mai detto!=
221;
“Ma cosa dici?” ora anche il ragazzo si stava alterando.
“Cosa dico? Che tu mi stai scopando da mesi e mai, mai una volta ti ho
sentito pronunciare il mio nome! Se ci pensi bene, questa è la prima
conversazione che abbiamo! Buffo, no?”
“Non mi pare che ti sia mai dispiaciuto!”
“Diciamo che ho imparato a convivere con la sensazione di vuoto che mi
lasci addosso quando chiudi quella maledettissima
porta!”
“Perché non mi hai mai detto niente?”
“Cosa dovevo dirti? ‘Sai Michael, og=
gi
quando sei entrato e mi hai presa sul mio letto, approfittando
dell’assenza di Liz, ti sei preso la mia
verginità!’ Non prendermi in giro, te la saresti data a gambe e
addio! Eri questo che volevi sentirti dire? Bene, ora lo sai!”
“Eri vergine?” chiese Michael timoroso, pur sapendo la risposta=
.
“Sì, sei il primo e l’unico con cui sono andata a letto.=
Che
bel modo di intraprendere la carriera sessuale, eh? Un giorno sarà u=
n bell’argomento per i miei figli: come non perde=
re la
verginità!” ora stavano urlando entrambi.
“Perché non me l’hai detto?”
“Ma sei sordo? Ti ho appena detto che se l’avessi saputo=
, te
la saresti data a gambe e io… non volevo! Ecco, l’ho detto.R=
21;
“Non puoi fare il processo alle intenzioni! Non sai come avrei reagito!”
“Andiamo, non ci prendiamo in giro! Sei uno dei più bei ragazzi
dell’università, fidanzato con la belloccia di turno,
nonché miglior amico dell’altro belloccio della scuola. Come
avresti potuto reagire, se non scappando? A dire il vero un’altra
soluzione ci sarebbe stata: avresti continuato a fare quello che hai fatto,=
e
cioè fregartene, tanto quella matricola è sempre a disposizio=
ne.
Che stupida che sono stata!”
“Se è questo che pensi di me, perché sei stata al gioco=
?”
chiese Michael, abbassando la voce.
“All’inizio credevo che le cose sarebbero cambiate. ‘Vedrai, è solo timido. Con il tempo
cambierà.’ dicevo a me stessa. Però il tempo passava e =
non
cambiava nulla. Mai una parola, mai una carezza. L’unico gesto nei mi=
ei
confronti era quello di raccogliere i miei abiti. Alla fine mi sono
accontentata e ho imparato a convivere con questa situazione, anche se mi
sentivo uno schifo quando la sera ci ritrovavamo=
con
le altre per spettegolare e dovevo ascoltare le altre fantasticare su come
dovevi essere gentile, sotto quella scorsa da duro, e su quanto dovevi esse=
re
bravo a letto! Per non parlare della frase che mi faceva rabbrividire ogni
volta, ‘Beata Isabel<=
/span> Evans!’. Era peggio di una pugnalata in pieno p=
etto.
Non l’ho mai detto a nessuno, anche perché non avrei saputo co=
sa
inventare; non potevo mica uscirmene con ‘=
Sapete,
Michael Guerin mi usa per soddisfare le sue vog=
lie
sessuali, ma non ha mai detto una volta il mio nome!’ Cosa credi che
avrebbero pensato di me?”
“Maria…”
“Allora sai veramente come mi chiamo! Sai anche il cognome?”
“Non prendermi in giro!”
“Sto facendo quello che tu hai fatto con me durante tutti questi mesi=
.” Michael non sapeva cosa rispondere, così=
; fu
Maria a continuare “E poi oggi sei apparso in ospedale, chiedendomi d=
elle
condizioni di mia madre. Ti sei reso conto che c’erano molte mie comp=
agne
di corso e che, dopo le vacanze, se non prima, tutta Las Cruces
saprà che fra me e te c’è qualcosa? Bello mio, non &egr=
ave;
stata una mossa intelligente restituirmi le chiavi del mio appartamento dav=
anti
a tutti e soprattutto presentarti con i miei abiti, perché questo
implica che sei stato in camera mia! Ci avevi pensato? O forse è pro=
prio
quello che volevi, così da vendicarti della cara principessa di ghia=
ccio
che ti ha messo un bel paio di corna con quel ragazzo del corso di
informatica!”
“Isabel non è la mia ragazza, non =
lo
è mai stata!”
Dopo un attimo di esitazione, Maria riprese: “Ma non prendermi in gir=
o,
lo sanno tutti!”
“Non tutto quello che si dice in giro è vero! In giro si dice =
che
tu non abbia un padre perché tu, in realtà, non sai chi &egra=
ve;
tuo padre. I pettegolezzi ti vogliono figlia di una ex
prostituta che una sera è incappata in un incidente di percorso.R=
21;
“Cosa…? Ma come…?”
“Vedi, non tutto quello che si mormora è vero! Mi credi
adesso?”
“Non lo so… Di te si dice che sei stato adottato, che tuo padre=
ti
picchiasse e che tua madre se ne sia andata quando tu
avevi cinque anni e da allora non hai più avuto sue notizie.”<=
br>
“In questo caso è tutto vero. Sono stato trovato abbandonato n=
el
deserto e sono stato adottato. Ho vissuto con un padre ubriacone che rientr=
ava
in casa sempre più ubriaco e che si toglieva la cintura per picchiar=
e me
e mia madre quasi ogni sera. Quando avevo cinque anni, mia madre se ne
andò e preferì lasciarmi in quell’=
inferno,
piuttosto che rischiare un’accusa per sequestro di minore. Ho vissuto=
con
Hank fino all’età di sedici anni, =
poi ho
chiesto aiuto a un avvocato, Philip Evans, padre di Max e Isabel, per
inoltrare la richiesta di emancipazione. È
stato in quel caso che li ho conosciuti. Erano gli unici a conoscere la mia
situazione, così siamo diventati amici. Se avevo una giornata storta,
non facevano domande. Questo è il miglior modo per andare
d’accordo con me. Ho cercato un appartamento e un lavoro e sono stato
assunto al Crashdown come cuoco. Lavoravo ogni
pomeriggio e studiavo la sera. Di punto in bianco sono diventato uno dei
più bravi della classe, tanto da poter aspirare a una borsa di studi=
o.
Sarebbe stato l’unico modo per me di potermi permettere il college, e=
ci
sono riuscito. Questo è tutto.”
Michael aveva raccontato la sua storia dopo essersi seduto sul letto di Mar=
ia,
con le mani intrecciate, senza alzare lo sguardo da ess=
e
nemmeno una volta. Maria gli si sedette accanto e iniziò a parlare:
“Mia madre è sempre stata una di quelle ragazze alternative che
avevano come motto ‘peace and love’, hippy potremmo definirla. Un giorno si
incatenò ad un albero per protesta e li incontrò mio padre, B=
rian
DeLuca. Fu amore a prima vista. Dopo un mese an=
darono
a convivere e dopo un anno nacqui io. Nonostante fosse contro i loro princi=
pi,
si sposarono, ma quello fu il grande errore: entrambi percepirono questo le=
game
come una costrizione, ma per il mio bene decisero di sopportarsi. Quando av=
evo
sette anni, mio padre si alzò, nel bel mezzo della notte, raccolse g=
li
abiti del giorno prima e se ne andò. Non ho più avuto sue
notizie. Mia madre pianse fiumi di lacrime, ma quando le chiedevo dov’=
;era
mio padre, mi rispondeva che era partito per un viaggio di lavoro. Questo
viaggio durò per anni, finché compresi che se n’era and=
ato
di sua volontà. Ma non mi sono lasciata abbattere e ho continuato pe=
r la
mia strada, per arrivare dove sono oggi…” Maria si interruppe ma riprese subito dopo “…con mia
madre in fin di vita all’ospedale di Roswell,
perché un balordo che faceva apprezzamenti su L=
iz
le ha sparato!” e scoppiò in un pianto liberatorio, che chiede=
va
insistentemente di uscire da quando aveva ascoltato il messaggio in segrete=
ria.
“Vieni qui, piccola. Vieni qui
e sfogati.” le disse Michael, abbracciando=
la e
facendola appoggiare alla sua spalla. “Non puoi tenerti tutto dentro.=
Se
non ti sfoghi, prima o poi crollerai, e tu non puoi crollare, perché
quando tua madre si riprenderà, vorrà vederti accanto a s&eac=
ute;.”
Maria annuì, allora si sdraiarono entrambi sul letto, con la testa d=
ella
ragazza sul petto di lui, singhiozzando vistosamente. Quando si calmò=
;,
Michael seppe che si era addormentata. Meglio così. Lui avrebbe avuto
tempo per comprendere il motivo che l’aveva spinto a precipitarsi a <=
span
class=3DSpellE>Roswell. Aveva un sospetto, ma era difficile da crede=
re.