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Autore: Edenya404    28/01/2007    4 recensioni
A distanza di anni i pensieri di una donna, i ricordi di una sopravvissuta, i sentimenti di Hermione, strappata alla sua felicità in pochi giorni...
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Time to say somethig

Time to say somethig

 

Il tempo mi ha catturato la mente oramai, l’ha portata in un limbo dove fluttua leggera, esanime, sospinta dal vento. Così mi sento, giorno dopo giorno sempre più flebile, sempre più soggetta ad una lenta e logorante dissolvenza, apro la bocca e lascio sgorgare le parole senza senso che mi premono in ogni vena, dolci note di una vita senz’anima. Perché continuare a portarmi dietro il mio corpo vuoto, perché dischiudere di nuovo le labbra e parlare ad una pietra, perché fingere e fingere che tutto fila sul binario giusto. Una signora mi passa accanto e mi sorride, gli occhi che mi scrutano traboccanti di pena, devo sembrare proprio pazza a parlare con una pietra eh?! Forse se cantassi non si stupirebbero, o forse di più, perché non provarci, a te son sempre piaciute le canzoni…così affido di nuovo la mente e il corpo al vento e inizio a canticchiare, suoni senza significato in un susseguirsi di note penetranti e dolci e il tuo volto riaffiora di nuovo nitido. Sorrido, chissà perché lo faccio poi, non ho niente di cui essere felice, niente per cui vale la pena di sforzare i miei muscoli facciali, ma forse quando non vi è più senno le emozioni si mescolano cosicché il dolore annebbia la gioia. Mi sorprende constatare quanto sia caduta in rovina la mia razionalità un tempo assai brillante e nello stesso modo scoprire che non me ne importa niente. Sembra ieri che, ancora uniti, combattevamo Voldemort, dopotutto la guerra l’abbiamo vinta ma ad un prezzo altissimo…queste persone che mi passano accanto, loro non sanno niente, niente di quello che è successo quando ci catturarono, niente del nostro sacrificio, niente del nostro dolore. Loro non hanno visto Neville morire con coraggio strabiliante lottando sul corpo della professoressa Sprite, non hanno visto Luna sorridere tristemente al mangiamorte che la schiantava ripetutamente in pieno petto, non hanno udito la professoressa McGrannit gridare di dolore invocando il nome di Silente mentre un cruciatus la divorava…niente di tutto questo riaffiora nella loro mente, non si possono immaginare cosa ho visto io, corpi su corpi in un insieme indistinto di persone morte per i capricci di un tiranno come il Signore Oscuro. Si è alzato il vento, mi avvolgo ancora un po’ nel mantello mentre i capelli oramai bianchi mi svolazzano di fronte al volto e la pelle coperta di rughe rabbrividisce, guardo le mie mani di vecchia, il tempo, neppure quello è riuscito a togliere i segni che la guerra ha scavato su di me, la cicatrice sul polso è sempre visibile e mi sbatte cruda in faccia il passato. Per anni ho provato a rifarmi una vita,a dimenticare, ma la mia vita non puo’ esistere senza te, non ha senso se non sei con me e così ho trascorso tutto questo tempo da sola, a fumarmi sigarette in un pub con Draco, nemico è vero, ma accecato dal dolore quanto me. Credevo che il fumo potesse aiutarmi ma inutilmente, ogni volta che chiudo gli occhi rivivo gli ultimi istanti assieme a te. L’odore di morte era nauseante in quella stanza circolare dove ci portarono, Voldemort voleva tenere in vita Harry per la battaglia finale ma aveva un’altra arma per indebolirlo, noi. Cominciò da Ginny, la mia piccola, dolce Ginny…la dette come gioco ai suoi seguaci, ogni notte le sue grida mi agitano il sonno così come la nostra impotenza, noi, legati al muro che le rivolgevamo parole di conforto e costretti a guardare il suo dolore ogni volta che calava il sole, vidi morire la mia migliore amica, e una parte di me se ne andò con lei, con lei e la sua dolcezza, con lei e le sue battute, col suo sorriso dolcissimo spento dall’odio. Quando morì, stremata e dissanguata,  Voldemort passò a me…o meglio, questo era il suo piano. Ma tu glielo impedisti, quando urlasti quel no strozzato in gola decise di divertirsi in altro modo, perché amore mio?! Perché hai deciso di sacrificarti?! Non credevo che la tua promessa fosse vera, me lo avevi detto, subito prima della battaglia finale, subito dopo avermi dato il tuo primo bacio, giurasti di fare di tutto per salvarmi ma quello davvero non era giusto. “Fatti forza amore” lo ripetevo a me stessa e a te che, sotto la maledizione imperius, eri costretto ad auto-torturarti…quei tuoi occhi azzurri, Dio come soffrivano, come m’imploravano di aiutarti e non potevo farlo, non potevo e mi faceva male starti a guardare mentre straziavi il tuo corpo con un coltello…i tuoi bellissimi capelli, il tuo petto muscoloso, le labbra che tanto avevo desiderato, tutto di te mi manca. Quella notte se ne andò la parte più grande della mia anima, quando Voldemort ti ordinò di tagliarmi le vene, ti vidi avanzare verso di me con passo lento e indeciso, le guance bagnate di lacrime impotenti, lo sguardo implorante perdono…sorrisi, avevo paura ma sapevo che dopo pochi attimi tutto sarebbe finito, non avrei più sofferto e sarei stata per sempre con te, per sempre insieme come ci eravamo promessi. La lama si avvicinò alla mia carne e vi tracciò un taglio non profondo, quando il sangue iniziò a sgorgare non provai neppure dolore ma un lieve senso di spossatezza, ti avrei gridato di fare più in fretta, di togliermi la vita una volta per tutte, ma qualcosa nei tuoi occhi mi tolse il fiato, fermasti la mano, ti stavi opponendo alla maledizione, lottavi con tutto te stesso e il sudore imperlava il tuo bel volto contratto dallo sforzo, sapevo a cosa ti avrebbe portato la tua determinazione e non volevo, non volevo vederti soffrire ancora. Ti afferrai le mani e voltai la testa verso il mio migliore amico, Harry piangeva, un pianto carico di rabbia  e seppi d’istinto che ci avrebbe vendicati, le mie preghiere volarono a lui quando un mangiamorte ci colpì con uno schiantesimo facendoci afflosciare a terra, il tuo corpo a coprire il mio in un vano tentativo di salvarmi, oh Ron…anche privo di forze riuscisti a regalarmi un ultimo bacio prima di spirare. Il mio grido squarciò la notte e colpì il cuore di Harry con tanta violenza da spingerlo a urlare il mio nome…fu quella l’ultima cosa che udii, tutto si fece scuro e svenni pregando di rivedere il volto dei miei amici una volta sveglia. Ma non fu così….quando riaprii gli occhi un silenzio irreale aleggiava, mi sollevai e il tuo corpo scivolò via dal mio, solo la vista del tuo volto straziato mi riportò alla realtà, lacrime, lacrime, lacrime, non so più neppure io quante ne ho versate da quel giorno avanti. Voltai la testa repentinamente alla ricerca di qualche sopravvissuto e vidi Ginny, in una pozza di sangue, pallida e cinerea, mi avvicinai e la toccai, Dio com’era fredda, più di questo vento che adesso mi sferza il volto e fa ondeggiare le fronde. I miei movimenti erano meccanici quella notte, guidati dall’inerzia, da fili invisibili mossi da chissà chi…l’ultima persona che mi parlò fu Harry, lo trovai seduto in un angolo in fin di vita, ai piedi del corpo esanime dell’artefice di quel massacro, sollevò gli occhi su di me e mi sorrise debolmente –Ce l’abbiamo fatta Hermione, è finita….- questo quello che mi disse mentre lo abbracciavo e lo sentii piangere sul mio petto mentre l’anima l’abbandonava pian piano. In pochi riuscirono a sopravvivere, ed io non ero tra quelli, la mia vita si spense quella notte, il mio corpo non morì ma la mia anima rimase in quella stanza con tutte le persone che si erano sacrificate, con tutti quelli che avevano attraversato il mio cammino. Sono passati cinquantacinque anni da allora, ed io, da cinquantacinque anni non vivo più...

 

Una figura esile e sottile si alza in piedi ed esce lentamente da questo cimitero piccolo e spoglio, il bel volto stanco e solcato da alcune rughe, i capelli lunghi, bianchi e  crespi riflettono il sole. Bianchi, candidi come le margherite di questo prato, puri come i suoi occhi, bianchi come quella lapide che si trova sotto un grande e vecchio salice, su questa collina isolata. Chi viene qua ogni giorno puo’ vedere la solita donna anziana, china a parlare a tre foto, in molti si pongono domande sul suo passato, in molti la considerano pazza, ma nessuno puo’ neppure immaginare le esperienze che l’hanno solcata profondamente…il suo mondo è qui, tra quest’erba che profuma di fresco, in questo prato verde brillante, sotto questo sole tiepido e pallido, su quelle tre foto in parte coperte dalla polvere e su quella frase incisa su pietra:

 

All’amica migliore che si possa mai desiderare,

all’eroe che salvò milioni di vite

e all’unico uomo che abbia mai occupato il mio cuore…

…nella speranza che la mia anima torni a vivere con voi”

H.G.

 

Shottina triste venuta così di getto….spero possa piacervi, personalmente, spero che non finisca così la storia ovviamente^^

Kiss a tutti

Mione14

  
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