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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    13/07/2012    1 recensioni
[Crossover tra le varie serie Kamen Rider, sia Showa che Heisei] [AU] E se alcuni dei Rider Showa ed Heisei fossero fratelli? Come trascorrerebbero le vacanze nella loro cittadina completa di bar in piazzetta gestito dal vecchio Tachibana? Ma soprattutto, chi potrebbero essere i loro amichetti?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tales From Tokusatsu Worlds'
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Titolo: Rider-Kids

Fandom: Kamen Rider (Crossover tra le varie serie)

Rating: Verde

Personaggi/Pairing: Un po' tutti, Shigeru/Yuriko, OC

Tipologia: One-Shot, AU

Avvertimenti: AU

Genere: Generale

Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della Toei Animation e di Shotaro Ishinomori, che ne detengono tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in essa, appartengono solo a me.

Note: Questa storia è stata scritta per il Kamen Rider Italian Fanclub ed è a loro dedicata

§§§

RIDER-KIDS
 

Tornate indietro per cena!”

Si mamma!”

Un branco vociante di bambini uscì disordinatamente dal cancello che separava il giardino di casa dalla strada: gridavano e ridevano all'impazzata, vestiti con pantaloncini corti e magliette tutte uguali e le braccine abbronzate e coperte di graffi e vecchie cicatrici sulle gambette scoperte mentre quella che doveva essere la madre dei piccoli li osservava correre in gruppo, dietro il primogenito verso la piazza del paese, con una certa apprensione negli occhi.

Siiiiignoraaaaaa!”

Una saetta decisamente lurida di fango le sfrecciò davanti al naso, aggrappandosi al ramo dell'albero che cresceva nel giardino e osservandola da lassù con un gran sorriso: “Buongiorno Daisuke.” lo salutò gentilmente lei: “Sono appena andati via, se corri li raggiungi.”

Il nuovo piccolo arrivato faceva tenerezza, tanta tenerezza, con i pantaloncini tutti strappati all'altezza delle ginocchia e la maglietta in condizioni non proprio migliori: ne era rimasto un solo lembo che copriva le spalle abbronzate del bimbetto.

La donna gliene lanciò una nuova e pulita: “Farò finta di non averti visto e non dirò nulla a tuo nonno, siamo intesi?” gli disse strizzandogli l'occhio, “Takeshi sta portando i suoi fratelli da Tachibana-san.”

Ringraziandola frettolosamente, Daisuke balzò giù dal ramo e atterrò a piedi nudi sull'asfalto, la sua voce che gridava a squarciagola si poteva udire a parecchi isolati di distanza.

La donna sorrise di nuovo mentre rientrava in casa.

§§§

Sei in ritardo.” brontolò Yuriko, mentre Shigeru, con aria annoiata, masticava distrattamente una caramella alla fragola e le afferrava la manina: “Takeshi-aniki ha voluto che ci mettessimo tutti il cappellino, dice che fa troppo caldo... Mentre lui e Hayato cercavano di acchiappare Philip, si è fatto tardi.” replicò lui con un borbottio, grattandosi la fronte sotto la visiera.

Me ne dai una?” chiese lei, sporgendosi in avanti a sbirciare il contenuto del sacchettino che il bimbo aveva in mano.

Una mano rossa per via del guanto che la copriva s'infilò nel pacchetto, tirando fuori due caramelle azzurre traslucide: “Grazie fratellone.” sogghignò Ankh, scappando via con la mano di Eiji saldamente stretta tra le proprie dita e lasciando il bambino più grande a fissarli sbalordito.

Timidamente, Yuriko allungò la propria mano per pescarne una a sua volta ma Shigeru la bloccò, guardandola fisso negli occhi prima di allungarle un cioccolatino, incartato di modo che somigliasse a una coccinella.

La bimba arrossì sotto la frangetta mentre lo accompagnava, sempre mano nella mano, sulla più vicina panchina all'ombra, evitando per un soffio Yuusuke che correva in cerchio, inseguendo quella che sembrava essere un'ape blaterando strane parole mentre, dietro di lui, veniva un altro bambino, che Shigeru non ricordava di aver mai visto.

Luuuuui è Kaoru-kun!” gridò Daisuke, nascosto da qualche parte tra i rami sopra di loro: “Stanno facendo un giochino divertente!” annunciò ancora il bimbo, atterrando elegantemente sullo schienale della panchina e pescando a propria volta una caramella dall'ormai mezzo svuotato sacchetto.

DAISUKE!”

Shigeru sbuffò: lui voleva stare un po' solo con Yuriko-chan e tra tutti i fratelli proprio Hayato e Takeshi dovevano venire lì?

Fratellone, è evidente che Shigeru-nii e la signorina Yuriko Misaki non sembrano particolarmente felici della nostra presenza.” anche Philip aveva raggiunto gli altri bambini, con l'onnipresente libro stretto tra le mani e un inconfondibile fedora nero in testa.

Hai di nuovo lasciato il tuo cappello da Tachibana-san e Shotaro-kun ti ha dato uno dei suoi, scommetto.” notò Hayato, per nulla irritato dalle grida che Daisuke lanciava mentre scendeva dall'albero.

O alla prossima insolazione che prende devo portarmelo indietro in spalla.” completò il proprietario del cappello, giunto a riprendersi l'amico: come tutti loro, indossava i calzoncini corti e i sandali, ma aveva un gilettino nero sopra la camicia e in mano aveva anche lui un libro.

Grazie.” Takeshi accennò un leggero inchino all'indirizzo del ragazzino: “Ve lo riporto a casa tutto intero.” concluse lui, prima di sparire con Philip alle calcagna.

Quando i tre bambini più grandi, infine, decisero che forse era meglio lasciare da soli il fratello e la fidanzatina, videro Ryotaro per terra in un angolo della piazza, che parlava da solo mentre si tamponava per l'ennesima volta una sbucciatura.

Ma i suoi fratelli non ebbero neppure modo di raggiungerlo perchè una voce alle loro spalle, seccata, li bloccò ancora prima che potessero tirare fuori i fazzoletti: “Ci penso io a lui.”

E videro Yuuto correre verso Ryotaro, strattonarlo per tirarlo in piedi e subito dopo dargli un leccalecca, da lì potevano sentirlo dire: “Me lo ha dato papà come premio per aver mangiato gli shiitake. E se vuoi, possiamo giocare coi trenini.”

Sono un po' preoccupato...” borbottò Takeshi mentre seguiva il fratello e l'amico dietro il bar della piazzetta: “E' sempre per terra e parla da solo, sembra che l'unico amico che abbia sia quel ragazzino...”

Com'è che si chiama? Non è in classe con noi?” s'intromise Daisuke mentre tirava fuori dal piccolo deposito la propria bicicletta.

Si chiama Yuuto, mi pare...” mormorò Hayato pensieroso: “Ma non mi ricordo molto di lui, ad essere sincero... Se non fosse che lo vedo tutti i giorni con Ryotaro, giurerei che non sia neppure mai esistito. L'hai mai sentito chiamare dalla maestra mentre siamo in classe?”

E mentre i tre attraversavano la piazza per immettersi sulla strada, in un altro angolino della piazza, l'ennesima partita con le carte da gioco veniva inevitabilmente vinta da...

Tsukasa-kun, come è possibile che tu abbia quelle carte? Sono uscite oggi e ancora non si trovano!” brontolò Kazuma irritato, scostando nervosamente i capelli color rame dalla fronte sudata: “Vero, dove le hai prese?!” incalzò Shinji, alzando i pugnetti verso il terzo bambino, i cui capelli ricci sembravano sfidare il caldo e la gravità, “Le ho prese nel negozio sotto casa. Quando sono uscito, stamattina, le avevano già.” replicò con semplicità lui, riponendo il mazzo di carte in una delle molteplici tasche della sua giacca color magenta intenso.

Uffa però! Non ci hai mai detto dove abiti! Perchè non vuoi dircelo? Così possiamo prenderle anche noi le carte e possiamo giocare ad armi pari!” sbottò Shinji: “C'è qualche segreto?!”

Tsukasa scosse la testa: “Nessun segreto, Kido-kun, Kenzaki-kun. Domani ve ne porterò un pacchetto a testa, promesso.”

Poi, s'udì il rombo di una moto in arrivo e, dal fondo della strada, sgommando, i tre bambini videro arrivare un bolide nero come la notte, che inchiodò proprio a pochi passi di distanza da loro; il guidatore e il suo passeggero saltarono giù dal mezzo con agilità, venendo, un attimo dopo, circondati da tutti i bambini sparsi per la piazza che cercavano di aggrapparsi a loro: “Kotaro-niichan! Nobu-niichan!” perfino Yuusuke aveva smesso di giocare a rincorrere quell'ape e, seguito dal suo amichetto, li aveva raggiunti.

Con un sorriso, Kotaro lo sollevò per le ascelle e lo fece sedere in sella alla moto, posizionandogli le manine piccine sul manubrio: “Come lo senti?” chiese lui, chinandosi verso il basso per sistemargli la postura, “E' bello! Da grande voglio imparare a guidare la tua moto, oniichan!” esclamò con entusiasmo il piccolo, alzando il pollice nel segno che, ormai, tutti i bambini identificavano come il “suo” segno.

Non è giusto però!” si lamentò Takumi, guardando male Yuusuke: “Perchè lui può salire e noi no?” disse, senza staccarsi un attimo però dal suo cellulare.

Roteando gli occhi, Nobu afferrò anche lui e lo mise dietro Yuusuke: “Uno per volta.” replicò con tono pacato il ragazzo: “Ehi, Oyassan!” gridò poi, avviandosi su per i gradini del piccolo bar, “I mocciosi hanno distrutto qualche altra bicicletta? Se non ha tempo di sistemarle tutte, ci penso io.”

Wataru dov'è? Mi sembra manchi solo lui oggi... A parte quei sette...”

Alla domanda di Kotaro, tutti i bambini si rabbuiarono: “Suo papà non lo fa più uscire... Dice che sta male e che se vogliamo vederlo, dobbiamo aspettare il concerto di fine anno...” borbottò Ryotaro, “E basta, Momotaros, sto parlando...”

Una volta di più, il ragazzo più grande non potè non impensierirsi per il comportamento del bambino: anche se non c'era nessuno, il piccolo tendeva a parlare al nulla, quasi sicuro aveva degli amici immaginari ma non poteva fare a meno di preoccuparsi per lui.

Sperava solo che... Yuuto, giusto? Era così che si chiamava il suo amichetto? Lo aiutasse.

Con un sospiro stanco, il ragazzo radunò tutti: “Chissà che Tachibana-san non abbia dei gelati per noi.” sogghignò lui, guidando il gruppetto dentro il bar.

§§§

Ti avevo detto di non seguirci! Ora ti sei anche fatta male!”

La vocina incrinata dal pianto di Yuriko non bastava a coprire quella preoccupata di Shigeru che, assieme ai fratelli e agli amichetti, osservava con un misto di ansia e arrabbiatura la gamba graffiata della bambina.

Ma io volevo venire con voi...” singhiozzò lei, stretta nel suo abitino rosso e giallo a pois neri, che la faceva somigliare a una coccinella gigante.

Non sono cose da femmine.” replicò freddamente Joji, levandosi la maschera che indossava e levandosi anche la carta stagnola dal braccio: “Ti sei buttata in mezzo a una battaglia tra i Sette Leggendari e i Tipi A Strisce.” precisò Shiro, usando la piccola ventola che aveva montato sulla cintura per farsi aria.

Per di più, mentre combattevamo nella paludeeeee. Seenti come puzzi!” esclamò Daisuke, tappandosi il naso e guadagnandosi un leggero pugno sulla spalla da parte di Hayato e un'occhiataccia da Takeshi.

E ora che facciamo?” intervenne Kei, inginocchiandosi accanto a Shigeru, che teneva la manina di Yuriko.

La riportiamo indietro. Otooto, ce la fai a portarla sulla tua bicicletta?” chiese Takeshi, che aveva fasciato sommariamente la ferita con un vecchio fazzoletto.

Shigeru annuì, prendendola in braccio e facendola sedere sulla canna: “Appena torniamo in città, andiamo a prendere i cioccolatini dal Cakeboss...” promise il piccolo, pedalando con forza verso la città in testa al gruppo di bambini.

"Satonaka-nee è antipatica..." borbottò la bambina, tenendo lo sguardo basso: "Non sorride mai."

"Vedrai che, se chiediamo a Date-nii e a Gotou-nii di prenderceli, non ci dirà nulla. Noi aspettiamo fuori e loro ci comprano i cioccolatini." assicurò Kei, pedalando accanto a loro, "Vero, Take?"

In fondo al gruppo, quasi a vegliare su tutti gli altri, Hayato e Takeshi non risposero, si limitarono a sorridere.

   
 
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