Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Bliss Blake    13/07/2012    4 recensioni
La luce intermittente di un lampione illumina la figura di un ragazzo. La prima cosa che mi salta agli occhi è il sangue ai bordi della bocca. Immediatamente mi precipito da lui.
- Cos’hai? Stai male? -
Gli scosto i capelli dalla fronte e gli alzo delicatamente il viso per guardarlo meglio. Ha un livido violaceo sulla guancia destra e un taglio sul labbro superiore.
Nella borsa dovrei avere un fazzoletto di stoffa. Frugo in tutte le tasche e non appena lo trovo, corro a bagnarlo sotto il getto d’acqua di una fontanella lì accanto. Quando torno dal ragazzo, noto che mi sta fissando. Gli sorrido mentre gli tampono delicatamente le labbra con la stoffa umida.
- Lo sai vero che non è prudente per una ragazza andare in giro da sola a quest’ora? -
- Ma allora parli anche tu! Credevo che ti avessero mangiato la lingua! -
Lui ridacchia divertito.
- Non dovresti aiutarmi. Ho fatto a botte! Sono un bambino cattivo, io! -
- Ah si? -
- E già! In genere la fatina buona non aiuta i monelli come me! -
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

Image and video hosting by TinyPic


 

25. E intanto Londra brucia intorno a noi…


{GABE}

 

 
Il fumo della sigaretta sale verso l’alto, disperdendosi in mille ghirigori senza senso mentre me ne sto appoggiato al muretto davanti la scuola, in attesa.
- Gabe, hai intenzione di saltare anche oggi? -
- Tranquillo Alex… Entro alla seconda. Non mi va di vedere Parisi… -
Alex annuisce, infilandosi il casco sotto un braccio.
- Allora ci vediamo in classe -
- Ja ja… Vai ora! -
La persona che aspetto non dovrebbe metterci molto ad arrivare. Va con calma perché ha paura di spettinarsi i capelli. Guai ad avere una ciocca fuori posto o qualcosa in disordine. Isteria, portami via!
La sigaretta, ormai consumata, mi sfugge di mano, senza che io abbia fatto un solo tiro. Appena la intravedo, mi alzo in piedi e le vado incontro, cercando di mantenere la calma. Non sia mai che quella stronza si metta a dire che l’ho presa a schiaffi o roba del genere senza che sia vero. Se deve sputtanarmi, almeno che lo faccia dopo che gliele ho suonate per davvero.
Appena mi vede, le sue labbra si incurvano in un sorriso cattivo e non ho bisogno di altre conferme.
- Vale, vuoi che ti lasciamo sola? - cinguetta una delle sue amiche con i capelli piastrati e il rossetto color rosso puttana…
- No, perché volete andarvene? Se restate qui almeno eviterò di prenderla a pugni! -
Tanto basta per cancellare dalle loro facce quell’espressione da gatte morte.
- Ragazze, andate pure… A Gabriel piace scherzare. Lo sapete com’è fatto… -
- S-sicura Vale? -
- Non hai sentito che cosa ha detto? Fila… - sbotto incazzato, fissandola male.
- Andiamo Carola! - dice quell’oca, tirandosi dietro la sua amichetta più piastrata di lei e con il rossetto ancora più rosso.
Appena attraversano il cancello della scuola, afferro Valeria per un braccio e la trascino via.
- Gabe il piccoletto, piange tutto solo, nascosto in un boschetto… - canticchia la stronza allegramente, facendomi girare le palle ancora di più.
- Adesso mi racconti per filo e per segno tutto quello che sei andata a dire a Milena! -
- Gabe il monellaccio, vuol fare il ragazzaccio. Afferra le bambine e gli tira le treccine… -
- Forse tu non mi hai mai visto incazzato sul serio. Non voglio più ripeterlo… Parla! -
- Ah! Mi fai male se stringi così… -
- Ti farò ancora più male se non ti dai una mossa e sputi il rospo! -

{ILARIA}
 
 
- Gabriel, Nur du verstehst mich! - cinguetto, stritolando il mio caro fratellone.
- Ari, che hai combinato? -
Cavolo, mi ha scoperto subito. Sorrido dandogli un bacio sulla guancia, alla quale lui risponde facendo una smorfia.
- Quella stronza di ginnastica mi ha mandata dal preside! - confesso con tutta la nonchalance di cui sono capace.
- E per quale motivo? - chiede lui, scettico.
- Niente… Ho solo fatto notare alla prof di educazione fisica che avevo da poco fatto la manicure e messo lo smalto… -
- Eh? -
- E lei insisteva che dovevo cambiarmi e giocare a pallavolo con gli altri, così l’ho mandata a quel paese dicendole che i professori di educazione fisica non contano niente, non conquisteranno il mondo e che lei era una rompicoglioni frustrata e depressa! -
- In pratica le hai detto che è una fallita… -
- Ho solo espresso ad alta voce un pensiero comune. Giorgio mi prenderà in giro per l’eternità! Per non parlare della reazione spropositata che avrà mama! -
Gabe ride sotto i baffi, immaginandosi probabilmente la scena. Rido anch’io, stringendomi al suo braccio.
- Hey, principessa! -
Alex mi fa un cenno col capo e io annuisco, facendogli segno di aver capito. Nell’intervallo abbiamo fatto qualche indagine e abbiamo scoperto che Milky ha parlato con Valeria negli spogliatoi e ne è uscita piangendo come una pazza. Avrei voluto scambiare quattro parole con quella brutta stronza, ma pare che oggi non sia venuta a scuola. In ogni caso, eravamo d’accordo che sarei stata io a parlare con mio fratello, onde evitare un’eventuale, possibilissima scazzottata tra amici.
- Che state architettando voi due? Sembrate il gatto e la volpe. Non me la raccontate giusta… -
- Oddio Miase, heirate nich! Hai visto Pinocchio? Sono così fiero di te… - scoppia Alex, fingendo di asciugarsi una lacrimuccia. Io mi metto a ridere mentre Gabe fa una faccia perplessa.
- Mich, Alex… Heirate mich! - lo correggo, fingendo di sistemarmi gli occhiali sul naso, in perfetto stile “professoressa depressa”.
- Si si, quello… -
Gabe sospira, massaggiandosi le palpebre.
- Ne ho decisamente abbastanza di voi… Ari, perché non vai a rompere le scatole a quel sant’uomo di Giorgio? -
- Ah ah ah… Ti piacerebbe, eh? E invece non posso! -
- Che hai combinato, mi corazòn? - continua Alex, mettendomi una mano attorno alle spalle.
- Sai anche lo spagnolo? - ridacchio mentre lui fa il finto imbronciato.
- Certo, mi corazòn… Io so tutto. Dì al tuo zietto cosa ti hanno fatto quei brutti cattivoni… -
- Oddio, vi prego, smettetela… Siete inquietanti. Ditemi cosa volete che facciamo prima! -
Io e Alex ci guardiamo divertiti.
- Adesso è tutto tuo stellina! -
- Con te faccio i conti ora che torniamo a casa… - lo minaccia Gabe.
- Ah ah, non credo proprio… Considerati sfrattato per oggi! -
- Non se ne parla proprio… Tu e Ro fareste meglio ad andare a procreare i vostri figli da un’altra parte! -
- Io almeno procreo… Tu ti ammazzi di.. -
- Eh, ok! Abbiamo capito! Ognuno è libero di scop… Ehm, cioè, volevo dire, di fare quel che cavolo gli pare! Comunque, Gabe, ti prego, devi assolutamente accompagnarmi a casa… Sono sicura che se ci sei tu, mama non mi sgriderà! Così resti anche a pranzo da noi… È tanto tempo che non vieni… Ti pregoooo! - e mentre parlo, assumo l’espressione più carina e coccolosa di cui sono capace… Se mi dice di no, giuro che lo tramortisco e lo porto via trascinandolo in spalla. Non conosco altro modi per farlo venire a casa e parlargli in santa pace…
- Voi due… A quanto pare vi siete coalizzati contro di me… Tieni! - sospira lanciandomi il casco.
- Allora vieni? -
- Se non ti sbrighi, ti lascio a piedi… -
- Ah, lo sapevo! Sei il fratello più supermitico del mondo! -
- Lo sai che non mi corrompi con i complimenti… Forza, andiamo! Per quanto riguarda te, coglione, vedi di non combinare nessun altro casino come tuo solito! Ho perso il conto di quante volte ho rischiato di diventare zio! -
- Come se fosse lui ogni volta a poter diventare padre… -
- Me ne sbatto! È da me che vieni a piangere quando il Mar Rosso non straripa… Esistono i preservativi, usali! -
- Ma poi non sento niente! -
- Ok! Stop! Pausa! Penso di essere un po’ troppo cresciuta per fare educazione sessuale insieme a voi… - sbotto con il viso probabilmente più rosso di un pomodoro.
- Ecco, vedi? La mia stellina ha ragione… E poi giuro solennemente che questa volta farò attenzione! Se poi deve capitare, vorrà dire che mio figlio avrà lo zio più stronzo e bastardo del mondo! -
- Ma il padre più figo! - mi intrometto immediatamente solo per evitare che dalla splendida boccuccia del mio adorato fratellino escano parole che potrebbero far arrossire anche il più cafone degli scaricatori di porto.
- Meno male che c’è tua sorella a darmi soddisfazione… Ciao stellina! Ci sentiamo presto! - dice, infilando il casco e salendo sulla moto. Prima che possa partire, Gabe fa uno scatto improvviso, come se si fosse appena ricordato di qualcosa.
- Pezzo di merda, se ti azzardi ad entrare in camera mia, giuro che ti strozzo con le lenzuola questa volta!- urla minaccioso verso Alex che per tutta risposta gli alza il medio e se la svigna di corsa.
- Giuro che se mi combina qualcosa come l’altra volta gli faccio un culo così! -
- Emh, spero che il tutto sia solo metaforicamente… - azzardo arricciando il naso.
- C’è qualcun altro che vuole fare dei commenti sulle mie prestazioni sessuali o pensa che io sia omosessuale? No? Perfetto, allora ce ne possiamo anche andare… -
- Se fossi un maschio e mi piacessero i ragazzi, sicuramente verrei a farti il filo… - sghignazzo, prendendolo in giro. Lui si volta leggermente verso di me con sguardo perplesso, poi fa uno sbuffo e si mette a ridere.
- Andiamo va, altrimenti Lidia si preoccupa e dice che ti porto sulla cattiva strada… -
- Naaaa! Mama ti adora. Non dirà niente… -
Finalmente Gabe accende la moto e ci avviamo verso casa. Mi stringo di più alle braccia di mio fratello, pensando a come introdurre l’argomento e a come convincerlo a chiamare Milky per fare pace. Chissà lei cosa starà facendo in questo momento. Sono passati già quattro giorni da quando è partita e non si è ancora fatta sentire. Giorgio sembra un cadavere ambulante, quasi peggio di mio fratello. Spero solo che questi giorni passino in fretta. Non vedo l’ora che torni a casa per poterla riabbracciare e chiarire tutto.
Immersa nei miei pensieri com’ero, non mi accorgo nemmeno che siamo ormai arrivati a casa. Gabe parcheggia la moto nel vialetto, scende e si sfila il casco. Un riverbero attira la mia attenzione.
- Beh, non scendi? Tranquilla, ci parlo io con Lidia! -
- No, non è per quello! -
- E allora cosa? -
- La… La macchina… - balbetto, fissando la Lancia Y color grigio metallizzato parcheggiata in cortile.
- Lidia ha degli ospiti a quanto pare… - borbotta aiutandomi a scendere.
Appena metto piede a terra, mi tremano le mani e mi avvinghio con forza ad un lembo della maglietta di mio fratello.
- Ilaria, che ti prende? Hai davvero così paura? -
Si, ho paura. Ho paura! Ma non di mama. Ho paura di te e di quello che potresti fare! Spero solo che in casa non ci sia l’uomo che penso… Lo spero davvero con tutto il cuore!
- Forse è il caso che andiamo a farci un giro. Non è così tardi e voglio approfittarne per schiarirmi un po’ le idee… - tento di fargli cambiare idea, accorgendomi io stessa di risultare insicura.
- Mi stai prendendo in giro vero? Ora siamo qui ed entriamo… Senza contare che ho fame, sono al verde e Alex mi ha temporaneamente bandito da casa… -
- J-ja… Però entro prima io, così avviso mama chesei venuto anche tu… - dico dirigendomi verso casa e lasciandolo indietro. Gabe non ha riconosciuto la macchina, ma io si. Quel lungo graffio sulla fiancata che non è mai stato riparato. Sono stata io a farlo quando avevo undici anni. Il mazzo di chiavi mi cade dalle mani. Lo afferro con foga e mi precipito in casa. Ti prego, fa che non sia così. Fa che non sia così altrimenti qua succede un casino. Sento delle voci provenire dalla cucina. Lentamente attraverso il corridoio e mi affaccio, sporgendomi dallo stipite. A momenti mi si blocca il respiro.
- Mama… Che succede? -
La mamma si volta di scatto mentre quegli occhi color cenere si fissano su di me, incerti.
- Ilaria? - chiede l’uomo con quella sua inconfondibile cadenza tedesca, alzandosi in piedi. Mamma sorride, facendomi cenno di entrare.
- Ari, c’è una cosa che devo dirti… - fa mama prendendomi una mano. L’uomo le sorride timidamente, annuendo.
- Che succede? - ripeto ancora, in ansia pregando che Gabe non sia ancora entrato.
- Che cosa ci fa lui qui? -
Troppo tardi. L’espressione di Gabriel è un misto tra il deluso e il furibondo. Mi spaventa da morire.
- Gabi! - fa mamma scattando in piedi sorpresa.
- Voglio sapere cosa… -
- Gabriel, aspetta un momento… - si intromette l’uomo, ma Gabe lo fulmina con lo sguardo.
- Ho detto che voglio sapere cosa ci fa quest’uomo qui, in casa nostra! Che ci fa lui qui? - urla furioso fissando la mamma minaccioso. Che diavolo ho combinato. Cosa diavolo ho combinato?


{MILLY}
 
 
- Allora ragazzi, cosa ne pensate della Cattedrale di St Paul? Abbiamo dovuto fare quei 300 scalini, ma secondo me ne è valsa davvero la pena… C’era una vista mozzafiato dalla cupola e il Tamigi era meraviglioso! -
- Concordo pienamente con lei prof! Anche la cripta era davvero bellissima… Adesso cosa c’è in programma? -
- Beh, che ne dite di un po’ di tempo solo per voi? -
- Grazie prof! Lei è davvero fantastica! -
- Davvero prof, meravigliosa! -
- Se solo i professori fossero tutti come lei… -
- Su su… Allora, avete tempo fino alle sette. Per le otto vi voglio tutti lavati e profumati in albergo e pronti per la cena… Per quanto riguarda le metro, per arrivare a Trafalgar, prendete la linea Bakerloo e scendete alla fermata di Charing Cross. Per arrivare a Piccadilly Circus, basta prendere la linea omonima della metro e scendere a Piccadilly. Tutto chiaro? -
- SIIIIII PROF! -
- Perfetto, allora buon divertimento! E non dimenticate le solite raccomandazioni! -
- Certo prof! Allora noi andiamo! -
In men che non si dica, il gruppetto si disperde e ognuno, da solo o in coppia, prende una direzione diversa. Così mi ritrovo a girovagare senza meta, tra gente sconosciuta, in un luogo sconosciuto, per strade sconosciute. Ottimo Mil! Cristoforo Colombo sarebbe fiero di te! Alzo il volume delle cuffie, concentrandomi solo sulla voce di Bruno Mars… Perché ad ogni sua canzone è legato un ricordo mio e di Gabriel insieme? Io proprio non ce la faccio. Pensavo che venire qui mi avrebbe fatto bene. Magari mi sarei schiarita le idee e sarei stata un po’ meglio, ma la situazione qui non fa altro che peggiorare. Sono a Londra e non faccio altro che desiderare di tornare a casa… Per capire, per chiarire… Cosa ho sbagliato? Perché? Io davvero non lo so. Assorta nei miei pensieri, finisco con l’urtare un’anziana signora.
- Sorry… - mi affretto a dire dispiaciuta. La donna mi sorride scuotendo la testa e poi mi regala una caramella. Sono davvero gentilissimi questi inglesi. Scarto la caramella e la metto in bocca, alzando contemporaneamente la testa per guardarmi intorno. Devo aver camminato un bel po’ perché sono finita a Trafalgar Square. C’è ancora moltissima gente e alcuni ragazzi sono seduti a terra, in cerchio, a cantare quella che dalle parole mi sembra Imagine di Johnn Lennon. Attraverso la piazza, dirigendomi verso la Colonna di Nelson, circondata dai quattro leoni. Il sole sta tramontando e il cielo è una tavolozza di colori caldi in cui predominano il rosso e il rosa. Uno spettacolo davvero mozzafiato. Faccio il giro della colonna, raggiungendo uno dei due leoni con il viso rivolto alle fontane. Mi arrampico stando ben attenta a non cadere e fare una pessima figura e, una volta su, mi acquatto tra le zampe della statua. L’acqua della fontana zampilla senza sosta, schizzando qua e là mentre il cielo che si riflette nell’enorme piscina rotonda, ha tinto tutto di un colore molto simile al porpora. Un leggero venticello mi scompiglia i capelli. Mi viene da sorridere. Non ho mai visto niente di più bello… Vorrei che Gabriel fosse qui insieme a me. Vorrei che mi tenesse per mano e che mi raccontasse ancora di quando era bambino e abitava a Berlino, di tutti i pasticci che ha combinato, di quella volta in cui è rimasto sotto la pioggia a fare compagnia ad un cagnolino randagio e poi ha avuto il raffreddore per tutta una settimana… Vorrei che tutto tornasse esattamente come prima… Ma evidentemente, tutto quello che avevo immaginato non era altro che un sogno, un’amara illusione finita troppo tardi. Una lacrima mi scende sulla guancia perché proprio non riesco a trattenerla.
Continuo a fissare il tramonto e il sole, che ormai è quasi del tutto sparito dietro le cupole degli edifici e che sembra voler dare fuoco ad ogni singola superficie bianca qui intorno.

- Mentre Londra brucia
 uccidi ogni sguardo su cui cadi 
 io ti osservo già da un po'... -


- Non sei mai stato bravo a cantare… - osservo, riconoscendo immediatamente la voce stonata di Luca.
- Eh già… Almeno ci ho provato - ridacchia passandosi una mano dietro la nuca.
Sospiro rassegnata, mettendomi a sedere con le gambe penzoloni.
- Devo dire che ce la stai mettendo proprio tutta per socializzare con gli altri… -
- Forse perché non ho nessuna intenzione di socializzare? Tu perché mi segui invece? Non hai altro di meglio da fare? -
- Milena, cosa c’è che non va? - chiede con una nota di preoccupazione nella voce. Sinceramente mi viene da ridere e lo faccio anche.
- Penso proprio che tu sia l’ultima persona a doversi interessare di una cosa come questa! - sbotto in tono talmente irritato che nemmeno io mi riconosco. - E comunque va tutto alla grande! -
- Non le hai mai sapute dire le bugie, Milky… -
- Tu invece sei espertissimo, vero? Perché non mi insegni… -
Luca sorride, appoggiandosi al basamento.

- Londra brucia e tu che dici 
 se ti fermo tu che dici 
 e non ci sei già più
... -

Sospiro chiudendo gli occhi.
- Mi manca Gabriel… Lui… -
- Sai Milena, a quanto pare Gabriel è un ragazzo che piace a tutte a scuola… Il fascino del bello e dannato è una cosa che attira molto… -
Mi viene da ridacchiare pensando a Gabe come una sorta di eroe alla Lord Byron.
- Quest’uomo che nel mistero s’avvolge, di cui raro è il sospir, più raro ancora il sorriso - recito sorridendo.
- Esattamente… Sarà anche vero che non sorride quasi mai, però quando eravate insieme, sembrava diverso… Più vivo in un certo senso… -
- Lui mi ha preso in giro per tutto questo tempo… -
- E tu come fai a saperlo? -
- Me lo ha raccontato una ragazza… Credo frequenti la tua stessa classe… -
-  Valeria? - chiede di scatto, pensieroso.
- Si… Mi pare sia questo il suo nome… -
- Milky, allora non devi preoccuparti di niente… Valeria è solo una stronza. Una stronza molto cattiva. Deve averti detto di sicuro qualche bugia. Sai, lei e Rasmussen sono stati insieme…. -
Alzo la testa di scatto, fissando Luca negli occhi.
- Però io ho sentito la sua voce… Lui ha detto che io sono una ragazzina sciocca e petulante… Insopportabile… -
Luca sospira allungando le mani verso di me.
- Ascoltami un po’, se pensasse queste cose di te, credi davvero che me le avrebbe date di santa ragione solo per prenderti in giro? Si, è vero che è praticamente una testa di cazzo, ma anche lui ha un po’ di buon senso… O almeno spero… Quindi io, se fossi in te, prenderei il telefono e lo chiamerei immediatamente… -
E mentre parla, gli stringo le mani, permettendogli di prendermi tra le braccia per farmi scendere. Appena metto piede a terra, riesco a rifilargli un pugno sul braccio.
- Non permetterti mai più di ripetere quello che hai appena detto su Gabe o te la faccio pagare! - lo minaccio assottigliando le palpebre. Lui, per tutta risposta mi tira una leggera pacca sulla spalla, incamminandosi immediatamente verso l’albergo.
- Luca! - chiamo prima che si dilegui tra la folla.
Lui si gira, osservandomi con aria interrogativa.
- Perché? -
Lo vedo sorridere.
- Dopo tutto quello che ti ho fatto, volevo cercare di rimediare in qualche modo e vederti di nuovo sorridere -
- Stupido! - sbotto senza nemmeno pensarci. - Ti odio a morte! - e poi - Grazie… -
Lui scoppia a ridere divertito, scuotendo la testa.

- Non resta più niente 
 dei tuoi rimpianti 
 solo il ricordo 
 di alcuni istanti 
 stretti a dovere 
 intorno alla pancia 
 come una cinghia 
 per non dimenticare 
 il tempo che fugge 
 verso i tuoi giorni 
 che sono niente… -


Rido. Rido con lo sguardo fisso al cielo. Rido perché Luca è davvero troppo stonato eppure continua a cantare senza fregarsene. Rido perché sono troppo stupida a continuare a credere alle persone che mi hanno ferita a morte. Rido perché nonostante tutto, voglio fidarmi del suo sorriso sincero e delle sue parole. Rido perché ho già composto il numero e il cuore mi batte forte come un tamburo mentre aspetto che la chiamata venga inoltrata…

- E intanto Londra brucia 
 intorno a noi
 -
 
 
 




Nur du verstehst mich: Solo tu mi capisci!
Heirate mich: Sposami! 





  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Bliss Blake