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Autore: FairySweet    13/07/2012    1 recensioni
Perché ora? Perché proprio in questo momento? Che aveva fatto di male a Dio per ritrovarsi incastrata in un mondo che non le apparteneva più?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cristina Yang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Burke 11                             Ogni cosa ha il suo Tempo




“Ciao Scheggia”
  “Perché sei qui?” domandò confusa “Perché stai sognando”  scosse leggermente la testa ridendo “Non posso sognare” “E come mai no? Per caso non sei umana? Non hai bisogno di dormire?” “Ti vedo ovunque! Ti sento ovunque e se nei sogni ... perché sei qui?” era in lacrime, sfinita dal troppo lavoro e massacrata da quel senso di colpa violento e gelido che le imprigionava il cuore “Perché stai correndo troppo” sorrise sedendosi di fronte a lei, negli occhi quel calore che da mesi non vedeva più “L’hai sempre fatto ma ora è diverso, ora non ci sono io a fermarti”  “È colpa tua!” urlò tra le lacrime “Tu hai scelto da solo! Hai preso una decisione lasciandomi solo la possibilità di staccare quella fottuta spina! Ti ho ucciso! Io ti ho ucciso e ora, ora non riesco a dormire, non riesco a mangiare! Non posso chiudere gli occhi perché ti rivedo in quel letto e io ... io sto impazzendo” un sorriso isterico a rompere il pianto “Ricordo le tue parole, ricordo ogni fottuta cosa del nostro passato!” “Stai correndo Scheggia. Ti concentri  sul lavoro, ti chiudi dentro alla corazza di ghiaccio che io ti ho costruito attorno ma non è la cosa giusta! Non puoi perderti il mondo là fuori” sorrise inclinandosi dolcemente verso di lei “Passerà tutto Scheggia, passerà la rabbia, la paura, il senso di colpa, passerà ogni cosa ma vedi ...”  le sfiorò il viso, sotto le dita solo lacrime e paura “ ... non puoi lasciarti andare così, non è questa la ragazza che ricordo” “E tu cosa ne sai?” mormorò malinconica posando la mano sulla sua “Lo so e basta, così come so che stai correndo troppo, non ti fa bene, non ora, non in queste condizioni” ma lei non rispose, si concentrò su quel tocco invisibile che sembrava tanto reale da sconvolgerla “Non gli hai parlato vero?” sollevò lo sguardo dal pavimento cercando i suoi occhi “Devi parlare con lui Scheggia!” “Cristina!” esclamò spingendolo via ma per quanti sforzi facesse, per quanto cercasse di controllare la reazione dell’anima, il cuore la prendeva in giro, la torturava con lacrime e rimorsi che non voleva “Smettila di chiamarmi Scheggia! Smettila di fingere che tutto vada bene perché non è così! Smettila di parlare!” “Ascoltami bene Scheggia” un sorriso ironico e dolce  a colorargli il volto “Io sono solo un sogno, sono un’allucinazione e niente di più. Non posso farti del male, non voglio farti del male ma non voglio nemmeno vederti soffrire così” “Che devo fare?” domandò sfinita più a sé stessa che a lui “Hai due scelte: gli parli, gli racconti la verità e vivi una vita piena e serena oppure continui a lottare con il silenzio e diventi quella dea per cui tanto ho lottato. Vuoi sapere cosa farai?” “Da quando sei un veggente?” la prima vera ironia dopo mesi di niente assoluta “Sono passati due mesi e ancora non hai aperto bocca. Parli solo di medicina ed è un bene davvero, almeno parli di qualcosa ma lo lasci oltre il confine di sicurezza, non gli permetti di oltrepassare quella fottuta linea che hai tracciato nel sangue! Lo perderai, lo perderai e diventerai quella dea che ho sognato per anni”  la strinse per le spalle costringendola a respirare “Ogni cosa ha il suo tempo Scheggia, non devi affrettare le cose né allontanare le persone dalla tua vita perché hai tutto il tempo del mondo per piangere” un respiro diverso dagli altri “Aspetta non ... ti prego ... aspetta” ma Burke sorrise scuotendo dolcemente la testa “Ti prego aspetta! Non andare via!” urlava, piangeva, non capiva nemmeno cosa le stesse accadendo.
Strappata via di colpo da un sogno che non voleva finire “Ehi” le braccia di Owen a reggerla con forza evitandole di cadere “Guardami, avanti guardami” “Non andare via ti prego” i singhiozzi a rompere i suoi respiri “È stata colpa mia ti prego non andartene” la strinse più forte bloccando il tremito violento del suo corpo “Starai bene te lo prometto” ma come poteva prometterle una nuova vita se non ci credeva nemmeno lui? Quando l’aveva sentita urlare era entrato nella stanza senza nemmeno fermarsi a riflettere, senza pensare se quella era la cosa giusta o meno, l’aveva sentita urlare e tutto il resto si era cancellato dalla mente.
Ora era lì, a stringerla, a pregare Dio che riuscisse a respirare, che riuscisse a riposare ma continuava  a piangere, continuava a spingerlo lontano, ad impedirgli di tenerla inchiodata alla realtà “Non ti lascio da sola mi hai capito? Sono qui e non ti lascio da sola” gli occhi persi nei suoi, pieni di lacrime, spaventati “Puoi odiarmi, puoi anche riempirmi di schiaffi se questo ti fa stare meglio ma io non mi muovo, non vado da nessuna parte!” solo un secondo per reagire, per riflettere, posò le mani sul suo petto spingendolo via e senza mai voltarsi indietro si chiuse in bagno abbandonando oltre quella porta ogni altra preoccupazione.

  
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