- Dove abbiamo sbagliato con lui?
A quelle parole, Frigga sollevò lo sguardo dalle sue mani giunte e fissò la
figura curva di suo marito. Il padre degli dei appariva come piegato da un peso
troppo grande da sopportare, anche per un re.
La regina si morse il labbro. Non aveva ancora del tutto perdonato Odino per
averle proibito di incontrare Loki, ma vedere un'espressione tanto spossata sul
volto del suo amato le faceva dolere il cuore più di ogni altra cosa.
- Non vuoi dirmi cosa è accaduto nella sala del trono? Cosa ti ha detto Loki?
Il nome del loro secondogenito sembrò scuotere il sovrano dalla sua apatia, e l'uomo si coprì l'unico suo occhio buono con una mano. Frigga si sollevò dal letto e gli andò accanto.
- Io ti ho obbedito quando mi hai chiesto di non essere presente all'incontro...- lo incalzò la regina. - Ma adesso...
- L'ho colpito...- la interruppe
Odino.
Lei si limitò a guardarlo, interrogativa.
Odino aveva lasciato scivolare via la mano dal suo viso e la stava fissando, ma il suo sguardo era vacuo, come se non la vedesse davvero. La sua mente, probabilmente, era ancora nella sala del trono, replicando gli avvenimenti che si erano svolti là poco prima.
- Per la prima volta nella mia vita... ho colpito uno dei miei figli.- quel concetto sembrava addolorarlo più di tutto il resto.
Per quanto turbata, la regina rimase in silenzio, lasciando che il marito proseguisse.
- Mia regina...- Odino sollevò lo sguardo su di lei.-Ti chiesi di rimanere lontana perché volevo evitarti il dolore che sto provando io
adesso, nel caso le mie peggiori ipotesi si fossero avverate.- tornò a fissare le proprie mani, e poi il suo occhio si chiuse stancamente.- E purtroppo... è stato proprio così. Loki... è perduto.
- Come?!- sussurrò Frigga, con urgenza, poggiando una mano su quella del marito.- Cosa dici?... Loki è qui. Thor l'ha riportato indietro. E' proprio qui, ad Asgard. Con noi.
- Il suo corpo, forse.- rispose stancamente Odino, prendendo la mano
delicata tra
le sue.- Ma la sua mente... Quella è andata smarrita. Persa. Forse nel corso
della sua caduta nell'abisso. Forse prima. Non è più il ragazzo che abbiamo
cresciuto. Ne ho avuto la conferma oggi, quando gli ho parlato. Il Loki che
conoscevo avrebbe cercato di volgere la situazione a suo favore, con sofismi ed eloquenti
giri di parole. Ma l'uomo che ho incontrato non ha cercato neanche di
discolparsi, di ottenere una pena più lieve. La follia deve averlo consumato al punto da non lasciare
in lui altro che
la rabbia e l'odio.- si portò la mano della moglie alle labbra, baciandola
dolcemente, cercando di trarre conforto da quel contatto familiare.- E ora non so davvero
cosa sia giusto fare...
Improvvisamente inquietata, Frigga sottrasse la mano dalla sua presa:
- Cosa intendi dire?
Odino respirò a fondo, e si appoggiò
pesantemente al davanzale della finestra, distogliendo lo sguardo dalla moglie.
- Tenerlo rinchiuso...? Il principe ora prigioniero nelle celle di Asgard non è
più un giovane confuso e inesperto, ma un uomo
pienamente consapevole dei suoi immensi poteri. Non riusciremmo a contenerlo per
sempre, e sarebbe troppo rischioso tenerlo qui, nel cuore del regno. E' in
possesso di conoscenze e forze oscure che neppure io potrei essere in grado di
contrastare. Una minaccia troppo grande, per Asgard. Il mio dovere di re...
- E cosa mi dici del tuo dovere come padre?!- esplose Frigga, comprendendo dove il re volesse arrivare, ma troppo disperata per accettarlo.- Una minaccia, dici?! E' questo tutto ciò che tuo figlio rappresenta adesso per te? Nient'altro che una minaccia? Lui, che fin da bambino, non ha desiderato altro che la tua approvazione...!
- Un tempo, forse.- la interruppe Odino, con uno scatto d'ira.- Ora mi seppellirebbe tra le ceneri di Asgard, se ne avesse la possibilità! Potrei aver commesso un terribile errore, quando l'ho portato qui...
Frigga lo fissò, incredula, il respiro spezzato:
- Non puoi parlare sul serio...Odino distolse lo sguardo, le labbra strette in una piega dura, e Frigga sentì una profonda rabbia montarle dentro, maggiore perfino a quella provata quando il sovrano aveva bandito il suo primogenito:
- Come puoi adesso dire questo! Hai idea...- si coprì la bocca con una mano, soffocando un singhiozzo. - Hai idea di cosa provai, quando facesti ritorno dalla guerra recando con te il figlio di Laufey? Ero terrorizzata... non dal bambino, ma dal pensiero che non sarei riuscita ad amarlo come avrei dovuto...- tacque, e guardò il marito da dietro il velo delle lacrime. Odino la fissò a sua volta, mutamente, sorpreso e turbato da quella confessione.- Invece l'ho amato! Con tutto il cuore, quanto ho amato Thor! Quanto Thor stesso lo ama! Quanto so che TU lo hai amato, e ancora lo ami... quindi... ti prego...
L'afflizione sembrò sopraffarla, e Frigga si accasciò su se stessa.
Odino mosse qualche passo esitante verso di lei, con l'intento di consolarla,
quando d'un tratto la regina sollevò il capo e raddrizzò la schiena, ergendosi
in tutta la sua altezza come animata da una nuova forza. I suoi occhi azzurri lo
trafissero, scintillando della suprema autorità non di una regina, ma di una
semplice
madre.
- Eri consapevole dei rischi e delle conseguenze quando hai portato via Loki da Jotunheim!- disse, il tono tagliente.- Quando hai deciso che sarebbe stato nostro figlio...- la voce le si fece più dolce, ma i tratti del viso rimasero duri e fieri.- Ricordo come fosse ieri la notte in cui ti presentasti da me dicendo: "Mia regina, mia amata, ecco il nostro secondo figlio"... Mi porgesti quel fagotto, e io lo presi tra le mie braccia senza esitare, lo accettai prima ancora di chiedermi se fosse ciò che volevo, se sarei potuta essere una vera madre per lui. Perché era il tuo volere. Perché eri e sei il sovrano di Asgard, e del mio cuore. La tua parola è il mio ordine. E se...- esitò.- ...se condanni a morte mio figlio, tuo figlio, nostro figlio... io non posso far altro che accettarlo, così come feci allora. Ma...- la voce si fece spenta, e Frigga gli voltò le spalle, dirigendosi verso la porta.- ...Stavolta non sarò al tuo fianco rassicurandoti che la decisione da te presa era quella giusta!
In silenzio, Odino guardò la sua regina
sparire al di là della soglia, il cuore pesante.
La notte in cui Loki era entrato a far parte della loro vita era impressa a fuoco
anche nella sua memoria.
Fiaccato dalla guerra, bagnato del sangue di così tanti giganti di ghiaccio e di quello dei
suoi stessi compagni caduti, nel prendere tra le braccia quel bambino nato Jotun
ma della taglia - e, dopo esser stato sfiorato dalle sue dita, le fattezze - di
un Aesir, gli era parso d'intravedere un raggio di speranza, il miraggio di una
pace durevole, un punto d'incontro a lungo cercato tra due popoli da sempre
nemici.
Poi il fragile neonato era cresciuto, e aveva smesso d'essere solo un crogiolo
delle sue speranze. Era divenuto un bel bambino... Timido e scaltro,
intelligente e studioso, contraltare perfetto per il più energico e spontaneo Thor.
Thor cresceva. Loki cresceva. Entrambi crescevano insieme, compensandosi pregi e
difetti, chiamandolo padre, e lui si sentiva padre di entrambi.
Così Odino aveva iniziato a pensare che la tregua con Jotunheim in fondo era già
abbastanza solida, che Thor sarebbe divenuto un re forte e saggio in grado di
consolidarla ulteriormente, che non c'era bisogno di sconvolgere l'equilibrio
raggiunto dalla sua famiglia rivelando a Loki la verità sulle sue origini.
Ricordava, con rammarico, il timore che aveva animato Loki da bambino nei
confronti dei giganti di ghiaccio, a cui avrebbe dovuto porre un freno quando
era ancora in tempo. Ricordava la sua espressione e le sue parole straziate
quando, anni e anni dopo, aveva toccato lo scrigno degli antichi inverni e visto la sua pelle tingersi
di blu.
E ricordava la PROPRIA afflizione, poco prima, nella sala del trono, nell'udire di nuovo Loki definirsi un mostro. Non aveva importanza quanto le recenti azioni del suo secondogenito potessero renderlo degno di quell'appellativo; non era riuscito a sopportarlo, e la sua mano era scattata istintivamente in preda all' impulso di frenare quelle orribili parole.
Scosse la testa. Frigga aveva ragione. Lo amava ancora. Non poteva ucciderlo.
Ma non poteva neanche semplicemente rinchiuderlo, non con il rischio che costituiva per Asgard, per la sua
famiglia... e probabilmente per se stesso, nella sua follia.
Ma qual era, quindi, la scelta giusta da fare?
Il sovrano di Asgard sospirò, passandosi entrambe le mani sul viso e andando
a sedersi sul letto.
Era una di quelle occasioni in cui rimpiangeva di essere re, in cui avrebbe voluto ci fosse qualcun altro
a prendere le decisioni per lui...
Di colpo, le ultime, sardoniche parole pronunciate quel giorno dal suo figlio
perduto gli balenarono in mente.
"Che le Norme possano illuminare la vostra decisione", aveva detto Loki.
E forse era proprio quella, la soluzione.
Note.
Dice il saggio: L'uomo è il capo, ma la donna è il collo.
Ringrazio coloro che hanno commentato. :)
Questo capitolo è un po' breve... e non m'è venuto granché bene. Il discorso di
Frigga sulla sera in cui Odino le portò Loki in particolare fa un po' pena, l'ho
riscritto più e più volte ma... boh. Magari dopo averlo pubblicato mi verrà
un'idea migliore di renderlo, spesso mi succede. XD
Credo che in tutto ci saranno altri tre o quattro capitoli. Ehm, sì, si è
allungata ancora... o meglio sono i capitoli che si abbreviano, aumentando
quindi di numero. ^^"
ps. Secondo voi questo capitolo è troppo melodrammatico? Ho questa sensazione... ):