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Autore: Tellmesomething    13/07/2012    0 recensioni
"Dammi una notte, una sola."
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Raggiunsi in fretta il corridoio dei camerini, ben attenta a non farmi scoprire.
Finalmente arrivai alla camera che volevo. L’aprii velocemente.
“E tu chi sei?” finalmente, mi trovai davanti la persona che volevo. “Non importa. Definiscimi pure il tuo sogno erotico.” Mi avvicinai a lui, eravamo a mezzo metro di distanza. Era la perfezione, cioò che di più perfetto esiste.
“Hai intenzione di stuprarmi?” Chiese con un sorriso divertito, credendo che fosse tutto uno scherzo. “Esattamente.” Risposi, più seria che mai, avvicinandomi ulteriormente. “Ma io” lo interruppi con un dito sulle labbra. “Non mi interessa di Eleanor Calder, Louis. Non ti disturberò più.” Lo baciai con la passione nelle vene, che mi rodeva, mi consumava. Cominciai a sbottonargli i primi tre bottoncini della camicia color canna di fucile, quella che di solito indossava ai concerti. “Perché lo fai?” sussurrò, e sapevo che mi stava guardando, mentre finivo di sbottonargli la camicia.
Bum, bum.
Respira, butta fuori.
“Mi perseguirai la notte in eterno, se non lo faccio.” Passai una mano sulla parte nuda dei suoi addominali, mentre lui si toglieva del tutto l’indumento grigio. Mi passò la mano sinistra tra i capelli dolcemente, forse per confortarmi. Conforto che io non volevo. “Non ho bisogno di una banale compassione, Louis.” Gli intimai alzando lo sguardo, guardando dentro quelle iridi cristalline che mi fecero quasi perdere la sensibilità delle gambe, per quanto erano profonde. “Mi sogni così spesso?” Mi sfilò la camicia a righe che portavo, senza pantaloni eh, e fece compagnia alla sua sul pavimento. Mi carezzò la pancia con la punta delle dita, e quel contatto mi fece sussultare. “Ti interessa davvero?” non riuscivo a guardarlo negli occhi, così gli guardavo le braccia, così muscolose e possenti, e anche il petto, scolpito e robusto. “Voglio solo capire bene perché lo stai facendo.” Inalò il mio profumo, e mi carezzò le spalle con le mani.
Bum, bum.
Respira, parla.
“Perché, da come avrai capito, ti sogno ogni maledetta notte. È una persecuzione, una tortura. Devo conoscerti, e questo è il modo più veloce che conosco. So che sembra stupido, ma..” la mia voce si arrestò nel momento in cui le mani di Louis tracciarono linee dal petto fino all’orlo degli slip con velocità regolare. “Mi basta.” Stavolta, inaspettatamente, mi baciò languidamente e lentamente. Nel mentre le mie dita erano intrecciate nei suoi capelli soffici, e le sue mani presero a carezzarmi la schiena con lentezza.
Giocò con i miei slip, nel modo più dolce che avessi mai visto, ed io gli abbassai velocemente i pantaloni grigi. Ci guardammo negli occhi per quindici secondi circa, cercando di capire cosa sentissimo l’un l’altro. Quelle iridi cristalline e color zaffiro mi costrinsero ad abbassare lo sguardo, e lui per tutta risposta si concentrò sul mio collo, inumidendolo per bene. Lo baciai di nuovo, con intensità, fremendo. “Forse, forse non è la cosa giusta. Non posso farti questo, Louis.” Mi allontanai improvvisamente, lasciando di stucco il ragazzo davanti a me. “Ti stai tirando indietro?” sorrisi amaramente a quella domanda, constatando che il dopo sarebbe stato peggiore del prima. “Se dipendesse solamente da me no, per nulla, ma non posso decidere della tua vita. Io, io ho sbagliato.” Ammisi affranta. Non potevo rovinargli la vita perfetta che aveva in un modo così egoista. Solo perché la mia non lo era, solo perché la mia vita sembrava incompleta. Si avvicinò di nuovo, ed io mi allontanai, finendo contro il muro. “Se avessi deciso di non fare nulla, ti assicuro che ora non saresti qui.” Mi fece notare, cercando di guardarmi negli occhi mentre io distoglievo lo sguardo. Decisi di agire prima dei miei pensieri, e ribaltai la situazione. Ora la sua schiena era contro il muro, ed io ero letteralmente spalmata su di lui, prendendo possesso delle sue labbra con un infervorata passione. “L’iniziativa è un dono che poche donne hanno.” Mormorò divertito, ed io presi a baciargli il petto scolpito. “Ce l’ho e come.” Dissi tra i baci, e potei giurare che sorrise, anche se non avevo alzato lo sguardo per vederlo concretamente. Ma lo sguardo me lo alzò lui con un dito sotto il mento, guardandomi negli occhi profondamente, tanto che ad un certo punto credetti di non essere più con i piedi per terra. Il tocco delicato delle sue mani sul mio viso fu letale, per me, tanto che non riuscii a pensare lucidamente nei minuti successivi.
Mi fece adagiare sul pavimento, che in quel momento sembrava un posto comodissimo. Si mise sopra di me, baciandomi un seno e prendendo in mano l’altro, ed il piacere si fece spazio dentro di me precocemente.
Ci baciammo per l’ennesima volta languidamente  e con passione, ed io cercai di imprimere bene nella mente quel sapore di ciliegia che avevano le sue labbra. Mi abbassò gli slip, e delicatamente entrò dentro di me. Gemetti dal piacere, mordendogli il collo con i denti, facendo gemere anche lui. Il piacere prese interamente possesso di me, del mio corpo, della mia mente, donandomi la spensieratezza di cui avevo bisogno da tempo. Si accasciò al mio fianco, ormai sudato e terribilmente accaldato come me. Ci guardammo negli occhi per dei minuti interi.
Lo baciai nuovamente, con passione, con una punta di rabbia, perché quel sapore alla ciliegia non apparteneva a me. Perché quegli occhi non appartenevano a me. Perché quel corpo scolpito non apparteneva a me. Nulla, di tutta quella perfezione apparteneva a me, nulla.
“Devo andare.”
 
ONE WEEK LATER.
Come previsto, il dopo è stato ancora più logorante del prima.
Non riuscivo a dormire da sette giorni esatti, e le occhiaie e gli occhi rossi ne erano la prova inconfutabile.
Erano le tre di notte, o meglio, le tre del mattino, e il sonno non accennava ad arrivare.
Da quel giorno, Morfeo ce l’aveva con me di brutto.
Mi arrivò un messaggio, alle tre e mezzo del mattino, sì. Per nulla nella mia routine. Afferrai il cellulare dal comodino, dato che ero comodamente stravaccata sul mio letto ad acqua.
“ Dammi un’altra notte, una sola.”
  
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