ore 4:04
Sento un fortissimo boato, un suono cupo e orribile.
Il letto si muove violentemente verso il centro della stanza, mi sembra quasi di sognare, ma sono consapevole del fatto che questo non è solo un incubo. E' la realtà.
Guardo a destra e a sinistra, mi tengo stretta alla scrivania mentre sento le urla di mia madre.
Penso che mi stia crollando la casa addosso, mi metto a piangere convinta che morirò a quindici anni. Non ho realizzato nessuno dei miei sogni, ho passato quindici anni criticando il mio corpo, vergognandomi di avere qualche chilo in più, penso.
Mi alzo e tento per qualche secondo di accendere la luce, non ci riesco e decido di correre sul pianerottolo. Lì fuori c'è la mia vicina di casa che piange e vomita dalla paura, con la sua bambina di due anni in braccio.
In quel momento finisce tutto, la terra si calma e noi abbiamo il tempo di uscire in pigiama.
C'è freddo, molto freddo, ma la cosa che spaventa di più è la luce.
La luce che, alla fine, ci ha fatto scoprire i danni del terremoto, la luce che con sé ha portato la notizia dei crolli e dei morti. La luce che alla fine di una giornata in giardino, con gli occhi rossi contornati da occhiaie viola, si è trasformata in buio totale, facendoci passare la peggior notte della nostra esistenza.
*angolo dell'autrice*
Ho deciso di scrivere questo storia per sfogarmi, non ho mai parlato con nessuno di ciò che ho provato in quei 20 secondi e ogni giorno che passa diventa un peso.