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Autore: despicableandri    14/07/2012    32 recensioni
STORIA COMPLETA - Niente è come sembra, e quasi sempre la prima impressione è sbagliata.
'non giudicare un libro dalla copertina' mi dicevano, ma non gli avevo mai dato peso. Si può passare davvero dalle famose 'stalle' alle 'stelle'? Si può amare qualcosa che ti ha già distrutto ma che ce la mette tutta a fare di te a persona più felice del mondo, ora?
probabilmente, si.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Justin Bieber, Kenny, Nuovo personaggio, Pattie Malette, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"non so come chiamarlo" s corner. (?)
buongiorno, buonasera, buonpomeriggio o siccome sono le due del mattino, buonanotte gente :)
eccomi come sempre in anticipo HAHAHA
da quando vi ho fatto aspettare cinque mesi, ora posto addirittura in anticipo. mi amo da sola. LOL
alllloooorra., volevo dirvi più cose. innanzitutto, ho deciso che non cambierò più nome alla storia.
quello, infatti, resterà invariato, ma sicuramente cambierà la trama. :)
seconda cosa, vi ringrazio tantissimo di tutte le visualizzazioni, recensioni, preferite, seguite, tutto. siete fantastiche.
sono anche entrata nelle storie più popolari del fandom, per la seconda volta **
ok, sto al puniltimo posto HAHAHA però è un inizio.
dipende tutto da voi u.u e vi ringrazio tantissimo
tutto questo supporto mi fa sentire addirittura brava. :3
e comunque ho capito che adorate molto di più i capitoli lunghissimi, quindi cercherò di farli sempre quanto è più lunghi possibile.
voi cerchereste di scrivere recensioni con più di dieci parole?çç
mi arrivano un botto di messaggi privati costellati da 'bello, continua'. mi fareste più felice.

ancora grazie mille e , come sempre, mi scuso per gli errori di battitura perchè, come sempre, non ho riletto il capitolo. kjbntrjkh
alla prossimaaa! (cioè tra meno di dieci giorni :3 )


-Andrea.
( @believinmyidol ) ♥









Non riesco a capire cosa mi succeda. Sembra che non sia più io a comandare la mia vita, ma lui.
Sono schiava della mia vita comandata da lui. Ne sono dipendente e non faccio nulla per evitarlo.
Se lui mi dicesse ‘salta!’ io gli chiederei sicuramente ‘quanto in alto?’ anziché lasciarlo perdere. E qualcosa cosa mi fa estremamente paura.
Mi manca da morire, ma il problema principale è che per lui ora esiste solo quella sottospecie di scheletro vivente dai capelli biondi.
Aveva ragione Bella Swan, quando diceva ‘L’amore è irrazionale, più ami qualcuno, più perdi il senso delle cose’.

 

7.

 
“Dio Sheeren, aiutami. Non resisto più” sospiro rigirandomi nel mio letto. Sono ancora in quell’orrenda stanza che non sa di me, dalle pareti azzurrine e dal parquet tirato a lucido.
Sono passati tre mesi, due settimane e un giorno da quando Justin ha deciso di voler essere solo un amico, per me, ed io ho passato il novanta percento delle mie giornate a telefono con Sheeren, sperando in un suo miracolo. Ma purtroppo niente.
“Devi dirglielo, devi dirglielo e basta. Non c’è altra soluzione, Abigail. Svegliati da questa maledetta vita dove sei la vittima e rialzati” ripete, forse per la decima volta solo nelle ultime 48 ore. Ma questa volta ha detto il mio nome per intero, il che significa che è molto decisa, che a sua volta significa che se non lo faccio sarebbe capace di arrivare fin qui con tanto di fucile, portarmelo alla gola e spingermi fino alla stanza di Justin.
Rabbrividisco al pensiero. Io a Justin non voglio dire proprio niente. non voglio dargli la soddisfazione di sapere che io gli sono sempre stata dietro come un cagnolino fedele, pronta a subirmi giornate dove mi abbandonava completamente, senza neanche la ciotola piena di croccantini.
Perché sto parlando di cani? Oddio, il cervello mi scoppia.
“Ma cosa dovrei dirgli, eh? Dovrei per caso fargli sapere che sono diventata ormai dipendente da lui? Che sono tre mesi che mi manca fare sesso con lui? Sei impazzita o mio fratello ti ha dato alla testa, She?!” sbotto, e il mio tono suona più disperato di quanto volessi. La loro storia va a gonfie vele e quasi li sto odiando, ma penso sia solo un po’ di sana invidia. Irradiano dolcezza e tenerezza da tutti i pori e questo mi fa sentire ancora più sola.
Odio dover essere così nei confronti della mia migliore amica. Insomma, non lo siamo mai state.
“Non mi interessa, Abby. Ma ti vedi? Dovresti essere felice di non dover più sentirti usata e invece stai sempre peggio. Ma non vedi come ti sta riducendo, piccola?” nell’ultima parte il suo tono passa da arrabbiato a dolce. Ha solo un anno in più a me, e all’inizio mi riteneva la sua sorellina più piccola, quindi quel tono dolce, quasi da mamma protettiva, mi faceva sentire capita e in qualche modo aiutata.
“Si, lo so..” rispondo, senza saper realmente cosa dire. Tutto mi sta semplicemente facendo girare la testa. Quasi non vedo più i contorni delle cose. Tutta questa situazione mi sta facendo perdere la razionalità che c’era in me. Sembro una di quelle adolescenti al primo giorno di liceo. Spaesata, confusa, incompresa, invisibile. Sola, dannatamente sola. Senza di lui, mi sento sempre sola.
Faccio un respiro profondo. Con calma.
Quando mi decido ad aprire la porta però, mi prendo altri due minuti buoni – scanditi dal ticchettio del mio orologio, unico rumore nel corridoio silenzioso – per sistemare bene nella mente tutte le parole, una ad una.
Avevo attaccato con Sheeren tre orette prima, mi ero fatta un bagno rilassante di almeno un ora, e ci avevo impiegato un eternità ad arricciarmi i capelli. Di solito, lo facevo per calmarmi prima di un compito in classe o un’interrogazione. Mi rilassava e mi riempiva la mente.
Poi avevo ripassato il mio intero armadio per scegliere cosa mettere, avevo attraversato il corridoio così lentamente che probabilmente la tartaruga più lenta del mondo mi avrebbe superato, per poi ridermi in faccia. Ogni passo era una riflessione a sé. E alla fine avevo deciso.
Anche se sono ormai dieci minuti che fisso la porta. Quasi sono tentata dal raggiungere di nuovo la mia e serrarmi nella stanza, visto che è di fronte a questa.
Respiro l’ultima volta e spinta da qualcosa di invisibile – forse il sostegno di Sheeren – tiro giù la maniglia ed entro nella stanza di Justin.
Improvvisamente, i contorni delle cose tornano ad essere completamente visibili ai miei occhi e la scena è inconfondibilmente ciò che penso.
Gli occhi di Justin incontrano per un secondo i miei, e lo vedo arrossire. In meno di trenta secondi, neanche stessi facendo una maratona, faccio un passo in dietro, apro la porta, esco e richiudo immediatamente la porta. Ho il fiatone. Non avevo mai visto Justin arrossire così tanto. Cerco di respirare normalmente, ma ho un grosso groppo dentro che di certo non mi aiuta.
Dopo neanche mezzo minuto, Justin esce dalla stanza a petto nudo. Le sue gote sono tornate alla loro colorazione naturale, vorrei succedesse anche al mio cuore che minaccia di morire.
“Scusa, pensavo non ci stessi in casa” sussurra leggermente imbarazzato, mentre sento i fruscii del tessuto sulla pelle di Dominique mentre si riveste. Da quanto ho il super udito? Ma soprattutto, perché mi fa così male?
“N-no, non ti preoccupare. Volevo solo dirti una cosa, scusa se  ti ho d-disturbato” balbetto e lui inizia grattarsi la nuca.
Non è la prima volta che l’ho visto nudo, ma è la prima volta che l’ho visto fare qualcosa nudo con qualcun’altro. Alla faccia della ‘voglio restare vergine fino al matrimonio’.
“A quanto pare, però, non vuole più arrivare vergine all’altare” continuo, dando una voce ai miei pensieri.
Sorride imbarazzato e annuisce.
“Già, a quanto pare..” sussurra rialzando il capo per guardarmi in faccia. Ah, finalmente. Anche se era un’altra la domanda che mi tormenta
“Ma.. è la v-vostra prima volta?” gli chiedo infatti, balbettando ancora. Torna a guardare il parquet del corridoio, leggermente più scuro di quello delle camere. Io avrei preferito questo, con l’azzurro delle parti della mia. Perché diamine parlo del parquet?!
“N-no” balbetta lui in risposta e gli torna una delle fossette sulla fronte, di solito segno di concentrazione, ma nei mesi avevo imparato che spesso gli si formavano anche in situazioni imbarazzanti.
Oh, caro mio, potrai anche essere imbarazzato, ma io sono distrutta.
Okay, respiriamo. Respirare è la prima regola, sempre.
Oddio, ma che diamine sto dicendo. Qualcuno freni il mio cervellocuore in caduta libera.
“Ottimo, ci rivediamo. A più tardi, Justin” sbuca all’improvviso la biondina dalla porta, di nuovo in tiro, con i capelli cotonati e perfettamente su, il trucco marcato e con un’espressione completamente indifferente stampata in faccia.
Ma come si fa ad essere annoiati ed indifferenti dopo essere uscite dalla camera di Bieber?
“Okay, Dominique, usciamo stasera?” sussurra speranzoso Justin ma Dominique, neanche mi stesse imitando nella mia corsa contro il tempo di pochi minuti fa, è già fuori la casa maneggiando con il suo blackberry.
Non ho parole. Hai la possibilità di stare tutto il giorno con il biondino che ho di fianco e preferisci messaggiare con qualcun’altra biondina ossigenata dagli occhi neri col tuo cellulare?
La gente ha ragione, il mondo sta andando a rotoli. Ma rotoli impressionanti. O forse semplicemente lei.
“Come non detto” sussurra poi con tono deluso. Mi viene da abbracciarlo.
“Se vuoi, puoi uscire con me” sbotto improvvisamente, mimando con le mani la nuvoletta di un caffè fumante e lo vedo sorridere.
“Certo, così mi puoi dire anche quella cosa” afferma, prima di farmi un occhiolino, per poi filare un secondo nella sua camera per infilarsi una t-shirt bianca e delle converse rosse.
Già, io ancora dovevo dirgli quella cosa. Fremo al pensiero. Come glielo dico?

Quando arriviamo al primo caffè vicino casa nostra, ho dimenticato la questione ‘quella cosa ’ grazie alle chiacchiere allegre con Justin. È bello parlare con lui camminando tranquillamente tra la gente.
Il locale è abbastanza vicino l’appartamento, ma circa quattro volte gruppetti da tre o quattro ragazze ci hanno fermato per qualche foto o un autografo, una mi ha perfino chiesto se fossi davvero io la cugina che si vedeva in copertina su un giornale che non avevo mai visto. Ero davvero sorpresa.
“Eccoci qui. Vai a sederti ordino io. Cappuccino con scaglie di cioccolato, vero? Ormai ho imparato!” se mi fa un altro occhiolino così svengo qui, sotto l’arco della porta in vetro traslucido e legno mogano di questo bar che odora di zucchero filato.
“Okay, però poi mi dici quanto ti devo, ci conto” gli rispondo, iniziando a cercare un tavolino libero con lo sguardo. Mi spinge leggermente col gomito, sorridendo.
“Non fare l’idiota, non è da te!” e ridacchiando va al bancone. Scuoto la testa sorridendo e sedendomi ad un tavolino più isolato rispetto agli altri, vicino ad una piccola finestrella che dava su un parco. Delle bambine stanno saltando la corda ridendo come matte. Che tenere.
Mentre le guardo, quasi non mi accorgo di Justin che tiene i due caffè in bilico in una sola mano, mentre nell’altra mantiene un vassoio di biscotti di pastafrolla con scaglie di cioccolato.
Oddio, si è davvero ricordato che li adoro?
Mentre parliamo sembra quasi si sia dimenticato che ha accettato di uscire solo per sapere cosa avevo da dirgli, quindi sono tranquilla e serena.
O almeno lo ero, prima di sentire Justin chiedere innocentemente: “Ah, ma cos’era quella cosa di cui volevi parlarmi?” e per poco non mi affogavo col cappuccino.
Inizio a guardarmi intorno. Questo posto sa di casa e antiquariato. È quasi tutto in legno, ed è parecchio piccolo anche se stipato di tavolinetti e persone. Ha tanto l’aria di uno di quei localetti che andavano di moda una trentina d’anni fa, con quelle lucine al neon e le luci offuscate.
Quando inizio a descrivere in mente i posti, paragonandoli a qualcosa di molto vecchio, è perché sono più agitata dell’agitazione fatta persona.
E adesso cosa gli dico? Che mi manca da morire andare a letto con lui?
Prendo un altro respiro profondo. Se oggi avessi dovuto pagare i miei profondissimi respiri, avrei speso una cifra enorme.
“Mh, vedi.. volevo dirtelo da un po’, in realtà. Circa da due mesetti” cerco di prender tempo per pensare ma mi riesce difficile.
“Wow, e te lo fai uscire solo ora? Sapevo fossi molto chiusa, ma non fino a questo punto” sta zitto e lasciami pensare, ti prego. Alla fine opto per una mezza verità.
“Mi ha fatto piacere uscire con te. quello che volevo dirti era che mi sei mancato tanto, sai, da quando abbiamo smesso di.. mh, insomma, essere più intimi. Non ci vediamo più spesso..” sto iniziando a sparlare, me lo sento, e prima di dire cose che non dovrei dire a nessuno, chiudo da sola la bocca, aspettando una sua reazione. Sorride apertamente. Uno di quei suoi sorrisi a tre milioni di denti che ti lasciano senza fiato.
“Anche tu mi sei mancata parecchio. Prometto che da oggi in poi, torneremo qui tutti i – e qui controlla il suo iPhone per vedere che giorno è – mercoledì della settimana!” sbotta allegro.
Okay, chissà perché adesso adoro i mercoledì più di qualsiasi altro giorno della settimana. Anche se non ha accennato nessuna sensazione di nostalgia al fatto che mi manca l’intimità con lui, credo di averglielo fatto capire davvero, infondo. In realtà mi mancano quei momenti di estrema dolcezza che parecchi mesi fa condividevamo. Erano una novità, ma poi c’ho fatto l’abitudine. Mai fare l’abitudine a qualcosa di troppo bello per essere vero.
E infatti, ecco che Justin inizia a controllare ossessivamente lo schermo del suo cellulare, e quando gli chiedo cosa diamine abbia mi risponde semplicemente che Dominique non risponde ai suoi sms.
Improvvisamente ripenso all’espressione annoiata o diffidente che ha sul volto quando è con Justin, mentre lui ha rinunciato alla sua facciata da duro e anche un po’ puttaniere per stare con lei.

Non posso crederci. Siamo tornati immediatamente, quasi di corsa, a casa perché Justin ha ricevuto un sms di Dominique che recitava testuali parole: O TI MUOVI A VENIRMI A PRENDERE, O STASERA NON SI FA PROPRIO NIENTE, e lui da bravo cagnolino è fuggito da lei, lasciandomi sola a giocare a carte con mio zio Kenny. Ma lo strazio è durato ben poco, perché è tornato dopo neanche un’ora e mezza dicendo che Dominique dopo ‘aver ricevuto le sue effusioni’ l’ha letteralmente cacciato di casa.
Due secondi fa, quando ha sbattuto la porta di camera sua con una faccia da cane abbandonato, mi sono resa conto che in realtà mi manca lui e basta, e vederlo soffrire mi sta facendo soffrire il doppio. Ma so che infondo se lo merita. Mi ha fatto cadere nella sua trappola senza pentirsene e poi mi ha abbandonato per miss ‘fai come ti dico altrimenti finisce male’.
Ed ora mi ritrovo innamorata e a giocare a briscola – gioco ereditato dalla conoscenza di parenti italiani, davvero poco divertente – con mio zio mentre lui si strazia per quella.

Se qualcuno di potente lassù esiste, non gli perdonerò mai di avermi donato tanta incapacità nei rapporti umani, ma lo ringrazio della semi-vendetta che mi sta offrendo.

   
 
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