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Autore: sorita    14/07/2012    1 recensioni
America, Arizona. Non tutto si è risolto dopo l'ultima battaglia contro il D-Reaper, manca ancora un piccolo ma importante dettaglio.E per risolverlo c'è Ruki, inviata dall'agenzia segreta Hypnos di Yamaki e i suoi compagni. Ma non sarà così facile come possa sembrare.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ryo Akiyama, Un po' tutti | Coppie: Ruki Makino/Rika
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ruki passeggiava in giardino, guardandosi intorno.
 
Era tarda mattinata, quasi ora di pranzo, ma era alla ricerca di un posto tranquillo.
 
Sentiva un po’ d’ansia dentro di sé perché non vedeva l’ora di collegarsi con la base.
 
Voleva sapere cosa avessero trovato all’interno del computer di Ryou.
 
Già, di quello stupido.
 
Non aveva chiuso occhio la notte per colpa sua.
 
Le erano rimaste impresse quelle parole che le aveva detto.
 
Diceva che il suo comportamento era tutta una montatura, ma poteva essere possibile?
 
Si ostinava a dire che in questi anni aveva aspettato solo lei.
 
Forse era anche per questo l’ansia che sentiva addosso, voleva vedere se le aveva mentito.
 
Ma cos’era quella sensazione? Ryou le aveva fatto sempre uno strano effetto.
 
-Ruki, puoi parlare?- la voce di Jianlinag la svegliò completamente.
 
Si guardò per l’ultima volta intorno,e, dopo essersi assicurata che fosse tutto tranquillo, proseguì:
 
-Ok, possiamo iniziare. Ditemi tutto per filo e per segno.
 
-Ryou ne sa davvero meno di noi.- dichiarò diretto Yamaki.- Non sa neanche che quel cristallo proviene da Digiworld.
 
Ruki fece finta di avvicinarsi ad una pianta di rose, per vederle meglio da vicino.
 
-Però, abbiamo trovato informazioni utili, per esempio non sapevamo neanche come fosse fatto e lui ha alcuni dati, e relative ipotesi di cosa potrebbe essere.
 
-Ipotesi?- la ragazza pensò al giorno prima, quando lui le chiese un parere.
 
-Si, e una di quelle è che sia un materiale proveniente da un altro mondo. Ryou in qualche modo ci è arrivato, ma questa cosa che Smitt lo ha tenuto fuori, mi confonde le idee.
 
-Già, non ci capisco più niente.
 
-Essendo suo caro amico, perché nascondergli i dettagli su ciò?- si chiese Takato.
 
-Smitt è intelligente, e non si fida di nessuno, neanche del suo amico evidentemente. Ma Ryou mi insospettisce, sembra quasi che stia indagando per conto suo su James, è questo che mi confonde. Se sono amici, lui si dovrebbe fidare e non fare ricerche sul suo conto.
 
-E’ la stessa osservazione che ci siamo fatti.- intervenne il cinese- Comunque pensavamo di trovare di più, ma meglio di prima ne sappiamo.
 
Ruki sospirò, aveva ancora quella tensione addosso e continuava a tornarle in mente lo sguardo serio e ,apparentemente, sincero del ragazzo.
 
Si sentiva scossa, il suo comportamento di ieri l’aveva turbata un bel po’.
 
-Ruki, devi andare a pranzo ora, non fare ritardo.
 
La voce di Yamaki la risvegliò ancora.
 
Si accorse di essere molto distratta quel giorno, e ciò non doveva assolutamente accadere.
 
Doveva mantenere perennemente la concentrazione, era in missione e non si poteva tradire.
 
Così, obbedì.
 
 
 
 
 
Pranzarono come sempre, o meglio, gli altri pranzarono e lei fu costretta di nuovo a sentire i discorsi noiosi dei neo colleghi e le loro inutili avances.
 
Quel giorno faticava stare al gioco, e lo faceva controvoglia.
 
Si chiese più volte dentro di lei quando poteva entrare in azione, non vedeva l’ora di finire quella farsa.
 
E non vedeva l’ora di smettere di far finta di non notare lo sguardo continuo e perenne di Ryou.
 
Da quando era entrata, non l’aveva persa mai di vista, e la tensione dentro Ruki aumentava sempre di più, ogni minuto del suo sguardo.
 
Appena pranzo, come già deciso, si riunirono di nuovo in sala conferenze, ma stavolta solo i membri dell’agenzia.
 
Finalmente, forse, qualcosa di interessante era arrivato a muovere la giornata.
 
Prinson le si sedette a fianco.
 
Era l’unico che non la squadrava di continuo e non si faceva avanti, per questo quasi ne fu felice della sua vicinanza.
 
-Come si sente, signorina Makino?- le chiese sorridendo.
 
-Molto tesa, sa, ancora non ci credo. Non solo mi hanno scelta, ma avrò la possibilità di lavorare con lei.
 
In realtà, non stava proprio mentendo.
 
Ruki ammirava davvero ciò che aveva fatto quell’uomo.
 
-Sono davvero felice che pensiate questo.
 
Si scambiarono un sorriso, per poi prestare attenzione a James che iniziò a parlare.
 
Fece il solito e noioso discorso introduttivo, ripetendo di nuovo cosa stessero cercando.
 
Poi, proseguì rivolgendosi soprattutto ai due archeologi:
 
-Bene, a questo punto dovrete entrare in scena voi due,mister Prinson e Miss Makino. Vi daremo ad ognuno la mappa e le indicazioni del luogo ipotetico in cui si troverebbe il manufatto. Voi dovrete spiegarci qual è la strada migliore che possiamo intraprendere e come entrare nell’ipotetica grotta che dobbiamo attraversare per raggiungere il relitto.
 
Questa volta, Ruki fu molto attenta alle parole dette da James, finalmente tra un po’ sarebbe entrata in azione.
 
-Possiamo confrontarci, oppure dobbiamo pensare ognuno ad una soluzione?- chiese l’uomo.
 
-Come volete, se vi va potete lavorare insieme, l’importante è che trovate una soluzione per domani a pranzo, abbiamo intenzione di partire al più presto.
 
Si guardarono di nuovo, dicendosi indirettamente che avrebbero trovato sicuramente una soluzione lavorando assieme.
 
-Ebbene, proseguiamo. La squadra addetta alle attrezzature deve far trovare tutti i mezzi pronti entro domani sera, collaudati e testati!
 
Aspetta, aveva già finito?
 
La ragazza rimase confusa, aveva ragione Ryou.
 
-Mi scusi.- lo interruppe Prinson al posto suo.
 
James si voltò, prestandogli attenzione.
 
-Ma è tutto qui?- chiese facendo anche da voce ai pensieri di Ruki.
 
La ragazza guardò attentamente il signor Smitt, in attesa di risposta.
 
-Si, tutto qui.
 
-Ma non abbiamo altre informazioni o altri dati?Per esempio come è fatto, di che materiale è… non possiamo andare alla cieca!- notò.
 
Dopo un attimo di esitazione, rise e rispose:
 
-No, non abbiamo alcun dato rilevante, solo ipotesi non fondate quindi mi dispiace, ma per ora datevi da fare solo su questo.
 
Proprio come aveva detto il compagno, infatti lo guardò involontariamente poco dopo e lo trovò a guardarla, come sempre, ma stavolta aveva un’altra espressione, molto seria.
 
Ruki era più confusa di prima, quindi poteva credere a Ryou? Ma era la sua guardia del corpo, ma soprattutto il suo migliore amico.
 
Non poteva, anche se sentiva un dispiacere dentro.
 
James dichiarò di voler partire entro due giorni e dettò ordini ben precisi: attrezzatura, mezzi di trasporto, scorte, un eventuale medico ed armi.
 
Si, anche armi. Le aveva giustificate dicendo che avrebbero incontrato probabilmente delle persone che stavano cercando lo stesso manufatto, ma queste erano una minaccia.
 
Erano associazioni provenenti da tutto il mondo, e i loro scopi erano malvagi, così per lo meno si era giustificato.
 
Alla ragazza venne da  ridere, sapeva che in realtà il peggiore tra tutte quelle agenzie fosse lui, forgiare un’arma che poteva scatenare una guerra, non c’era niente di più malvagio.
 
Ma si doveva restare al gioco.
 
 
 
 
 
 
 
Finita la riunione, Ruki si prestava a parlare con Prinson per mettersi d’accordo sul da farsi.
 
Dovevano lavorare insieme, per arrivare a qualche idea utile.
 
Ryou, dopo aver sorseggiato un po’ di champagne gentilmente offerto dopo la riunione, stava per avvicinarsi ai due, ma venne preceduto da James che andò proprio verso chi voleva andar lui.
 
Le attirò l’attenzione appoggiandole una mano sulla schiena e ,dopo aver chiesto scusa all’altro archeologo, si allontanarono di un poco per parlare evidentemente in disparte.
 
Al ragazzo dagli occhi limpidi venne un sospetto, e la tensione dentro di sé cominciò a salire, nemmeno sapeva il perché.
 
Continuò ad osservarli da lontano e cominciò a porre molta attenzione sulle espressioni dei due.
 
Notò che all’inizio ridevano, James come al solito le stava facendo altri complimenti e stupide battute.
 
Poi, dopo qualche altra risata, vide che l’amico si era avvicinato un po’ troppo a Ruki e cominciò a sussurrarle qualcosa all’orecchio e solo in quel momento vive che la ragazza cambiò per un attimo espressione.
 
Non appena James finì di parlare, Ruki si voltò per guardarlo negli occhi, con espressione alquanto stupita.
 
Ma il signor Smitt le baciò la mano e le disse:
 
-A più tardi.
 
Riuscì a captare lo sguardo un po’ scosso della donna, ma poi cercò di far finta di nulla.
 
Così Ryou decise di andare direttamente dal suo caro amico, per togliersi una volta per tutte il dubbio che aveva.
 
Lo fermò appena in tempo, prima che potesse sparire.
 
James lo guardò con il solito sorriso in bocca, sapendo già cosa potesse volere.
 
Ma non si fece avanti, anzi, aspettò le prime parole del compagno.
 
-Ehi, James.
 
-Mio caro Ryou, dimmi tutto.- fece mettendogli un braccio sopra alle spalle e continuando a camminare con lui.
 
-Lo sai bene che con lei ci voglio provare io, vero?
 
Rise alla sua affermazione.
 
Con l’altra mano libera gli diede un colpo al petto, e sorrise un’altra volta:
 
-Ryou, vuoi provarci sempre con tutte, lasciamene una ogni tanto, no?
 
L’idea che aveva in testa prendeva conferma ogni attimo di più.
 
-Ma lei mi interessa più di tutte le altre, dai James.
 
A quel punto si fermò, guardandolo negli occhi ma senza cambiare la sua espressione vivace:
 
-Mi dispiace, te l’avevo detto all’inizio che mi poteva interessare, così l’ho invitata nel mio appartamento oggi pomeriggio. Ne succederanno delle belle, che dici?
 
Scoppiò in una risata e, dopo avergli dato due pacche sulle spalle, se ne andò, lasciando un Ryou in apparenza calmo ma dentro furibondo.
 
 
 
 
 
 
 
-Mi avevate detto che non aveva tempo per queste cose!
 
Ruki era furibonda.
 
Era dentro al suo bagno, tenendo la radio accesa e fingendo di farsi una doccia.
 
In realtà, era in collegamento con la base.
 
-Si, in teoria si doveva partire subito per andare in missione, ma ha preso più tempo di quanto pensassimo…- fece Takato.
 
-Suvvia Ruki, non è  detto che ti abbia invitato solo a tal scopo…
 
Si sentì una forte risata da parte di Hirokazu:
 
-Jianlinag, neanche tu ci credi a ciò che hai detto! Mi pare ovvio che se la vuole portare a letto!
 
Si sentì il rumore di qualcosa che si era spezzato, un suono davvero sordo.
 
-Lo hai sentito, Hirokazu? Quando ci vedremo farai la fine di questa spazzola!
 
-Stiamo calmi.- intervenne Juri.- Allora, Ruki, se non te la senti non andare.
 
-Ma non posso rifiutare un suo invito ad un passo dalla missione! Che poi mi ha messo in squadra per miracolo, mi può sbattere subito fuori.
 
-Il miracolo si chiama Ryou!- continuò imperterrito Hirokazu.
 
Stavolta fu la donna dai capelli rossi a sentire uno strano rumore e le lamentele di quel ragazzo.
 
Dopo essersi schiarita la voce, l’amica dagli occhi castani continuò:
 
-Stavamo dicendo, che devi fare come vuoi, Ruki.
 
Sospirò.
 
In realtà, non era come diceva l’amica, lei non aveva altra scelta.
 
Girò avanti e dietro per quel bagno, per fortuna era abbastanza grande.
 
I suoi compagni erano in attesa della sua decisione, ma poi la espose subito:
 
-Sentite, io vado. In caso, mi inventerò qualcosa.
 
-Ma sei sicura?- chiese di nuovo l’amica, un po’ preoccupata.
 
-Fa attenzione, rimaniamo in collegamento se vuoi. – fece Yamaki serio.
 
-Si, meglio di un film porno sarà!
 
Ruki sentì dei suoni forti e le urla di Hirokazu, sicuramente lo stava picchiando Juri al posto suo.
 
-Ok, ci sentiamo dopo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Ruki si stava dirigendo verso l’appartamento di Smitt.
 
Era tesa, ma non doveva darlo a vedere.
 
Aveva paura che non appena la toccasse, reagisse male.
 
Doveva far in modo di mantenere le distanze, sarebbe stato davvero difficile.
 
Sbuffò.
 
Per lei la parte difficile delle missioni era proprio questa, far finta di sapersi relazionare, essere seducente con degli imbecilli e comportarsi come lei non voleva.
 
Quanto desiderava di impugnare una pistola!
 
Nel frattempo, stava attraversando un altro giardino.
 
Praticamente era la stessa strada per arrivare da Ryou solo che ad un certo punto aveva dovuto prendere un sentiero opposto alla sua villetta.
 
E infatti, poco dopo, intravide l’altro modesto appartamento, molto simile a quello del compagno, solo che era un po’ più grande e vi erano delle telecamere esterne.
 
Si avvicinò anche se di fuori vi erano altre due guardie del corpo, con tanto di occhiali da sole scuri e smoking nero.
 
Non appena arrivò vicino ai due ,che cominciarono a squadrarla,  spiegò che aveva un appuntamento con signor Smitt.
 
I due uomini cominciarono a collegarsi con James, ma uscì prontamente fuori:
 
-Oh, miss Makino! La stavo davvero aspettando!
 
Si avvicinò, con un bel sorriso, era davvero felice di vederla.
 
A Ruki quasi le venne rabbia,invece, vedendolo così entusiasta.
 
Ma doveva fingere, e si mostrò felice anche lei.
 
-Molto piccolo il suo appartamento.- scherzò subito, andandogli incontro.
 
L’uomo fece cenno alle sue guardie di allontanarsi da lì, e si spostarono ancora più all’esterno.
 
-E’ solo un alloggio momentaneo ,poi.- fece il modesto.
 
Quanto odiava questi tipi ricchi di soldi e di potere!
 
Sorrise, seguendolo verso l’interno.
 
La portò subito verso una bella sala, simile a quella che Ryou aveva nell’interrato, ma questa era invece al piano terra.
 
Vi era un bel salone e un piano bar tutto per loro.
 
La piscina, però, era appena fuori, sotto ad un decorato porticato.
 
Le pareti ,che davano verso l’esterno, erano quasi tutte vetrate.
 
Non sapeva se esserne felice o meno: in teoria così chiunque potevano vederli dall’esterno, doveva tranquillizzarla questo aspetto, ma da James si aspettava di tutto.
 
-Champagne, mia cara?
 
Annuì regalandogli un altro sorriso e pensando che lo avrebbe ucciso ben volentieri alla prima occasione.
 
Intanto, si guardò intorno e notò che non vi erano telecamere all’interno della casa, almeno quello!
 
 La sua ispezione fu interrotta dalla mano di James che le porse il bicchiere e lo fece subito sfiorare con il suo:
 
-Al nostro incontro, miss Makino.
 
Fece sedendosi accanto a lei.
 
-A noi due.- mentì ancora accennando ad un sorriso.
 
Per non restare in silenzio, Ruki cominciò a parlargli del più e del meno:
 
-Però, davvero un bel posto. Come ha fatto ad arrivare fino a qui?- chiese facendo finta di essere interessata.
 
Dopo aver sorseggiato lo champagne , le prestò di nuovo attenzione:
 
-Le sembrerò uno sbruffone, però fin dalle scuole ero ritenuto un genio, ben al di sopra della media. Così, già dai primi anni di università in cui cominciai a seguire più corsi insieme, dall’ingegneria elettronica, alla meccanica così via, il governo mi mise alla prova e mi fece iniziare a lavorare. Imparai subito come funzionavano le cose, così ben presto riuscii ad aprire una mia agenzia segreta. Avevo guadagnato un bel po’ di soldi ed i miei investimenti sono andati a segno.
 
Ora lo odiava sempre più.
 
-Wow, incredibile, davvero. Se ne sentono poche di storie così.
 
-Già, ma mi parli di lei. Quindi verrebbe dal Giappone? Come ha fatto ad arrivare fino a qui?
 
Posò il bicchiere sul tavolino che aveva davanti a sé, e si preparò per raccontare:
 
-Le sembrerò una sbruffona, però anche io sono stata considerata una specie di studentesse modello, non così presto come lei, ma già da quando sono entrata all’università. Ho approfittato delle varie offerte che mi venivano messe davanti, missioni su missioni in posti desolati e deserti, pieni di pericoli. Ma più era rischioso e più mi intrigava. Così, sono arrivata qui.
 
James si avvicinò di più, cominciando a giocare con le sue ciocche rossicce, raggomitolandole tra le sue dita e sciogliendole ripetutamente.
 
-Allora, siamo due sbruffoni.- scherzò.
 
Ruki si stava agitando, stava accorciando troppo velocemente le distanze.
 
-Come ha fatto a trovare quel relitto disperso nel Grand Canyon?- chiese all’improvviso restando apparentemente calma.
 
Dopo aver giocato un altro poco con i suoi capelli, fece scivolare la mano al collo, per poi alzarle di nuovo il viso:
 
-Avendo un campo ampio di conoscenza, sono entrato in possesso di particolari macchinari, in parte frutto di miei progetti, in parte già creati, che mi hanno aiutato a tale scopo.
 
Non disse nulla di più, anzi, cominciò ad avvicinare le labbra a quelle della ragazza.
 
Alla faccia dell’andarci piano, erano seduti da dieci minuti e già si faceva avanti.
 
Ruki però non sapeva come reagire, che altro poteva fare?
 
Sentì,nel mentre, la mano di quell’uomo sfiorarle anche la gamba, accarezzandola piano piano e portarla delicatamente fino al bacino, infilandola nello spacco del vestito.
 
La donna lo stava per uccidere a quel tocco, ma all’improvviso accadde qualcos’ altro.
 
Sentirono rompere un vetro e un rumore strano.
 
Ruki ne approfittò per voltarsi e fare finta di spaventarsi a quel suono improvviso.
 
James, dopo aver riportato a se lentamente la mano, si alzò e cominciò a guardarsi intorno.
 
-Che è stato?- fece Ruki mentre cominciò ad alzarsi.
 
James la strinse a sé, pensando che avesse paura.
 
Ruki invece lo guardò storto per poi riprendersi subito e stare alla sceneggiata.
 
Così fece finta di ricambiare la stretta.
 
Cominciarono poi a sentire un odore strano, quasi di bruciato.
 
Il signor Smitt decise di affacciarsi al corridoio dicendo a Ruki di aspettare lì.
 
Sparì dalla vista della donna, ma anche lei si era insospettita e di certo non poteva lasciar andare James da solo, anzi, forse così sarebbe entrata ancora di più nelle sue grazie.
 
Andò verso il corridoio, mentre l’odore di bruciato cresceva.
 
Quando si affacciò, notò un fumo scuro, evidentemente stava bruciando qualcosa.
 
Quasi corse verso quella direzione e trovò il signor Smitt con un estintore che cercava di spegnere delle fiamme che si innalzavano sempre più.
 
-James!- urlò non appena vide una finta trave in legno che stava per cedere dal soffitto.
 
Ruki gli saltò addosso poco prima del suo crollo.
 
L’uomo guardò prima la trave che stava bruciando a terra e poi la donna che era quasi sopra di lui.
 
Alla giovane venne qualche colpo di tosse, il fumo stava aumentando.
 
Si alzò di fretta, porgendo la mano al signor Smitt.
 
Gli occhi cominciavano a bruciare, così si avviarono verso l’uscita di corsa, tenendosi per mano.
 
Con l’altra, James cominciò a chiamare le sue guardie del corpo che erano fuori, per avvertirle della situazione.
 
Ne approfittò anche per insultarle per tutto ciò che era accaduto.
 
In una manciata di minuti, erano arrivati sia i soccorsi che i vigili del fuoco.
 
L’hotel era pronto ad ogni evenienza.
 
A Ruki le avevano avvolto un asciugamano fresco sulle spalle, si era bruciata un poco in quella stanza.
 
James andò subito dalla ragazza, accarezzandole il viso:
 
-Sono mortificato, signorina Makino. Davvero.
 
-Scherza? Non è mica colpa sua.
 
-Mi ha salvato la vita, è stata davvero essenziale.
 
Lei sorrise e pensò che ancora le doveva servire vivo, solo per questo era salvo.
 
-Le prometto che troveremo chi è stato, e lo farò fuori di persona.
 
Ruki gli prese le mani e gliele strinse facendo la finta grata, con quei suoi occhi violacei che avevano fatto sciogliere tutti.
 
Dopo averle sorriso di nuovo, si avviò velocemente verso le sue guardie, furibondo.
 
Solo allora la bella archeologa cominciò a ragionare.
 
Era stato troppo un caso, proprio mentre stava per succedere il peggio era scoppiato miracolosamente quell’incendio.
 
Non aveva mai avuto così tanta fortuna.
 
-Ruki, stai bene?Ma che è successo?- la voce di Jianlinag la interruppe dai suoi pensieri.
 
Si guardò intorno e fece cenno ai medici dell’ambulanza di allontanarsi per chiamare qualcuno con il suo cellulare.
 
Fece così finta di digitare il numero e di mettersi il telefono alle orecchie, allontanandosi un poco.
 
-E’ scoppiato un incendio, non siete stati voi?
 
-Ma come potevamo? Ancora non siamo partiti per l’Arizona.
 
Stette in silenzio, guardandosi intorno di nuovo.
 
Non poteva essere stato un caso.
 
-Qualcuno lo ha fatto volontariamente.
 
-Cercheremo di indagare anche da lontano, può darsi che Smitt abbia molti nemici. Per fortuna è andato tutto bene.
 
Mentre ascoltava le parole di Jianlinag, Ruki notò qualcosa tra i cespugli che brillava con la luce del sole.
 
Si guardò dietro: erano tutti impegnati  con l’incendio e con la perlustrazione della zona opposta.
 
Si avvicinò velocemente e notò un mazzo di chiavi per terra, con vicino una tanica di benzina.
 
Stava per prenderla, sicuro ci sarebbero state impronte digitali del malfattore, ma si fermò non appena notò il portachiavi che era nel mazzo accanto.
 
Lo prese delicatamente sulle mani, quasi sconvolta perché già lo aveva visto, lo conosceva bene.
 
Era una sfera ricamata e decorata con fili metallici di colore argento e dorati, e davanti vi erano dei numeri.
 
Al lato vi era una rotellina per cambiarli, era una specie di combinazione.
 
Si portò una mano alla bocca, incredula di quello che aveva trovato, ma doveva affrettarsi, perché, se era come pensava lei, quella tanica doveva scomparire subito.
 
Si voltò, nessuno l’aveva notata ancora, così la prese e corse verso un laghetto artificiale nascosto tra i cespugli.
 
Si buttò a terra, per non farsi vedere in caso passasse qualcuno dall’altra sponda.
 
Prese un altro suo bracciale e tastò un pulsante per poi far apparire la parte superiore, rimpicciolita, di una bomboletta spray.
 
Cominciò a spruzzarlo sulla tanica, quel getto lo usava spesso per cancellare le sue impronte digitali.
 
Dopo essersi assicurata di averlo steso su tutto, cominciò a riempire la tanica di massi pesanti fino a gettarla nel lago.
 
Una volta affondata, prese il respiro e ricominciò ad osservare il portachiavi.
 
Lei sapeva la combinazione, o almeno un tempo era quella. Forse l’aveva cambiata ma ci provò lo stesso.
 
09 / 05/ 91
 
Non appena finì ad inserire l’ultimo numero, il portachiavi si aprì, facendo chiudere la bocca a Ruki con una mano per non emettere alcun verso di stupore o altro.
 
Non voleva che i suoi compagni sapessero, non sapeva perché.
 
All’interno della specie di amuleto, vi era una piccola foto di lei di un po’ di anni prima.
 
Chiuse gli occhi, incredula e scuotendo la testa.
 
Non poteva crederci.
 
Allora, forse, non le aveva affatto mentito e tutto ciò che le aveva detto era la pura verità.
 
Guardò di nuovo incredula il tutto, fino a chiuderlo all’improvviso.
 
Doveva sbrigarsi a tornare dove era prima, se no si sarebbero insospettiti.
 
Nascose le chiavi nella sua borsetta, e si diresse da dove era venuta.
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
Era ormai notte.
 
Ma qualcuno non riusciva a dormire.
 
Anzi, stava facendo tutt’altro.
 
Stava mettendo sotto sopra la sua casa, come se stesse cercando disperatamente qualcosa .
 
Erano ore ed ore che lo cercava.
 
Aveva ispezionato tutto il giardino e il luogo dell’incendio con la scusa di indagare, ma nulla.
 
Allora pensò di averle lasciate a casa.
 
Per fortuna aveva anche le chiavi di riserva se no non sarebbe entrato.
 
Più che altro, la sua paura era dovuta al fatto che forse qualcuno le avesse trovate prima di lui, e ciò poteva solo segnare la sua fine.
 
Tolse i cuscini dal divano, quasi nervosamente.
 
Ma niente.
 
Si sedette a terra, ormai senza speranza, mettendosi le mani tra i capelli.
 
Era pallido, e si sbiancava sempre di più non appena pensava a cosa poteva accadergli se fosse stato scoperto.
 
Sospirò, tanto non ce l’avrebbe fatta a dormire, quindi si alzò e ricominciò il tutto.
 
Si spaventò a morte quando vide che sulle scale del suo seminterrato, ad osservarlo, c’era qualcuno.
 
E rimase incredulo, poi, quando vide chi fosse.
 
Ruki era appoggiata con le spalle al muro e con le braccia incrociate, chissà da quanto tempo stava lì.
 
Dopo essersi passato una mano tra i capelli e dopo essersi ripreso dallo spavento che era stato davvero grande, la guardò ancora stupito:
 
-Come sei entrata?
 
Ma lei non rispose e continuò a guardarlo, questa volta con i suoi tipici occhi freddi e gelidi.
 
-Che stai facendo, Ryou?
 
Il ragazzo era sconcertato, ma non doveva restare muto:
 
-Volevo cambiare la disposizione de mobili, mi prendono questi attacchi di notte.
 
Scosse la testa, il suo umorismo non era cambiato di una virgola.
 
Cominciò a scendere lentamente gli scalini restanti, guardandolo ancora di striscio.
 
-Come hai fato ad entrare, allora?- chiese una volta che era scesa.
 
Ruki era rimasta a debita distanza, e, dopo qualche minuto di silenzio, prese la sua pochette da cui estrasse il mazzo di chiavi.
 
Allungò la mano e gliele fece vedere, facendolo impallidire di più.
 
Si sentiva solo il rumore causato dal dondolio del mazzo, che svaniva sempre più non appena rallentava.
 
-Sono entrata con queste, le riconosci per caso?
 
Ryou era quasi immobile, poi si riprese un poco e ,continuando a sudare freddo, si avvicinò a lei, prendendole il mazzo che aveva.
 
La ragazza incrociò di nuovo le braccia, guardandolo dritto negli occhi, ma lui non aveva il coraggio di ricambiare.
 
-Ti è caduta la lingua?
 
-Dove le hai trovate?- chiese all’improvviso, continuando a non guardarla e giocherellando con le chiavi.
 
Sospirò, scuotendo di nuovo la testa:
 
-Dietro ad un cespuglio, vicino ad una tanica di benzina piena delle tue impronte. Il tutto, a poca distanza dal luogo in cui oggi pomeriggio è scoppiato casualmente un incendio. Per caso, ne sai qualcosa?
 
Finalmente la guardò, era quasi furibonda.
 
Si diresse verso il suo piano bar, aprendo il frigorifero e prendendo un liquore.
 
-Ne vuoi?
 
Sbuffò in maniera evidente.
 
Stava perdendo tempo e cercando di cambiare argomento.
 
Aveva provato a farlo dire a lui, inutilmente.
 
Doveva essere lei ad iniziare il discorso.
 
-Se non avessi trovato io tutto ciò a quest’ora saresti morto, cosa ti è saltato in mente?- chiese arrabbiata appoggiando le mani sulla specie di bancone oltre al quale vi era il ragazzo che aveva appena mandato giù un po’ di liquore.
 
-Era tutto calcolato, sarei accorso io con la scusa di indagare e avrei preso le mie prove. Mi hai fatto prendere un colpo non facendomi trovare nulla!
 
Ruki sgranò gli occhi, attonita. Non solo le stava dando conferma di tutto ciò, ma le voleva addossare la colpa.
 
-Ma  perché l’hai fatto?! Sei la sua guardia del corpo, nonché suo migliore amico… c’è qualcosa che non so? Lo volevi morto?
 
Prese ancora il liquore e lo mandò giù tutto d’un fiato.
 
La ragazza ,più che nervosa, gli prese la bottiglia dalle mani per allontanargliela.
 
-Se lo volevo morto lo avrei ammazzato da un pezzo. Non volevo far del male a nessuno, era un diversivo…
 
La bella donna dai capelli rossi riportò le sue ciocche cadute in avanti dietro le spalle, le facevano troppo caldo.
 
Ragionò su quello che aveva detto.
 
Stavolta la guardava negli occhi.
 
-Un diversivo? Per cosa?-chiese non avendo ancora intuito la soluzione.
 
Sospirò, allungando le braccia e saldando la presa con il piano bar che li dividevano.
 
Chinò un poco la testa, per non incrociare il suo sguardo.
 
-Per non farti mettere le mani addosso da James.- disse tutto d’un fiato e non cambiando minimamente posizione.
 
Ruki ritrasse le mani che aveva appoggiato al bancone.
 
Lo guardò per un altro istante , quasi sentì il suo forte cuore sobbalzare a quella notizia.
 
Scosse la testa, ancora incredula e provò a parlare con tutta calma:
 
-Tu avresti dato il via ad un incendio per questo?
 
Si agitò a quella domanda, così si allontanò dalla sua posizione, passandosi di nuovo una mano tra i capelli.
 
Scrollò le spalle e si fece scrocchiare il collo, riprendendo il respiro e voltandole la schiena.
 
Ruki si appoggiò con un fianco al mobile, guardandolo ancora stupita.
 
Ripensò poi al portachiave, non l’aveva dunque mai dimenticata?
 
Aveva davvero fatto quel gesto solo per lei?
 
Solo perché non poteva vederla con James?
 
-Ho notato, che hai ancora quel portachiavi.- disse all’improvviso, cambiando argomento e facendo voltare il ragazzo.
 
La donna aveva cominciato a far finta di leggere l’etichetta della bottiglia, in attesa di una risposta.
 
Nel frattempo, toccandosi i bracciali, si era accertata che il dispositivo di collegamento con la base fosse spento.
 
Aveva chiuso il contatto con la scusa di andare a dormire, non aveva parlato con la squadra di quello che aveva scoperto e che sarebbe andata da Ryou.
 
Aveva preferito tenerselo per sé.
 
Nel mentre ricontrollava il tutto, aspettava  la risposta dell’agente che ancora esitava.
 
Dopo qualche minuto, decise di dire:
 
-Se è per questo, l’ho sempre portato con me. Ha ancora la stessa combinazione ,sai?
 
Ruki si ricordò quando l’aveva fatta mandare in bestia anni fa.
 
La corteggiava come sempre e lei era sempre lì a rifiutarlo.
 
Un giorno si era presentato dicendole che doveva farle vedere una cosa, e quell’oggetto era proprio quel portachiavi con la combinazione.
 
Le disse di inserire la sua data di nascita e lei, anche se non ne era del tutto convinta, lo fece, facendo aprire il medaglione e trovando la sua foto.
 
Spiegò il tutto dicendole che così l’avrebbe portata sempre con lui, non solo nel suo cuore ma anche nelle sue tasche.
 
Ruki, a quel gesto e a quella battuta, si infuriò, come sempre.
 
Ma solo ora si rese conto che quelle parole, dette quasi scherzando, risultavano vere.
 
L’aveva sempre tenuta con lui.
 
Finalmente lo guardò, lui non aspettava altro.
 
-Senti, mi dispiace se ti ho messa in pericolo. Ma non  era mia intenzione, è l’ultima cosa che farei.
 
Lasciò perdere la bottiglia e cominciò ad avvicinarsi al bel ragazzo castano, scostandosi altri capelli che le erano caduti in avanti.
 
-Ryou, puoi ripetermi cosa mi hai detto ieri?
 
Il ragazzo la guardò confuso, poi cercò di pensare, in realtà si erano detti un bel po’ di cose.
 
-Riguardo a cosa?
 
-Riguardo me, e te.- disse avvicinandosi ancora di più, fino a piantarsi davanti a lui.
 
Era seria, pensava che stesse scherzando invece il suo sguardo trasmetteva tutt’altro.
 
-Che non sei come tutte le altre.
 
-E poi?- chiese, avvicinandosi di più.
 
-Che sei l’unica donna che ho sempre desiderato, più di ogni altra cosa.- fece fissandola negli occhi e avvicinandosi anche lui.
 
Sentì Ruki prenderlo per la camicia che ancora indossava e tirarlo verso sé, fino a trovarsi faccia a faccia.
 
-…e che in tutti questi anni sei sempre stata nei miei pensieri.- concluse.
 
-Sei pronto a giurarmi che tutto ciò che mi stai dicendo è vero?
 
-Ci metto in palio la mia vita.
 
A quelle parole, Ruki circondò il collo del compagno con le sue braccia e lo baciò, togliendogli letteralmente il fiato.
 
Ryou ricambiò subito e le mise le mani sui fianchi.
 
La spinse contro la parete e cominciò a sfilarle di nuovo il vestito, e stavolta la donna non si oppose.
 
Anzi, cominciò a togliergli la camicia e , ancora una volta, il ragazzo la portò ,prendendola in braccio, nella sua camera da letto.
 
L’appoggiò sopra alle lenzuola, staccandosi un secondo e creando un attimo di confusione alla ragazza:
 
-Che c’è?- chiese con il fiatone, tenendo ancora le braccia intorno al suo collo.
 
-C’è qualcosa sotto? Mi avevi detto che non ti avrei mai potuta conquistare portandoti a letto.
 
Sorrise e con forza ribaltò la situazione, mettendosi sopra di lui ma avvicinandosi con il viso.
 
-E quando mi vieni sopra, c’è sempre qualcosa che non va!- esclamò scherzando.
 
Lei appoggiò due calde dita sopra alle sue labbra, per zittirlo.
 
Lo baciò sulla guancia fino ad arrivare all’orecchio:
 
-Non sei stato abbastanza attento, ho detto che non mi avresti conquistata portandomi a letto la prima sera, e no la seconda.
 
Gli uscì una risata, era davvero incredibile.
 
Così l’abbracciò e ribaltò di nuovo la situazione.
 
Quelle parole avevano dato il via libera al suo desiderio più nascosto.
 
 
 
 
  
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