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Autore: JulyAneko    14/07/2012    1 recensioni
Pensieri sparsi di un'ondata di sensazioni passate che non si riescono a scordare. E solo una vana speranza di follia...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: JulyAneko
Titolo: One Only Sensation
Rating: verde
Genere: Sentimentale, Introspettivo.
Avvertimenti: Oneshot
Note: I due personaggi della storia nascono da un gioco di ruolo su un forum (dreamyourlife-gdr). Il punto di vista è di Kayleen che è mia mentre Owainn, di cui si fa solo mensione, appartiene a quella gran donna di Mary. Queste poche righe si svolgono dopo un primo roccambolesco fra i due ragazzi.




One Only Sensation


C’era qualcosa di inquietante in quelle strade che scorrevano affollate sotto la finestra del mio appartamento. C’era qualcosa che pungeva la mia attenzione ormai da qualche giorno, esattamente da quella sera che mi ero ritrovata a dover fare i conti con una mia grandissima scelta sbagliata. Il fatto era che non riuscivo più a vederla come uno sbaglio, come qualcosa di erroneo… o almeno, solo in parte non riuscivo più a vederla così.
Mi avvicinai di più al vetro della finestra, poggiandovi una mano sopra e facendomi assalire dal freddo che si percepiva fuori. C’era davvero qualcosa che, ai miei occhi, era cambiato. E tutto si era svolto in una sola nottata o, meglio, in poche ore.
Il ricordo di quelle mani che mi afferravano era ancora vivido sulla mia pelle, quella paura di non riuscire a cavarmela in una situazione atroce nella quale mi ero messa con le mie stesse mani… coi miei stessi piedi che avevano deciso di passare da quel quartiere malfamato per arrivare al più presto a casa. Ed a casa non c’ero arrivata decisamente presto… ma non per quelle mani voraci che mi avevano sbattuta a terra, no, ma per delle mani gentili che mi avevano aiutato e che poi mi avevano curato. Ed i miei pensieri erano questo che volevano ricordare, solamente questo. Quella sensazione di sentirsi sicura dietro una persona mai vista prima… quella sensazione che mi aveva invaso dal primo attimo nel quale i miei occhi avevano incontrato i suoi. Quella sensazione che non avevo mai provato prima.
Tirai un sospiro mentre osservavo quelle vie affollate di colori e suoni. Non era là che avevo incontrato una delle persone più importanti della mia vita. Anche se non ne sapevo il nome, anche se probabilmente non l’avrei mai più rivista. Già. Ma mi aveva salvato la vita. Era questo che il cervello mi confermava e il cuore mi ribadiva al suono accelerato dei suoi battiti.
Ricordavo perfettamente tutto ciò che era successo dopo l’aggressione, dopo la rocambolesca fuga dei due uomini grazie all’intervento di quel ragazzo. Ricordavo come inizialmente mi sentissi minacciata anche da lui… già, prima di incontrare il suo sguardo e perdermi in quella sensazione che ancora non aveva abbandonato il mio corpo.
Sobbalzai al suono del bollitore che mi avvertiva che l’acqua per la tisana era calda. Accennai un sorriso, sentendomi ancora una corda di violino per qualsiasi cosa improvvisa. Arrivai ai fornelli spengendo il fuoco prima di versare l’acqua calda in una tazza dove avevo già posizionato la bustina per la mia tisana serale. Quella notte non dovevo lavorare, quella notte il bicchiere di Montenegro con ghiaccio sarebbe stato sostituito da una semplice e salutare tisana alle erbe. Feci volteggiare la bustina nell’acqua per qualche istante prima di afferrare la tazza, riscaldando le mani fredde, quindi tornai suoi miei passi ad osservare le strade di quel brulicante quartiere.
Quella notte, appena tornata a casa, avevo pensato di aver scordato il nome di quel ragazzo, rendendomi conto solamente in un secondo momento di non averlo mai saputo. Le nostre anime si erano mischiate con parole basse e sorrisi dolci ma niente ci aveva ricordato di presentarci.
Uno strano brusio mi provenne dalla pancia, come se anche lui brontolasse per quella mancanza. Probabilmente se avessimo avuto più tempo ci saremmo chiamati per nome. Probabilmente se quegli uomini odiosi non fossero tornati, oggi avrei potuto conoscere il suo nome e pronunciarlo alla mia mente a e al mio cuore. E la pancia avrebbe smesso di infondermi fitte a cui non sapevo riparare.
Speravo solamente che nulla gli fosse successo ma qualcosa mi diceva che era così. Se io stessa ce l’avevo fatta a ripararmi e scappare anche lui avrebbe trovato il suo riparo e sarebbe stato al sicuro. Il mio era stato lui finché aveva potuto.
Portai la tazza alle labbra, soffiando qualche attimo sull’acqua calda, prima di sorseggiare quella tisana di cui non ricordavo più il sapore. Un profumo di finocchio e rabarbaro invase la mia gola, tanto da farmi strizzare gli occhi che per un attimo persero il loro appiglio sulla strada piena di luci. Mi convinsi che quella sensazione sarebbe stata la stessa anche se non avessi lavorato ogni sera, ogni sera con quel bicchiere di Montenegro che mi invogliava di carica per salire sul palco. Non ero mai stata una persona egocentrica ma avevo tutte le carte in regola per esserlo e non volevo abbandonarmi a quell’euforia di mani che battevano fra loro a ritmo unanime, dichiarandomi la mia bravura. Non avevo mai aspirato a gloria e fama, mi bastava ricevere quel che sapevo appartenermi di giustizia… come quel padre che mi era stato strappato via e non mi era mai stato reso se non con l’accompagnamento di un’altra donna e un’altra figlia che vedeva in me una rivale in amore e ambizione.
Portai la testa a posarsi sul vetro, cercando di regolare il respiro del mio cuore. Avevo voluto con tutta me stessa una storia diversa, un finale diverso per me e mio fratello ma non era stato possibile. Da quel momento allora avevo solamente pregato che nulla intaccasse la già dura vita di Jeremy.
Ma questi erano altri pensieri che graffiavano la mia mente e probabilmente nulla gli avrebbe portati via con tanta facilità, ormai erano lividi che non potevano andare via.
Tornai a sorseggiare la tisana, stavolta senza effetti collaterali. La mia gola era riuscita ad abituarsi ad un sapore rinnovato così come aveva fatto quella buia sera quando aveva assaggiato il sapore caldo del sangue. Un taglio che potevo ancora sentire presente sul mio labbro, un taglio che mi ricordava quel che era successo e quel che non era successo. Quel nome perduto nei meandri dell’immensa città di Miami.
La pancia tornò a farsi sentire più capricciosa di prima, nemmeno il liquido caldo della tisana le aveva fatto trovare pace. Niente. La sensazione di lui sulla mia bocca e delle sue mani a sorreggermi erano ancora presenti come lame affilate. Eppure non avevo ricordi di baci che la mia mente sola aveva immaginato in un vortice di sogni fatti di sensazioni reali.
Non avevo mai creduto di poter incontrare qualcuno che lasciasse un segno così indelebile su di me, e la parte razionale del mio cervello mi indirizzava a credere che tutto ciò era solo dovuto alla consapevolezza di non poter mai più rincontrare quel volto e quegli occhi, quelle mani grandi che mi avevano salvato. La ragione aveva sempre strani modi di presentarsi e pervadere anche l’ultima goccia di sogni e speranze… tutto portato via in un attimo di pensiero, nella realizzazione di un conto che sapevo essere la verità.
Socchiusi gli occhi, ricordando lo sfiorarsi delle nostre mani mentre lo aiutavo a curarsi la ferita al naso, speravo che anche quella fosse andata via e avesse lasciato il posto a un pensiero insistente come lo era lui per la mia mente e il mio cuore che, tacito, staccava battiti a ritmi di canzoni di balere.
C’era un sorriso in tutto quello… un posto che avevo conosciuto e nel quale la mia paura si era affievolita ogni attimo di più. Forse nemmeno quella mi avrebbe potuto fermare dal ritornarci ma forse sarebbero bastate le grida di Jeremy o di quella dolce amica che mi aveva trascinato al pronto soccorso anche se ormai era il giorno successivo, anche se ormai la notte era passata.
Abbassai lo sguardo, contemplando quel liquido scuro, cercando una risposta che non c’era. Avrei voluto girare palmo a palmo quella città solo per sapere un nome, solo per saziare la mia pancia avida di sensazioni che non aveva più riconosciuto dopo quella notte.
Erano tutte sciocchezze, lo sapevo. Sarebbe passato quel giorno e non mi sarei ricordata più di quel nome sconosciuto, non avrei più ricordato quello sguardo e quegli occhi, non avrei più amato quelle mani grandi e gentili. Sarebbe stato tutto perduto come quel nome non pronunciato.
Lo sapevo. O forse speravo in uno scherzo del destino… perché era impossibile pensare di scordare quella sensazioni che mi invadeva dentro e non mi lasciava scampo.

 

  
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