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Autore: nikita95    14/07/2012    1 recensioni
E se John non trovasse un modo per fare sopravvivere le cara figliola Elena come umana, e Klaus accettasse lo scambio di Stefan con la zia Jenna? Se Damon non fosse stato morso da Tyler?Vi piacerebbe conoscere un risvolto alternativo della storia? Continuate a leggere!!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Elena era seduta sul divano del salone di casa Salvatore.
Era avvolta in una coperta calda, insopportabilmente calda, mentre provava a sorseggiare una tisana per calmarle i nervi, ma nonostante tutto Elena non riusciva a smettere di tremare.
Aveva iniziato quando si era finalmente resa conto che tutto era finito e per quanto cercasse di riposarsi e di rasserenarsi continuava a tremare e a fissare il vuoto.
O almeno chi l’avesse vista avrebbe pensato che stava fissando il vuoto, ma Elena Gilbert in quell’istante stava ricordando.
 
 
FLASHBACK
Si era risvegliata tra le braccia di qualcuno, avrebbe tanto voluto che quelle braccia appartenessero a Damon, ma era altrettanto sicura che non fossero sue.
Però lei si sentiva sempre al sicuro, e questo le aveva permesso di cadere nuovamente nel suo sonno senza sogni.
Aveva riaperto gli occhi dopo alcune ore, questa volta a sostenere il suo corpo c’era qualcosa di soffice e confortante: un divano.
E non ebbe bisogno di guardarsi attorno per capire che quella dove si trovava era la pensione dei Salvatore, ogni singola cosa glielo comunicava, a lei bastava sentire l’odore per riconoscere il suo paradiso.
Avrebbe voluto dormire ancora, riposarsi senza farsi domande e cercare risposte, ma qualcosa premeva da dentro e le diceva che era ora di tornare, e lei l’ascoltò.
Decise allora di alzarsi, ma aveva dolori in tutto il corpo che la tormentavano.
Provò a sedersi, ma un’altra volta le stesse mani che ore prima l’avevano aiutata quando aveva perso il controllo su se stessa, le giunsero in soccorso.
Adesso Elena era più decise che mai a scoprire a chi appartenessero.
Ciò che vide per un attimo la lasciò incapace di reagire, poi cercò in tutti i modi di ritrarsi da quel contatto improvviso e inaspettato.
Jasper però non rinunciava e le si sedette vicino puntando i suoi occhi in quelli di lei.
“Con me sei al sicuro” le sussurrò sorridendo.
Elena non sapeva proprio perché, ma come la prima volta quella voce, quegli occhi le ispiravano sicurezza, le ordinavano di cedere e di abbandonarsi, ma i ricordi del racconto di Damon tornavano prepotenti e ogni prima impressione veniva quindi infidamente manipolata dal pregiudizio.
“Dov’è Damon?” chiese Elena accentuando la distanza.
Lui le rispose subito senza però distogliere lo sguardo.
“Sta aiutando Caroline”
Oh mio Dio, Caroline, l’aveva dimenticato.
Per una attimo la preoccupazione di ciò le potesse essere successo ebbe il sopravvento sulla paura destata da Jasper.
“Come sta?”
A quella domanda Jasper abbassò lo sguardo per timore che dai suoi occhi si leggesse la gravità della situazione.
“Non bene, mi dispiace... davvero” rispose con tono dolente.
“Voglio vederla!” e la ragazza si alzò per cercarla, ovunque fosse.
“No!”
Jasper si era alzato con lei e le si era parato davanti per non farla passare.
“Fammi passare” disse Elena in tono fermo, e fissando il vampiro negli occhi, quei bellissimi occhi azzurri, per manifestare la sua determinazione.
Ma Jasper non accennava a spostarsi, così Elena tentò una finta alla sua sinistra per correre poi alla sua destra, ma non funzionò e lui la bloccò prendendola dai polsi.
“Lasciami” protestò lei.
“Tu non ti muovi di qua”
“E chi lo dice?”
“Io... ma adesso la puoi lasciare” ma questa non era più la voce di Jasper, ma quella di Damon, alle sue spalle.
Quando Elena fu libera e vide il vampiro, le lacrime le salirono lente agli occhi.
Tra le braccia di Damon c’era Caroline, aveva gli occhi chiusi, ma Elena sentiva il suo respiro, e fu contenta.
Non ebbe il coraggio di andargli incontro, aspettò allora che il vampiro adagiasse, l’amica sul divano di fronte a quello dove era stata sdraiata, poi non si trattenne, più e corse verso Damon buttandogli le braccia al collo e dando sfogo al pianto che aveva trattenuto per orgoglio, lui non fece altro che stringerla a sè più forte che mai.
Quando fu sicuro di poter guardare la sua amica un’altra volta senza farle ancora male, si staccò dalle braccia del vampiro e sia avvicinò al divano.
Ogni singolo livido sul corpo di Caroline le ricordava la volta che l’aveva colpita per farle male, il suo collo ancora sporco di sangue, le ferite, causate dal vampiro con le peggiori armi di tortura, lentamente si stavano rimarginando, ma vedere l’amica in quelle condizioni ed essere consapevole di essere stata lei ad averla ridotta in quel modo le mise una tristezza prima di allora mai provata.
Perché era vero che per lei erano morte tante persone, ma non era mai stata lei ad ucciderle, adesso sotto i suoi occhi aveva la prova schiacciante del dolore che aveva provocato e pianse, poi il pianto si trasformò in singhiozzi, e i singhiozzi in un silenzio saturo di dolore.
Damon più volte aveva provato a riportare indietro Elena da quella forma di trance dettata dalla disperazione e dalla sofferenza interiore, ma non c’era stato verso.
FINE FLASHBACK
Adesso Elena era lì ferma a fissare il vuoto in attesa che Caroline si svegliasse.
Qualcuno le tolse dalle mani la tazza, e la poggiò sul tavolino.
Elena non guardò chi fosse perché già sapeva che a starle acconto era Damon.
“L’ho quasi uccisa” disse continuando a fissare qualcosa davanti a sé.
“Non è vero, non sei stata tu è stato Koll”
A quel punto Elena rivolse lo sguardo al vampiro puntando i suoi occhi marroni dritti in quelli azzurri di lui.
Quello che Damon lesse lo atterrì, la disperazione, il senso di colpa, la paura, il terrore di poter essere diventata un mostro.
Ma nonostante tutto Elena non piangeva più, provava tutte quelle cose dentro di sé, ma sul suo volto non cadeva una lacrima, e forse questo spaventò ancora di più Damon.
Lui aveva trasformato quella ragazza in un vampiro e adesso indirettamente la stava facendo soffrire ancora di più, ormai dentro di lei la gioia e la felicità erano diventati sentimenti apparentemente sconosciuti.
Allora Damon non si trattenne più, attirò a sé la vampira e la strinse,  e anche se lei al momento non ricambiava quel segno di affetto lui avrebbe aspettato, anche tutta la vita.
Improvvisamente sul volto di lui iniziarono a scendere meste delle lacrime, prima una, poi due, poi tre, e iniziarono la loro caduta verso il viso di Elena.
La ragazza sorpresa sciolse l’abbraccio, e poggiò una mano sulla guancia del vampiro nel vano tentativo di fermare quella pioggia salata.
“Perché piangi?” chiese.
“Perché mi hai ricordato cosa significa amare, veramente”
Elena cercò le labbra del vampiro e quando le trovò per una attimo dimenticò tutto, mentre le lacrime di lei si mischiavano a quelle di lui.
 
“Noto quanto siete in pena per me” esclamò Caroline.
Elena si staccò subito da Damon e fece cadere la coperta sul divano gettandosi ai piedi dell’altro.
“Caroline, oh mio Dio, Caroline!” esplose Elena tra sorrisi di sollievo e lacrime di tristezza.
“Sto bene, credo” disse l’amica, mentre cercava di sedersi.
Damon nel frattempo era sceso a prendere un’altra sacca di sangue e in quel momento la stava porgendo a Caroline.
Lei bevve, ma neanche allora Elena si allontanò dal suo capezzale.
“Vedo che si è risvegliata”
Jasper era entrato di soppiatto nella stanza, e probabilmente aveva assistito silenziosamente a ciò che era avvenuto in quella stanza, e per un attimo Elena ebbe paura che avesse anche visto ciò che era successo tra lei e Damon, e questo la fece arrossire un po’.
Ma la preoccupazione passò presto.
“E lui chi è?” chiese Caroline che già fissava il nuovo venuto con un eccessivo interesse.
Elena in un attimo guardò prima Damon, poi Jasper e infine Caroline.
“Lui è Jasper” disse adesso fissando l’originale che non sembrava, almeno in apparenza, totalmente disturbato o a disagio a causa dei loro sguardi indagatori.
Poi all’improvviso lo stesso vampiro ruppe il silenzio, che in seguito alla rivelazione si era addensato in quella stanza.
“Evidentemente non sono il benvenuto” e si allontanò dalla porta che portava dal salone al piano superiore per dirigersi invece verso la porta d’ingresso.
“Aspetta” lo bloccò con le parole e con lo sguardo Elena.
La vampira pensò di aver incontrato la disapprovazione di Damon con quel gesto, ma il vampiro sembrava non essere minimamente turbato o irritato.
“Voglio sapere perché ci hai aiutato” disse Elena quando fu sicura che Jasper si sarebbe fermato ad ascoltarla.
“Forse perché poi non sono così cattivo come mi avete dipinto” la risposta però si allontanò con lui che scomparve come se in quella stanza non fosse mai arrivato, e non diede a nessuno dei presenti la possibilità di controbattere.
Tutti e tre i vampiri rimasero un attimo a fissare la porta increduli, poi Damon ed Elena si rivolsero un’altra volta verso Caroline per vedere se aveva bisogno di qualcosa.
 
Elena aveva saputo da Damon che i proiettili dalle gambe e il paletto dal fianco li aveva estratti lui, mentre Jasper si prendeva cura di Caroline, poi quando aveva finito con lei aveva lasciato al vampiro il compito di nutrirla e mentre lui completava il lavoro con la bionda.
Elena non sapeva proprio giustificarsi il fatto che Damon si fosse fidato dell’originale, ma come una parentesi mai aperta, nessuno della piccola comitiva di dannati mise in dubbio il giudizio del vampiro, perché comunque rimaneva il fatto che senza di lui Elena non si sarebbe fermata e avrebbe ucciso Caroline.
Caroline si riprese molto presto e nessuno ebbe da ridire quando decise di ritornare a casa, sempre dopo aver fatto una doccia per darsi una pulita, soltanto che se non avessero ricevuto una sua chiamate entro un’ora sarebbero usciti a cercarla, perché certi che le fosse capitato qualcosa.
Quando la vampira si fu allontanata da casa Salvatore, Elena e Damon erano ormai soli.
La ragazza era decisa a tornare a casa dalla zia, e già si stava preparando il discorso per eludere più domande possibili, ma Damon le aveva fatto un’offerta piuttosto allettante: avrebbe cucinato per lei, e insieme avrebbero passato una serata diversa.
Elena alla fine cedette nonostante fosse da più di due giorni che non vedeva né la zia né il fratello, quindi decise di andare a lavarsi anche lei, poi il tempo passò tra il tagliare, cuocere e mescolare gli ingredienti per una cena perfetta.
Erano entrambi sul tavolo a tagliare dell’aglio e alcune verdure silenziosamente, ognuno immerso nei suoi pensieri.
“Oggi ho avuto paura di perderti” esordì Damon senza distogliere lo sguardo da ciò che stava facendo.
Elena sorrise, poi poggiò il coltello sul tavolo e si avvicinò a Damon, facendogli fare la stessa cosa.
Il vampiro si avvicinò alla ragazza e la baciò delicatamente, ma il bacio divenne sempre più intenso, finché lui non la sollevò e la fece sede sul tavolo.
Elena allora lo avvicinò a sé stingendolo fra le sue gambe.
Si baciarono per alcuni istanti poi lei si sfilò la maglietta, e Damon esplorò delicatamente il suo corpo.
Si baciarono ancora e ancora e ancora, godendo l’uno della vicinanza dell’altra, fino all’ultima goccia.
Improvvisamente suonò il campanello alla porta, entrambi pensarono di ignorarlo, ma riflettendo su tutto ciò che era successo decisero di andare ad aprire.
“Vado io“ disse Damon ricomponendosi.
“Ti raggiungo” rispose Elena mentre cercava freneticamente la maglietta.
Arrivarono entrambi davanti la porta, sperando in buone notizie, ma ciò che si trovarono davanti prometteva tutto tranne buone notizie.
Sempre bellissima, nonostante l’età, aldilà della soglia c’era Charlotte.
“Ciò che ho da dirvi non vi farà piacere” iniziò lei senza tanti preamboli.
Elena e Damon stavano per controbattere, ma il cellulare di Elena prese a squillare.
La ragazza si voltò e rispose dopo aver visto lampeggiare il nome di Caroline sul display.
“Elena, l’hanno preso... l’hanno preso e l’hanno portato via, aiutami, ti prego” Caroline era in lacrime e singhiozzi dall’altra parte del telefono.
“Caroline calmati, non ti capisco” disse Elena già in preda al panico.
“Elena, Tyler... sono venuti, Klaus è venuto e ... l’hanno preso, io... non lo so”
Elena non aveva neanche chiuso la chiamata, quando si era girata con il terrore negli occhi, per guardare prima Damon, che ricambiava con uno sguardo confuso e preoccupato e poi Charlotte.
“Posso aiutarvi” fu tutto ciò che disse la prima Doppelganger, ora toccava a loro decidere.

angolo autrice
ed eccomi tornata prima di quanto immaginassi, sono rimasta un pò male perchè ho ricevuto solo una recensione per il precedente capitolo che a me invece era piaciuto tanto, spero quindi di essermi rifatta con questo capitolo, almeno un pò.
ringrazio comunque tutti i lettori assidui di questa storia, un bacio, alla prossima...

   
 
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