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Autore: Brabbuzzibunzi    14/07/2012    4 recensioni
Se Matt non avesse litigato con la sua squadra non avrebbe mai dato importanza a quel volantino.
Se Phil non avesse avuto un amico tanto persuasivo non avrebbe neanche preso in considerazione l’offerta.
Liz si affezionò troppo a quei ragazzi o non sarebbe rimasta di certo.
Glenn quel giorno era troppo stanco e non riuscì a contrastare la madre, o non ne avrebbe preso parte così facilmente.
Se Antony avesse avuto un minimo di senso dell’orientamento non sarebbe incappato in una situazione del genere.
Kathleen invece, anche non avendo già frequentato tutti i corsi extrascolastici, una capatina gliel’avrebbe data comunque.
Ma se tutto questo non fosse successo quella scuola non avrebbe mai avuto una radio tanto spettacolare.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In un vecchio palazzo quella mattina, il sole che entrò nella finestra più alta del condominio illuminò un ragazzo che avvolto nelle coperte, non aveva la minima intenzione di alzarsi. Ma la sua sveglia suonava insistentemente. La mano del ragazzo iniziò a cercarla tastando il comodino, quando si impigliò in qualcosa che non era decisamente la sua sveglia, ma somigliava molto di più ad una trappola per topi. Lanciò un urlo sommesso imprecando e la sveglia accanto a lui che ormai suonava da più di un quarto d’ora venne violentemente scaraventata a terra dal ragazzo spazientito. Dimenticava ogni volta di eliminare le tracce dei suoi magnifici scherzi. A quel punto, consapevole che il buongiorno si vede dal mattino, decise che era il momento di alzarsi, dato che anche posticipando la cosa la giornata non sarebbe migliorata di molto. Si passò la mano dolorante tra la castana cresta malconcia della serata precedente e afferrò il cellulare cominciando assonnato a premerne i tasti. Così cominciò la scombussolante giornata di Matthew McKeegan.


Quello stesso sole fece aprire gli occhi ad un secondo ragazzo che spaesato si guardava attorno accorgendosi della presenza di una ragazza nel suo stesso letto, malgrado non si ricordasse né che diavolo fosse accaduto la sera prima né chi diavolo fosse lei. In quello stesso istante il suo cellulare segnò con un irritante suoneria l’arrivo di un messaggio che, per strana coincidenza, era del suo migliore amico. 

sai che questa mattina è stata data per dispersa  
la ragazza della festa di Anderson? l'ho vista ieri sera con te, scommetto che è nel tuo letto e non sai neanche come sia chiama.
in ogni caso muovi il culo, è tardi.
ps. lucy 

Tutto sommato, per un messaggio di Matt a quell’orario, era decisamente dolce. 
Ed effettivamente era parecchio tardi, così in preda al panico e non sapendo come liberarsi di lei nel minor tempo possibile, prese la prima maglietta dal mucchio sulla sedia e gliela infilò mentre lei mugugnava tenera. 
- Ehi Lucy... - 
Lei rispose con un sorriso assonnato.
- ti ho chiamato un taxi che ti aspetta già da un po’-
Il sorriso si tramutò in una smorfia confusa, ma prima che potesse rendersi conto di quello che stava accadendo, il ragazzo dai capelli verde acceso la prese in braccio dolcemente e aprendo la porta di casa la rimise a terra dandole un ultimo bacio sulla fronte e richiudendosi la porta dietro.
Lucy aspettò interdetta un taxi che non sarebbe arrivato mai.
Così cominciò la frenetica giornata di Phil McNeil.


Il solito sole però non ebbe la fortuna di svegliare la bellissima ragazza bionda che giaceva in un sontuoso letto dalle lenzuola di seta, ma venne rimpiazzato da un puntuale maggiordomo. Lentamente, dopo essersi alzata, andò a fare colazione, cosa che gli altri due non concepivano neanche. Sempre con la solita calma che si poteva permettere, cominciò la piena giornata di Liz Colemann.


Un’altra persona intanto si era già alzata, e con espressione annoiata, ignorava le continue proteste della madre.
-Per favore, ti chiudi in casa e ti annoi tutto il giorno?
-Hai finito le battute? Stai ripetendo la stessa cosa da dieci minuti-
-La ripeto perché tu dai sempre la stessa risposta-
-Beh non cambierà di certo se fai sempre la stessa domanda- continuò lui.
La madre prese un gran respiro e si sedette mogia -Te lo dico solo perché ti vedo così freddo di questi tempi, lo sai che non voglio costringerti a fare nulla-. Il ragazzo biondo davanti a lei non rispose.
La donna gli porse dolcemente un foglio, smuovendolo più volte per incitarlo a prenderlo. Alla fine il ragazzo si arrese e mise il foglio nello zaino.
-Direi che puoi subito escludere il corso di ballo- disse lei allegra mentre il ragazzo apriva la porta di casa.
Lui cercò di non darle soddisfazione ma alla fine gli scappò un sorriso. Per la prima volta in quella settimana risero insieme. 
Così, cominciò la scontrosa giornata di Glenn Adams.


Il risveglio della quinta ragazza non fu dei migliori anche perché non avvenne proprio. Infatti aveva passato la notte in bianco per via della tinta per capelli che, uscendole male e lasciando i suoi capelli corti di un colore non ancora da lei identificato tra il blu e il verde, la stava facendo impazzire. Osservava allo specchio con occhi critici la sua chioma cercando di sistemarsi. Alla fine stufa di faticare senza ottenere alcun risultato, li raccolse in uno chignon e optò per un trucco pesante che potesse nascondere o almeno oscurare in parte il danno.
Così, cominciò la stravagante giornata di Kathleen Moore.
 

Ma alla fine dopo questi numerosi risvegli chi in motorino, chi in skate, chi in auto, chi in un affollato bus raggiunsero tutti lo stesso edificio scolastico. 

E parecchie ore dopo in un’immensa sala aveva luogo un’accesa discussione, animata da urla e insulti.
-Insomma pare solo a me un comportamento irrispettoso?!- chiese arrabbiato il capitano della squadra di football che occupava la palestra.
-Udite udite, Matthew McKigan che prende qualcosa sul serio! Sicuro di sentirti bene?- fece scontroso un ragazzo del gruppo.
-A me sembrate voi quelli che non stanno prendendo troppo sul serio la faccenda- ribatté lui contenendosi.
-Parla quello che fa battute anche ad un funerale! Sappiamo bene tutti e due che se una squadra va a catafascio è colpa del capitano!- continuò l’altro puntandogli il dito contro, che a quanto pare aveva il contenersi all’ ultimo posto nei suoi pensieri.
Matt restò senza parole.
-Ah bene, ora è colpa mia- riuscì a dire rendendosi conto dell’assurdità della situazione.
-Sei sordo McKigan?- chiese ridendo John.
-Sapete cosa vi dico? Voi e le vostre scuse siete tanto bravi da soli no? Non avrete di certo bisogno di me- disse prendendo lo zaino -anzi voglio proprio vedere come ve la caverete alle finali-.
-Vuoi dire che siamo perduti senza di te?-
-Oh, ma come potrei mai dire una cosa del genere?- chiese Matt avvicinandosi al ragazzo davanti a lui.
-Ora avete Lowell che vi guida, siete tutti a cavallo!- continuò allegro dandogli due sonore pacche sulle spalle.
Un altro ragazzo azzardò un gemito contrariato, ma fu subito ammutolito dallo sguardo di fuoco di Lowell. Matt si fermò e li guardò tutti un ultima volta, uno ad uno.
-E come posso notare, nessuno ha niente in contrario-.
La sala restò in silenzio, non perché non avessero nulla da dire, ma perché di cose ce n’erano fin troppe, non risolvibili in un battibecco da palestra, e non risolvibili di certo con un altezzoso John Lowell a governare la situazione. Matt sorrise amareggiato di fronte a quelle persone in cui aveva creduto tante volte, ora così codarde da non riuscire neanche a fronteggiare un giocatore pieno di sé, che stava cacciando il loro capitano.
-Beh, buona fortuna gente- disse mentre si avviava verso un’uscita dalla quale non aveva intenzione di rientrare per un bel po’.
-Illuminaci McKigan - urlò un John divertito per far arrivare la sua voce a Matt che apriva la porta – ora che non hai più il football ti dai all’ippica?-. Scoppiò in una risata fragorosa.
Sul volto di Matt si allargò un sorriso divertito. – Io non ho più il football?? Io posso fare tutto quello che voglio, siete voi quelli nella merda fino al collo! – urlò di rimando chiudendo la porta dietro di se.
In un certo senso fu liberatorio, anche se era nella squadra di football da oltre un anno. Ma d'altronde se non lo volevano, peggio per loro.
Si ritrovò fuori dalla palestra, senza più la sua squadra, senza un club da frequentare, senza soldi, affamato, con un immensa voglia di partire per una sperduta città dell’Africa dove nessuno l’avrebbe disturbato per il ventennio a venire. Per di più aveva il cellulare scarico, senza credito, e tutta un'altra serie di sfortune che ti fanno desiderare viaggi in località sperdute.
Tuttavia non si perse d’animo e convincendosi che restando lì fermo non avrebbe migliorato di molto la situazione, si incamminò nel lungo corridoio che collegava la palestra all’uscita della scuola.   

-Che ci fa Matthew McKigan in solitario?- chiese una voce familiare dietro di lui. Era Liz Colemann, rappresentante d'istituto, organizzatrice di attività e robe varie.  
- Che ci fa Liz Colemann girovagando qui a quest’ora?- rispose lui andandole in contro sospettoso.
- Veramente stavo giusto cercando qualcuno che mi aiutasse con i volantini- disse mollandogli un pesante pacco di cartone in mano, sorridendo sorniona.
-‘… personale per il nuovo progetto Radio scolastica’…- lesse ad alta voce con un volantino in mano -pensate seriamente che ci verrà qualcuno?- chiese soffocando una risatina.
- Tu non ci verresti?- fece lei con tono innocente.
- Io??-.
- Perché no, scusa?-
Rimasero in silenzio alcuni secondi.
-Ok, ci vengo- disse lui all’improvviso. Lei lo guardò storto.
-Davvero- continuò.
-…capisco di essere molto bella, ma non c’è bisogno di frequentare un corso solo perché ci sono io- scherzò lei.
Scoppiarono a ridere tutti e due.
-Ho mollato la squadra di football, dovrò pur fare qualcosa- spiegò lui tornando serio.
Tornarono in silenzio.
-…ma la squadra di football non è la squadra di football senza Matthew McKigan – disse lei dolce.
Matt rispose con un sorriso malinconico.
-In ogni caso, anche se dubito che qualcuno li leggerà, muoviamoci ad attaccare questi cosi che devo tornare a casa-
-Non ti preoccupare, dicevo così per dire, faccio da sola-
-Adesso solo perché sei la rappresentante d'istituto non vuol dire che puoi fare come ti pare. Io voglio aiutarti ad attaccare questi cazzo di volantini, quindi muoviti- disse ridendo.
- Ok, capo!-

Più tardi Matt, un’ ora dopo aver attaccato più di cento volantini in corridoi vari, e scoprendo posti della scuola finora a lui ignoti, era sdraiato sul suo letto, fissando lo schermo del suo cellulare in carica, aspettandosi da un momento all’altro un cenno di vita. Quando si illuminò lo schermata dell’accensione, sobbalzò e cominciò a pigiare i numeri senza dargli neanche il tempo di registrarli. Quando finalmente la chiamata partì si lanciò nuovamente sul letto.
-Phil!!! Phil grazie a dio- urlò.
-Spara- disse la voce all’altro capo del telefono.
-Con le mie più sincere felicitazioni ti comunico che sei iscritto alla radio della scuola- 
-Ha, ha, ha-
-Sì è quello che ho detto anch’io quando mi hanno costretto, quindi tu da bravo migliore amico mi farai compagnia-
-Prima di tutto cos'è, secondo come hanno fatto a costringerti… e poi tu non hai le finali?-
-Fanculo le finali, li ho mollati- fece Matt secco.
-Ah. Quando avevi intenzione di dirmelo? Sono il tuo migliore amico solo quando ti fa comodo eh- 
-Se il mio cellulare si accendesse ogni tanto, e tu magari non scomparissi dalla circolazione nei momenti critici, te lo avrei detto prima-
-…Lowell vero?-
Matt restò in silenzio, non aveva voglia di parlarne, ma lasciò sottintendere una risposta affermativa.
-Allora quando comincia questa benedetta radio?- chiese Phil cambiando argomento.
-La prossima settimana-
-Ti prego dammi almeno dieci buone motivazioni per venire-
- Te ne do una che vale per dieci: sai quanta gente ti si vorrà scopare dopo?-
- Ti sembro uno che ha bisogno di una radio scolastica per cose del genere?- chiese offeso.
- Bene, quindi è un si- continuò ignorandolo.
- Chi ti ha detto che è un si?- 
- Ok, notte Phil!-
- Pezzo di merda ascolta almeno…-
Matt attaccò prima che potesse finire.
Si addormentò consapevole che la settimana dopo si sarebbe dovuto presentare nell’aula 32 trascinandosi dietro uno svogliato Philippe McNeil.

Liz si addormentò consapevole che la settimana dopo avrebbe dovuto dirigere la faccenda dell’aula 32.

Glenn quando si addormentò era particolarmente scocciato (non che avesse altri modi di vedere la vita, ma quella sera lo era particolarmente) dal fatto di dover far parte di uno stupido progetto in un’aula sperduta. 

Kat invece non si addormentò proprio, troppo euforica, per la scoperta di un corso mai frequentato, che cominciava la settimana dopo nell’aula 32.

Esattamente una settimana dopo, nella famosa aula 32 si sarebbero incontrati tutti quanti. 

  
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