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Autore: maavors    15/07/2012    3 recensioni
Mia Nisi è il nuovo sottotenente dei RIS di Roma. Il suo arrivo porterà molti cambiamenti nel (quasi) tranquillo ambiente romano.
IMPORTANTE: sto aggiornando e modificando i capitoli. 05/01/2016
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bartolomeo Dossena, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3
 
 
L’amicizia come l’amore,
è di per se una coincidenza:
due persone si incontrano e
le loro vite si intrecciano.
Nulla succede per caso, Robert Hopke
 
 
 
La sveglia suonò puntuale alle sette. Quella non era mai in ritardo, non come Mia, che ritardo era il suo secondo nome.
A differenza dei timori della sera precedente, riuscì a dormire piuttosto bene e alzarsi dal letto fu – come tutte le mattine – un trauma. Quasi ricadde nel letto non appena poggiò i piedi a terra. Mezza zoppicante si avvicinò allo specchio, per vedere in che condizioni fosse la faccia, e con grande imbarazzo notò che aveva stampato sulla guancia il segno del cuscino.
 
Senza badare troppo a quello che faceva si diresse in cucina e iniziò a prepararsi un tea. Mentre aspettava le vennero in mente immagini del giorno prima: il volto di Bart troppo vicino al suo, e le sue urla con Eleonora, “il matrimonio con Eleonora”, così disse Emiliano "secondo me non ci sarà nessuno matrimonio" aveva commentato Ghiro.
Si passò una mano tra i capelli, incapace anche solo d’immaginarseli certi pensieri.
C’era qualcosa di strano e di tremendamente sbagliato nel pensare a Bart, che poi perché doveva pensare proprio a lui? Non ti incasinare Mia disse a se stessa mentre beveva il suo tea.
 
Diede uno sguardo veloce all’orologio e iniziò a prepararsi per la giornata. Si stava infilando le scarpe quando qualcuno suonò il campanello. Con una scarpa slacciata si affrettò a raggiungere la finestra che dava sulla strada “Arrivo” disse a Bart che la salutò con la mano.
Finì di allacciarsi la scarpa, prese al volo la borsa e il cappotto e scese le scale. Trovò Bart appoggiato alla macchina “Buongiorno” disse quasi in un sussurro mentre le apriva lo sportello. Mia rispose con un sorriso e si accomodò all’interno, dove la temperatura era decisamente migliore rispetto a fuori. Dopo pochi secondi anche lui entrò in macchina e senza dire una parola mise in moto. Solo quando furono quasi arrivati iniziò a parlare “Senti mi dispiace per ieri sera. Non avrei mai. Io non” stava dicendo frasi sconnesse e Mia si sentì quasi in colpa “È che” prese tempo per respirare “sta andando tutto a rotoli. Non so più cosa voglio e non… E poi sei arrivata tu” l’ultima frase spiazzò Mia che strabuzzò gli occhi, sorpresa dalle sue parole “Io?” commentò lei mentre lui parcheggiava la macchina. Rimasero all’interno della vettura anche se erano arrivati.
“Sei bellissima” disse tutto d’un fiato, e la sua espressione cambiò radicalmente come se si fosse liberato di un peso enorme. “Dal primo momento che ti ho vista, lì fuori con Ghirelli, mentre portavi dentro le scatole, io lo sapevo. Lo sapevo che avresti cambiato tutto. E non voglio fare l’esagerato, quello che si butta nelle situazioni senza nemmeno il paracadute. È che tu sei arrivata proprio al momento giusto” mentre parlava la guardò fissa negli occhi, mettendo Mia in forte imbarazzo “O in quello più sbagliato” disse lei.
Continuarono a fissarsi per un paio di secondi, finché Mia non decise di scendere dalla macchina ed entrare nella caserma, non curandosi di vedere se lui la stesse seguendo oppure no.
 
Mille cose aveva pensato, ma che Bartolomeo Dossena avesse una cotta per lei, quello no. Era tutto così assurdo, era arrivata solo da un giorno e aveva già fatto un casino. Con quei pensieri entrò in caserma dove il sorriso di Bianca la stava aspettando. “Ciao!” le disse amichevolmente “Ieri non ci siamo potute presentare per bene” sorrise “sono Bianca”
“Mia” rispose l’altra, cercando di dimenticarsi della conversazione appena avuta fuori di lì.
“Manca solo Bart e poi iniziamo. L’hai visto per caso entrando?” domandò Bianca facendo arrossire Mia che scosse la testa. Mentre parlava con l’altro sottotenente Mia non poté non notare Lucia e Orlando che si scambiavano sguardi dolci attraverso le porte a vetro dell’ufficio del capitano. “Sono belli, eh?” chiese la collega con aria sognante, “Già” rispose l’altra. “Pensa che non è stato sempre così. Quando è arrivato Orlando, la Brancato se l’è presa tantissimo. Si davano addirittura del lei, poi non so come o quando, ma hanno iniziato a frequentarsi, una cosa tira l’altra e quando Mario Pugliese l’ha quasi ucciso Lucia ha capito che lo stava perdendo. Così tre mesi fa entrano mano nella mano e da quel giorno sono inseparabili” quella storia fece sorridere Mia. Proprio mentre le due ragazza stavano sorridendo spensierate entrò Dossena con l’aria imbronciata. “Mi sembra di essere tornati a tre anni fa” la voce di Emiliano le raggiunse alle spalle “Guarda che noi non c’eravamo tre anni fa” parlò Bianca. Mia notò una strana complicità tra quei due, il modo in cui si guardavano, sembrava nascondere qualcosa. “Meglio così guarda” rispose Cecchi “’nnamo va, che so arrivati tutti ormai.”
 
Entrarono tutti e tre nella stanza del briefing, dove erano tutti già seduti. Ovviamente a lei toccò il posto accanto a Bart.
“Stavo pensando” iniziò a parlare Mia “se Dolores non faceva più la prostituta ed era incinta, deve aver avuto un partner regolare. Potremmo provare a estrarre del DNA dal feto, in questo modo otterremmo quello del padre” espose la sua idea “Sì, l’idea è buona, ma con cosa lo confrontiamo?” chiese Emiliano “Be’… Magari con… “ quella domanda la colse di sorpresa “Con i capelli che abbiamo trovato nella mano della ragazza, per esempio” intervenne Bart. Mia si voltò e cercò di ringraziarlo con un sorriso. “Ok, allora voi potete andare. Bianca e Orlando, voi andate a Villa Borghese, c’è stato un omicidio” tutti annuirono e si alzarono dal tavolo.
Quando furono fuori dalla stanza Mia parlò con Emiliano e Bartolomeo “Andate voi da Carnacina? Io vorrei provare a fare una cosa” mentì, ma solo Bart se ne accorse, in realtà l’idea di rivedere quel corpo e di estrarre del DNA da un bambino di appena 20 cm la fece rabbrividire “Sì, certo” ovviamente Bart aveva già capito. I due si allontanarono e Mia rimase a guardarli.
 
“Come mai sei rimasta qui?” la voce di una donna la raggiunse da dietro, Lucia. “Non mi andava di vedere estrarre del DNA da un feto” disse con tutta sincerità. “Istinto materno?” chiese lei “No, per niente. Ricordi, più che altro” Lucia la guardò con aria perplessa. Mia decise allora di raccontare anche a lei quello che aveva detto a Bart – Bart, da una parte evitare un altro viaggio in macchina con lui le avrebbe fatto solo che bene.
Entrarono nel suo ufficio e lentamente iniziò a parlare. La Brancato rimase in silenzio fino alla fine, quando disse “Mi dispiace tesoro.” Mia fece spallucce, “E il papà?” chiese Lucia, quella parola fece rabbrividire Mia “Non lo sa e non lo saprà mai” rispose secca lei.
“Non sei fidanzata, vero?”
“No” quel discorso non le piaceva per niente e Lucia se ne accorse subito, quindi cambiò il soggetto della conversazione. “Senti, ti posso dire una cosa che non ho ancora detto a nessuno?” le s’illuminarono gli occhi e Mia annuì sorridendo.
“Orlando ieri sera mi ha chiesto di sposarlo” disse tutto d’un fiato, facendo rimanere l’altra a bocca aperta. Le ci vollero un paio di secondi buoni per riprendersi “Scherzi davvero! Ma sono contenta u-‘mmonte!” disse infine Mia, lasciando che il suo lato fiorentino prendesse il sopravvento. “E come te l’ha chiesto?” Mia volle sapere i dettagli, allora Lucia iniziò a raccontare. “Mi ha portato dove ci siamo dati il primo bacio, sulla pista da ghiaccio, l’aveva affittata tutta per noi” non riuscì a trattenere il sorriso che prepotente le si stampò sulle labbra “la cosa bella è che lui non sa nemmeno pattinare” si mise a ridere “e quando è caduto per l’ennesima volta ha fatto cadere anche me. Stavamo seduti sul ghiaccio e lui ha tirato fuori la scatolina e…” Lucia lasciò intendere il resto. “Maremma, ci si è messo di buzzo bono eh!”
“Di che?” chiese curiosa il capitano, solo in quel momento Mia si rese conto che stava parlando in dialetto da almeno cinque minuti e inspiegabilmente arrossì “D’impegno… Com’è che si dice?” cercò di spiegarsi, facendo ridere ancora di più la Brancato.
Lucia si mise una mano dentro la maglietta e tirò fuori una catenina con attaccato un anello e lo fece e vedere a Mia che tutta contenta ne iniziò a contemplare la bellezza.
Con la Brancato aveva un bel rapporto, si conoscevano da ormai due anni. Dopo la morte di Flavia, l’aveva contattata per prendere il suo posto, ma Mia non se la sentiva, Lucia ci riprovò dopo un paio di mesi ma le pratiche per il trasferimento erano troppo impegnative e decisero di rimandare a quando si sarebbero calmate le acque.
La voce di Lucia la riportò al presente “Però non so davvero come fare. La vita da capitano è veramente troppo impegnativa. Non riuscirò mai a organizzare qualcosa di decente” Mia sorrise “Ti potrei aiutare” disse piena di entusiasmo “Davvero lo faresti?!” chiese sorpresa Lucia, che evidentemente non si aspettava quella proposta. “Ma i che scherzi? A me garba un monte anche solo l’idea!” insieme risero per la sua esclamazione finché non furono interrotte dall’arrivo di Bart che bussò dolcemente sulla porta. Lucia si affrettò a rimettere l’anello al suo posto e lo fece entrare “Vieni Nisi, abbiamo il DNA” Mia annuì e seguì il superiore.
 
“Confrontiamo il DNA con quello trovato sui capelli” disse la ragazza ad Emiliano mentre digitava al PC, “Come procede?” sentire quella voce le provocò una stretta allo stomaco, ma con tutta calma si girò e disse “Stiamo aspettando i risultati”
“Eccoli” esclamò Cecchi battendo una mano sul tavolo “oh c’avevi ragione Mia! Combaciano al 50%” commentò i risultati “Quindi appartengono al padre o alla madre del fidanzato della vittima” aggiunse Mia. “Sì, però non sappiamo niente di questa persona. Non è nemmeno schedato” disse Emiliano.
“Ci resta la macchina però” provò a teorizzare ma Cecchi le mise immediatamente i bastoni fra le ruote “E che pensi di trovarci? Sempre che la troviamo poi”
“Magari troviamo altre tracce o qualcos’altro che l’assassino può aver dimenticato, dai un po’ di fiducia Milo!” Bart come al solito aiutò Mia “Ah Bartolomè ma che te sta’ a pià ‘sti giorni?” Emiliano si girò verso di lui ed espresse un concetto che né Bart né Mia compresero “Eh?” chiesero quasi in coro i due.  “Lasciate perde va’, andiamo a cercare ‘sta macchina allora” Cecchi uscì dalla stanza lasciano Mia e Bart da soli, aspettandosi ovviamente che i due lo seguissero.
Si guardarono intensamente e a Mia spuntò un sorriso sulle labbra che non riuscì a trattenere, per quanto non lo volesse fare, quindi abbassò lo sguardo e una ciocca di capelli le cadde sul volto. Bart si avvicinò e delicatamente gliela spostò dietro l’orecchio. “Non facciamo aspettare Cecchi” Mia annuì e insieme si diressero verso l’uscita, dove Emiliano li aspettava.


 
aggiornato e corretto 08/01/2016
  
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