“Voglio scendere
giù” disse Luisa poco dopo la colazione. Le
doleva la ferita, eppure non riusciva a reprimere quel desiderio
irrefrenabile
di uscire, di respirare un po’ d’aria fresca dopo
quei giorni di clausura.
“Se ti portiamo fuori,
sverrai” la rimbeccò Argento per
prenderla in giro.
“Che
sciocchezza… non sono così debole”
replicò la ragazza.
E si alzò dal divano dov’era seduta –
erano nella camera di Lance – per
mostrare la rinnovata forza delle sue magre game muscolose.
“Ma per favore,
portatemi fuori!”
“Se
insisti…” rispose Lance. Un poco l’uno,
un poco l’altro,
i due ragazzi l’aiutarono a scendere le scale e, a piccoli
passi, a raggiungere
l’Arena della Battaglie, dove i tre ritenevano di poter
restare in pace senza
essere disturbati per qualche ora… si sbagliavano. Erano
stesi sul terreno da
appena un quarto d’ora, che d’un tratto un fischio
acuto scosse l’aria nel
profondo e poi, dopo un momento, apparve una sfera rosa…
“Mew!”
gridò Luisa, sollevandosi. Perché effettivamente
era
Mew, bellissimo e splendente con quegli occhi blu e luminosi del colore
dell’aria, del cielo…
Mew si fermò in aria sopra
di loro; ed era tanto piena di
gioia al vederlo, che la ragazza si alzò in piedi e gli tese
le braccia. “Che cosa ci fai qui,
Mew?”
Il Pokémon si
gettò tra le sue braccia, strofinò il muso
contro il suo viso, e poi, nascosto nel suo petto, sussurrò
nella sua mente: “Ho da dirti
qualche cosa.”
“L’avevo
pensato. Hai
sentito qualcosa?”
“Sì,
e forse qualcuno,
tra cui magari persino Celebi signore della foresta e dei cieli tutti,
mi dirà
che il mio è un errore. Ma tu sei la mia principessa e ti
amo molto, per aver
sempre vegliato sulla tua vita, e non c’è nulla
che io voglia nasconderti.”
“Parla,
dunque.”
“Solo
questo ho da
dirti: che oggi inizia l’ultima parte del tuo viaggio, forse
la parte più
pericolosa… vengo a dirti di stare attenta.”
“Per
la seconda volta
in pochi giorni…! E anche stavolta, qualcosa
d’indefinito.”
“Ascolta
bene quello
che sto per dirti: questa volta accadrà qualcosa che
deciderà per sempre dello
scorrere della tua vita e di altre, forse molte, che neppure conosci.
Perciò io
ti chiedo di fare molta, molta attenzione…”
“Te
lo prometto, Mew” disse
Luisa. “Ma
com’è che fate ad avere sempre
queste intuizioni, voialtri?”
“È
qualche cosa che
fai tu stessa senza accorgertene” disse Mew. “Non
l’hai ancora capito? Non sei
tu stessa, per esempio, a sapere di avere davanti a te ancora uno
scontro col
tuo nemico, Rosso?”
“Questa
non è una
predizione.”
“Oh,
sì, che lo è. È
la stessa cosa senza che tu lo sappia. Finirai per capirlo da sola, ma
ora
ricordati di stare attenta a quello che ti ho detto.”
“Me
ne ricorderò… non
preoccuparti. Ti ha mandato papà?”
Mew fece un cenno di diniego con quel
suo piccolo e
delizioso capo rosa e lucente. “No,
lo
sappiamo tutti quanti, tutti noi lo abbiamo sentito… ma io
ho deciso
liberamente di venire a dirtelo prima di tutti gli altri. Credi che
abbia fatto
male?”
“No,
sono contenta di
sapere la verità che mi riguarda, per una volta. Anche
se…”
“Sei
inquieta?” domandò
Mew. La ragazza annuì leggermente.
“Non
importa, però.
Sarà tutto più facile, ora che conosco la
verità. Ti ringrazio.”
Mew si staccò da lei e
rimase sospeso a mezzo metro di
distanza, poi, con un sibilo sottile, s’infilò
sotto il braccio di Argento e
poi andò a posarsi sulla spalla di Lance, appoggiandosi al
suo collo.
“Anche
voi dovete fare
attenzione. Me lo promettete?”
“Certo,
Mew” disse
Argento. “Ma che cosa assurda
è per noi
sentici chiamati in guardia contro qualcosa che neppure voi sapete cosa
sia!”
“Voi
che dovreste
sapere tutto” soggiunse Lance sorridendo. “Ma non temere. Faremo il nostro
dovere.”
“Vi
ringrazio” disse
Mew sollevandosi. “Debbo lasciarvi,
ora…
tenete gli occhi aperti. Buona fortuna a voi!”
“Grazie,
Mew” disse
Luisa guardandolo allontanarsi. E poi, quando quel punto rosa fu
scomparso
all’orizzonte, soggiunse ad alta voce: “Ma che cosa
vorranno dire le sue
parole?”
“L’ultima volta
che ci hanno detto qualche cosa del genere,
era la verità” disse Argento inquietamente.
“Ma questa volta
è quella definitiva” aggiunse Lance
stringendosi al petto la ragazza. Luisa appoggiò la fronte
contro il suo mento,
senza dire nulla, ma gemendo in cuor suo per la ferita che aveva
ripreso a
dolerle.
E poi a un tratto sentirono un forte
spostamento d’aria alle
loro spalle e si voltarono a guardare. E come non trattenere un grido,
quando
videro che Rosso scendeva dal cielo sulle spalle robuste del suo
Charizard?
A bocca aperta, Luisa si
staccò da Lance e rimase immobile a
guardare il suo nemico che si posava a terra, altero e serio, ma non
più
disperato, ora. Non scese dal suo Charizard e là rimase a
guardarlo.
Luisa avanzò di qualche
passo con gli occhi fissi su di lui.
“Luisa,
non…”
“No.
Lasciatemi. Devo
andare. È ora.”
“Non
sei forte
abbastanza.”
“Posso
farcela invece.
Fidatevi di me.”
Proseguì fino al cerchio
centrale dell’Arena. Annuì. Rosso
vide il suo cenno e per un momento alzò gli occhi verso il
cielo. Poi si levò
in volo e si allontanò dall’Arena.
Fu un lampo, un lampo per Luisa
lanciare la sua Pokéball e
gettarsi al suo inseguimento in groppa ad Aerodactyl…
“Luisa! NO!”
Ma Luisa non se ne curava, solo di
Rosso le importava in
quel momento, mentre si gettava sulle tracce del folle nemico suo.
Rosso
continuava a levarsi in alto, sempre più in alto, e a ogni
metro Luisa sentiva
crescere la pressione sul suo povero petto ferito; ma in nessun caso si
sarebbe
tirata indietro, e ora inseguiva Rosso proprio come, un tempo, aveva
seguito
Suicune…
“Rosso! Dove vuoi
andare?”
“Tu seguimi.”
E Luisa lo seguiva, perché
non poteva farne a meno.
Sorvolavano il mare, ora; ma come
aveva potuto essere tanto
stupida? Ecco svettare la cima di un vulcano, la punta estrema di Isola
Cannella.
Rosso scese per primo sul vulcano e
ritirò il suo Charizard,
e quando Luisa fu atterrata, il ragazzo vide il suo volto contratto dal
dolore
e l’aiutò a scendere, “Stai
bene?”
“Sì”
disse Luisa. “Sto bene, ma…”
Rosso la sostenne fino a una parete
di roccia, dove l’aiutò
ad appoggiarsi. Luisa si lasciò scivolare in terra. Dopo un
momento di
esitazione, Rosso sedette accanto a lei.
“Che cos’hai
fatto in questi giorni?”
“Ho pensato a lungo. Sono
stato qui, sul Monte Argento… ieri
sono andato da Blu.”
“Oh.”
“Gli ho promesso che
d’ora in poi voglio cambiare, voglio
stare con lui, voglio vivere come tutti gli altri, come tutti
voi… gli ho
chiesto di aiutarmi, di sostenermi, di restarmi accanto,
perché non sono sicuro
di potercela fare da solo.”
“Hai un mucchio di buoni
propositi.”
“Sì…
voglio stare con Blu, ora, voglio fare tutto quello che
non ho potuto in questi anni.”
“Ma che bravo ragazzo che
sei diventato. Solo Blu
m’intenerisce di più.”
“E poi, sai… Blu
è stanco di sentirsi umiliato dalla mia
ombra, e non deve più sentirsi così per colpa
mia.”
Luisa si stese sulla schiena
incrociando le braccia dietro
la nuca. Sperava che distendendosi la ferita si rilassasse e le facesse
meno
male.
“Che cosa hai deciso di
fare del tuo sogno, ora?”
“Te l’ho detto:
basta, ora esiste solo Blu. Niente più notti
insonni d’allenamento, basta… Blu, Blu e solo Blu:
perché non è di Ho-Oh che
sono innamorato…”
“Si spera. Ma io non
intendevo questo. io volevo sapere se…
se adesso credi ancora di essere la Pescelta Creatura.”
“Voglio raccontarti la mia
storia. ( ma Luisa non dubitò che
avesse udita la sua domanda e che a suo tempo avrebbe risposto).
Vorresti
ascoltarla?”
“…Sì.
Certo che lo vorrei.”
“Ne sei certa?”
“Sì, ne sono
certa.”
E mentre Luisa chiudeva gli occhi nel
sole per ascoltare,
Rosso incominciò a raccontarle la sua storia.
Non
c’è bisogno che io
ti parli a lungo della mia infanzia: sono cresciuto a Biancavilla,
sognando di
diventare un Campione di Pokémon come tutti i bambini
sognano, come forse anche
tu sognavi alla mia età.
Giocavo
spesso con
Blu, il mio vicino di casa, che era un bambino molto simile a me, anche
se non
troppo, nipote del celeberrimo professor Oak. Eravamo due bambini
normali…
giocavamo a sognare come tutti, alla fine.
Da piccolo
non sapevo
che Blu fosse il figlio di Giovanni, non me lo aveva mai detto, e
d’altronde
non avrei capito cosa questo implicasse. E quando me lo disse ancora
non ero in
grado di comprendere cosa questo significasse per lui: ciò
che capii sulle
prime era che per anni mi aveva nascosto la verità, che
aveva cercato di
tenermi all’oscuro di un orribile, orribile segreto. Come
avrei potuto, con i
miei ideali e i miei dieci anni, caprie cosa volesse vivere per Blu
vivere senza
madre e praticamente senza padre, circondato da ladri della
più bassa risma
destinati a prendersi cura di lui non per affetto, ma solo per
compiacere il
proprio capo, Giovanni… vivere nascondendo al mondo, a
tutti, a me questa
verità…
Dopo aver
saputo il suo
segreto, non volli più vederlo. Fu allora che
cominciò a diventare sgradevole,
antipatico, presuntuoso… era per difendersi da me.
Un giorno il
professore ci mandò a chiamare e ci fece scegliere due
Pokémon: io scelsi un
Charmender, Blu invece uno Squirtle; ci sfidammo subito, lì
nel laboratorio del
professore, e fin da subito fu chiaro che ero io quello più
forte, quello più
capace di noi due… Questo non fece che alimentare
l’odio che c’era tra noi.
Purtroppo per me, cominciavo già ad amarlo… come
sono strane cose di questo
genere, a volte…
Così
iniziò il nostro
viaggio, e anche in esso ci dimostrammo diversi: lui, cos’
preso ad ampliare il
suo Pokédex, io così impegnato ad allenarmi
furiosamente, contro tutti e contro
tutto… no, non per il motivo che pensi tu. Allora non
pensavo affatto a Ho-Oh,
a Mew, a Celebi, se non come a strumenti tramite i quali incrementare
ulteriormente le mie capacità. Com’eravamo diversi
io e lui! Due modi diversi
di combattere, di allevare i Pokémon e di amarli, due modi
diversi di cercare
la verità, di vivere…
Ho perduto
il conto di
tutti i piani del Team Rocket che ho sventato, Monteluna, Azzurropoli,
Zafferanopoli, di tutti gli allenatori che ho umiliato, dei
Capopalestra che ho
stracciato… un giorno, finalmente, ce l’ho fatta:
ho vinto contro Giovanni e ho
preso la strada dell’Altopiano Blu… Ma quel
giorno, proprio sull’inizio della
Via Vittoria, mi accadde d’incontrarmi con Blu e di
combattere con lui… Vinsi.
Ma in quel momento, credetti di essere davvero troppo forte per la
Lega, troppo
forte per Lance, troppo forte per tutti… decisi che avrei
sfidato solo a Lega
conclusa il Campione, che io sapevo sarebbe stato Lance (Blu allora non era tanto forte
da sconfiggerlo,
lo è diventato in seguito, ma Lance lo notò
ugualmente tra tutti). Proprio quel
giorno ci confessammo l’uno all’altro e forse in
quel momento iniziò il nostro
primo riavvicinamento: ma era ancora un amore doloroso e rancoroso, di
cui
c’incolpavamo a vicenda senza volerlo.
E quel
giorno avvenne
una terza cosa che ha modificato il corso della mia vita: quella notte,
essendomi recato a Isola Cannella per riflettere su quanto era
accaduto… qui,
mentre mi trovavo nella piazza del paese e sedevo tra la
gente… qui, dicevo, mi
accadde di sentire la storia della Prescelta Creatura (e qui
dalla voce di
Rosso Luisa capì ce non le stava dicendo tutta la
verità). Ma queste cose te le ha
già raccontate il professore Oak. Occorrerà
dire solo che incominciai a informarmi, a raccogliere
notizie… qualche giorno
dopo, finita la Lega, Giovanni fu costretto a fuggire da Smeraldopoli e
a
iniziare quella lunga latitanza che si protrae finora e che addolora
profondamente Blu. E fu da me che Blu si rifugiò, quando non
seppe più che cosa
fare: venne a cercare me quando suo padre lo lasciò. Fu il
giorno del nostro
primo bacio, della nostra prima promessa… e per un
po’ di tempo il nostro fu un
idillio, un sogno, un paradiso.
Ma
quell’idea si era
radicata in me, molto più in profondità di quanto
avessi sulle prime creduto,
non mi era più possibile cancellarla dalla mia mente. C’era qualcosa in
me che era cambiato, che non
poteva più acquietarsi, da quando…
Ne parlai
con Blu, e
come avrebbe potuto esserne contento? Disse che se avessi voluto mi
avrebbe
seguito, in capo al mondo, ma sarebbe venuto con me, senza lamentarsi.
Ma come
potevo chiedergli di seguirmi? Come potevo accettare che venisse con
me,
sapendo e sapendo bene che non c’era nulla che potessi
offrirgli? Così partii
da solo, chiuso non – credo – nel mio egoismo, ma
dalle mie catene: perché
sapevo di non poter essere sereno accanto a lui fino a che non avessi
trovato
la mia verità… Non era semplicemente e soltanto
la Prescelta Creatura che
volevo dargli, era un uomo nuovo che potesse garantirgli una
felicità, una
serenità che l’inquieto Rosso non avrebbe potuto
promettergli, mai…
Le parole di Rosso sfumarono nella
brezza del mattino e per
un po’ i due rimasero in quel silenzio appena sceso, incapaci
di parlarsi.
“Blu le sa tutte queste
cose?”
“Le ha capite,
forse… ma non è questo il momento buono per
parlarne. Ma che cosa pensi di questa mia storia?”
Luisa si sistemò meglio
sulla solida pietra. Poi, cambiata
bruscamente idea, si tirò su e si appoggiò alla
roccia accanto al ragazzo. “Penso che non mi hai
detto tutto, Rosso. Non
mi hai raccontato tutta la verità su quella notte qui a
Isola Cannella.”
“Che importanza ha dove ho
sentito questa storia?” domandò
Rosso spazientito.
“Se io ti giurassi di
raccontarti un mio segreto molto
grande e terribile, tu mi racconteresti il tuo?”
“Dipenderebbe dal
segreto.”
Luisa si alzò e
andò ad appollaiarsi davanti a lui,
guardandolo molto da vicino, e prendendogli le mani gli disse:
“Rosso….
Ascoltami bene. Sto per dirti una strana e terribile verità
e voglio fidarmi di
te. Posso farlo?”
“Sì”
disse Rosso inquieto.
“Rosso… io sono
la Prescelta Creatura, e voglio che tu
sappia che io ho sempre creduto che fosse più
giusto… che tu…”
Non ebbe modo di finire. Ora Rosso
aveva il volto tra le
mani e gemeva, dolendosi, ripetendo: “Ma come mai mi sembrava
così improbabile,
così banale…”. Le credeva sulla parola
quel suo folle nemico…
“Rosso. Voglio dirti tutta
la verità… guardami, ora guardami
negli occhi!”. Rosso la guardò: “Rosso,
ascolta… io sono una Principessa dei
Pokémon, sono la figlia di Celebi signore dei Cieli,
sono…”
Ora era perplesso, Rosso, e non
capiva, ma le credeva, non
c’era modo per lui i non fidarsi di lei… Luisa si
alzò in piedi e si tolse la
giacca, la gettò ai suoi piedi e, con gli occhi chiusi,
incominciò a cambiare,
e assunse mille forme tutte diverse, fu un caleidoscopio di colori e
molteplici
aspetti, e infine, fu donna di nuovo… si ritrovò
d’un tratto stesa tra le
braccia di Rosso che ripeteva: “Basta ora, basta! Ti credo!
Mio Dio, ti credo…”
“Volevo che sapessi che ti
dico la verità” mormorò la
ragazza tendendogli le braccia.
“Ti credo, ma
com’è terribile tutto questo! tu, la ver
Principessa…”
“Ascolta” disse
Luisa, e gli raccontò tutto c’è che era
successo prima della sua nascita tra Celebi e sua madre…
Rosso ascoltò e annuì.
Poi, scuotendo il capo, mormorò: “E io che
t’ho anche fatto del male…! Mi
sembra ancora più terribile adesso.”
“No, no” disse
Luisa. “Ascolta: ho deciso di dirlo a te, al
mio nemico, perché solo con te posso essere veramente
onesta. Non con mia mare
o col mio migliore amico, ma solo e soltanto con te. Coi miei fratelli
non ho
bisogno di parlare, poiché loro provano ciò che
provo io… intendo dire…”
“Lance e Argento”
mormorò Rosso. “Come ho potuto non capirlo
prima?”
“Avresti compresa la mia
natura?” domandò Luisa.
“No, non quella,
ma… era così ovvio, così semplice che
fossi
tu… e io sciocco non volevo capire!”
“Mi odi?”
(Silenzio). “No, non ti
odio più. Ora sto meglio, come
vedi.”
“Se hai creduto alla mia
verità, ora devi dirmi la tua.
Resterà tutto quassù…”
Rosso tacque a lungo, molto a lungo,
senza accennare a far
scostare la ragazza che aveva afferrata prima che ella, per la
debolezza,
cadesse. Poi parlò: “Ti dirò il mio
segreto, ma tu giurami che mi crederai. Me
lo giuri?”
“Tu hai creduto a me quando
ti ho detto di essere la figlia
di Celebi… sulla salvezza della mia anima, Rosso, ti giuro
che ti crederò.”
“A parlarmi della Prescelta
Creatura, è stato un vecchio che
ho incontrato nella Città dei Numeri.”
Luisa si sollevò,
tenendosi la ferita con il palmo della
mano, e lo guardò. Ma Rosso guardava lontano, perduto tra
quei ricordi.
“Dimmi che è la
verità.”
Rosso la guardò e disse
lentamente; “Sulla mia felicità con
Blu, ti giuro che sono stato nella Città dei Numeri e che so
come arrivarci e
persino come uscirne.”
“Ma…”
“Vuoi dirmi che
è solo una leggenda?” domandò Rosso.
“Proprio tu vuoi dirmi una cosa del genere, Prescelta
Creatura, figlia di
Celebi?”
“Non è il caso
che te lo dica” ammise la ragazza.
“Ascolta” disse
Rosso. “Tu sei ciò che ho sempre creduto di
essere, in qualche modo sei parte di me, sei la mia erede. Ti
dirò come
arrivarci e come uscirne.”
“Portamici!”
“No!”
gridò Rosso. “Non voglio tornarci. Ho paura di
tornare
là, tu non sai cosa voglia dire… ti dico che
saprai come arrivarci e come
uscirne. Ma non ti consiglio di andarci.”
“Che cosa
c’è laggiù?”
“C’è
tutto quello in cui non hai il coraggio di credere,
quello che non sai che esiste… c’è
un’entità… e puoi trovare la tua
verità, ma
anche molte più bugie. C’è qualcosa che
ha stregato per anni la mia ambizione,
solo perché arrivasse questo giorno in cui io ti spingo in
quel baratro… è…
terrificante. Vieni.” E la prese sulle spalle e
iniziò a scalare il vulcano.
“Dove mi porti?”
“Hai paura?”
“No. Ma dove mi stai
portando?”
“Non è lontano.
Guarda.”
Raggiunsero la cima del vulcano.
Là Rosso la fece scendere.
Luisa guardò in basso e vide aprirsi ai suoi piedi il vasto
cratere nero e
profondo del vulcano.
“È
qui” disse Rosso accennando a quella profondità.
“Qui?”
“Sì,
è qui. All’interno del vulcano e molto
più sotto.”
“E come si fa ad
arrivarci?”
“Ci si butta.”
“Che cosa?”
“È semplice. Ti
fidi di me?”
“Sì,
ma…”
“Non è di
gettarti che devi preoccuparti.”
“E per uscire?”
Rosso sospirò.
“Ascolta. Laggiù tutto è invertito,
nulla
funziona. Devi raggiungere il mare e nuotarvi dentro, e andare dritto
fino
all’orizzonte, sempre dritto, non ti devi mai fermare, e dopo
del tempo
raggiungerai la costa. Sarai di nuovo su quest’isola. E per
tornare, devi
gettarti di nuovo nel vulcano.”
Luisa rifletté per un poco
su queste informazioni. Poi: “Fa
paura andarci?”
“Sì. Tanta. Ci
andrai, vero?”
“Sì.”
“Lo sapevo. Vieni
qui” aggiunse e la fece sedere, perché
impallidiva a vista d’occhio. “Da oggi è
finita la nostra inimicizia.”
“Già…
è finita.”
“È un bene che
sia finita così, alla fine. Forse non saremo
mai amici, ma…”
“Ma tu, mio nemico,
resterai per sempre una parte di me,
poiché conosci il mio segreto.”
“E tu il
mio” disse Rosso
tristemente, stringendosela contro.
Luisa sorrise.
“Se non torni ora,
Blu s’ingelosirà.”
“Ti riporto
all’Indigo, prima.”
“Lascia
stare, tornerò da sola.”
“No, sei
troppo debole” disse
Rosso. Tirò fuori il suo Charizard e, prendendola in
braccio, la sollevò per
portarla ad Altopiano Blu, la fine definitiva (e l’inizio)
del loro viaggio.
Luisa si
appoggiò contro di lui.
Le pareva che qualche cosa le strattonasse il petto
dall’interno in due
direzioni opposte, e ansimava.
“Cosa credi
che diventeremo, ora?
Io per te e tu per me?”
Rosso sorrise e
disse: “Diciamo
che ci sosterremo a vicenda. Tu verrai da me quando vorrai che qualcuno
gonfi
di botte il tuo fidanzato…”
Luisa rise
dolorosamente. “E tu,
invece?”
“Anch’io
verrò da te per lo stesso
motivo” replicò Rosso, ma senza convinzione. Poi,
dopo aver taciuto per qualche
momento, proseguì: “Non lo so cosa diventeremo,
Luisa, so solo che ora siamo
legati da wuesti nostri segreti. Sappi che, qualunque cosa accada,
voglio che
tu venga da me; e io mi riterrò libero di fare lo
stesso.”
“Ci conto,
Rosso” disse Luisa
quasi senza fiato, col petto ostruito. Rosso se ne accorse.
“Resisti,
Prescelta Creatura.
Siamo quasi arrivati.”
“Parli
proprio come loro…” mormorò
Luisa, abbandonandosi a occhi chiusi contro il petto di lui.
“Come loro
chi?”
“Ho-Oh,
Mew, tutti gli altri… mi
chiamano così. Ma non papà.”
Rosso rimase un
attimo in silenzio
a queste parole, poi disse sorridendo: “Non voglio provarci
con te, ma sei la
ragazza più straordinaria che abbia mai
conosciuto.”
“Ho capito
il senso” disse la
ragazza. “E… per risponderti, Rosso…
credo che tu sia l’uomo più follemente
geniale che abbia mai incontrato.”
“Detto da
te, è un grande onore”
replicò il ragazzo sorridendo.
“Lance! Sei
qui?”
“È
la voce di Agata” disse Lance
voltandosi verso gli spalti. Era davvero Agata, che ora compariva sulle
tribune
e lo cercava con lo sguardo. “Agata! Sono qui, cosa
c’è?”
“Ti
cercano” disse ad alta voce la
vecchia.
“Chi
c’è? Se sono giornalisti…”
“Non sono
giornalisti” rispose
Agata con un mezzo sorriso.
“E chi
allora?”
“È
Blu.”
“Andiamo”
disse Lance ad Argento
ed entrambi spiccarono una corsa. Appena entrati nella sala principale
videro
che Blu li attendeva in piedi, immobile, con gli occhi stanchi e
gonfi.”
“Ciao,
Blu” disse Lance con vaga
perplessità.
“Rosso
è qui?” chiese Blu
aggressivamente, avanzandosi di un passo. “Se è
qui me lo devi dire, Lance!”
“No, non
è qui.”
“E
dov’è Luisa?”
“Non lo
sappiamo” intervenne
Argento.
“So che
è venuto a cercarla!” urlò
Blu, gettandosi sul presidente. Lance arretrò di un passo
mentre il ragazzo si
aggrappava a lui e lo scuoteva urlandogli. “Lo so che
è venuto a cercare lei,
lo so!”
Con un colpo deciso,
Lance
allontanò il ragazzo e lo spinse indietro, esclamando:
“Blu, è venuto a prenderla,
ma non sappiamo dove siano andati! Sei contento?”
“E
perché non avete fatto niente
per trattenerli?” chiese Blu disperato.
“Ne sei
capace, tu?” lo rimbeccò
Argento. Blu rimase in silenzio.
“Torneranno,
Blu” gli disse Lance.
“Stai calmo. Se entro un’ora non saranno tornati ci
metteremo in contatto con
lei, in qualunque modo… te lo prometto.”
“Non
c’è bisogno, Lance” disse d’un
tratto dalle loro spalle una voce nitida e conosciuta, era la voce di
Rosso,
mentre si apriva la porta: ne compariva il ragazzo, con tra le braccia
una
ragazza poco meno che svenuta… “Siamo qui tutti e
due. Sani e salvi, eh?”
“Che cosa
è successo?” esclamò
Argento lanciandosi verso di lui. Rosso gli porse la ragazza tra le
braccia.
“Abbiamo
finito di combattere, ora.
Sappiamo… conosciamo le nostre verità.
È finita, ora.”
“Luisa,
Luisa, cos’è successo?”
“Dice
il vero, Argento… abbiamo chiarito, o qualche cosa del
genere:
non siamo più nemici, ora.”
“Per questo
sei andata via?”
gemette Blu.
“Per porre
fine a tutto” disse
Rosso. “Per terminare quella fase della mia vita, di cui
conosciamo tutti il
significato. Ora, finalmente, sono davvero pronto per tornare a casa.
Lance”
aggiunse voltandosi verso i due giovani. “Argento…
ve l’affido. Ora so tutto. Mi
raccomando a voi.”
Luisa aprì
gli occhi con una
qualche strana fatica e lo guardò come per salutarlo. E in
quel momento Rosso
si piantò in piedi immobile davanti a lei e
s’inchinò. Luisa chiuse di nuovo
gli occhi. Era finita per davvero.
Ecco
qua, questo è l’ultimo capitolo che
posterò per un po’,
semplicemente perché da qui in poi si apre un pezzo unico
che ancora è ben più
che inconcluso, quello che riguarda la storia degli Unown e Missingno, e dunque mi spiacerebbe
molto interrompermi
proprio sul più bello. Preferisco finire la storia e poi
postarla. Prendetela come
l’anno di pausa tra un Harry Potter e il seguente ;)
Se
qualcuno avesse voglia di leggere ancora un po’, comunque, a
breve
posterò una spin off intitolata Favola di Natale,
che avrà per protagonista di nuovo
Rosso. Per breve intendo DAVVERO
breve: insomma, datemi tempo di tornare da una due giorni o alle brutte
da una
vacanza col fidanzato, e posterò. I swear J
Un
bacio enorme a Emma Bradshaw che ha continuato a seguire, malgrado
tutto. A presto, miei pochissmi (e per la maggior parte anonimi e muti)
lettori.
Buone
vacanze!
Afaneia
J