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Autore: Afaneia    15/07/2012    0 recensioni
Chi è Luisa? Un tempo non era nessuno, era solo una piccola ragazza di provincia, una piccola allenatrice di Borgo Foglianova partita all'avventura come tanti, come tutti. E ora? Ora è la Campionessa di Kanto e Johto, dopo aver superato sfide e pericoli e aver sconfitto, dopo anni di viaggio e allenamento, Lance e Rosso, il Presidente della Lega Pokémon e il vero Campione delle due regioni.
Ma la vita continua a cambiare. La piccola ragazza di provincia ora è quasi una donna e i suoi nemici (Rosso, Argento, quel ladro che conobbe il primo giorno del suo viaggio) stanno cambiando e le loro relazioni mutano con loro. E soprattutto, ciò che cambierà definitivamente la sua vita sarà l'arrivo di Ho-Oh, la fenice di fuoco delle leggende, che discenderà dal cielo ad annunciarle una grande verità...
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Lance, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga della Prescelta Creatura'
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“Voglio scendere giù” disse Luisa poco dopo la colazione. Le doleva la ferita, eppure non riusciva a reprimere quel desiderio irrefrenabile di uscire, di respirare un po’ d’aria fresca dopo quei giorni di clausura.

“Se ti portiamo fuori, sverrai” la rimbeccò Argento per prenderla in giro.

“Che sciocchezza… non sono così debole” replicò la ragazza. E si alzò dal divano dov’era seduta – erano nella camera di Lance – per mostrare la rinnovata forza delle sue magre game muscolose. “Ma per favore, portatemi fuori!”

“Se insisti…” rispose Lance. Un poco l’uno, un poco l’altro, i due ragazzi l’aiutarono a scendere le scale e, a piccoli passi, a raggiungere l’Arena della Battaglie, dove i tre ritenevano di poter restare in pace senza essere disturbati per qualche ora… si sbagliavano. Erano stesi sul terreno da appena un quarto d’ora, che d’un tratto un fischio acuto scosse l’aria nel profondo e poi, dopo un momento, apparve una sfera rosa…

“Mew!” gridò Luisa, sollevandosi. Perché effettivamente era Mew, bellissimo e splendente con quegli occhi blu e luminosi del colore dell’aria, del cielo…

Mew si fermò in aria sopra di loro; ed era tanto piena di gioia al vederlo, che la ragazza si alzò in piedi e gli tese le braccia. “Che cosa ci fai qui, Mew?”

Il Pokémon si gettò tra le sue braccia, strofinò il muso contro il suo viso, e poi, nascosto nel suo petto, sussurrò nella sua mente: “Ho da dirti qualche cosa.”

“L’avevo pensato. Hai sentito qualcosa?”

“Sì, e forse qualcuno, tra cui magari persino Celebi signore della foresta e dei cieli tutti, mi dirà che il mio è un errore. Ma tu sei la mia principessa e ti amo molto, per aver sempre vegliato sulla tua vita, e non c’è nulla che io voglia nasconderti.”

“Parla, dunque.”

“Solo questo ho da dirti: che oggi inizia l’ultima parte del tuo viaggio, forse la parte più pericolosa… vengo a dirti di stare attenta.”

“Per la seconda volta in pochi giorni…! E anche stavolta, qualcosa d’indefinito.”

“Ascolta bene quello che sto per dirti: questa volta accadrà qualcosa che deciderà per sempre dello scorrere della tua vita e di altre, forse molte, che neppure conosci. Perciò io ti chiedo di fare molta, molta attenzione…”

“Te lo prometto, Mew” disse Luisa. “Ma com’è che fate ad avere sempre queste intuizioni, voialtri?”

“È qualche cosa che fai tu stessa senza accorgertene” disse Mew. “Non l’hai ancora capito? Non sei tu stessa, per esempio, a sapere di avere davanti a te ancora uno scontro col tuo nemico, Rosso?”

“Questa non è una predizione.”

“Oh, sì, che lo è. È la stessa cosa senza che tu lo sappia. Finirai per capirlo da sola, ma ora ricordati di stare attenta a quello che ti ho detto.”

“Me ne ricorderò… non preoccuparti. Ti ha mandato papà?”

Mew fece un cenno di diniego con quel suo piccolo e delizioso capo rosa e lucente. “No, lo sappiamo tutti quanti, tutti noi lo abbiamo sentito… ma io ho deciso liberamente di venire a dirtelo prima di tutti gli altri. Credi che abbia fatto male?”

“No, sono contenta di sapere la verità che mi riguarda, per una volta. Anche se…”

“Sei inquieta?” domandò Mew. La ragazza annuì leggermente.

“Non importa, però. Sarà tutto più facile, ora che conosco la verità. Ti ringrazio.”

Mew si staccò da lei e rimase sospeso a mezzo metro di distanza, poi, con un sibilo sottile, s’infilò sotto il braccio di Argento e poi andò a posarsi sulla spalla di Lance, appoggiandosi al suo collo.

“Anche voi dovete fare attenzione. Me lo promettete?”

“Certo, Mew” disse Argento. “Ma che cosa assurda è per noi sentici chiamati in guardia contro qualcosa che neppure voi sapete cosa sia!”

“Voi che dovreste sapere tutto” soggiunse Lance sorridendo. “Ma non temere. Faremo il nostro dovere.”

“Vi ringrazio” disse Mew sollevandosi. “Debbo lasciarvi, ora… tenete gli occhi aperti. Buona fortuna a voi!”

“Grazie, Mew” disse Luisa guardandolo allontanarsi. E poi, quando quel punto rosa fu scomparso all’orizzonte, soggiunse ad alta voce: “Ma che cosa vorranno dire le sue parole?”

“L’ultima volta che ci hanno detto qualche cosa del genere, era la verità” disse Argento inquietamente.

“Ma questa volta è quella definitiva” aggiunse Lance stringendosi al petto la ragazza. Luisa appoggiò la fronte contro il suo mento, senza dire nulla, ma gemendo in cuor suo per la ferita che aveva ripreso a dolerle.

E poi a un tratto sentirono un forte spostamento d’aria alle loro spalle e si voltarono a guardare. E come non trattenere un grido, quando videro che Rosso scendeva dal cielo sulle spalle robuste del suo Charizard?

A bocca aperta, Luisa si staccò da Lance e rimase immobile a guardare il suo nemico che si posava a terra, altero e serio, ma non più disperato, ora. Non scese dal suo Charizard e là rimase a guardarlo.

Luisa avanzò di qualche passo con gli occhi fissi su di lui.

“Luisa, non…”

“No. Lasciatemi. Devo andare. È ora.”

“Non sei forte abbastanza.”

“Posso farcela invece. Fidatevi di me.”

Proseguì fino al cerchio centrale dell’Arena. Annuì. Rosso vide il suo cenno e per un momento alzò gli occhi verso il cielo. Poi si levò in volo e si allontanò dall’Arena.

Fu un lampo, un lampo per Luisa lanciare la sua Pokéball e gettarsi al suo inseguimento in groppa ad Aerodactyl…

“Luisa! NO!”

Ma Luisa non se ne curava, solo di Rosso le importava in quel momento, mentre si gettava sulle tracce del folle nemico suo. Rosso continuava a levarsi in alto, sempre più in alto, e a ogni metro Luisa sentiva crescere la pressione sul suo povero petto ferito; ma in nessun caso si sarebbe tirata indietro, e ora inseguiva Rosso proprio come, un tempo, aveva seguito Suicune…

“Rosso! Dove vuoi andare?”

“Tu seguimi.”

E Luisa lo seguiva, perché non poteva farne a meno.

Sorvolavano il mare, ora; ma come aveva potuto essere tanto stupida? Ecco svettare la cima di un vulcano, la punta estrema di Isola Cannella.

Rosso scese per primo sul vulcano e ritirò il suo Charizard, e quando Luisa fu atterrata, il ragazzo vide il suo volto contratto dal dolore e l’aiutò a scendere, “Stai bene?”

“Sì” disse Luisa. “Sto bene, ma…”

Rosso la sostenne fino a una parete di roccia, dove l’aiutò ad appoggiarsi. Luisa si lasciò scivolare in terra. Dopo un momento di esitazione, Rosso sedette accanto a lei.

“Che cos’hai fatto in questi giorni?”

“Ho pensato a lungo. Sono stato qui, sul Monte Argento… ieri sono andato da Blu.”

“Oh.”

“Gli ho promesso che d’ora in poi voglio cambiare, voglio stare con lui, voglio vivere come tutti gli altri, come tutti voi… gli ho chiesto di aiutarmi, di sostenermi, di restarmi accanto, perché non sono sicuro di potercela fare da solo.”

“Hai un mucchio di buoni propositi.”

“Sì… voglio stare con Blu, ora, voglio fare tutto quello che non ho potuto in questi anni.”

“Ma che bravo ragazzo che sei diventato. Solo Blu m’intenerisce di più.”

“E poi, sai… Blu è stanco di sentirsi umiliato dalla mia ombra, e non deve più sentirsi così per colpa mia.”

Luisa si stese sulla schiena incrociando le braccia dietro la nuca. Sperava che distendendosi la ferita si rilassasse e le facesse meno male.

“Che cosa hai deciso di fare del tuo sogno, ora?”

“Te l’ho detto: basta, ora esiste solo Blu. Niente più notti insonni d’allenamento, basta… Blu, Blu e solo Blu: perché non è di Ho-Oh che sono innamorato…”

“Si spera. Ma io non intendevo questo. io volevo sapere se… se adesso credi ancora di essere la Pescelta Creatura.”

“Voglio raccontarti la mia storia. ( ma Luisa non dubitò che avesse udita la sua domanda e che a suo tempo avrebbe risposto). Vorresti ascoltarla?”

“…Sì. Certo che lo vorrei.”

“Ne sei certa?”

“Sì, ne sono certa.”

E mentre Luisa chiudeva gli occhi nel sole per ascoltare, Rosso incominciò a raccontarle la sua storia.

 

Non c’è bisogno che io ti parli a lungo della mia infanzia: sono cresciuto a Biancavilla, sognando di diventare un Campione di Pokémon come tutti i bambini sognano, come forse anche tu sognavi alla mia età.

Giocavo spesso con Blu, il mio vicino di casa, che era un bambino molto simile a me, anche se non troppo, nipote del celeberrimo professor Oak. Eravamo due bambini normali… giocavamo a sognare come tutti, alla fine.

Da piccolo non sapevo che Blu fosse il figlio di Giovanni, non me lo aveva mai detto, e d’altronde non avrei capito cosa questo implicasse. E quando me lo disse ancora non ero in grado di comprendere cosa questo significasse per lui: ciò che capii sulle prime era che per anni mi aveva nascosto la verità, che aveva cercato di tenermi all’oscuro di un orribile, orribile segreto. Come avrei potuto, con i miei ideali e i miei dieci anni, caprie cosa volesse vivere per Blu vivere senza madre e praticamente senza padre, circondato da ladri della più bassa risma destinati a prendersi cura di lui non per affetto, ma solo per compiacere il proprio capo, Giovanni… vivere nascondendo al mondo, a tutti, a me questa verità…

Dopo aver saputo il suo segreto, non volli più vederlo. Fu allora che cominciò a diventare sgradevole, antipatico, presuntuoso… era per difendersi da me.

Un giorno il professore ci mandò a chiamare e ci fece scegliere due Pokémon: io scelsi un Charmender, Blu invece uno Squirtle; ci sfidammo subito, lì nel laboratorio del professore, e fin da subito fu chiaro che ero io quello più forte, quello più capace di noi due… Questo non fece che alimentare l’odio che c’era tra noi. Purtroppo per me, cominciavo già ad amarlo… come sono strane cose di questo genere, a volte…

Così iniziò il nostro viaggio, e anche in esso ci dimostrammo diversi: lui, cos’ preso ad ampliare il suo Pokédex, io così impegnato ad allenarmi furiosamente, contro tutti e contro tutto… no, non per il motivo che pensi tu. Allora non pensavo affatto a Ho-Oh, a Mew, a Celebi, se non come a strumenti tramite i quali incrementare ulteriormente le mie capacità. Com’eravamo diversi io e lui! Due modi diversi di combattere, di allevare i Pokémon e di amarli, due modi diversi di cercare la verità, di vivere…

Ho perduto il conto di tutti i piani del Team Rocket che ho sventato, Monteluna, Azzurropoli, Zafferanopoli, di tutti gli allenatori che ho umiliato, dei Capopalestra che ho stracciato… un giorno, finalmente, ce l’ho fatta: ho vinto contro Giovanni e ho preso la strada dell’Altopiano Blu… Ma quel giorno, proprio sull’inizio della Via Vittoria, mi accadde d’incontrarmi con Blu e di combattere con lui… Vinsi. Ma in quel momento, credetti di essere davvero troppo forte per la Lega, troppo forte per Lance, troppo forte per tutti… decisi che avrei sfidato solo a Lega conclusa il Campione, che io sapevo sarebbe stato Lance (Blu  allora non era tanto forte da sconfiggerlo, lo è diventato in seguito, ma Lance lo notò ugualmente tra tutti). Proprio quel giorno ci confessammo l’uno all’altro e forse in quel momento iniziò il nostro primo riavvicinamento: ma era ancora un amore doloroso e rancoroso, di cui c’incolpavamo a vicenda senza volerlo.

E quel giorno avvenne una terza cosa che ha modificato il corso della mia vita: quella notte, essendomi recato a Isola Cannella per riflettere su quanto era accaduto… qui, mentre mi trovavo nella piazza del paese e sedevo tra la gente… qui, dicevo, mi accadde di sentire la storia della Prescelta Creatura (e qui dalla voce di Rosso Luisa capì ce non le stava dicendo tutta la verità). Ma queste cose te le ha già raccontate il professore Oak. Occorrerà dire solo che incominciai a informarmi, a raccogliere notizie… qualche giorno dopo, finita la Lega, Giovanni fu costretto a fuggire da Smeraldopoli e a iniziare quella lunga latitanza che si protrae finora e che addolora profondamente Blu. E fu da me che Blu si rifugiò, quando non seppe più che cosa fare: venne a cercare me quando suo padre lo lasciò. Fu il giorno del nostro primo bacio, della nostra prima promessa… e per un po’ di tempo il nostro fu un idillio, un sogno, un paradiso.

Ma quell’idea si era radicata in me, molto più in profondità di quanto avessi sulle prime creduto, non mi era più possibile cancellarla dalla mia mente.  C’era qualcosa in me che era cambiato, che non poteva più acquietarsi, da quando…

Ne parlai con Blu, e come avrebbe potuto esserne contento? Disse che se avessi voluto mi avrebbe seguito, in capo al mondo, ma sarebbe venuto con me, senza lamentarsi. Ma come potevo chiedergli di seguirmi? Come potevo accettare che venisse con me, sapendo e sapendo bene che non c’era nulla che potessi offrirgli? Così partii da solo, chiuso non – credo – nel mio egoismo, ma dalle mie catene: perché sapevo di non poter essere sereno accanto a lui fino a che non avessi trovato la mia verità… Non era semplicemente e soltanto la Prescelta Creatura che volevo dargli, era un uomo nuovo che potesse garantirgli una felicità, una serenità che l’inquieto Rosso non avrebbe potuto promettergli, mai…

 

Le parole di Rosso sfumarono nella brezza del mattino e per un po’ i due rimasero in quel silenzio appena sceso, incapaci di parlarsi.

“Blu le sa tutte queste cose?”

“Le ha capite, forse… ma non è questo il momento buono per parlarne. Ma che cosa pensi di questa mia storia?”

Luisa si sistemò meglio sulla solida pietra. Poi, cambiata bruscamente idea, si tirò su e si appoggiò alla  roccia accanto al ragazzo. “Penso che non mi hai detto tutto, Rosso. Non mi hai raccontato tutta la verità su quella notte qui a Isola Cannella.”

“Che importanza ha dove ho sentito questa storia?” domandò Rosso spazientito.

“Se io ti giurassi di raccontarti un mio segreto molto grande e terribile, tu mi racconteresti il tuo?”

“Dipenderebbe dal segreto.”

Luisa si alzò e andò ad appollaiarsi davanti a lui, guardandolo molto da vicino, e prendendogli le mani gli disse: “Rosso…. Ascoltami bene. Sto per dirti una strana e terribile verità e voglio fidarmi di te. Posso farlo?”

“Sì” disse Rosso inquieto.

“Rosso… io sono la Prescelta Creatura, e voglio che tu sappia che io ho sempre creduto che fosse più giusto… che tu…”

Non ebbe modo di finire. Ora Rosso aveva il volto tra le mani e gemeva, dolendosi, ripetendo: “Ma come mai mi sembrava così improbabile, così banale…”. Le credeva sulla parola quel suo folle nemico…

“Rosso. Voglio dirti tutta la verità… guardami, ora guardami negli occhi!”. Rosso la guardò: “Rosso, ascolta… io sono una Principessa dei Pokémon, sono la figlia di Celebi signore dei Cieli, sono…”

Ora era perplesso, Rosso, e non capiva, ma le credeva, non c’era modo per lui i non fidarsi di lei… Luisa si alzò in piedi e si tolse la giacca, la gettò ai suoi piedi e, con gli occhi chiusi, incominciò a cambiare, e assunse mille forme tutte diverse, fu un caleidoscopio di colori e molteplici aspetti, e infine, fu donna di nuovo… si ritrovò d’un tratto stesa tra le braccia di Rosso che ripeteva: “Basta ora, basta! Ti credo! Mio Dio, ti credo…”

“Volevo che sapessi che ti dico la verità” mormorò la ragazza tendendogli le braccia.

“Ti credo, ma com’è terribile tutto questo! tu, la ver Principessa…”

“Ascolta” disse Luisa, e gli raccontò tutto c’è che era successo prima della sua nascita tra Celebi e sua madre… Rosso ascoltò e annuì. Poi, scuotendo il capo, mormorò: “E io che t’ho anche fatto del male…! Mi sembra ancora più terribile adesso.”

“No, no” disse Luisa. “Ascolta: ho deciso di dirlo a te, al mio nemico, perché solo con te posso essere veramente onesta. Non con mia mare o col mio migliore amico, ma solo e soltanto con te. Coi miei fratelli non ho bisogno di parlare, poiché loro provano ciò che provo io… intendo dire…”

“Lance e Argento” mormorò Rosso. “Come ho potuto non capirlo prima?”

“Avresti compresa la mia natura?” domandò Luisa.

“No, non quella, ma… era così ovvio, così semplice che fossi tu… e io sciocco non volevo capire!”

“Mi odi?”

(Silenzio). “No, non ti odio più. Ora sto meglio, come vedi.”

“Se hai creduto alla mia verità, ora devi dirmi la tua. Resterà tutto quassù…”

Rosso tacque a lungo, molto a lungo, senza accennare a far scostare la ragazza che aveva afferrata prima che ella, per la debolezza, cadesse. Poi parlò: “Ti dirò il mio segreto, ma tu giurami che mi crederai. Me lo giuri?”

“Tu hai creduto a me quando ti ho detto di essere la figlia di Celebi… sulla salvezza della mia anima, Rosso, ti giuro che ti crederò.”

“A parlarmi della Prescelta Creatura, è stato un vecchio che ho incontrato nella Città dei Numeri.”

Luisa si sollevò, tenendosi la ferita con il palmo della mano, e lo guardò. Ma Rosso guardava lontano, perduto tra quei ricordi.

“Dimmi che è la verità.”

Rosso la guardò e disse lentamente; “Sulla mia felicità con Blu, ti giuro che sono stato nella Città dei Numeri e che so come arrivarci e persino come uscirne.”

“Ma…”

“Vuoi dirmi che è solo una leggenda?” domandò Rosso. “Proprio tu vuoi dirmi una cosa del genere, Prescelta Creatura, figlia di Celebi?”

“Non è il caso che te lo dica” ammise la ragazza.

“Ascolta” disse Rosso. “Tu sei ciò che ho sempre creduto di essere, in qualche modo sei parte di me, sei la mia erede. Ti dirò come arrivarci e come uscirne.”

“Portamici!”

“No!” gridò Rosso. “Non voglio tornarci. Ho paura di tornare là, tu non sai cosa voglia dire… ti dico che saprai come arrivarci e come uscirne. Ma non ti consiglio di andarci.”

“Che cosa c’è laggiù?”

“C’è tutto quello in cui non hai il coraggio di credere, quello che non sai che esiste… c’è un’entità… e puoi trovare la tua verità, ma anche molte più bugie. C’è qualcosa che ha stregato per anni la mia ambizione, solo perché arrivasse questo giorno in cui io ti spingo in quel baratro… è… terrificante. Vieni.” E la prese sulle spalle e iniziò a scalare il vulcano.

“Dove mi porti?”

“Hai paura?”

“No. Ma dove mi stai portando?”

“Non è lontano. Guarda.”

Raggiunsero la cima del vulcano. Là Rosso la fece scendere. Luisa guardò in basso e vide aprirsi ai suoi piedi il vasto cratere nero e profondo del vulcano.

“È qui” disse Rosso accennando a quella profondità.

“Qui?”

“Sì, è qui. All’interno del vulcano e molto più sotto.”

“E come si fa ad arrivarci?”

“Ci si butta.”

“Che cosa?”

“È semplice. Ti fidi di me?”

“Sì, ma…”

“Non è di gettarti che devi preoccuparti.”

“E per uscire?”

Rosso sospirò. “Ascolta. Laggiù tutto è invertito, nulla funziona. Devi raggiungere il mare e nuotarvi dentro, e andare dritto fino all’orizzonte, sempre dritto, non ti devi mai fermare, e dopo del tempo raggiungerai la costa. Sarai di nuovo su quest’isola. E per tornare, devi gettarti di nuovo nel vulcano.”

Luisa rifletté per un poco su queste informazioni. Poi: “Fa paura andarci?”

“Sì. Tanta. Ci andrai, vero?”

“Sì.”

“Lo sapevo. Vieni qui” aggiunse e la fece sedere, perché impallidiva a vista d’occhio. “Da oggi è finita la nostra inimicizia.”

“Già… è finita.”

“È un bene che sia finita così, alla fine. Forse non saremo mai amici, ma…”

“Ma tu, mio nemico, resterai per sempre una parte di me, poiché conosci il mio segreto.”

“E tu il mio” disse Rosso tristemente, stringendosela contro.

Luisa sorrise. “Se non torni ora, Blu s’ingelosirà.”

“Ti riporto all’Indigo, prima.”

“Lascia stare, tornerò da sola.”

“No, sei troppo debole” disse Rosso. Tirò fuori il suo Charizard e, prendendola in braccio, la sollevò per portarla ad Altopiano Blu, la fine definitiva (e l’inizio) del loro viaggio.

Luisa si appoggiò contro di lui. Le pareva che qualche cosa le strattonasse il petto dall’interno in due direzioni opposte, e ansimava.

“Cosa credi che diventeremo, ora? Io per te e tu per me?”

Rosso sorrise e disse: “Diciamo che ci sosterremo a vicenda. Tu verrai da me quando vorrai che qualcuno gonfi di botte il tuo fidanzato…”

Luisa rise dolorosamente. “E tu, invece?”

“Anch’io verrò da te per lo stesso motivo” replicò Rosso, ma senza convinzione. Poi, dopo aver taciuto per qualche momento, proseguì: “Non lo so cosa diventeremo, Luisa, so solo che ora siamo legati da wuesti nostri segreti. Sappi che, qualunque cosa accada, voglio che tu venga da me; e io mi riterrò libero di fare lo stesso.”

“Ci conto, Rosso” disse Luisa quasi senza fiato, col petto ostruito. Rosso se ne accorse.

“Resisti, Prescelta Creatura. Siamo quasi arrivati.”

“Parli proprio come loro…” mormorò Luisa, abbandonandosi a occhi chiusi contro il petto di lui.

“Come loro chi?”

“Ho-Oh, Mew, tutti gli altri… mi chiamano così. Ma non papà.”

Rosso rimase un attimo in silenzio a queste parole, poi disse sorridendo: “Non voglio provarci con te, ma sei la ragazza più straordinaria che abbia mai conosciuto.”

“Ho capito il senso” disse la ragazza. “E… per risponderti, Rosso… credo che tu sia l’uomo più follemente geniale che abbia mai incontrato.”

“Detto da te, è un grande onore” replicò il ragazzo sorridendo.

 

“Lance! Sei qui?”

“È la voce di Agata” disse Lance voltandosi verso gli spalti. Era davvero Agata, che ora compariva sulle tribune e lo cercava con lo sguardo. “Agata! Sono qui, cosa c’è?”

“Ti cercano” disse ad alta voce la vecchia.

“Chi c’è? Se sono giornalisti…”

“Non sono giornalisti” rispose Agata con un mezzo sorriso.

“E chi allora?”

“È Blu.”

“Andiamo” disse Lance ad Argento ed entrambi spiccarono una corsa. Appena entrati nella sala principale videro che Blu li attendeva in piedi, immobile, con gli occhi stanchi e gonfi.”

“Ciao, Blu” disse Lance con vaga perplessità.

“Rosso è qui?” chiese Blu aggressivamente, avanzandosi di un passo. “Se è qui me lo devi dire, Lance!”

“No, non è qui.”

“E dov’è Luisa?”

“Non lo sappiamo” intervenne Argento.

“So che è venuto a cercarla!” urlò Blu, gettandosi sul presidente. Lance arretrò di un passo mentre il ragazzo si aggrappava a lui e lo scuoteva urlandogli. “Lo so che è venuto a cercare lei, lo so!”

Con un colpo deciso, Lance allontanò il ragazzo e lo spinse indietro, esclamando: “Blu, è venuto a prenderla, ma non sappiamo dove siano andati! Sei contento?”

“E perché non avete fatto niente per trattenerli?” chiese Blu disperato.

“Ne sei capace, tu?” lo rimbeccò Argento. Blu rimase in silenzio.

“Torneranno, Blu” gli disse Lance. “Stai calmo. Se entro un’ora non saranno tornati ci metteremo in contatto con lei, in qualunque modo… te lo prometto.”

“Non c’è bisogno, Lance” disse d’un tratto dalle loro spalle una voce nitida e conosciuta, era la voce di Rosso, mentre si apriva la porta: ne compariva il ragazzo, con tra le braccia una ragazza poco meno che svenuta… “Siamo qui tutti e due. Sani e salvi, eh?”

“Che cosa è successo?” esclamò Argento lanciandosi verso di lui. Rosso gli porse la ragazza tra le braccia.

“Abbiamo finito di combattere, ora. Sappiamo… conosciamo le nostre verità. È finita, ora.”

“Luisa, Luisa, cos’è successo?”

“Dice il vero, Argento… abbiamo chiarito, o qualche cosa del genere: non siamo più nemici, ora.”

“Per questo sei andata via?” gemette Blu.

“Per porre fine a tutto” disse Rosso. “Per terminare quella fase della mia vita, di cui conosciamo tutti il significato. Ora, finalmente, sono davvero pronto per tornare a casa. Lance” aggiunse voltandosi verso i due giovani. “Argento… ve l’affido. Ora so tutto. Mi raccomando a voi.”

Luisa aprì gli occhi con una qualche strana fatica e lo guardò come per salutarlo. E in quel momento Rosso si piantò in piedi immobile davanti a lei e s’inchinò. Luisa chiuse di nuovo gli occhi. Era finita per davvero.

 

Ecco qua, questo è l’ultimo capitolo che posterò per un po’, semplicemente perché da qui in poi si apre un pezzo unico che ancora è ben più che inconcluso, quello che riguarda la storia degli Unown e Missingno,  e dunque mi spiacerebbe molto interrompermi proprio sul più bello. Preferisco finire la storia e poi postarla. Prendetela come l’anno di pausa tra un Harry Potter e il seguente ;)

Se qualcuno avesse voglia di leggere ancora un po’, comunque, a breve posterò una spin off intitolata Favola di Natale, che avrà per protagonista di nuovo Rosso. Per breve intendo DAVVERO breve: insomma, datemi tempo di tornare da una due giorni o alle brutte da una vacanza col fidanzato, e posterò. I swear J

Un bacio enorme a Emma Bradshaw che ha continuato a seguire, malgrado tutto. A presto, miei pochissmi (e per la maggior parte anonimi e muti) lettori.

Buone vacanze!

Afaneia J

 

   
 
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