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Autore: The Lady Darkness    15/07/2012    2 recensioni
Credi ai vampiri?
Insomma, sono solo una leggenda per te, non è così?
Be, ti dirò una cosa: sono nata nella stanza di mia madre grazie ad un dottore-vampiro, l'insegnate privato che mi ha seguito da quando avevo quattro anni è un vampiro dalle sembianze di un bambino di 10 anni e i clienti con cui DEVO avere a che fare sono vampiri. Gestisco un "hotel" per vampiri e per questo non posso uscire da casa mia.
Ho a che fare con dei vampiri giovani e affascinanti tutti i giorni.
Per farla breve la mia vita girava intorno ai vampiri. Ero cresciuta con loro e mi avevano accudito dopo la morte di mamma e lo facevano ancora.
Credi ancora che i vampiri siano solo una fantasia?
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina si preannunciava oscura e piena di nuvoloni neri con rischio pioggia, clima che non piaceva molto ai miei amici immortali. Di certo non sarebbe stata la mia giornata migliore: avevo fatto un incubo orribile, mi ero svegliata due ora prima delle quattro del mattino e non ero riuscita a riaddormentarmi, i capelli avevano deciso di venirmi contro e non riuscivo a pettinarli come volevo, il vestito che avevo deciso di mettere era macchiato e come se non bastasse alle sei meno dieci un mio cliente era irrotto in camera mia dicendo, o meglio urlando, che c’era un problema, ecco perché ora correvo a tutta velocità nel corridoio che portava alla stanza 23 del secondo piano. Kevin, il cliente in questione, non aveva risposto a nessuna delle mie domande dicendo solo che c’era un tanfo orribile di sangue che proveniva dalla stanza 23. Quella stanza, che ricordassi, non era stata affittata e nessuno la richiedeva da un po’ : era una tra le stanze più lussuose dell’intera casa e dai registri di mamma l’aveva affittata solo un uomo, un certo Malchezicher, ma era da un po’ che non si vedeva. Già a due metri di distanza si sentiva un odore pungente di sangue. Che diavolo era successo? Speravo solo che i più irascibili non mi saltassero addosso e non mi uccidessero, ma sembravano tutti scossi mentre guardavano l’interno della stanza e nessuno osava oltrepassarne la soglia. Le varie persone che incontravo mi lasciavano passare senza dire niente, mi guardavano sconvolti. Una volta arrivata davanti alla porta mi coprii la bocca non tanto per il disgusto, ma per trattenere un coniato di vomito.

-          Beth, chi può essere stato?- mi chiese Kevin disgustato anche lui, io scossi semplicemente la testa dando le spalle a quello scempio e guardando in faccia tutte le persone presenti

-          Non so, non sono io il vampiro.- non era proprio un accusa, ma un umano non poteva ridurre così un corpo.

-          Beth…- esordì Luis, era anche lui sconvolto – … questo…-  indicò tremando alle mie spalle, non mi serviva girarmi, ricordavo molto bene cosa c’era -… è troppo anche per noi …- respirava affannosamente  come se gli fosse costato una fatica immane parlare. Vedere Luis, uno tra i vampiri più cocciuti che c’erano lì dentro, comportarsi così faceva un po’ effetto. Sospirai mentre mi rigiravo una ciocca dei miei capelli ramati tra le dita. Ero nervosa. Succedevano parecchie cose strane lì dentro, ma questa le batteva tutte, ed era anche quella che faceva più schifo. Altra gente si stava ammassando e si faceva spazio tra quella già presente per vedere cosa fosse successo, quel odore non era affatto d’aiuto.

-          Vi prego di tornare nelle vostre stanze.- spostai il mio sguardo su tutti – non siete affatto d’aiuto se rimanete qui.- cercavo di mantenere ferma la  voce. Dovevo apparire forte almeno io. Luis mi lanciò uno sguardo preoccupato mentre con Kevin cercava di allontanare gli altri che non si fecero pregare. Guardai di nuovo l’interno della stanza: le lenzuola una volta d’orate del letto erano divenute rosse, zuppe di sangue, così come il tappeto e una gran parte delle pareti. Nemmeno il dipinto raffigurante mia madre si era salvato. Sul letto giaceva il corpo inerme di una donna, si poteva supporre dai capelli lunghi che si intravedevano, il collo era quasi staccato dal reto del corpo, era stata mutilata di entrambe le braccia che giacevano sul pavimento in marmo, aveva un taglio che le attraversava l’intero corpo e mostrava chiaramente gli organi interni sparsi sulle coperte. Dovevo pulire immediatamente e dovevo farlo da sola, quel sangue, una volta tolto il cadavere, sarebbe divenuto appetitoso e non mi andava di uccidere un vampiro che non sapeva trattenersi.

Misi dei guanti, una mascherina e un grembiule e iniziai. Per prima cosa tolsi le braccia dal pavimento buttandole in un sacco della spazzatura poi toccò al corpo e agli organi. Rischiai di vomitare più volte, ma riuscii a trattenermi. Buttai via pure il tappeto e le coperte sporche, non potevo tenerle, anche perché l’odore del sangue non si levava facilmente. Pulii in terra e sui muri, sarebbero stati da imbiancare e dovevo farlo io, il quadro non potevo buttarlo e nemmeno pulirlo, l’avrei rovinato e poi non era mio, era di Malchezicher o come diavolo si chiamava. avrei dovuto tenere quella stanza chiusa al pubblico per un po’.

 A lavoro ultimato la camera era come nuova e l’odore della vernice copriva un po’ quello del sangue, guardando il lato positivo avevo avuto l’occasione di rinnovarlo, anche se si era presentata in un aspetto molto spiacevole. Ordinai a degli inservienti di bruciare tutto quello sporco di sangue e loro eseguirono.  A me toccava una bella doccia. Avevo controllato la porta e le finestre: le finestre erano chiuse magnificamente e la serratura non era stata toccata perciò l’unica opzione era che qualcuno fosse entrato dalla porta, ma anche quella era chiusa a chiave a doppia mandata come l’avevo lasciata tre anni prima quando l’avevo rinnovata, appena sentito l’odore del sangue qualcuno l’aveva buttata giù, ma non era stata toccata neppure quella. Le serrature le dovevo cambiare ogni anno quindi nessuno poteva avere la chiave giusta, nessuno era stato visto o percepito entrare, perciò c’erano altre due opzioni: o la bestia era già dentro, ma questo non aveva senso dopotutto la vittima non poteva essere stata lì per  tre anni e poi essere stata squarciata e poi era impossibile che io non me ne fossi accorta prima e l’altra possibilità era che in un qualche modo la vittima era anche  la bestia, ma nemmeno questa aveva molto senso.

Quando lavorava mamma non le succedevano nulla di simile. Qualcuno ce l’aveva con me? Probabile, infondo mia madre era molto più bella e brava di me ma io lavoravo solo da sette anni lì. Ero stata addestrata da mia madre, la migliore in quel campo, anzi la sola in America, l’altro Hotel, come piaceva chiamarlo a me, era in Francia, troppo lontano.

Ero nata nella stanza di mia madre grazie a un dottore-vampiro, e mi chiamò Elisabeth in onore di una dea Vampiresca che si narra proteggesse il giardino dell’Eden dagli indegni. Mi crebbe da sola, mio padre non lo conobbi mai e lui non conobbe me, non me ne facevo un problema esistenziale. Io consideravo la mia vita “normale”: avevo un insegnante privato vampiro che ha un aspetto da bambino di 10 anni ( ne aveva compiuti 853 la settimana scorsa), lavoravo dall’età di dodici anni in un Hotel dove ospitavo vampiri paganti e avevo dei dipendenti vampiri. Vampiri donna non esistevano, venivano uccise alla nascita perché non potevano esserci più di tre famiglie di vampiri originari, perciò ero circondati da vampiri maschio tutti di bell’ aspetto che stravedevano per un po’ del mio sangue. Era come gestire un branco di bambini capricciosi.

Per farla breve la mia vita girava intorno ai vampiri. Ero cresciuta con loro e mi avevano accudito dopo la morte di mamma e lo facevano ancora. Praticamente la mia normalità è la fantasia di un altro umano.

-          Beth, mi stai ascoltando?- nella sala ristorante c’era il solito chiacchiericcio tipico delle stanze affollate. Luis aggrottò la fronte guardandomi serio. – allora?-

-          No.- mi insultò per poi sospirare

-          È passata una settimana da quando quella stanza è stata profanata, non è più successo niente. Rilassati Beth.- rilassarmi? Avevo la responsabilità delle vite dei due membri delle famiglie originarie e avrei dovuto rilassarmi? Avrei voluto picchiarlo a sangue, ma non sarebbe morto, perciò…

-          Ci proverò.- mentivo. Presi una ciocca dei miei capelli e li rigirai tra le dita. Ora Luis parlava con Alton perciò io potevo pensare in santa pace. Ma senza Luis doveva arrivare Kevin, e dove c’è Kevin ci sono guai. Arrivò correndo e mi venne incontro. Classico.

-          Beth, è arrivato un cliente, dice di voler parlare con te.- mi alzai mentre tutti si erano zittiti a guardarmi e mi diressi verso la Hall. I miei passi risuonavano tra le pareti della sala e così anche nel corridoio. Il cliente era seduto su una poltrona in pelle nera mentre si guardava intorno divertito. Appena mi guardò sussultai, c’era qualcosa di sbagliato nei suoi occhi, erano rosso scarlatto e mi fecero per un attimo paura. Kevin mi spronò a sbrigarmi e io lo feci. E un uomo che dimostrava si e no 20-25 anni, i capelli lunghi gli ricadevano sulle spalle larghe ed erano neri brillanti e sembravano morbidi. Mi venne voglia di toccarli. La pelle era diafana e perfetta, aveva gli zigomi alti, le labbra sottili incurvate in un sorriso magnifico.   Era vestito di pelle nera che lasciava ben poco spazio all’immaginazione. Era bellissimo e anche se fuori pioveva a dirotto lui era asciutto, ma avevo rinunciato a capire i vampiri anni prima. Mi porse la sua mano e mi guardò sorridendo

-          Salve signorina. Forse lei non si ricorda di me ma io ricordo perfettamente lei, sono un amico di sua madre: Chrispher Vlad Malchezicher.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo inizio non mi convinceva tanto, lo ammetto, ma gli altri che ho provato sono mooooolto peggio  -.-

Tanto vale provare, se poi diventerà una pacchia mi butterò giù dalla finestra ( considerando che io abito al piano terra :D).

Va be, smettiamola con queste cose che mi sto stancando anche io.

Spero vi piaccia questa storia partorita dalla mia mente malata :D

  
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