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Autore: Sigyn    15/07/2012    3 recensioni
"- Scorpius? Non è così strano, ma ... -."
I fratelli Potter non sono bravi a mantenere i segreti, ma Scorpius è bravo ad osservare.
Terza one-shot della serie, seguito di "It's okay to be Slytherin and gay! (Let's rejoice with the bros in the Potter way?)".
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
- Questa storia fa parte della serie 'Just, for God's sake, kiss the boy!'
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Quiet as a shadow, calm as still water


 
 

Lily Luna Potter, in un’altra vita, avrebbe potuto benissimo essere una Ravenclaw.

D’altronde, tra i suoi fratelli era lei quella che amava studiare e imparare cose nuove, quella che assillava Rose perché le correggesse i compiti per essere sicura di non aver messo nemmeno una virgola al posto sbagliato, quella che passava fin troppo tempo in Biblioteca con Hugo. Riusciva perfino a sopportare la supponenza e la rigidità di zio Percy, se questo significava poter passare qualche week-end insieme a Lucy, la quale aveva un anno più di lei e un carattere abbastanza mite e accomodante da permetterle di frugare tra i suoi libri e le sue pergamene senza nulla più che un rimprovero dettato più dall’abitudine che da una vera irritazione.

Lily era una ragazza intelligente, curiosa, sveglia. Perciò, la sua reazione più interessata che sorpresa non fu affatto inaspettata.

- Scorpius? Non è così strano, ma ... – cominciò, i grandi occhi scuri scintillanti di curiosità dietro le lenti tonde e la voce abbastanza alta da far voltare verso di loro Madama Pince, la fronte rugosa aggrottata e uno sguardo così tagliente che avrebbe facilmente potuto spezzare in due il tavolo a cui erano seduti. Si affrettò a zittire sua sorella con un gesto, che lei ricambiò con una smorfia impaziente e un sopracciglio alzato.

James non poté che sorridere, nonostante tutto: Lily amava leggere almeno tanto quanto non era adatta a stare in una biblioteca per più di una manciata di secondi. Aspettò che Madama Pince si voltasse di nuovo, prima di continuare il discorso: - Sì, Scorpius. C’era da aspettarselo, in fondo -.

Lily si sporse verso di lui, la faccia appoggiata contro il dorso di una mano e un sorriso divertito sulle labbra. – Beh, questo spiega un sacco di cose, in effetti – considerò, abbassando la voce e socchiudendo gli occhi con aria da cospiratrice. Poi, la sua espressione si rabbuiò improvvisamente, le sue labbra si piegarono in un broncio seccato e infantile e i suoi occhi lampeggiarono come succedeva ogni volta che aveva una delle sue illuminazioni fulminanti: - Ma perché non è venuto lui a dirmelo? -.

James si passò una mano tra i capelli, con un sospiro. Non che non avesse provato a convincere Albus a dirlo anche al resto della loro famiglia, o almeno a Lily, davvero: aveva tentato di spiegargli che non ci sarebbero stati problemi, che forse in quel modo si sarebbe sentito meglio. E poi, sia per lui che per suo fratello, tenere segreti con Lily in particolare era stressante. Albus aveva la fortuna di essere in un’altra Casa, ma James doveva sopportare il suo sguardo sempre così ostinatamente sincero e la sua innocente schiettezza perfino nella Sala Comune di Gryffindor, fino al punto in cui nascondere qualsiasi cosa a Lily sembrava una specie di tradimento.

Beh, in realtà, ora che ci pensava meglio, era più come se stesse tradendo Albus. Ma James non ci aveva pensato, quando aveva trascinato Lily in Biblioteca all’ora di pranzo, quando c’erano al massimo due o tre Ravenclaw o qualche studente disperato per un test incombente e troppo impegnato nel ripasso dell’ultimo minuto per notare qualsiasi altra cosa. Ora, però, il danno era fatto.

Chissà, forse non era nemmeno un vero e proprio un danno, alla fine: Lily era fin troppo sveglia, per una dodicenne, e anche se a volte era un po’ invadente e decisamente troppo testarda, sapeva essere molto dolce e solidale. Forse, parlare un po’ con lei avrebbe fatto bene ad Albus.

Quando disse tutto questo a Lily, la sua espressione offesa si addolcì in un sorriso allo stesso tempo comprensivo e divertito. Scosse la testa: - Beh, spero che lo abbia detto almeno a Scorpius -. L’espressione di James doveva dire molto più di quanto lui stesso pensasse, perché Lily sgranò gli occhi e inarcò le sopracciglia. – Sul serio? – chiese, e, prima che James potesse anche solo aprire la bocca per risponderle: - Ma perché? -.

James scrollò le spalle, troppo abituato alle interruzioni di sua sorella per prendersela: - È convinto di non piacergli -. Poi, vedendo Lily sbattere le palpebre un paio di volte e sistemarsi meglio la montatura nera e sottile degli occhiali sul naso: - Non chiedermi perché -.

Sua sorella assunse un’espressione pensosa per qualche istante e giocherellò con una ciocca di capelli rossi sfuggita alla sua treccia. Poi, il suo viso si illuminò e, mentre il suo sorriso si faceva sempre più ampio e eccitato, Lily sembrò in tutto e per tutto una normalissima dodicenne.

E James seppe con certezza che ora sia lui che Albus avevano un problema, perché Lily era una dodicenne particolarmente romantica ed testarda.

Lily ridacchiò e batté le mani, deliziata, prima di esclamare: - Una storia d’amore segreta e tormentata, una love story ostacolata da pregiudizi e incomprensioni! E, ovviamente, noi daremo una mano! -. James lanciò un’occhiata nervosa a Madama Pince, che rispose con uno sguardo spazientito e due labbra screpolate stirate in una smorfia severa e ostile.

James sospirò, si appuntò mentalmente di nascondere la collezione di romanzi Muggle di sua sorella e si preparò a tentare un’impresa già da anni riconosciuta come disperata e quasi impossibile all’interno di tutta la famiglia Potter-Weasley: distogliere Lily Luna Potter da qualsiasi idea improvvisa, avventata e potenzialmente rischiosa le fosse appena balzata in mente. Chiuse gli occhi per qualche secondo. Li riaprii.

- Ascoltami, Lily ... – provò: - no, sul serio, ascoltami -. Lily gli rifilò il suo sorriso più innocente e stucchevole, prima di alzare gli occhi al cielo e fargli segno di andare avanti.

- Lily, dobbiamo lasciar fare ad Albus ... avere un po’ di fiducia in lui. E non fare quella faccia: ha solo bisogno di un po’ di tempo! – continuò James. Lily sbuffò, e James la fissò dritta negli occhi. Lei sostenne il suo sguardo ma sembrò pensarci sopra, mentre giocherellava con una stanghetta degli occhiali, e questo lo fece sentire un po’ sollevato. – A parte questo – e qui arrivava la parte più difficile: - non devi dirlo a nessuno. Deve rimanere un segreto, va bene? -.

Lily lo fissò, mordicchiandosi un labbro, facendo spudoratamente uso dei suoi occhioni da cerbiatta incorniciati dalle ciglia lunghe e chiare e della sua aria da ragazzina dolce e responsabile. C’era un motivo se i loro genitori non riuscivano mai a negarle niente. – Nemmeno a Lucy? O a Rose? O ... – pigolò con aria afflitta.

- No, nemmeno a loro – la interruppe James, in tono secco. Lily sbatté le palpebre e si imbronciò, le sopracciglia alzate in un’espressione scettica e infastidita, come a dirgli non vorrai davvero dirmi di no, vero? Per un attimo, fu convinto che che avrebbe cominciato a ricordargli tutti i test che anche quell’anno aveva passato con i voti migliori del suo anno, come aveva fatto quando la mamma aveva osato usare la scusa di un articolo da finire per rifiutarsi di portarla a vedere una partita delle sue vecchie amiche dei tempi delle Holyhead Harpies.

- No – rispose James, facendosi forza e stringendo i pugni. Poi, osservando la sua espressione corrucciata, riprese in tono più gentile, quasi supplicandola: - Per favore, Lily, è importante. E Albus mi ucciderebbe, se scoprisse che l’ho detto a qualcuno! -.

Lily, sempre pronta a cambiare umore senza una ragione apparente, ridacchiò, gli occhi riscaldati da una luce divertita. – Okay – disse infine, semplicemente, alzando gli occhi al cielo, un mezzo sorriso rassegnato ancora sulle labbra.

James la fissò. Lei sbuffò, infastidita, allontanando con un gesto rapido e secco della mano una ciocca di capelli rossi che le ricadeva su un occhio.

- Okay – ripeté James, rilassandosi contro lo schienale della sua sedia. Non aveva dubbi sulla sua sincerità: Lily non sapeva mentire in modo così convincente.

In effetti, era la sua improvvisa risolutezza a non convincerlo. Lily era brava a mantenere la parola data solo quando si trattava di qualcosa che le facesse piacere, e quando si impuntava su qualcosa era difficile che non la portasse a termine.

James si passò una mano tra i capelli, e sperò che Lily non si lasciasse scappare niente con nessuno e che tutto andasse per il meglio.

 

Albus Severus Potter, al contrario dei suoi fratelli, era un ragazzo piuttosto silenzioso.

Scorpius aveva avuto poche occasioni di parlare con James e Lily Potter, ma la differenza era facile da notare persino osservandoli da lontano, e sostenere un qualsiasi tipo di conversazione con loro rafforzava soltanto questa impressione.

Scorpius, che era un ragazzo abbastanza chiuso e da sua madre aveva preso tutto tranne la sua parlantina spigliata ed energica, non poteva davvero dire che gli dispiacesse. Anzi, a volte aveva l’impressione che le parole non servissero nemmeno, tra loro due. Bastava un tocco all’apparenza casuale, un avvicinarsi o allontanarsi quasi impercettibile, uno sguardo pieno di significati.

Proprio gli sguardi erano la cosa che Scorpius apprezzava di più di tutto il loro piccola sistema di comunicazione segreto: gli occhi di Albus erano di verde intenso, brillante, vivido. E lui aveva deciso da qualche parte tra la fine del suo Secondo Anno e l’inizio del terzo che quello era il suo colore preferito.

Gli occhi di Albus, però, in quel momento erano adombrati e distanti, e il suo silenzio stava cominciando a dargli sui nervi. La loro muta complicità gli andava più che bene, certo, ma questo non significava che non gli piacesse parlare con il suo migliore amico. E poi, continuare a cercare di parlare con qualcuno apparentemente diventato sordo all’improvviso nel corso della cena non era esattamente qualcosa che Scorpius avrebbe mai potuto considerare la sua serata ideale.

Specialmente quando cercava di invitare il suddetto qualcuno a vedere la partita di Quidditch che si sarebbe tenuta il sabato successivo con lui.

Non che tenesse particolarmente a quella partita. O al Quidditch in generale. O che quella fosse l’occasione giusta per provare a dire qualcosa di importante, se Albus rimaneva in quello stato e lui continuava a non sapere esattamente come dirglielo.

Però, sarebbe stato bello comunque – quasi come un appuntamento, in un certo senso.

Sospirò, e lasciò cadere il suo poco convinto tentativo di mantenere in piedi la conversazione. Poi, si domandò vagamente se quella effettivamente contava come conversazione. Albus scelse proprio quel momento per smettere di tagliare – anche se forse la parola giusta era infilzare – il suo roast beef e prestargli un po’ d’attenzione.

L’altro ragazzo si voltò verso di lui, una nota preoccupata nella voce: - Che c’è? -.

Qualcosa dentro Scorpius esultò. Fortunatamente, già un paio di volte Albus gli aveva fatto notare che la sua capacità di mantenere la calma in ogni situazione aveva un che d’inquietante – poi aveva riso, e quando Albus rideva gli si illuminavano gli occhi.

- Niente – rispose, un lieve sorriso sulle labbra: - che c’è? -. Albus scrollò le spalle e si voltò di nuovo: - Niente -. Il che, nel linguaggio di entrambi, significava che c’era qualcosa.

Scorpius osservò il suo amico: la carnagione chiara, le poche lentiggini sparse irregolarmente sul viso, i lineamenti delicati e quasi femminei, i capelli neri sempre in disordine tra cui a volte si scopriva a voler passare le mani. Niente di diverso dal solito, eppure Albus da un po’ di tempo sembrava teso, pensieroso – mai come quella sera, però.

Lo sentì imprecare sottovoce, e segui la direzione del suo sguardo cupo. Al tavolo dei Ravenclaw, Lucy Weasley sorrideva e arrossiva, imbarazzata, evitando accuratamente di guardare nella loro direzione e fingendo di trovare le sue patate al forno straordinariamente interessanti. Confuso, Scorpius osservò brevemente il resto della Sala Grande ... e poi li vide.

Al tavolo dei Gryffindor, una sorridente Lily Potter si accorse del suo sguardo e – con un sorriso ancora più largo – lo salutò allegramente sventolando una mano. A poca distanza da lei, James Potter tentò di sembrare noncurante e fallì miseramente.

Scorpius tornò a guardare Albus, e si chiese se fosse il caso di posargli un mano sulla spalla e cercare di convincerlo a mangiare qualcosa. Alla fine, lo fece.

Qualcosa gli diceva che entrambi avrebbero avuto bisogno di molte energie.  

 

 

   

 

 

 

 

 

    

    

  
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