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Autore: Akane    29/01/2007    0 recensioni
Nobiltà d’animo è rispetto della vita, eleganza dello sguardo, sentirsi alla pari del più piccolo di tutti, mostrare l’anima senza farsi male. Raramente queste qualità corrispondono ad un nobile anche di nome. Ne nascono forse uno ogni 50 anni. Lì era successo. Un Principe di nome e di fatto
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FREAMMENTI
:
* ci siamo, questo è l’ultimo capitolo, dopo ci sarà solo l’epilogo a sistemare ogni cosa. Ebbene ho velocizzato il finale poiché non avevo pensato ancora a come farlo e siccome vorrei iniziare una nuova fanfic ho deciso di chiudere questa, così non ho pensieri! Ok, mi dispiace, sono molto affezionata a William, è un personaggio incredibile, ma sono felice di aver scritto di lui. Penso che ne creerò altri così anche se lui sarà sempre unico. Non so bene cosa dirvi, vi riservo i saluti e i ringraziamenti per l’epilogo che arriverà presto sempre perché voglio finire presto per iniziare quella nuova. A presto quindi e buona lettura. Baci Akane *

CAPITOLO XVI:
LUOGHI D’APPARTENENZA

'Era giusto credere che non si poteva scegliere dove nascere, che a qualcuno capitava nel luogo appropriato ed altri no, ma era altrettanto giusto capire che qualunque tipo di vita si vivesse e come, importante era non farla da soli, saper chiedere aiuto e compagnia, trovare qualcuno con cui camminare per i propri sentieri, facili o difficili che siano.'

Occhi negli occhi. Charlotte non aveva più paura di quell’azzurro principe perfetto e superiore a tutti per grazia ricevuta alla nascita. Non aveva più paura dei propri sentimenti per lui. Si era data della stupida già abbastanza. Le bruciava per una volta, aver fatto quel che i suoi genitori con la puzza sotto il naso, le avevano imposto. Le aveva dato un fastidio inaudito dover cedere e ammettere che per una volta avevano fatto qualcosa di buono. Anzi, si era seriamente preoccupata per se stessa pensando di star diventando come loro visti i gusti simili. Come poter innamorarsi di uno come William? Per lei era inaudito eppure stando a contatto con lui aveva forzatamente imparato a conoscerlo, quindi era stato ovvio innamorarsene. Ci aveva impiegato un po’ ad ammetterlo, ma ormai era pronta ad affrontare la situazione e le conseguenze dei propri sconsiderati sentimenti! Si era scoperta ed adesso ce l’aveva davanti. Come si sentiva dopo averlo detto? Meglio. Decisamente meglio. Il classico peso che si toglieva!
William la viveva diversamente. Per lui era difficile fare il passo successivo a quello di Charlotte, poiché lui ancora non aveva ammesso nulla a sé stesso se non una sana curiosità verso una creatura così diversa e strana come lei. Dal di fuori il suo viso sembrava scolpito nel ghiaccio, come al solito, una statua bellissima che difficilmente si sarebbe sciolta, a vista d’occhio. Sarebbe tuttavia bastato toccarlo per rendersi conto che la temperatura interna saliva alle stelle. Aveva un controllo su sé stesso che aveva dell’incredibile. Analizzava. Non poteva far altro, in un attimo, che analizzare la situazione, Charlotte, il loro rapporto e, cosa ancor più difficile per lui, i propri sentimenti. Dopo quel ballo così…audace…chissà se avrebbe trovato il coraggio di affrontare tutto quello a cui era obbligato. Non era uno che si tirava indietro davanti a niente. Aveva avuto una storia seria, Kate, e tuttavia non aveva mai pensato che sarebbe stata quella giusta. Si era messo con lei solo perché era perfetta, era giusta per un principe. Tutto lì. Nient’altro. Ma ora che le avevano imposto la conoscenza di una nobile come Charlotte con l’intenzione di doverla sposare, bè, quello era tutt’altra cosa. Kate era cancellata e sepolta e forse poteva anche ammetterlo…se quella ragazza fosse stata più folle come quella con cui aveva a che fare ora, le cose sarebbero andate diversamente.
La guardò ricordando i momenti passati con lei, tutto ciò che aveva pensato sempre su di lei e le idee che gli erano saltate in mente in diverse occasioni…quando l’osservava fare il bagno in piscina o vestirsi a modo suo per uscire fra la gente comune, ma anche quando proprio quella sera, l’aveva vista elegante e a dir poco bellissima. Aveva un bel viso e si curava ma come diceva lei, aveva quel senso di selvatico e grezzo che contrastava con la sua bellezza ed i momenti in cui si comportava da principessa. Su una cosa era sempre stato d’accordo: era una splendida ragazza e pur sapendolo non si conciava all’ultima moda, non si atteggiava e questo le faceva acquistare punti. Era stato più volte attratto da lei. Fisicamente attratto…tanto da dover cambiare stanza nel momento in cui questa attrazione saliva in lui. Nessuna donna era mai riuscita a provocare in lui reazioni simili eppure l’aveva detestata in più occasioni. Spesso aveva sperato che se ne andasse, erano però stati solo momenti.
Analizzare tutto quello, in così poco tempo, era difficile.
Aveva carattere. Ne aveva da vendere, nessuno le avrebbe mai messo i piedi in testa, sapeva infrangere le regole ma anche stare al suo posto. Conosceva i limiti, quelli da superare e quelli da non superare. Era forte dentro, l’unica in grado di tenergli testa. Forse gli serviva una così. Una in grado di tenergli testa.
Non era facile ammetterlo per lui, così chiuso, isolato, severo con sé stesso e gli altri. Aveva chiuso il suo cuore in cima a quella torre e non l’aveva liberato con altri che non fosse suo fratello, quel giorno. Arrivare a lui era un impresa ma l’idea che lei ci fosse riuscita l’aveva sfiorato per poi appendersi addosso senza più mollarlo.
Era questo?
Charlotte era arrivata a lui? Al vero lui?
- Così sei venuta allo scoperto…-
Disse lui dopo quella breve e veloce analisi. Aveva un tono indecifrabile come anche il suo sguardo, lei era ancora molto tesa, non abitata a dichiararsi a persone simili, nonché infastidita dalla soggezione che quella creatura che sembrava scesa dal cielo, riusciva a metterle.
Arricciò il naso e rispose:
- Si!-
- Posso chiederti da quanto l’hai capito?-
- Posso chiederti che te ne importa?-
- Puoi semplicemente rispondere?-
Lei rimaneva sulla difensiva mentre lui sempre calmo ma senza alcuna inclinazione. Charlotte sbuffò spazientita, guardò in basso e si grattò la nuca sciogliendo una ciocca della sua acconciatura. Avrebbe voluto strofinarsi il viso ma quel trucco fastidioso le impediva di farlo. Non si sarebbe più messa niente in faccia!
- Dunque…da quando siamo andati a prendere Andrew…-
Un solo istante di silenzio, il ricordo di quel giorno per lui molto duro, infine una specie di mezzo sorriso:
- Lo immaginavo. –
Avrebbe voluto aggiungere che era stato proprio dopo quella volta che lei era diventata strana ed aveva cominciato ad evitarlo. Invece chiese solamente serafico:
- E come mai mi hai evitato, invece di parlarmene subito?-
Lei iniziò ad alterarsi e guardandolo di nuovo dritta negli occhi, questa volta seccata, disse:
- Certo, lo venivo a dire proprio a te! Non hai idea di quanto abbia impiegato ad accettarlo…come potevo dirtelo subito? A te?! La causa di tutti i miei problemi, di tutte le mie paranoie, e bada che non ne ho mai avute prima in vita mia, di tutte le mie notti insonni! Ci pensavo e ripensavo e guardandoti l’unica cosa che mi spingevi implicitamente a fare era allontanarmi da te! Andiamo, William, uno che è interessato a te e vuole avere un rapporto, una relazione, di qualunque sia la natura, tu lo istighi a scappare e non ad avvicinarti! Sei freddo, scostante, saccente, snob, superiore la mondo, chiuso come un guscio, guardi tutti dall’alto in basso, li giudichi e non avvicini nessuno. Sei sempre lì da solo ad adempiere ai tuoi doveri…e sembra che ti ci trovi proprio bene, in quei doveri! Sei la creatura più lontana di tutte! Allontani e respingi ed anche se so il perché lo fai questo non significa che avessi voglia di instaurare qualcosa con me! Non sono una kamikaze, non mi butto su qualcuno che mostra chiaramente segni di insofferenza verso di me! Se mi fai pensare che non mi vuoi intorno e vuoi stare solo, allora ti accontento e preferisco tenermi per me i miei problemi! Ti è tutto chiaro ora, o vuoi un disegno illustrativo?-
Dopo tutto quello sfogo agitato e gesticolante, tutto quello che uscì dalle labbra dritte e ben disegnate di William fu solo un laconico:
- Cristallino!-
Aveva detto cose dure e dirette, nel perfetto stile di Charlotte che tanto l’aveva attirato, lei era così. Teneva e poi scoppiava, ma quando lo faceva era pericoloso starle nei paraggi. Tuttavia si era contenuta. Non aveva alzato le mani, si era aspettato anche uno schiaffo.
Probabilmente fu questo a farle maggiormente male e ad ingigantire il suo nervoso e la sua rabbia:
- Ecco! Lo vedi come fai? Dimmi se ho fatto bene a parlartene! Sono queste le reazioni che allontanano, anche se sei così, a meno che tu non voglia stare solo per tutta la vita, devi cercare di modificarsi, sforzarti almeno…non puoi essere sempre così! William, dì qualcosa, reagisci, dannazione! Dimmi cosa pensi di me, se ho torto o ragione, spiegati….!-
Inizialmente cadde nel panico poiché ogni cosa uscisse dalle sue labbra era tutta verità, non avrebbe mai potuto ribattere per cui l’unica cosa che riuscì a dirle fu solo un semplice:
- Hai ragione…-
Al culmine si trovò ad urlare prendendolo per i lembi della camicia che indossava:
- Ma questo non mi aiuta! Mi hai messo allo scoperto ed ora ne paghi le conseguenze! Devi parlare…parlare veramente…esprimiti, merda!-
Sentì quella parola fuori luogo ma non era proprio riuscita a trattenerla così l’aveva sparata. Lui non la notò e non la rimproverò come faceva normalmente. I suoi occhi azzurri, ora, erano assenti, vagavano dritti davanti a sé in quelli più blu di lei furenti, ma non vedevano nulla, cercavano nella propria mente qualcosa da dire senza saper come farlo. Avrebbe voluto parlare ma non l’aveva mai fatto veramente per sé stesso, non sapeva come si faceva, cosa avrebbe dovuto o potuto dire, c’era come un blocco nella sua gola che gli impediva di scoprirsi e lasciarsi andare. L’aveva fatto una volta, davanti ad Andrew, non ci era più riuscito e l’idea di rifarlo lo gettava in quel pozzo chiamato panico. Non sapeva proprio come reagire a tutta quell’ira giusta di Charlotte. Cosa dirle? Cose gli chiedeva di fare? Di gettare la sua maschera, buttare giù il muro, scendere dalla torre che si era costruito. Farlo in quel momento solo per lei. Una volta per sempre.
Da solo non ci sarebbe riuscito. Non da solo.
E rivisse tutta la sua vita, il momento di massima sofferenza per la madre, l’allontanamento da suo fratello, le spalle di suo padre, le umiliazioni derivate dagli sbagli che sempre quell’uomo faceva uno dopo l’altro, i compiti che ormai adempiva al posto di chi di dovere, essere cresciuto troppo in fretta, solo i doveri da nobile, doveri stupidi ed inutili, che non servivano per vivere, parole mai dette, solitudine sempre più forte…e l’unico spiraglio di luce, in tutto quello, era stato il ritrovamento di suo fratello pochi giorni prima. L’unica cosa.
Ora doveva valutarsi, accettarsi e cambiarsi per affidarsi a qualcuno senza sapere se ne sarebbe stato all’altezza…se sarebbe finito tutto in successo o avrebbe sofferto ancora.
Cambiare e aprirsi.
Non ce l’avrebbe fatta.
Era maturato aiutando i suoi familiari sempre nei guai, nonostante la sua giovane età, ed ora che era lui che si trattava di lui non sapeva come fare. Non avevam ai pensato di avere dei problemi, lui era sempre andato avanti pensando a quei famosi doveri, senza chiedersi, come aveva fatto Andrew, se per lui c'era dell'altro nel mondo o se era tutto lì. Si era detto che era nato lì e stop, gli bastava. Non aveva cercato altri luoghi d'appartenenza e finchè non era arrivato nessuno a rivoluzionargli l'esistenza tutto era andato per il meglio. Ora, però, qualcosa era cambiato, quella famosa rivoluzione era arrivata e rispondeva al nome di Charlotte e lui era caduto nel caos.
Caos.
Lei continuò a squoterlo per ottenere delle reazioni, la mandava su tutte le furie quella sua calma neutrale, poi l'aveva visto. una breve luce negli occhi che subito aveva chiuso stretti, con un gesto secco delle mani l'aveva staccata da sè e di nuovo lì, davanti a lei, si era richiuso ancor di più proteggendosi il volto con le mani, senza piangere, solo per non farsi vedere, solo per tenere per sè le sue reazioni, i suoi dolori, i suoi dubbi, i suoi limiti. Solo per non farsi vedere umano e fregile. Lei si era fermata come in un blocca immagine e l'aveva fissata esterrefatta.
"Mio Dio, che ho fatto? Ho ottenuto l'effetto opposto....e ora che faccio?"
Si disse solo questo senza avere altro da dire a voce se non un tremante:
- Will...-
"Allora sbagliavo...il passo che va dall'esprimere i propri problemi ad affrontarli è così lungo? Credevo che dopo quello scoppio con Andrew sarebbe andato tutto meglio, sarebbe riuscito ad aiutarsi e cambiare per non star più così male...invece no. Così finisce per impazzire...cosa posso fare io?"
Veramente non seppe che fare ma forse fu ispirata quella parole che uscì con un filo di voce dalle labbra di William. Forse fu ispirata da qualcuno a cui il ragazzo stava a cuore e l'aveva sempre accompagnato col proprio spirito per non lasciarlo mai solo. Era ispirato perchè lui non l'avrebbe mai detto. Mai. Ma suggerito da qualcuno di materno e dolce si. Ecco perchè lo sussurrò:
- Aiutami...-
Facendogli anche aggiungere successivamente:
- Da solo non ci riesco...-
Questo fu come un pugno nello stomaco per lei che rimase sotto schock a sentire quelle parole uscire proprio da lui. Lo guardò un lungo istante realizzando che tutti, nessuno escluso, avevano sempre sbagliato tutto.
Quel che fece successivamente fu spegnere i propri ragionamenti di fuoco e fiamme e avvolgerlo istintivamente in un abbraccio che inizialmente a William parve molto materno. Smise di respirare aprendo gli occhi per assicurarsiurarsi che fosse Charlotte ad abbracciarlo e non sua mamma. A trarlo in inganno furono molte cose, il profumo, l'altezza, il modo in cui veniva avvolto. E anche la sensazione, la stessa che provava da piccolo quando lei lo consolava. Sperò un attimo che fosse tornato indietro il tempo ma quando vide proprio Charlotte improvvisamente cambiò il profumo che aveva sentito e con esso tutte le altre sensazioni rendendosi conto che era solo la ragazza a stringerlo. Tornò quindi a respirare e senza bisogno di piangere ricambiò quasi arrendendosi a lei e ai suoi stessi sentimenti, capendo che non era da solo a dovercela assolutamente fare in quella vita che gli era capitata.
Era giusto credere che non si poteva scegliere dove nascere, che a qualcuno capitava nel luogo appropriato ed altri no, ma era altrettanto giusto capire che qualunque tipo di vita si vivesse e come, importante era non farla da soli, saper chiedere aiuto e compagnia, trovare qualcuno con cui camminare per i propri sentieri, facili o difficili che siano.
- Ci sono...-
Rispose lei rendendosi conto fino a che punto arrivava il sentimento per lui. Veramente non avrebbe mai pensato che la situazione si sarebbe risolta in quel modo, ma ugualmente le sembrò tutto giusto e adatto. Si disse che ognuno aveva ormai scelto le proprie vie da percorrere e dopo l'annuncio che Kohia, il gemello malato di Ilyr, sarebbe stato operato nella clinica di famiglia di Drew e quindi accolto in casa dallo stesso per il periodo di convalescenza, tutti in cuor loro avevano saputo che Andrew aveva scelto la sua, di strada. Aveva capito a quale luogo appartenere e approfittando della partenza per la 'vacanza' di Ilyr, gli si era aggregato per il suo giro intorno al mondo, sempre per seguire la sua vita.
Già, lo pensarono insieme...ormai mancavano solo loro due a scegliere ed ora che avevano deciso di provare a camminare insieme seguendo i loro doveri nel modo in cui ritenevano rispettivamente giusto, tutto era andato a posto.
Ora tutti i frammenti di quel puzzle che prima erano messi in disordine, erano ben sistemati al proprio posto e si poteva cominciare a costruire il successivo!
Anche se in effetti, bisognava dirlo, ormai erano facilitati visto che non erano più tanti individui che vivevano in solitudine, bensì tanti frammenti uniti che collaboravano vicendevolmente. Così vivere sarebbe stato decisamente meglio.
Qualunque fossero poi le scelte.

FINE ULTIMO CAPITOLO...VI RIMANDO ALL'EPILOGO CHE FARò FRA QUALCHE GIORNO....SIG....CHE TRISTESS....

   
 
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