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Autore: rukiachan15    15/07/2012    2 recensioni
Ho voluto immaginare la morte di Sakura e ..ecco qui cosa è uscito :)
Spero che vi piaccia, recensite! :D
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Vento. Forte e fresco vento primaverile scuoteva le chiome folte degli alberi di ciliegio. Camminavo su per quel sentiero abbandonato ma illuminato dalla luce dei raggi solari di aprile. Con gli occhi chiusi e con la freddezza e la compostezza di un adulto, passo dopo passo, avanzavo. Sentivo il vento scompigliare i capelli e scuotere il kimono bianco che indossavo. Alla cintola viola avevo sempre la mia katana. Misi la mano sull’impugnatura per vedere se fosse ancora al suo posto. Nell’aria soltanto il suono leggero dei miei passi sulle pietre. La strada non era molta ma andare mi stava costando parecchio.
Strinsi i pugni fino a conficcare le unghie nella carne. Contrassi il viso in un’espressione di dolore.Non era stato il mio stringere troppo forte i pugni ma qualcos’altro che avevo dentro e che avevo sempre tenuto nascosto. Lo avevo represso, soffocato, fatto annegare nell’immensa oscurità che avvolgeva il mio animo. Io non dovevo provare nulla. Vuoto. Nulla. Sterile. Ecco cosa v’era stato dentro di me in questo tempo, il nulla. Il buio più totale che risucchiava ogni minimo sentimento, ogni minimo sforzo di provare qualcosa. Un vortice incessante che attirava verso di se tutto ciò che avevo dentro.

Aprii gli occhi e mi fermai. Tenevo lo sguardo fisso davanti a me. Una porta si spalancava a pochi metri da me pronta ad accogliermi, pronta ad accogliere chiunque. Roteai gli occhi nello spazio circostante. Sentivo i battiti del cuore accellerare paurosamente e irregolarmente. Il mio viso continuava a mantenere quella calma, freschezza e rigidità che aveva sempre avuto. Eppure non ero stato così da sempre. Ricordi presero a scorrere nella mia testa.
Sgranai gli occhi. No! In un attimo quella forte folata di vento spazzò via tutto compresi i ricordi dolorosi. Petali rosa danzavano tutt’intorno a me portati da un turbine di brezza elegante. Quel colore, quel profumo…
Abbassai la testa,cedendo per un secondo alla sofferenza e alle mie emozioni. Strizzai gli occhi con forza. Presi un respiro e continuai a camminare arrivando alle porte del cimitero. Appoggiai una mano allo stipite rosso fuoco della porta e portai lo sguardo avanti, scrutando tutte le lapidi. Raccolsi le ultime forze che avevo e avanzai in mezzo alle lapidi nere di quel prato di anime. Non dovevo essere lì. Lei non doveva essere lì!

Non so cosa mi portava ad andare , forse il senso di colpa, il rimpianto di non averle detto tutto. La mia coscienza non aveva mai urlato così forte come in questo momento. Ma ero sicuro che non era solo la conscienza ad urlare. Non riuscivo a leggere nessuno di quei nomi scritti in bianco sulle lapidi. Troppa tristezza, troppo dolore. E mentre tutto accanto a me scorreva informe, davanti si delineava quella lapide, la sua lapide. Ebbi la forza e il coraggio di avvicinarmi fino a leggere il nome. “SAKURA HARUNO”. Ecco cosa recitava l’iscrizione. Nessun altra parola. La fissavo incredulo, stordito, sgomento.

Era colpa mia se adesso lei era..era..Non riuscii a formulare quella parola. Il solo pensare alla sua morte faceva crollare tutte le barriere che avevo innalzato attorno a me. Mi aveva cercato e insieme a Naruto aveva combattuto, lottato per riavermi con lei. Era sempre stata testarda fin da piccola. Quella testardaggine poteva sembrare un difetto per gli altri, ma per me non lo era affatto. Le aveva permesso di arrivare a me e di riportarmi indietro. Le aveva concesso di lottare alla stregua delle sue forze. Era pur sempre un ninja medico e il combattimento corpo a corpo non era di certo una sua specialità.

Eppure nonostante questo si era messa in gioco, per qualcosa, per qualcuno che riteneva importante ma che non meritava nessuna delle sue attenzioni né tantomeno il suo sacrificio. Io. Mi sarei portato quel peso per tutta la vita. La mia mente andò indietro nel tempo, scorrendo i ricordi passati e si fermò a quel momento. L’uno di fronte all’altro, faccia a faccia. Il mio sguardo era fisso nel suo e per la prima volta anche il suo era fisso e riusciva a sostenere il mio sguardo grave e pesante. Era stata quella la prima volta in cui l’avevo vista in un modo diverso. Era cresciuta.

Non era più la Sakura piagnucolona, capricciosa e impertinente, ma sembrava che in lei fosse germogliato qualcosa di meraviglioso che aveva stranamente attirato per quei pochi istanti la mia attenzione. Ma ero troppo stupido per comprendere, per ascoltare, per dare spazio alle mie emozioni. In testa avevo soltanto la rabbia. Rabbia e vendetta erano tutto ciò che conoscevo in quel persiodo. Non volevo dare spazio a niente’altro perché sarebbero state soltanto mere distrazioni. E adesso era troppo tardi per farli uscire allo scoperto. Era troppo tardi per tutto.
Avevo ancora una volta sbagliato irrimediabilmente. Lei non sarebbe potuta tornare indietro anche se lo avessi voluto con tutto me stesso. Caddi in ginocchio con gli occhi rivolti verso la lapide di marmo scolpita. Continuavo a rileggere il suo nome come per accertarmi che fosse la realtà. Non volevo crederci. Purtroppo lo era, lei era morta davvero. Niente era stato abbastanza per salvarla. Nulla, neanche le medicine più moderne avevano potuto guarirla dalla ferita che le aveva provocato quel mostro. E adesso, quella stessa ferita si apriva e si consumava nel mio animo oscuro. Ero stanco di sopprimere tutto. Ero stanco di nascondermi. In fondo se i risultati erano questi, a cosa serviva?

Non avrebbe mai saputo cosa provavo per lei. Probabilmente mi riteneva un traditore, un ingrato, un infame per tutto ciò di cui mi ero macchiato. Ed era giusto che pensasse queste cose di me perché era così. Non avevo saputo prendere il controllo di me stesso e adesso mi ritrovavo in quelle misere condizioni a disperarmi sulla sua tomba. Mi avvicinai, srtisciando con le ginocchia, alla lapide marmorea. La toccai con il palmo della mano,ma la  ritirai subito al contatto con essa. Chiusi gli occhi aspettando che succedesse qualcosa. Una qualunque cosa che mi permettesse di guardarla un’ultima volta negli occhi e dirle quello che lei aveva sempre provato per me e che io stupidamente avevo rifiutato. 

Strinsi i pugni prendendo la terra sotto i miei piedi. IL mio viso si era contratto in un’espressione di estremo dolore. Sentivo che le lacrime stavano per scendere. Gettai un urlo disperato al cielo. E fu proprio quello a dare inizio alle mie emozioni, tutte quelle che fino ad adesso avevo sempre represso e sconfitto nella battaglia contro me stesso. Faceva male, faceva terribilmente male. Ma non potevo fermarle più ormai. Mi avevano invaso senza chiedere nessun permesso. Quell’urlo liberatorio mi aveva fatto cadere con le spalle contro la lastra fredda. Le lacrime che tanto avevo tenuto, rigavano le mie guance.
Tenevo gli occhi chiusi, le ginocchia ritirate al petto, come quando ero bambino. Le lacrime scorrevano come fiumi in piena. Era davvero frustrante e umiliante. Nascosi il volto tra le mani. MI vergognavo di ciò che ero , mi vergognavo di ciò che ero diventato. Le mie mani tremavano. I singhiozzi iniziavano a prendere possesso di me. Basta! Ma riuscire  a smettere di piangere, sembrava quasi impossibile. Appoggiai la testa fra le gambe e mi lasciai andare.. Non avevo altro modo. Chiusi gli occhi definitivamente.


Un petalo si poggiò sul mio viso. Aprii lentamente gli occhi, stanchi ormai di piangere lacrime di dolore. Mi tastai il viso cercando il petalo di ciliegio. Lo presi e lo guardai. Stava lì, sul palmo della mia mano, inerte. Quel suo calore mi ricordava il colore dei capelli di Sakura. Lacrime ricominciarono a scendere silenziose, ma stavolta non erano dolorose. Una folata di vento troppo forte fece innalzare il petalo in aria. Lo vidi volteggiare e allontanarsi fino a diventare un puntino sfocato in lontananza. Alzai la testa quasi incantato da quella danza mortale.Tutto mi risultava sfocato, appannato. I miei occhi non riuscivano a distinguere i contorni delle figure che avevo di fronte. Li strofinai violentemente, ma niente. Mi rassegnai molto presto.

Abbassai lo sguardo non riuscendo a sopportare quella vista. All’improvviso sentii una mano sfiorarmi delicatamente il viso. Era fredda e morbida. Alzai il viso per vedere chi fosse. Sgranai gli occhi incredulo di fronte alla sua vista. Quel viso, quei capelli, era proprio lei, Sakura. Deglutii a fatica mentre i miei occhi la fissavano spaventata. Riuscivo a vederla nitidamente, la mia vista sembrava guarita. Mi sorrideva con amore e mi guardava con occhi dolci. Leggevo nel suo sguardo cosa volesse in realtà dirmi, ma non volevo accettarlo. Non potevo dopotutto quello che le avevo fatto. Non sapevo se fosse finzione, un sogno o qualcos’altro, ma…Ma non m’importava. * Sa-su-ke.* sillabò dolcemente in un leggero ed armonioso sussurro. Sentendo la sua voce un brivido mi percorse la schiena e riuscii a guardarla negli occhi, finalmente. Sorrideva.

Lei, semplicemente, sorrideva. Era davvero così facile per lei. Io…io invece faticavo a farlo. Le parole mi si erano bloccate in gola. Il respiro rallentava sempre di più. Cos’era quello che stavo vivendo? Mi accarezzò la guancia e sia avvicinò al mio viso. Socchiusi gli occhi. E poi, d’un tratto dolcemente le sue labbra si posarono sulle mie. Sentivo il freddo e il sapore di ciliegia. Ma quel bacio durò troppo poco perché potessi davvero rendermene conto e reagire. Si distaccò da me e sorrise felice. Sembrava che quel bacio avesse purificato il mio animo.
La vidi andare via, allontanarsi da me, proprio come il petalo di prima.* No, aspetta, non andare!* urlai come non avevo mai fatto prima. Erano i miei sentimenti a guidarmi. Si voltò a guardarmi, a fissare i mei occhi ancora una volta e a rivolgermi quel meraviglioso sorriso radioso. Allungai un braccio per toccarla, ma ormai sembrava irraggiungibile. La sua figura pian piano si dissolveva. * No! Sakura!* urlai in preda alla disperazione.* Io ti amo!* Fu troppo tardi. La figura si dissolse del tutto. Cercai di afferrarla ma in mano mi trovai solo un petalo di ciliegio.

Aprii gli occhi di scatto e mi guardai intorno cercando la sua figura. Nulla. Era stato solo un sogno, un sogno così reale. Ero ancora appoggiato alla tomba e probabilmente mi ero addormentato dopo aver perso il controllo. Ricordavo chiaramente cosa fosse accaduto. Una forte luce dorata colpiva i miei occhi. Era già il tramonto. Alzai il viso per vedere il sole tramontare e nel movimento mi accorsi di avere la mano chiusa. La dischiusi e …Spalancai gli occhi. Un petalo di ciliegio. Strinsi il petalo nel pugno.

* Grazie..* sussurrai guardando il sole che tramontava, mentre una lacrima silenziosa rigava il mio viso.
  
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