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Autore: Haley_    15/07/2012    7 recensioni
Elena Gilbert lavora in un giornale di moda a New York ma, quando il suo datore di lavoro la licenzia, è costretta a tornare a Mystic Falls dove l’attendono alcune questioni lasciate irrisolte sei anni prima. In particolare il rapporto con i fratelli Salvatore, Damon e Stefan, che la conoscono da quando è nata e che hanno un passato fatto di alti e bassi con lei.
Elena si trova a dover gestire situazioni difficili ed eventi avversi e nel mentre deve cercare di far chiarezza sui suoi veri sentimenti per i Salvatore. Quando, però, riesce ad arrivare ad una decisione, scopre che l’uomo che ama sta per sposarsi.
N.B. Sono tutti umani.
STORIA IN FASE DI REVISIONE
Revisionata fino al capitolo:3
Genere: Commedia, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una damigella per lo sposo'
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*Capitolo revisionato*

3

Sono passati soltanto tre giorni dal mio ritorno a Mystic Falls  ma con le valige da disfare, la stanza da risistemare e la ricerca di un nuovo lavoro non mi sono concessa neanche una passeggiata. Per questo, dopo aver indossato il vestito più leggero e svolazzante in mio possesso, sono scesa di casa per respirare un po’ d'aria estiva.
Caroline e Bonnie mi raccontano gli ultimi pettegolezzi e dei loro progetti. Insieme hanno aperto un’agenzia di organizzazione di eventi e, per loro fortuna, gli affari vanno a gonfie vele. Organizzano feste di compleanno, eventi per associazioni benefiche, matrimoni, addii al nubilato e al celibato e chi più ne ha più ne metta. Caroline è perfetta per questo lavoro, era lei che organizzava qualsiasi festa al liceo; Bonnie invece svolge prevalentemente mansioni d’ufficio: prende le telefonate, gestisce la contabilità e porta Care con i piedi per terra quando inizia a viaggiare troppo con la fantasia. Mi parlano anche di Matt e di come ha convinto il signor Smith a vendergli il Grill. Da un anno a questa parte ne è il gestore e la notizia non può farmi che piacere considerato che ora potrò bere gratis. Il mio non è opportunismo, preferisco definirlo: ‘trarre vantaggio da una situazione favorevole’.
“Allora aperitivo gratis al Grill!?” Propongo prendendo sotto braccio le mie due amiche.
“Perché no?!” esulta Caroline
“Non penso dovremmo approfittare di Matt in questo…” La solita dolce Bonnie cerca di ricondurci sulla strada dell’altruismo, ma forse non ricorda che con me e la bionda le speranze sono nulle considerato che abbiamo sfondato il guardrail di quella corsia molto tempo fa.
 
“No Elena, sono le dieci del mattino e non ti darò da bere nulla che non sia una buona tazza di caffè.”
Matt è un vero guastafeste quando ci si mette. Nei miei anni a New York, l’aperitivo a quest’ora era la regola quando non si lavorava.
Seduta da circa mezz’ora al bancone del Grill, cerco in tutti di modi di convincerlo a darmi qualsiasi cosa che abbia un minimo di alcol dentro. Arrivati a questo punto, lo pagherei addirittura.
“Dovresti aggiornarti! Sai che in Italia l’aperitivo di Domenica è la regola?! E ringrazia che non ho ordinato un superalcolico!”
Nulla da fare, Matt mi considera ancora una bambina. La mia età anagrafica non conta nulla se i ricordi che associa alla mia faccia sono quelli di quando avevo dieci anni e giocavo con le bambole.
Tuttavia non mi scoraggio e sono decisa a replicare, quando una voce alle mie spalle mi blocca.
“Che cosa vuoi ordinare tu? Un superalcolico?”
La persona in questione si sta sedendo al mio fianco, ma l’ho già riconosciuta.
Giacca di pelle rigorosamente nera, come i suoi capelli tutti scompigliati.
“Damon, vuoi farmi anche tu la predica? Sappi che da te non l’accetterei!” Lo prendo in giro, facendo riferimento al suo vizio.
“E perché no?”
Quel dannato sorriso che non ho mai dimenticato.
“Perché tu bevi questa roba da quando avevi…Sai che non mi ricordo? Eri ancora in fasce o camminavi già?” dico sarcastica.
“Simpatica. Sai non dovresti bere alcolici perché hai già preso la tua buona dose di acido stamattina e non so che reazione potrebbe causare questo cocktail.”
“Vedo che le cose non sono cambiate di una virgola qui. Vi lascio ai vostri battibecchi, devo fermare Bonnie e Vicky prima che si afferrino per i capelli.” – Si intromette Matt, togliendosi velocemente il grembiule nero e precipitandosi dall’altra parte della sala, gridando – “Caroline! Non le incitare!”
Con Matt sempre più lontano mi sporgo dall’altra parte del bancone per rubare una bottiglia di qualunque cosa che non sia acqua, d’un tratto però mi sento prendere per i fianchi.
Dannato sia Damon, e l’effetto che ha su di me.
Sento un fremito attraversarmi il corpo e strani crampi allo stomaco, che non hanno nulla a che fare con la fame.
Prego mentalmente che non stia per succedere di nuovo perché queste sensazioni, in sua vicinanza, preannunciano guai imminenti.
Ritorno, contro la mia volontà, sulla sedia e mi giro con uno sguardo truce verso il moro. Sto per parlare ma lui mi precede.
“Non so che abitudini avevi a New York, però questa non è la mia Elena”
Le farfalle che mi svolazzano nello stomaco si sono accoppiate e riprodotte alla parola ‘mia’. Almeno loro hanno una sorta di attività sessuale, io sono in assoluta astinenza.
Ecco sì, sarà l’astinenza a provocarmi tutto questo turbamento.
Non sono farfalle, ma ormoni!
Non ho mai desiderato tanto la menopausa quanto in questo preciso istante!
“Sono cambiata.” Affermo con decisione.
“Sai, avevo paura che fosse così. Sei anni a New York, una realtà così diversa da questa, potrebbero cambiare chiunque anche irreversibilmente. Tu però sei sempre la stessa, stai solo fingendo di essere quella che non sei”
“Non lo puoi sapere. Questa è la prima volta che parliamo dopo tanto tempo, non sai cosa ho fatto , dove sono stata, con chi. Non mi conosci più. Noi non ci conosciamo più.”
Mi capita spesso, anzi sempre.
Lascio che le parole abbino la meglio su di me, senza pensare due volte a quello che sto dicendo.
Questa non è la conversazione più adatta per due persone che si sono rincontrate da poco dopo tanti anni.
Dovremmo ridere, scherzare, raccontarci delle proprie vite e rivangare il passato.
Io, però, sono Elena Gilbert e quasi mai seguo la prassi.
“Non c’è bisogno di sapere queste cose, lo leggo dal tuo sguardo. Sei cresciuta, certo, e avrai fatto le tue esperienze ma hai ancora quella dolcezza e innocenza negli occhi. – abbassa leggermente la testa verso il bancone senza guardarmi e subito mi pento di avergli risposto male, mi aveva detto una cosa talmente dolce –  Ma forse mi sbaglio e hai ragione, forse abbiamo smesso di conoscerci tanto tempo fa.”
Il suo volto diventa duro e impassibile, è per quello che gli ho detto prima o perché non prova più nessuna emozione a starmi vicino dopo tutto questo tempo?
Che cosa pretendo in fondo?
Sono così egocentrica da pensare che dopo tutti questi anni lui mi pensi ancora?
Indubbiamente sarà andato avanti.
Quei suoi occhi del colore del ghiaccio, però, parlano e lo tradiscono perché sono tristi. Ha indossato una delle sue maschere.
“Damon io..” provo a dire.
“Non bevo più. Solo a volte, se c’è qualche occasione speciale da festeggiare” Cambia discorso, e immagino si riferisca alla mia battuta precedente riguardo le sue cattive abitudini.
“Cosa?!” esclamo incredula.
L’apocalisse è vicina.
“Non sei l’unica ad essere cambiata a quanto pare.”
E con questa ultima frase scende dalla sedia e si allontana andando verso l’uscita, lasciandomi tanta amarezza.
Quando si passa tanto tempo lontano da una persona, rimangono i ricordi più significativi. I momenti a cui si ripensa con nostalgia e con il sorriso sulle labbra, quelli che inevitabilmente diventano aneddoti da raccontare agli altri. Si ricordano anche i tratti tipici, i modi di fare, le sensazione in presenza di quella persona ma più passa il tempo e più tutto ciò diventa ovattato e sfocato.
Ricordavo Damon con i suoi modi intriganti, scherzosi e dolci allo stesso tempo, ma per quanto me l’aspettassi mi avevano sorpreso. Come se l’avessi incontrato oggi per la prima volta.
Ciò che mi ha sorpreso di più, però, è stato il suo modo di capirmi con un solo sguardo. Dentro di me sono sicura che anche lui è sempre lo stesso.
“Basta io non la sopporto. Oca starnazzante che non è altro!”
“Caspita Bonnie. Vacci piano con gli insulti!” Caroline la prende in giro ridendo, mentre entrambe si siedono accanto a me.
“Sono stata troppo pesante secondo te?” Bonnie, la donna con zero senso dell’umorismo.
“Ero ironica! Chiamala per quello che è, cioè nient’altro che una grande figlia di…” –  La bionda sta per lanciare una delle sue uscite di alta classe, ma grazie alla sua eccellente dote di trasformista riesce a cambiare tono ed espressione per evitare una figuraccia epica. Vicky è pur sempre la sorellina di Matt. – “Ehi Matt! Per me un cocktail analcolico alla frutta!”
“Caroline, tu non me la conti giusta e non puoi incoraggiare ogni volta Bonnie e Vicky a lotte nel fango…soprattutto non nel mio locale!”
Mi scappa una risata, immaginando la scena.
“Ehi le lotte nel fango sono sexy! Sai quanti clienti in più avresti?!” Care continua a prenderlo in giro, mentre si scosta dal viso qualche ciocca bionda fuori posto.
“Questa conversazione è stupida, vado a lavorare!”
Annuiamo tutte e tre e appena Matt è abbastanza lontano mi giro di scatto verso Bonnie “Cosa diavolo è successo con Vicky?!”
Bonnie ha sua faccia da devo inventare una scusa credibile e mentre penso faccio facce strane per farmi scoprire.
“Nulla! Mi ha provocato!”
“E perché mai?” insisto, c’è sicuramente qualcosa sotto.
“Ti ho visto con Damon, cosa vi siete detti?” interviene Care, in favore di Bonnie.
Per questa volta passi, ma scoprirò presto che cosa è successo.
“Niente, qualche botta e risposta acida. Sapevate che non beve più? Ora tutto quello in cui credevo non ha più senso.” Rido, divertita.
Un attimo.
Perché diavolo queste due hanno una faccia da poker?
Caroline e Bonnie non ridono con me, mi guardano con l’espressione più imbarazzata e stranita che riesce loro.
“Ah.”
“E si, già.”
“Bella giornata oggi, non trovi?”
“Si, dovremmo andare a mare.”
“Ottima idea.”
“Grandioso.”
Non sarò un genio, ma è abbastanza ovvio quello che stanno cercando di fare con questo ridicolo scambio di battute.
Vogliono nascondermi qualcosa, ma cosa?
“La smettete e parlate una buona volta? Che cosa succede qui?”
Bonnie sospira.
“Niente Elena,  qui a Mystic Falls sono cambiate così tante cose. Abbiamo paura che tu ne possa rimanere delusa.”
“Non preoccupatevi per me, non sono una stupida e so perfettamente che lasciando la città tanti anni, al mio ritorno tutto sarebbe stato diverso. Piuttosto rimango male se voi cercate di nascondermi le cose”
“Va bene, allora mi sa che ci servirà l’intera giornata per raccontarti cosa ti sei persa” Mi risponde la bruna.
 
Dopo varie chiacchiere, Caroline ha iniziato a raccontarmi qualcosa sul rapporto tra i fratelli Salvatore dopo la mia dipartita.
Quando lascai la città i due erano chiaramente in conflitto, per colpa mia, ma a detta delle due sembrava che la situazione fosse migliorata.
Damon e Stefan hanno preso le redini della studio legale del padre e come al solito non mancano di battibeccare su ogni cosa, ma è il loro modo di volersi bene.
Damon ha quattro anni più di me e quando partii studiava ancora legge, mentre Stefan aveva appena iniziato; adesso, rispettivamente all’età di venticinque e ventotto anni, sono due avvocati affermati e super pagati.
Per quanto il padre gli abbia spianato la strada, non dubito neanche per un secondo della loro bravura.
Mi convincevano sempre a fare qualcosa che assolutamente non volevo fare!
Beh, parte del loro fascino dipendeva dal saper incantare con lo sguardo e con le parole giuste al momento giusto.
Non li ho mai visti in azione, a parte quella volta in cui all’età di cinque e otto anni cercarono di convincere mio padre ad usarmi come missile nel gioco ‘guerre spaziali’. Pensandoci bene papà non si era lasciato convincere, forse il loro fascino funzionava solo con le donne.
Le ragazze hanno ancora altro da raccontarmi ma Matt si catapulta al nostro tavolo interrompendoci.
“Caroline! Prima, quando ho detto che eri una pazza e che dovevi essere rinchiusa in un manicomio, non dicevo sul serio…più o meno…”
“Che cosa ti serve Matt?”
“Tra due settimane voglio dare una festa al Grill perché finiscono i lavori nella nuova sala e voglio inaugurarla. Tu e Bonnie potete aiutarmi?!”
“Matt! Per organizzare la festa del secolo due settimane sono pochissime…” – Esclama la bionda, per poi tornare calma e muovere la chioma con fare di chi è molto sicuro di sé – “…per un normale essere umano, ma non per Caroline Forbes! Elena riprendiamo la prossima volta ok? Bonnie mettiamoci al lavoro. Chiama Kol come dj e fatti mandare da Matilde i suoi uomini migliori, preferibilmente palestrati e ben dotati.”
È incorreggibile.
“Cosa? Kol è la concorrenza!”
“Non è vero, si vede che non sei informata. Kol ha litigato con i fratelli e ora si rifiuta di lavorare con loro. Cosa c’è di meglio che farlo collaborare con noi, l’affronto perfetto nei confronti dei Mikaelson!”
Mi sento un pesce fuor d’acqua.
Parlano di persone di cui non ho mai sentito nominare.
“Chi sono i Mikaelson?”
“I fratelli Mikaelson! Ti ricordi quei ragazzi inglesi al liceo che una volta c’erano e cento no?! Klaus, Elijah, Rebekah, Kol e quell’altro tipo un po’ emo, che minacciava di uccidersi un giorno si e l’altro pure, come si chiamava?! Finn se non ricordo male”
“Ah Finn! Sì lui lo ricordo” – Che strano personaggio, mi scappa un sorriso nel ripensare agli anni del liceo – “Ma è l’unico che ricordo. Non ricordo nessuno dei fratelli…”
“Seguivano il padre, Michael Mikaelson, a quei tempi. Era un grande imprenditore e viaggiava in continuazione. Sfortunatamente è morto un paio di anni fa e ora, con la madre, sono tornati qui definitivamente” Spiega Caroline.
“E da allora Care è diventata una pazza isterica.” Ci tiene a sottolineare Bonnie.
“Certo! Perché quel troglodita di Klaus, insieme ai fratelli Kol e Elijah, ha avuto la brillante idea di fare anche lui il party-planner! Ti rendi conto?! Hanno i soldi che gli escono dal sedere, potrebbero vivere di rendita per tutta la vita! Invece no, in più sostiene anche che l’idea è venuta prima a lui!”
“Beh Care in effetti le agenzie sono state aperte in contemporaneo” dice Bonnie con un filo di voce, probabilmente conosce già la sua reazione.
“Non esiste! Mystic Falls, poi, è già così piccola. La nostra è una guerra spietata! Per fortuna che abbiamo contatti anche fuori..”
“Scusa se mi intrometto” – Azzardo cercando di non farla alterare ulteriormente – “non avete mai pensato di collaborare? Unirvi in un’unica grande agenzia?”
“No, impossibile. Fuori discussione. Loro devono togliersi di mezzo!”
Bonnie è il volto della rassegnazione.
“Klaus la provoca perché in fondo è pazzo di lei”
“Ma per favore” Caroline sembra infastidita e ..imbarazzata?
L’imbarazzo di solito non è uno stato emotivo concepito dalla mia amica bionda. Interessante.
Ora, però, sono confusa… ho interpretato male il feeling con Tyler?
“Elena, è una causa persa” – Commenta Bonnie – “Klaus è troppo orgoglioso per chiederle di lavorare insieme e Caroline è troppo Caroline per accettare!”
 
“Ehi Jenna, come mai in casa? Non dovresti essere già alla galleria?”
Mia zia lavora da qualche anno in una galleria d’arte, scopre nuovi talenti e si occupa dell’organizzazione di mostre e manifestazioni. La domenica è sempre impegnata con qualche evento oppure in incontri con artisti locali, per questo mi stupisco nel trovarla sdraiata sul divano.
“In realtà mi sono presa una vacanza”
Il tono di voce è un po’ insicuro, e mi porta a pensare che sia successo qualcosa di brutto.
“Come? Non stai bene?!” Mi avvicino a lei, sedendomi sul tavolino di legno.
“Non ti allarmare, va tutto alla grande. Mi sto solo riposando… e devo darti una notizia.” Si mette a sedere, sistemando la coperta che ha sulle gambe.
Mi rilasso nel sentire le sue parole, sembra emozionata e felice.
“Dimmi tutto, non farmi stare sulle spine!”
“Aspetto un bambino” confessa.
Rimango senza parole, prendo qualche secondo per metabolizzare e poi scatto subito verso mia zia per abbracciarla.
“E’.. è fantastico!”
“Sono di quattro mesi...”
“Perché? Perché non me l’hai detto prima? Rick lo sa? Come l’ha presa? E Jeremy? Sarà maschio o femmina?”
“Calma” – ride Jenna – “Rick lo sa ed è al settimo cielo. Sono ancora indecisa se voler sapere prima il sesso o no. A Jeremy l’ho detto da un mesetto, ma tu eri sommersa dal tuo lavoro e poi il trasferimento improvviso…aspettavo il momento opportuno”
Sono su di giri, avrò un nipotino… no, forse un cugino?
Non sono mai stata un portento con l’albero genealogico.
“A proposito del trasferimento.. vorrei parlarti” continua.
“Ti ascolto” Mi calmo, mettendomi di nuovo a sedere.
“Sai, ora con l’arrivo di questo bebè la casa diventerà troppo piccola per tutti e cinque. Io e Rick ieri ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di trasferirci”
“No Jenna, non se ne parla. Nel tuo stato non puoi affrontare lo stress di un trasloco, per non parlare del fatto che trovare una casa così bella e familiare è difficile e costoso. Non voglio che andiate a vivere in un appartamentino con due camere e un bagno, non è il posto giusto per crescere un bambino. Questo è il posto giusto!”
Il mio ritorno non deve rappresentare un problema per nessuno, non posso pretendere nulla considerato che non ho pensato due volte ad andarmene di qui anni fa.
Jenna e Rick devono formare qui la loro famiglia, è il minimo che io possa fare per lei. Si è trasferita da noi dopo la morte dei miei genitori, appena venticinquenne, e ha perso molto della sua gioventù per badare a me e a Jeremy.
“Elena..”
“Mi troverò un appartamento nel minor tempo possibile cosicché potrete iniziare a preparare la stanza del bambino e verrò qui a darti una mano ogni volta che lo vorrai”
“Ma Elena, non hai neanche un lavoro! Non esiste. Rick sta già cercando un appartamento”
“Non preoccuparti, ho abbastanza risparmi per permettermi i primi mesi di affitto e il lavoro lo troverò presto, sto già cercando.” Bugia. Non posseggo neanche un risparmio. L’ultimo mese a New York è stato fatale per me, ho speso tutti i soldi che avevo messo da parte dagli ultimi stipendi.
Questo, però, è l’unico modo per convincere Jenna.
 
Una tempestiva chiamata a Matt per chiedergli un lavoro e una corsa all’agenzia immobiliare di Mystic Falls per rendermi conto del prezzo medio di un affitto rappresentano il mio piano di azione.
Matt, per fortuna, stava già cercando una barista, ma la ricerca di un appartamento non sembra rivelarsi così semplice.
I prezzi non sono cari, anzi nulla in confronto a quelli di NY ma tutti gli annunci pretendevano i primi due mesi pagati. Per questo, seduta stante, decido di chiamare Caroline e spiegarle la situazione
O mio Dio, Jenna incinta? Congratulazioni! Di chi è?!” Trilla la mia amica dall’altro capo del telefono, appena le racconto del piccolo in arrivo.
“Caroline!”
Che c’è? Lo sai come si dice: Mater semper certa, pater nunquam
“Ma che diavolo stai dicendo?”
E’ latino. La disse la nostra prof a lezione, non ti ricordi?!” Caroline ride dall’altro lato del telefono.
Sospiro continuando a parlare.
“Veramente non ti ho chiamato per dirti solo questo. Ho detto a Jenna che me ne vado di casa per non darle ulteriori problemi.. lunga storia, poi ti spiego. Mi servirebbe un posto dove dormire almeno per due mesi. Sarò la tua schiava, ti prego aiutami.”
Mi dispiace Ele ma non saprei dove metterti, vivo in un buco con Tyler
“Vivi con Tyler? Stai dicendo che onvivete?”
Se per convivenza intendi fare tanto sesso e dividere l’armadio, sì conviviamo.”
“Lo sapevo che fra di voi c’era qualcosa. E ammettilo che ti piace!”
Non iniziare con i sentimentalismi Elena. Non ti hanno mai portato da nessuna parte. Scusami ma Klaus è appena entrato in negozio per irritarmi quindi vado ad un urlare un poco. Fammi sapere come risolvi, a dopo.”
“Ciao Caroline” – continuo a parlare anche se ha già attaccato –  “Non preoccuparti per me, andrò a prostituirmi” 
“Se sono il primo cliente ho diritto a qualche omaggio?” Stefan sbuca da dietro le mie spalle.
Oggi è una persecuzione.
I Salvatore si divertono a spaventarmi.
“Sconto del cinquanta per cento, niente di più” scherzo, facendogli una linguaccia.
“Non saprei, la mercanzia non sembra niente di che” Storce la bocca e io gli tiro un pugno sulla spalla.
“Non dicevi lo stesso anni fa!” – Cosa ho appena detto? Ma perché , perché Elena? Perché rendere la situazione ancora più imbarazzante, spiacevole e tesa di quanto già non lo sia! – “Scusa non volevo…stavo scherzando”
Tento di rimediare ma lui mi sorride e mi tocca la spalla per rassicurarmi.
“Non ti preoccupare, l’ho capito”
E nel mio stomaco di nuovo farfalle, ma che dico.. fenicotteri.
Ho bisogno di un po’ di attività sessuale, magari non è una cattiva idea prostituirmi. Risolverei tutti i miei problemi.
“Perché vuoi prostituirti?”
Stefan caro, ti ho appena risposto mentalmente.
“Niente, è una sciocchezza”
“Vuoi venire a prendere un caffè con me, cosi potrai evitare le mie domande da seduta invece che in piedi!”Mi propone indicandomi la caffetteria proprio sul marciapiede parallelo a quello sul quale ci troviamo.
“Perché no?” sorrido di cuore.
Forse possiamo ancora recuperare la nostra amicizia.
 
“E’ magnifico, sono felicissimo per Jenna e Rick! Quindi avrai un pargoletto per casa?”
“Qui è il punto. Non c’è spazio per tutti e non voglio che loro debbano trasferirsi per colpa mia. E’ sufficiente che me ne vada io. Solo che, per convincere mia zia, ho dovuto dire una bugia”
Il tempo con Stefan scorre troppo velocemente.
Se qualcuno mi chiedesse da quanto siamo seduti su questo tavolino in legno a parlare, probabilmente risponderei ‘non più di dieci minuti’; invece sono passate due ore ed abbiamo già ordinato due caffè a testa ed una dolce al cioccolato da dividere.
“Le ho detto che ho dei soldi da parte e che cercherò casa a breve. Il lavoro l’ho trovato ma mi servirebbero almeno due o tre mesi prima di avere il minimo indispensabile per traslocare. Non posso stare più di un altro mese a casa, gli appartamenti a Mystic Falls si trovano facilmente e capirebbe che le ho mentito. A quel punto, per non darmi problemi, si trasferirebbe lei e non posso permetterlo.”
“Sai che puoi contare sul mio aiuto. Se ti servono soldi o un posto per dormire..”
“Grazie Stefan, non posso accettare. Oltretutto sarebbe strano vivere con te, Damon e vostro padre!”
Sto immaginando una mattinata tipo: tutti uomini in mutande che fanno colazione.
Stefan e Damon non sarebbero una brutta visione, ma vorrei evitare di vedere Giuseppe in modo così informale.
“Non vivo più nella vecchia casa. Lì è rimasto solo mio padre. Non lo sapevi?”
“No.. e dove abiti? Da solo o con Damon?”
“Ho un appartamentino qui vicino dove abito da solo e uno ad Atlanta che condivido con mio fratello, ci fermiamo lì se c’è qualche processo o lavoro da sbrigare”
“Capisco”
Hanno proprio fatto fortuna i miei due ragazzi.
Perché ora che sono stata così a stretto contatto con entrambi mi mancano ancora di più? Forse il lavoro a New York mi teneva occupata e non mi faceva pensare?
Come ho potuto pensare di averli dimenticati, di essere andata avanti?
“Elena sul serio, non voglio che ti cacci nei guai. E non fare quella faccia, lo so che succederà perché ti conosco troppo bene”
Anche lui oggi? Sono sul serio un libro aperto?
“Sembra proprio che nessuno si fidi di me” commento amaramente.
“Non è questo, so che faresti qualsiasi cosa per chi vuoi bene e spesso questo comporta il cacciarti nei guai”
Detto così non è male.
Questo è proprio quello di cui parlavo prima, il gene Salvatore colpisce ancora perché mi sto facendo incantare dalle sue parole.
“Non preoccuparti per me”
“Mi preoccupo. Promettimi che, nel caso in cui non trovassi una soluzione, non ti prostituirai ma verrai da me”
“Ok” mi arrendo bevendo l’ultima goccia del mio caffè e latte.
Stefan scoppia a ridere.
Mi acciglio, cercando di capire cosa lo faccia così divertire ma, prima che io possa dire una qualsiasi cosa, mi pulisce il labbro superiore con il pollice.
Ora mi è tutto più chiaro, il latte e caffè mi ha lasciato i ‘baffi’.
Come penso di riacquistare credibilità se mi perdo sempre in un bicchiere d’acqua (o forse dovrei dire di latte e caffè) ?
Mi perdo nei suoi occhi, è così serio ora e mi guarda come se volesse dirmi mille parole. Nulla.
Solo silenzio e il mio cuore che batte all’impazzata.
“Siamo alle solite.. voi due che vi guardate languidamente e io che faccio da terzo incomodo”
Damon.
Ride, ma non posso far a meno di pensare che ci sia qualche riferimento al passato a mo’ di provocazione.
Più diretto di lui si muore.
Sa perfettamente che non è questa la verità, ma l’ho capito: non mi ha ancora perdonato.
“Damon” cerco di chiamarlo, ma sembra non ascoltarmi.
“Attento Stefan, ora non sei l’unico a cui devi dar conto”

  
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