Videogiochi > Prince of Persia
Segui la storia  |       
Autore: Sherazad_93    16/07/2012    1 recensioni
"Non hai che da chiedere..Avanza la tua richiesta! Otterrai il tuo desiderio..IN CAMBIO DEL MIO!!!"
I sibili del Dio delle Tenebre si interruppero quando il giovane si risvegliò da quell'incubo che lo tormentava ormai da dieci anni....La visione di quella ragazza dagli occhi verde mare a lui sconosciuta che gli implorava aiuto..Cosa significava? Perchè proprio lui? Quella ragazza..Chi era? E perchè si sentiva così legato a lei?..
Seguitemi nella mia prima fic..spero che la mia introduzione vi abbia incuriosito..:-) A presto..:-)
Sherazad_93
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2: Il male è libero
Il gigante di roccia si stagliò davanti a loro, facendoli sentire, al suo cospetto, dei minuscoli esserini. Si sentivano delle nullità a confronto.
Di fronte a quell’ammasso immenso di roccia, si sentivano inutili.
Aveva un fascino e un potere impressionante.
Era una delle meraviglie più spettacolari del mondo.
La pietra era stata modellata nel tronco di un albero alto almeno come duecento uomini messi l’uno sopra l’altro. Era rigoglioso e le sue radici si andavano intrecciando di tanto in tanto nella roccia per poi conficcarsi nell’arido terreno.
Adesso le sue foglie erano più verdi rispetto ai tempi della regina Elika: segno che il potere di Ormazd era aumentato.
Sotto il tempio vi era uno spiazzo di roccia dove sopra era disegnata la mappa di tutti i Giardini Fertili presenti nel regno di Persia.  
I Giardini Fertili erano quei territori dove era custodito il potere di Ormazd.
Una volta liberato di nuovo Ahriman, si sarebbe dovuta iniziare una corsa per risanarli tutti prima che Ahriman cancellasse definitivamente il potere di Ormazd.
Ormazd e Ahriman erano fratelli..eppure alla fine il loro legame di sangue sfociò in una lotta senza precedenti che non si era mai conclusa. Questo anche a causa di qualche spudorato essere umano che per fare i suoi interessi si donò al Dio delle tenebre.
Questi esseri umani erano cinque per ora, anche se due di questi erano diventati Corrotti di Ahriman per altruismo e giuste cause
Il primo di questi era Rahìm, il Cacciatore. Rahìm era un principe che viveva nello sfarzo, nell’oro. Ebbe avuto questa possibilità di nuotare nel denaro, ma non la sfruttò per avere le più belle donne del regno, o ampliare il suo castello rendendolo immenso, o avere le armi più belle. No, la sua passione più grande era la caccia. Utilizzò i suoi denari per farsi istruire dai migliori maestri del regno e li pagò sonoramente. Cominciò a cacciare ogni giorno, senza fare altro. Passava le sue giornate a tendere l’arco e a usare il pugnale. Presto la sua sete di caccia lo consumò, lo trasformò in un mostro. Uccise e torturò ogni sorta di essere vivente che poteva incontrare nel suo territorio, sterminando ogni tipo di specie. Rahìm si divertiva a distruggere vite di esseri innocenti. Non uccise uomini però. Non fu contento, cercò un altro posto dove poter sterminare animali. Quindi partì per il regno degli Ahura, essere umani servitori di Ormazd, il popolo che era stato anche di Elika.
A questo punto Ahriman lo convocò e gli propose uno scambio: gli chiese la sua Anima in cambio di una specie difficilissima da sterminare e appunto per questo più divertente da eliminare ma anche da cacciare, l’Essere Umano.
Rahìm accettò. Il suo corpo acquistò una forma brutale. Divenne gobbo, col corpo sfatto dalla corruzione, vestito di pelli stinte, e al posto del braccio si sostituì una spada a tre lame pericolosissima e mortale. Da quel giorno non parlò più, emetteva solo dei versi, come un animale, che nessuno è mai stato in grado di decifrare.
Così Rahìm diventò il Cacciatore, il primo Corrotto.
Il secondo di questi era Arabòk, l’Alchimista. Arabòk era un bravissimo alchimista, capace di tante cose. Era un uomo intelligente e innamorato solo dei suoi studi e delle sue ricerche sui Misteri dell’Universo. Sin da quando era giovane si era perso dietro ai suoi esperimenti e studi, fino a che stava per arrivare alla conclusione. Alla definitiva fine della ricerca. I Misteri dell’Universo stavano per essere finalmente svelati dall’alchimista più capace della Città di Luce. Dall’alchimista più grande di tutta la Persia.
Un giorno fatale,però, giunse la vecchiaia e la malattia a corroderlo e a renderlo debole. Lo lasciarono impotente e incapace di continuare a studiare, così si rivolse al Dio della Luce, Ormazd.
Il Dio non ascoltò neanche una sua parola, gli rimase indifferente. Rimase indifferente davanti a una passione bruciante, viva.
Arabòk non sapeva che fare. Tentò la sua ultima possibilità, verso una strada senza ritorno, senza via di uscita che avrebbe corroso la sua natura per sempre: quella delle Tenebre.
L’alchimista implorò Ahriman di dargli la possibilità di concludere i suoi studi, di poter svelare finalmente qualsiasi Mistero dell’Universo, di poter essere immortale per continuare a studiare per sempre.
Ahriman gli donò la Corruzione, quel liquido maledetto, e disse lui che l’avrebbe potuta usare come più gli piaceva, in qualsiasi momento.
Grazie all’uso della Corruzione, Arabòk diventò immortale.
L’Alchimista prese così il controllo della Valle, un luogo ricco di conoscenza.
Anche il suo corpo si sformò: divenne un essere scheletrico altro e magro, pieno di Corruzione , avvolto in un mantello e in un cappuccio rosso con spine di osso sulla schiena.
Arabòk diventò il secondo Corrotto, l’Alchimista.
Poi, fu il turno di Desdemona, la Concubina. Desdemona era una donna davvero bellissima e abile a muoversi tra la politica delle corti un cui viveva.  Il suo modo per ottenere la ricchezza e la fama era manipolare coloro che detenevano il potere che lei tanto desiderava.
Quando poi sposò un uomo ricchissimo , sia di denaro, sia di potere, in un’altra donna nacque una gelosia immane, incontrollabile. Tale donna fece picchiare e sfigurare Desdemona che a quel punto si rivolse al Dio delle Tenebre, l’unico che poteva restituirle il potere che aveva conquistato.
Adesso impugnava un lungo scettro, simbolo del suo potere. La sua bellezze è sfigurata dalla Corruzione, pur avendo un insolito fascino. Generava delle illusioni con le quali si divertiva a confondere il nemico. Aveva una grande agilità grazie al fatto che possedeva una coda e delle zampe feline.
Desdemona divenne la terza corrotta, la Concubina.
Il quarto fu Darpak, il Guerriero. Anche Darpak era un sovrano. Era alla guida di un popolo pacifico circondato dalla violenza che stava per essere sopraffatto da nemici esterni. Un giorno Darpak udì la voce di Ahriman che gli prometteva la salvezza del suo popolo e la fine eterna del suo nemico. Per poter salvare la sua gente avrebbe fatto qualsiasi cosa, così accettò. Dopo aver sconfitto il nemico grazie al potere che Ahriman gli aveva donato, Darpak, nella sua forma ormai Corrotta non poté più tornare dal suo popolo e così si allontanò per compiere il suo dovere: servire Ahriman.
Nel frattempo il Dio delle Tenebre si divertiva amaramente con il popolo di Darpak. La povera gente subì atroci angherie e padri di famiglia furono costretti a trasformarsi in soldati Corrotti se non volevano vedere la fine delle loro famiglie.
Darpak ben presto divenne consapevole di ciò tramite alcune genti della sua popolazione che andavano a cercarlo nella torre dove si era rinchiuso. Darpak all’inizio non volle credere a ciò, Ahriman lo convinse che non era vero. Poi un giorno, arrivò una vecchia maga del suo popolo con una sfera di cristallo. La riconobbe. Dahia gli fece vedere tramite il vetro cosa stava accadendo al suo popolo. Il Guerriero cominciò picchiare le pareti per fuggire e tornare a difendere le sue genti ma ormai era troppo tardi. Le porte non si aprivano più. La maga con un incantesimo tornò indietro,non poteva portare indietro anche lui. Non poteva più salvarlo pieno di corruzione come era. Rimase lì, infinitamente sofferente, con il cuore, ormai fatto di roccia, a pezzi. Era distrutto, si sentiva terribilmente impotente, cosa che era, e questa sensazione lo rendeva matto. Dopo anni e anni si rese conto che non poteva farci niente e che ormai era costretto a servire Ahriman per l’eternità, senza possibilità di uscita.
Adesso aveva un aspetto massiccio, dalla potenza immensa. Era lento certo, ma era facile per lui sconfiggere i nemici. Ormai il suo popolo non andava più a cercarlo, a morire solo per parlargli un istante. Erano tutti morti. Da secoli ormai. Aveva una delle due braccia completamente ricoperta da rocce.
Lui era il Guerriero, il quarto Corrotto.
L’ultimo fu il padre della precedente regina Elika. Dalla morte della sua amatissima moglie, il Re Dolente si era chiuso in se stesso. Si era chiuso nel suo palazzo lasciando a marcire la sua città e il suo popolo. Gli ultimi Ahura, abbandonarono il regno. Decise di concedersi ad Ahriman quando in un attacco forte di un nemico morì la figlia, Elika.
Se Ahriman fosse stato liberato, Elika sarebbe rimasta viva e sarebbe morta solo in vecchiaia. Non accettò che anche la figlia fosse morta. Liberò il Dio delle Tenebre e da lì, Ahriman era ancora libero.
Come aspetto da Corrotto, era ricoperto di Corruzione e aveva un aspetto violaceo. E questo ultimo e quinto Corrotto, il Re Dolente, era capace di utilizzare tutti i poteri di Ahriman.
Tutto ciò Sherazad lo sapeva. Le sue visioni ormai le avevano rivelato tutto. Non c’era niente che non sapesse. Sapeva anche che l’ultimo Corrotto, il Re Dolente, era suo nonno. Le faceva male il fatto che un suo parente fosse un Corrotto, un alleato del male, ma se suo nonno non avesse fatto tutto questo, lei non sarebbe mai nata e non avrebbe mai conosciuto i suoi splendidi genitori e sua madre non avrebbe vissuto più. Si era abituata all’idea ormai e aveva paura che anche lei un giorno sarebbe potuta cascarci. Ma non lo avrebbe fatto, lo sapeva. Solo che Ahriman faceva paura a tutti.
Salirono le scalinate del meraviglioso tempio di pietra costruito nell’albero immenso.
Il tempio possedeva diverse incisioni sul muro, e cinque lunghi testi, di cui quattro rovinati dal tempo e dalle intemperie e uno nuovo, ancora ben intatto. Erano le storie dei quattro corrotti, che Ahriman si era divertito a incidere nel periodo della sua massima potenza a sfregio del fratello Ormazd.
Il tempio era posto tutto su livelli differenti, tutte pareti con sfregi che potevano essere scalate per poi ritrovarsi in una piazzola piccola o grande e dalle varie forme. La maggior parte aveva una forma a mezzo ottagono o interamente ottagonale, a somiglianza della stella a otto punte.
Dastan si fermò a leggere ogni storia dei Corrotti.

“Il Re Dolente è tuo nonno vero?”, chiese con un po’ di imbarazzo, ma con curiosità.

“Non abbiamo tempo per pensare a queste cose. Dobbiamo aprire il portone.”, sibilò Sherazad.

Dastan non parlò più per paura di subire un attacco o qualche rispostina acida della ragazza. Non voleva mettersela contro dato che avrebbero dovuto passare parecchio tempo assieme e lei era potentissima.
“Seguimi.”, disse Sherazad dopo aver osservato una piccola parete da scalare.

Cominciò ad arrampicarsi agilmente attraverso i due solchi profondi scavati nella parete.

Lui la seguì ma la raggiunse dopo un paio di minuti.
Quando arrivò in cima, nella piazzola a forma di mezzo ottagono e lunga poche braccia, trovò Sherazad che lo guardava con sguardo irato e con occhi di fuoco.
Abbassò subito lo sguardo.

“Ora vai verso quella leva e spingiamo insieme.”.

“Scusa la domanda, non vorrei irritarti. Ma io so poco e niente di questa storia quindi vorrei che tu, cortesemente, mi spiegassi perché io devo spingere questa leva. Scusa ancora il disturbo.”.

Disse questa frase con un misto tra cortesia e presa in giro.
Dentro Sherazad, il pentolone che aveva preso il posto del suo stomaco, cominciava a bollire anche troppo.

“Per aprire il tempio.”, fu la risposta secca.

“Ah, scusa se sono così idiota e non ci sono arrivato!”.

La mani di Sherazad cominciarono a emettere una luce azzurrina e gli occhi erano diventati dei veri falò.
Lo guardò con una furia accecante..poi prese il controllo di se stessa e della sua rabbia, che ormai le riempiva il petto da quando era arrivata la consapevolezza che se lo sarebbe dovuto portare dietro durante tutta la sua missione. Non era arrabbiata con lui.. era arrabbiata con Ormazd, con il suo destino. Però la sua rabbia andava a rifinire su quel ragazzo che si era così interessato a lei.. che sin dal primo momento aveva voluto aiutarla.
Lo guardò un secondo dritto negli occhi, con gli occhi lucidi e calmi.
Lui per un momento si illuse che lei gli chiedesse scusa, che cominciasse a comportarsi in modo più pacato a calmo, che questa rabbia si placasse o che almeno non si ripercuotesse su di lui.
Poi tornò a inarcare le sopracciglia e l’illusione svanì.
Spostarono insieme la dura leva di legno che sollevo una quantità piuttosto notevole di polvere. La leva era circondata da due solchi formati da due cerchi concentrici. Ogni dettaglio faceva capire che il tempio era stato costruito dai più grandi ingegneri.
Le colonne che sostenevano il piano superiore alla piazzola, parevano tremare terribilmente.
Il portone azzurro cobalto, l’unica parte colorata all’esterno del tempio tranne il muschio e le erbacce che lo ricoprivano, si aprì, si divise in due parti e si nascose nella roccia polverosa.
Sul portone del tempio, alto qualche decina di braccia, era incisa al centro la stella a otto punte di Ormazd, quella che Sherazad aveva tatuata sulla schiena, simbolo degli alleati della Luce e qualche fregio dorato.
La porta possedeva in cima la forma di una delle classiche cupole persiane.
Riscesero la parete.

“Ahi, le unghie!!”, urlò dolorante Dastan.

Sherazad lo guardò, gli si fermò un attimo accanto, poi entrò per prima nel tempio.
Passarono attraverso un corridoio di roccia altissimo, con qualche fiaccola appesa lateralmente alla parete. Sembrava diviso in parti e ogni parte aveva un arco altissimo e slanciato a forma di cupola persiana. Sulla cima della cupola persiana vi era una lanterna. Il soffitto era aperto e vi filtrava tanta luce. La luce del Sole cuocente, sotto i quali raggi correvano poco prima.
In qualche parete vi erano dei bassorilievi con immagini del Dio Ormazd. Una in cui combatteva il fratello, una in cui era rappresentato con i suoi soldati, una in cui veniva rappresentato il momento in cui si ritirava con i suoi soldati e tante altre scene tutte incise da chi ancora credeva in lui in passato.
Alla fine del corridoio, giunsero di fronte ad una porta di rame, di media altezza,con un diamante che emetteva una luce azzurra. Sopra un’incisione artistica a forma i cupola persiana.
Accanto ad essa, un anello scorrevole che andava tirato verso il basso per aprirla.
Sotto la porta era addirittura cresciuto qualche filo di erba, grazie all’energia di Ormazd che possedeva il diamante.

“E ora come si apre?”, chiese Dastan.

Sherazad andò avanti, saltò e afferrò l’anello. Ma da sola non ce la fece a tirarlo verso il basso.

“Dammi una mano avanti!!”, urlò a Dastan.

Il giovane corse verso di lei, le cinse i fianchi con le braccia e la tirò verso il basso.
L’anello scese, la porta si aprì.
Il diamante non si mosse. Rimase lì sospeso ad una corda.
Eccoli arrivati alla stanza centrale del tempio. Loro adesso, erano su di una balconata ricca di erba rigogliosa. Lungo le pareti della stanza dalla forma rotonda, vi erano dei dischi di Luce blu. La Luce di Ormazd, anche quelli circondati da piante vive.

“Ahahaha! E questo sarebbe il potere di Ormazd!? E chi ci crede più!!”, rise Dastan.

Qualche secondo dopo cadde con un tonfo sordo a terra.
Sherazad era carica di energia. Addirittura il suo mantello si sollevava in aria.

“Scusa non volevo offendere il tuo Dio!! È fasullo comunque!”.

Sherazad si calmò. Nemmeno lei era in pace con Ormazd. Per non compiere il suo dovere adesso i suoi genitori erano morti. Anche lei lo detestava, ma se non voleva mettersi contro anche lui,oltre ad Ahriman, non doveva offenderlo e doveva accettarlo.
Sotto la loro balconata, c’era una piazza circolare, e al centro l’Albero della Vita, quello che, se rotto, sprigionava Ahriman. Adesso il cristallo di cui era formato era incrinato e la sua luce era più forte, più brillante. Ormazd stava facendo sforzi per contenerlo sino all’arrivo di Sherazad che quel giorno aveva deciso di iniziare la sua missione, il suo destino.
Sempre sulle pareti si stagliavano due alto rilievi di colonne immense e possenti. Dalla parte opposta a loro un’altra balconata più piccola dove vi era una cascata di Luce.
Ai bordi dello spiazzo dove era situato l’Albero della Vita, scorreva un ruscelletto di acqua pura, che confluiva nel diametro del cerchio perfetto e passava la pianta di cristallo puro.
Sul soffitto si vedevano benissimo parti dell’albero gigante che viveva all’esterno del tempio e qualche sua radice. Sempre in cima, vi era qualche balconata sparsa con cascate di Luce azzurra.
Saltarono la balconata grande a arrivarono vicino all’Albero della Vita. Sotto di esso qualche pietra preziosissima color cobalto formava, circondata dall’oro,alcuni fregi.
Il tronco di cristallo dell’albero pareva arrotolarsi su se stesso, i rami erano privi di foglie, era ad altezza d’uomo. A metà tronco, vi era una spaccatura sottile dalla quale usciva luce e un po’ di Corruzione che rendeva l’aria impura.
Sotto, infatti, l’erba non c’era e non vi erano nemmeno più le farfalle che una volta roteavano leggere attorno all’albero.
Sherazad lo fissò intensamente.

“Dammi la spada.”, ordinò secca.

“Perché??”.

“Devo distruggere l’albero..Devo liberare Ahriman.”.

Dastan sfoderò la spada. Caricò un fendente sotto gli occhi sgranati si Sherazad.

-Lo farò io..- Pensò.

In un secondo,che sembrò eterno, l’albero fu distrutto. 
La lama passò a pochi centimetri dal volto di Sherazad che fissava,sorpresa, la scena.
Il volto corrucciato e coraggioso di Dastan, la aveva colpita. Non si aspettava un simile gesto..nessuno degli alleati di Ormazd si sarebbe messo contro o avrebbe liberato Ahriman.
I pezzi di cristallo volteggiavano nell’aria come ballerine e ricadevano stanchi a terra facendo rumore.
Tutta la Luce che prima inondava la stanza Sacra del tempio adesso era solo un ammasso di Buio denso, di vortici di Corruzione..
Dal terreno uscivano pezzi di Corruzione e l’Oscurità.

“Andiamo Sherazad! Corriamo via!”.

Il caos più totale.  Sherazad stette immobile a fissare i cicloni di Corruzione e l’Oscurità che spegneva ogni sorta di luce esistente sino a qualche istante prima.
Il suo mantello era mosso dalle correnti di Corruzione.
Dastan l’afferrò per una mano e con uno strattone riuscì a farle incominciare la corsa verso l’esterno prima che metà tempio crollasse sopra la loro testa.
Tante volte Ormazd era riuscito a tenere imprigionato suo fratello, poi se ne andava ed ecco uno sciagurato e spaccare  l’Albero della Vita…e tutto finiva nel caos più totale.
Poi un verso, un verso famelico, non umano.
Si voltarono..un Soldato di Ahriman; non era come uno di quelli che avevano ucciso i suoi genitori, ma Dastan fu comunque accecato dalla furia.
Corse verso il Soldato, cominciò a tirare giù fendenti con tutta la forza che poteva.
Il Soldato non voleva arrendersi.  In un momento di debolezza del nemico creata dalla sua ira, lo gettò a terra con un colpo di spada sulla spalla.

“Aaahh!”.

A quel punto Sherazad, rimasta immobile sino quel momento sentendosi impotente, spiccò un balzo e finì contro il petto del Soldato che andò indietro portandosi la specie di mano che aveva nel punto in cui Sherazad lo aveva colpito. Poi la donna con la magia risanò la ferita di Dastan.
Dastan lo vide indebolito e si alzò, prese il Soldato e lo schiaffò verso l’alto. In quel momento Sherazad saltò di nuovo, dette al Soldato qualche colpo con le braccia e poi con un calcio lo sbatté al terreno. Provò a rialzarsi, ma in quel momento Dastan gli conficcò la spada nel petto.
Il Soldato esplose in una nube di Corruzione.
Si guardarono..erano stati parecchio complici nella lotta.

“Andiamo prima che crolli tutto.”, disse Sherazad alla fine.

Dastan la seguì.
Saltarono da una piccola balconata all’altra, correndo talvolta sul muro.
Giunsero alla grande balconata dove erano prima, si arrampicarono lì, aprirono nuovamente con forza la porta di rame e corsero per il lungo corridoio.

“Aspetta!!”, gli urlò Sherazad.

Dastan si girò stupito, come scandalizzato dalla scelta della donna.

“ASPETTA!? Qui un Dio delle Tenebre è stato liberato, tutto sta crollando e mi chiedi anche di aspettare!?”.

Sherazad fu accecata dall’ira.

“Lo sto solo facendo per te!!!”.

E lo buttò a terra con un colpo di magia.
Dastan si alzò, con le sembianze di una furia, solo dopo comprese.
Sherazad pronunciò una strana formula, arrampicandosi sul muro e un mattone cascò al terreno.
Dal buco, prese un guanto con artigli e lo tirò al ragazzo.

“Mettitelo e corriamo via!!”.

Dastan non riusciva a mettersi il guanto. Lo fissava con gli occhi lucidi e se lo rigirava tra le mani come fosse stata una pietra preziosa che gli avrebbe potuto cambiare la vita.

“FORZA!!!”.

L’urlo potente di Sherazad lo risvegliò. Non poteva credere che avrebbe indossato il guanto del principe Malìk.
Cominciarono finalmente a correre per il corridoio. Le pareti crollavano, il pavimento anche.
Dovettero spesso saltare grandi distanze se non volevano cadere sotto la pietra ai loro piedi. Li sovrastava una nube di polvere.

“AIUTO!!”.

Dastan cadde. Il pavimento gli era crollato sotto i piedi, non era stato abbastanza veloce come Sherazad.
Lei si illuminò, saltò e con le mani arrivò a quelle del giovane e lo riportò su con se.

“Grazie..”.

Lei nemmeno lo guardò ricominciò la corsa.

“Stammi dietro!”, urlò semplicemente.

Intanto Ahriman urlava.

“PENSI DI POTERCELA FARE!!?? IO SONO LA FINE, IO SONO LE TENEBRE!!!!”.

Uscirono e la porta del tempio si chiuse. Era diventata più scura.
Tutt’intorno a loro, c’era solo buio. Il cielo era solcato da nuvole nerissime, la sabbia bianca era colorata di un grigio pastoso.
Le cupole avevano assunto un color oro che, in mezzo al buio, sembravano raggi del Sole.
Dastan cadde sull’altare davanti alla porta del tempio, distante da essa poche braccia.

“Non lo avevo visto..”, disse.

“T’importa più dell’altare o vogliamo andare sotto, a vedere la mappa, così cominceremo a fare quello che Ormazd ci ha affidato!?”.

Dastan si alzò in piedi.

“Quello che Lui doveva fare.” , sibilò.

Sherazad lo guardo malissimo, poi prese una delle due grandi scalinate.
Un urlo immane squarciò improvvisamente il cielo. La terra tremò.

“IO SONO LA FINE!!!!”

Dastan prese Sherazad per un braccio e la trascinò via a corsa. Stavolta sarebbe bastato poco a liberarlo. Non era debole come la scorsa volta.

“Non abbiamo tempo per guardare la mappa! Questa volta dobbiamo andare alla cieca! Mi spiegherai tutto più tardi quando saremo un po’ più al sicuro!!”.

Gli archi erano quattro, si infilarono nel primo che capitò dopo una lunga, matta e disperata corsa.
Sherazad lo sapeva, ma Dastan no.
Non sapeva che stava per andare contro al primo Corrotto.
Non sapeva che stava per finire nelle mani del Cacciatore.
Il Male era di nuovo libero.


NOTA DELL'AUTRICE: eccomi di nuovo :-) Scusate ma la scorsa volta mi sono proprio dimenticata di inserire la nota dell'autrice >.< Spero vi piaccia anche questo capitolo :-) Spero di avervi incuriosito ed entusiasmato :-) Accetto commenti positivi e negativi!! :-) Avverto anche che alcune informazioni le ho prese da Wikipedia e alcuni nomi, come avrete benissimo notato, non li ho tutti inventati io! :-) A presto!! :-)
Sherazad_93

 
 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Prince of Persia / Vai alla pagina dell'autore: Sherazad_93