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Autore: thecouchcarrot    16/07/2012    8 recensioni
Dean lavora nel settore vendite e si è appena trasferito nel quartiere, e il suo vicino è definitivamente matto da legare.
Dal capitolo 30: Dean strinse le palpebre. “Non sono adorabile, i copriteiera sono adorabili.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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A/N: Cari lettori! Grazie mille per le vostre fantastimeravigliosissime recensioni. Vi amo tutti.I vostri regali arriveranno con la posta.

Per il resto, questo capitolo è stato un FIGLIO DI PUTTANA. Uno di quelli in cui arrivo a metà, cambio idea, cancello tutto e ricomincio da capo. GAH. Ho fatto il classico errore di avere delle frasi in testa che volevo utilizzare, e ho provato a infilarle a forza nel capitolo, riempendolo quindi di schifo. Ho ricominciato e ho lasciato che fosse il capitolo a parlare.

Erano delle belle frasi però. *smorfia*

Comunque, ecco il capitolo, scusate per il ritardo, spero vi piaccia, e vi prego vi prego, vi PREGO recensite e fatemi sapere che ne pensate.


(Nota dell'autrice thecouchcarrot)

CAPITOLO 7
 
A un certo punto, verso le dieci, Dean svegliò Castiel. “Sto andando a letto,” gli disse “e se ti sei sistemato sul divano, va bene ma … c’è una camera in più di sopra, sei vuoi un letto vero.”
 
Castiel annuì barcollando e seguì Dean al piano di sopra.
 
“Ecco qua.” Dean accese le luci e fece un cenno verso il letto, che aveva sistemato qualche settimana prima. “Sono proprio oltre il corridoio, se avessi bisogno di qualcosa.”
 
*
 
Due ore dopo Dean era ancora disteso nel suo letto, completamente sveglio. Non importava da quale parte si girasse, non riusciva a trovare una posizione comoda; rotolò e si girò e colpì il materasso e piegò il cuscino con rabbia, ma c’era sempre qualcosa che non andava.
 
Forse avrebbe dovuto controllare Cas. Per essere sicuro che non si fosse buttato dalla finestra o qualcosa del genere.
 
Si stese sulla schiena e fissò il soffitto, cercando di rilassarsi. Inspirare, espirare. Inspirare, espirare.
 
Inspirare, espirare.
 
Inspirare …
 
Eeeeee niente. Niente, non succedeva niente. Dean finalmente si arrese, scese dal letto, si vestì, attraversò il corridoio, e aprì la porta della camera con attenzione.
 
Cas non era a letto. Era appollaiato sul davanzale della finestra, con lo sguardo fisso nella notte, le ginocchia portate al petto e le braccia a circondargli le gambe. La neve cadeva fitta e veloce fuori dalla finestra, e il terreno, ricoperto da un lenzuolo bianco, rifletteva le luci dei lampioni riempiendo la camera di un’innaturale luce arancione.
 
“Immagino che tu abbia dormito abbastanza questo pomeriggio.” Disse Dean.
 
Cas annuì, continuando a guardare fuori dalla finestra. “Mi sento meglio adesso.”
 
Dean esitò, e poi fece un passo avanti, appoggiando una mano sulla testiera del letto. “Vuoi … parlarne?”
 
Castiel si girò, lasciando che la luce catturasse il suo profilo. “Questa stanza è per Sam, vero?”
 
Dean rise mestamente e si grattò la fronte. “Beh, lo spero. Vedremo se gli piace.”
 
“Ed è lui il motivo per cui ti sei trasferito, non il tuo lavoro.” Disse Castiel, con voce pesante e bassa. “Volevi permettergli di ricominciare da capo.”
 
Dean strofinò il montante rotondo della testiera del letto e vi abbassò lo sguardo e non rispose. Non era veramente una domanda, in ogni caso.
 
“Il problema del male …” Castiel sospirò. “Noi drogati lo amiamo. Se Dio ha creato tutto, allora Dio ha creato i cristalli di metamfetamina. E se Dio ha creato i cristalli di metamfetamina …” rise amaramente. “Allora Dio vuole che io li fumi. O forse non c’è nessun Dio, e allora non importa che cazzo faccio.” Si morse le unghie. “Ma è strano Dean. Io ci credo ancora in Dio. Ho solo perso tutto il rispetto provavo per lui.” Sorrise, un sorriso affilato e tagliente. “È un papà da quattro soldi. ‘Padre nostro, che non sai sostenere tuo figlio …’ ”
 
Dean si avvicinò di più, fermandosi solo a pochi centimetri di distanza. “Cos’è successo, Cas?” Chiese.
 
Cas voltò la testa verso Dean, e la luce arancione lo colpì in modo tale che solo metà fosse illuminata e l’altra metà restasse nell’ombra, e per un momento, dal modo in cui i suoi occhi brillavano nell’oscurità, Dean poté sentire, poté sentire fisicamente che Cas voleva dirlo, voleva raccontargli tutto, che gli avrebbe raccontato qualsiasi cosa e tutto ciò che avesse mai voluto sapere, e Dean non osò nemmeno respirare perché poteva sentirli vacillare sull’orlo di un grande, oscuro baratro, stavano per precipitare insieme nell’abisso.
 
Ma poi Cas guardò da un’altra parte, e chiuse gli occhi.
 
Dean voleva dire “Mi dispiace”, “Non devi parlarne per forza”, “Lo capisco” ma non lo fece. Invece allungò il braccio e appoggiò la mano sulla spalla di Cas.
 
Il pomo d’Adamo di Cas si alzò e abbassò, e lui allungò la mano per prendere quella di Dean sulla sua spalla, la strinse tra le sue e se le appoggiò sulle ginocchia.
 
Che forse era un po’ di più di quel che Dean si era aspettato, ma provò a non dare di matto e lasciò perdere.
 
Poi Cas borbottò qualcosa a sé stesso.
 
“Cos’hai detto?” Chiese Dean.
 
Cas si schiarì la gola. “Tu ed io siamo molto simili.”
 
Dean ridacchiò. “Giusto.”
 
Cas strofinò il pollice lungo il lato del palmo di Dean. “Siamo lo stesso insetto. Ma tu sei la larva, e io sono il bozzolo.”
 
“Dimmi qualcosa di sensato, quando te la senti.” Disse Dean.
 
“Figli obbedienti. Padri severi. Fare quello ci si aspetta che facciamo, quello che ci chiedevano.” Cas osservò le dita di Dean con attenzione. “Non hai mai voluto entrare in un settore pubblicitario, Dean. Semplicemente si è mai presentata la possibilità di fare altro.”
 
Dean sentì una strana contrazione nel petto. “È stato così per te?”
 
Castiel annuì. “Mi ci hanno cresciuto, e pensavo di essere stato chiamato. Non a causa di una grande ondata di desiderio spirituale, ma semplicemente perché non provavo alcun desiderio nei confronti delle donne.” Rise piano. “Ero molto protetto.” Girò la mano di Dean e infilò le dita tra le sue. “La differenza tra te e me è che tu sei ancora obbediente, mentre io adesso sono fuori come un balcone.”
 
Dean sorrise. “Nah, non la metterei così. Sei strano forte, cazzo, ma non sei pazzo.”
 
Castiel sorrise lentamente, e piano il sorriso si trasformò in un gran ghigno, e lasciò la mano di Dean. “Pensi che non sia pazzo?”
 
“No.” Dean scosse la testa. “Hai le uova strapazzate, ma hai ne hai ancora una cassa piena.”
 
Cas si alzò, allora Dean vide quel bagliore nei suoi occhi, la posizione decisa della sua mandibola. “Posso provarlo.”
 
“Hey, hey, niente salti fuori dalla finestra.” Lo avvertì Dean. “Sarebbe stupido, non da pazzi. E già che ne stiamo parlando, che ne dici di niente che involga il danneggiamento di proprietà, perché l’ultima cosa di cui ho bisogno – ”
 
E fu allora che Cas lo afferrò per le spalle e lo baciò.
 
Dean si immobilizzò.
 
Dean chiuse gli occhi.
 
Dean ricambiò il bacio.
 
E improvvisamente Cas lo spinse indietro e sorrise allegramente e disse “Buonanotte, Dean.” E uscì dalla stanza, lungo il corridoio, fuori dalla porta principale e tornò a casa sua.
 
Dean rimase fermo lì per un bel po’.







E via col tango! Le cose stanno prendendo una belle piega eh? 
Spero il capitolo vi sia piaciuto!
  
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